Lo Stato Moderno - anno II - n.1 - 1 gennaio 1945

UN PROBLEMADELLA MAGISTRATURA fn questo fervore di studi per sbozzare il volto concreto dello Stato italiano di domani - fervore che solo la situazione generale fa silenzioso e nascosto agli occhi e agli orecchi di tutti - il problema della magistratura dovrà occupare un posto notevole. Intendiamoci, sia data lode ai giudici italiani perché forse essi, durante il ventennio del crollo di tutti i valori, hanno rappresentato il corpo buro– cratico meno avvelenato e corroso. Non sono rarissimi i casi di aperta o celata ribellione ad ordini e suggestioni venuti dall'alto, non sono rarissimi i casi in cui personalità ben collocate lungo la scala della gerarchia fasèis1anon uscirono senza guasti morali o materiali quando vollero far troppo conto che anche il magistrato fosse diventato un italiano ta-il/able et corvéab/e d merci. Ma qui non si vuol par– lare di uomini, bensl di istituti. Ora tutti sentono che nel vecchio meccanismo della magistratura c'è troppo di arcaico e di burocratico, troppo di routinier e di polveroso, troppo di aderente alla lettera della legge e troppo poco allo spirito della giustizia. È vero che con questo si tocca il punto grave del rapporto tra lega– lità e giustizia, e non è di ciò che ora vogliamo e dobbiamo occuparci. Tuttavia pure questo va tenuto presente quando si voglia far penetrare un po' d'aria nuova anche nella magistratura, e si concordi che questa novità può essere forse rappre– sentata da un più stretto rapporto tra il giudice e la pubblica opinione. Molti pen– sano ad una magistratura elettiva; e anche questo è un problema da dibattersi ampiamente, pur non nascondendo il mio personale scetticismo al riguardo. Una proposta che, senza cedere alla suggestione della eleggibilità, cerca un'altra via per saldare un più fervido contatto tra pubblica opinione e magistratura è questa che riferisco con le stesse parole dell'autore, l~Ostrogorski,tratta dalla sua fonda– mentale opera sulla democrazia, che avremo forse occasione di citare più volte in futuro perchè libro pieno di problematica viva e concreta: " l giudici special– mente dovrebbero essere sottratti all'elezione popolare; ma per non permettere loro di sottrarsi alla responsabilità verso il popolo e di dissimularsi dietro una sorveglianza gerarchica insufficiente o magari dietro lo spirito di corpo di una magistratura inamovibile, si potrebbe accordare ai giudicabili non il diritto di revocare i giudici, ma quello di denunciarli alla Corte Suprema, che deciderebbe dopo un dibattito pubblico. La legge determinerà il numero degli elettori il cui intervento sarà necessario per porre in stato d'accusa il giudice incriminato; esso dovrà essere abbastanza considerevole per impedire che un cosl grave dibattito sia sollevato senza un motivo sufficiente ». Confesso che una simile proposta mi lascia perplesso, sia per motivi tecnici. (in quali casi dovrebbe essere ammessa questa specie di azione popolare contro un giudice, che non siano già contemplati nella legge comune ? o si pensa ad una specie di sindacato politico, inammissibile, sulle opinioni del magistrato?), sia per quella specie di riverenza, da cui mi pare che dovrebbe essere circondata la funzione della giustizia; il che· è forse un pensare ingenuo. Tuttavia un nocciolo vivo in questa tesi mi par che ci sia, e sarebbe interessante sentire a questo pro– posito, e su quello più ampio di una riforma della magistratura, il parere di qual– che magistrato. Il che, oltre a rispondere ineccepibilmenteai dettami della tecnica, risponderebbe anche a quel supremo principio liberale di dare agli interessati di– ritto di parola nella costruzione degli istituti che li riguardano. VITTOR - 1O - •

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