Lo Stato Moderno - anno I - n.6 - dicembre 1944

mente politica: si eviteranno cosi le deleghe ed i pieni poteri al governo, prodromo di dittatura. Naturalmente il parlamento si riserverà il controllo e l'indica1ione degli schemi fondamentali, cosi da non abdicare in nulla al proprio compito so– vrano; e gli resteranno sempre la legislazione organica, il controllo politico sul potere esecutivo, la finanza, i piani economici. In tal modo, l'attività parlamen– tare risponderà veramente ai bisogni di una nazione moderna. Accanto a queste ragioni organiche per inserire la formazione dei piani nel– l'ordinamento costituzionale, ve ne.è anche una contingente, ma assai importante. Una nazione che deve ricostruire « ab imis » la propria economia distrutta dalla dissipazione, dalla autarchia e dalla devastazione, non può abbandonare a sforzi slegati e sconnessi una simile immane opera. Sarà cosl posta su basi logiche, po– tenti ed ordinate l'attività delle assemblee in cui potrà operare la risorta sovra- nità popolare. M. B. NOTA SULLAPOLITICAESTERA ITALIANA In Italia la politica estera non ha mai avuto né molti cultori _némolti appas– sionati, al contrario della politica interna che, almeno dei secondi, ne ha avuti sin troppi. Ed è questo uno dei difetti costituzionali più gravi dello Stato italiano. Peccato, c;ia perché le grandi difficoltà per un preciso orientamento della politica estera italiana meriterebbero che si selezionasse un'apposita classe dirigente, sia anche perché la politica estera è una delle poche chiavi per la soluiione dei pro– blemi interni che hanno travagliato il nostro Paese e ancora più minacciano di travagliarlo in futuro. Cercare 1i cause di tale disinteresse sarebbe cosa complessa e fuori della portata di questa notarella, a cui è s~fficiente l'averlo indicato e la– mentato. Si può di volo accennare che ciò ha forse radice, almeno in parte, nell'e– straneità che gli Italiani, e specialmente l'Italiano di si.1istra - e di quella sinistra che ha governato il Paese sino dal '76 - hanno sempre provato nei confronti dello Stato; e siccome la politica estera è la massima e più delicata funzione di potenza dello Stato, è probabile che la estraneità si sia tramutata in indifferenza proprio , laddove si esige la cura migliore e la "igilanza maggiore. Per questo la politica estera italiana ha sempre proceduto a scatti e come per un puro riflesso ner..,oso della politica interna: oggi in preda al più gretto rrazio– nalismo. domani in balia al più ingenuo europeismo, quando non addirittura uni– ver-salismo. E, inevitabilmente, questo ha provocato quello, per una certa fiacchezza e· rilassatezza nella difesa degli. interessi nazionali, e quello ha generato q·uesto per la necessità di uscire da qualche impasse in cui incautamente ci si era cacciati. Quale sia stata la politica estera negli ultimi vent'anni tutti lo sanno e più con gli occhi che con la mente, e più col cuore che con gli occhi. Un protervo e sciocco nazionalismo che dimenticava l'Europa di oggi in nome di una tradizione mera– mente cartàcea e verbalistica. Un nazionalismo che si trastullava con Roma e con Cartagine come fossero problemi veri e vivi. fn contrapposto si ode oggi proferire da taluni estremi propositi di una politica estera che non si occupi dei problemi nazionali in nome di una Unione europea che tutti vogliono ma che nessuno fa, e riagitare vecchie e pericolosissime illusioni, come quelle del disarmo unilaterale (a parte naturalmente quello che ci sarà imposto) e del disinteresse per i confini, per le colonie e simili balordaggini, foriere, a dir poco, di un nuovo nazionalismo. Anche qui è necessario uscire dal chiuso equivoco delle formule e affrontare i problemi che si presentano e si presenteranno nella loro storica concretezza con la coscienza di una verità che sempre più constatiamo: e cioè che solo una lucida ed equilibrata coscienza degli interessi nazionali è capace di favorire le unioni o l'Unione europea che tutti auspichi:imo. , SISYPHU', - 14 - o

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