Lo Stato Moderno - anno I - n.6 - dicembre 1944

.. PIANI ECONOMICI E ORDINAMENTO COSTITUZIONALE I piani economici sono, nel concetto dei più, uno strumento della economia comunista, o almeno di quella diretta o controllata. Questo collegamento è natu- · raie; dato che di piani si parlò per la prima vòlta nella economia sovietica e perché la nozione del piano economico ci giunse con le prime nqtizie sulla ripresa e sullo sviluppo della attivifà economica russa; ed anche quando il piano passò in altre nazioni, apparve sempre connesso alle economie più o menò controllate o dirette. Ma sarebbe errato ritenere che il piano economico non possa aversi anche in un sistema liberista. E::' vero che l'idea stessa del piano economico richiama un'azione dello stato sulla economia, cioè un intervento, ma è anche vero che non esiste mai un liberi– smo cosi assoluto in cui lo stato non eserciti influenza alcuna sulla vita economica, come non esiste una libertà cosi assoluta in cui non vi siano freni, divieti, leggi, pene, autorità. Lo stato, per il fatto solo che esiste ed opera, esercita una sua azione sulla vita economica: preleva ricchezze, devia correnti di traffico, aiuta ed incorag– gia certe attività, ne comprime altre, apre sbocchi al cbmmercio, facilita o con– trasta il sorgere di industrie. Quando lo stato stabilisce una imposta, quando sti– pula un trattato di commercio, quando impone un dazio, quando compie un'opera pubblica, produce conseguenze, spesso vitali, sulla economia della nazione; e que– ste attività, essendo connaturate allo stato, anche al più liberista, è connaturata all9 stato anche l'azione conseguente sulla economia. Quando la necessaria atti– vità statale in materia economica è coordinata in un disegno, quando si svolge con la ricerca preliminare dei mezzi e con lo studio dei fini, quando risponde ad un progetto concepito secondo le esigenze di tutta la economia nazionale, si ha un piano economico, li piano, nato in una forma determinata di economia, è .destinato ad espan– dersi in tutte le altre, per rappresentarvi uno di quei principi di organizzazione che diventano patrimoni<1 di tutti gli ordinamenti. Con il piano si pas5a dalla fase inorganica. inconscia della àttività economica statale.a quella sistematica e razionale. Anche lo stato liberale italiano ha sempre attuato i suoi piani: quando si intro– dussero le tariffe protettive, quando si costruirono le ferrovie, quando si sovven– zionò la marina mercantile, quando si im:Josero assicurazioni sociali ed orari di lavoro, si posero in atto altrettanti piani economici. Ma la co~cienza politica non era cosi matura da rendersene ben conto, e tutti questi provvedimenti, e gli altri innumeri della stessa portata, furono per lo più opera <lei potere esecutivo, dietro pressione ,di gruppi interessati, senza che la nazione ne fosse adeguatamente infor– mata. Essi furono considerati come rimedi temporanei a crisi passeggiere, come espedienti fiscali, e come modifiche contingenti allo stato delle cose. Si era schiavi di un formalism:> giuridico che considerava come compito esclusivo e geloso della rappresentanza nazionale la formazione delle leggi. Si sottoponevano al parlamento anche le leggi più minute, e si abbandonavano invece ali 'arbitrio, al caso, alle in– fluenze plutocratiche, tanto potenti nelle anticamere dei ministeri, i provvedimenti che più avevano influenza sulla struttura industriale, agricola e commerciale della_ ·I - 12 -

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