Lo Stato Moderno - anno I - n.4 - ottobre 1944

INNOVAZIONI GIU'RiDICHE .E RICOSTRUZldNE DILIZIA Dopo la • grandè guerra», che si chiuse con la vittoria del 1918, lò Stato ita– liano si accinse a ricostruire energicamente città e borgate, è vi riusci nel giro di pochi anni: nel 1922 erano guarite le più gravi ferite a Gorizia e ad Asiago, sul- 1'Isonzo e sul Piave. Lo Stato riusci a compiere quelle ricostruzioni in modo di– retto od indiretto, come un lavoro pubblico di natura nuova, ma di dimensioni non esorbitanti la potenza economica nazionale e l'attrezzatura burocratica go– vernativa. Ma nella sconfitta e nella rovina con cui sta per chiudersi la « guerra grandis– sima », le dimE!nsioni stesse del compito delle ricostruzione sfuggono al nostro spirito. Alla ricostruzione della città si deve unire quella delle ferrovie, delie of– ficine dissemina~e nel paese, delle centrali idroelettriche dislocate in alta mon– tagna, delle terre allagate, dei campi privati delle scorte vive e morte. La nuova fatica che incombe è scritta nel nostro futuro con lettere cosl gigantesche, ctie l'occhio non le sa leggere ed il senso delle parole sfugge alla mente di chi tenta di decifrarle col codice consueto, compitando le lettere una a~ una, elencando uno per uno gli strumenti del nostro lavoro: i vetri e le malte, le sàbbie ed il legname, il ferro ed i màttoni.. Un aspetto dimensionale che ci porge un'efficace v\sione d'insieme è qlùéllo delle aree edilizie denudate dalla guerra in una g'rànde città. Partendo dal dato -verosimile· di circa 200.000 locali distrutti o gravemente dann~ggiati in MÌlario a tutto il mese di ottobre del 1944 ed assumendo in mq. 15 l'area edilizia spet– tante in _media a ciascun locale, eccoci· di fronte ad una somrha di 3 mil_ionidi mq. di aree nude disseminate a caso nella compagine urbarla. Per vedere men- . talmente questa grande superficie di 300 ettari, rammentiamo ché il Parco di Milano misura circa 40 ettari, che i 'Giardini Pu'bblici ne misuranò circa 20; se immaginassimo le aree dei locali distrutti accostate l'una all'altra, senza inter– valli di strade, le vedremmo coprire una sùpérficie pari a 7 volte e mezzd quella ~el Parco, a 15 volte quella dei Giardini Pubblici. Questa visiòne basta a cori-. vincerci che ogni proposito di rifare sollecitamente la città « come era, dove era • è ,va:no. Di fronte al quadro della città mutilata sorge invece la .convinzione che il problema della ricostruzione va postò su nuovissime basi. ••• L'accrescimento demografico della Milano moderna mostra che nei 70 anni tra il 1873 ed il 1942 la città passò da 202.000 ad 1.239.829 abitanti, aumentando pertanto più di sei volte. L'espansione della compagine edilizia nel territorio fu davvero" comparabile ad un'esplosione. Questo fenomeno di sviluppo determinò la formazione di un valore urbano su aree che non avevano che un valore agri– colo, e l'incremento cospicuo di tutti i valori fondiari urbani preesistenti. L'urba– nizzazione è un 'fenomeno collettivo e spontaneo. Sino al 1889, data del primo piano rev,olatore generale, l'urbanizzazione si era attuata in Milano senza propo– siti unitari: il Comune aveva seguito del suo meglio, mediante piani parziali, le iniziative dei singoli speculatori. Ma in quell'anno il Municipio fissò col piano gene- - 15 -

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