Lo Stato Moderno - anno I - n.3 - settembre 1944

SULLAORGANIZZAZIONE DELLANUOVA EUROPA L'articolo che segue tratta un argomento che abbiamo s110/togià nel primo della serie di saggi dedicati ai problemi politici della nuova Europa e sul quale ritorniamo nel ter;:o, che appare in questo stesso numero. Lo pubblichiamo·tuttavia di buon grado, poichè, data l'importanza delCargomento non riteniamo inutile i11sisten1i. Concordi circa il fine ultimo, la .Federazione Europea, noi dissentiamo dall'autore sull'apprez– zamento dei possibili stadi intermedi; dissenso per il quale rimandiamo alla Postilla. E' convincimento ormai radicato nella mente di molti europei che il sangue e le lacrime di questa guerra saranno sta-ti sparsi invano, se alla fine di essa nella schiera degli sconfitti non si troverà, insieme a questo o a quel paese, a questa o a quella dottrina politica, lo stesso nazionalismo. Ma non fraintendiamo: non quel naziona– lismo, che meglio va chiamato sentimento di nazionalità, che radica la personalità dell'uomo nel retaggio della storia, della lingua, della cultura comuni ad una stirpe; bensì quel nazionalismo « politico », che ha costituito sino ad ora il principio motore e la spina dorsale dello stato nazio:iale, spingendolo e sostenendolo nella incessante rivalità con gli altri stati per i territori, le materie prime, i mercati, la influenza, il prestigio, e sovente anche per la tutela del suo p_iù tipico attributo, tanto più ferocemente afferm~to nella dottrina, quanto più contraddetto dalla ragione e mi– nacciato dalla prassi della vita internazionale: la sovranità. Non è necessario fare il processo a questo nazionalismo. Le conseguenze della guerra ne sono l'atto d'accusa più convincente e al tempo stesso la sentenza di con– danna. Per il domani bisogna impedire che il frazionamento dell'Europa in circa due dozzine di stati. ugualmente sovrani renda impossibile quel coordinamento delle attività di tutti i paesi che è la sola garanzia di stabilità e di benessere del con– tinente tutto. Guai se nell'Europa di domani sentiremo ancora parlare di « sacri egoismi", di" volontéi di potenza .. ,, di,, città di passione», di,, colli fatalin! Anch~ se si volesse ammettere che questa fra5éologia della passione e della retorica naziona– lista è solo un manto che ricopre col pathos patriottico la più concreta sostanza - sostanza economica -- delle .rivalità internazionali, mai come oggi appare evi– dente la « grande illusion·e " di voler costruire la ricchezza particolare sulla rovina generale. Chi crede di poter"" conquistare » con la guerra la prosperiti1, è vittima di un erròre di prospettiva storica, e vive nel complesso mondo economico del XX se- _ colo con la mentalità mercantilista del XV Il.· Appare dunque chiaro a noi - e per noi intendiamo milioni di europ~i -;-· che solo nel pacifico. lavoro comune l'Europa potrì1 sanare le sue fei:ite, solo nel reciproco rispetto i popoli europei potranno salvare e potenziare i principi fondamentali della loro civiltà, solo nella coll_aborazione potranno eliminare le secolari ragioni di con– trasto. Solo in un ben inteso internazionalismo, cioè, le energie nazionali, recipro– camente integrate e dirette ad un comune obbiettivo, potranno .pienamen-te operare a vantaggio dei popoli. ·Nelle odierne condizioni dell'J:;uropa, la forma di internazionalismo che avvie– rebbe a radicale soluzione i problemi europei, è l'unione di tutti gli stati del conti- . nente in una Fedcrazioné, cioè la. creazione degli Stati Uniti d'Europa. Nçl campo della organizzazione europea questa è un'idea limite: se ne possono vedere le diffi– coltà di realizzazione immediata, ma non negarfle la necessità e i vantaggi: si può volere attribuire competenza più o meno vasta, ma non sostituire ad un ·autorità politica e amministrativa continentale degli enti politici, tipo Società delle Na– zioni, che lascino sussistere la sostanza della sovranità statale. Ben poco_gioverebbe infatti alla_ rigenerazione- europea !"intima rinuncia degli

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