Lo Stato Moderno - anno I - n.2 - agosto 1944

che i tedeschi avevano i carri armati, e I fascisti il loro odio appuntito: ma lui nonl si curò del primi e disprezzò il secondo. Chi Lo ha visto in quel giorni ha serbato il ricordo Incancellabile di che sia un uomo lanciato all'azione, a quell'azione a cui pareva predestinato da tutta la sua '.,ita passata. L'ardore garib~ldino del padre; ; le lunghe vigilie sportive, l'aspra, ma per lui serena,esperlenza clandestina, accesero d'un colpo ogni sua capacità. E dalle viscere d'un popolo che pareva scontare in un istante l'abbiezlone di venti anni seppe trarre centinaia e centinala di uomini affascinati della sua testarda e Incipriata giovinezza, che gli si strinsero intorno e offrirono al mondo cinico e stupito lo spettacolo della lotta tra il diritto inerme e la btutalità armata. Il coraggio, la serenità, la semplicità di Poldo furono tra i massimi fattori di quel miracolo. Borbottavano gll amici contro le imprudenze, le disorganizzazioni, le impreparazioni che affioravano al vaglio tremendo della prova. E Poldo, liberale tanto più vero quanto meno risentito, lasciava dire e tirava avanti. Perchè lui sa– peva che prudenza, organizzazione, proporzione non sono formule magiche che si calano sui fatti dal di fuori, ma sono conquiste aspre e faticose di ogni ora e di ogni giorno, e che solo l'azione tira ordine dal disordine. Uno dei tanti residui del borbonismo italico, lo spionaggio, troncù quella sua marcia eroica.... =~ t1J E forse, In fondo, I suol carnefici non sono stati che strumenti Inconsci del de– stino. Perchè Poldo non poteva che morire cosi. Falciato mentre camminava, mentre guardava il cielo. Ucciso, e non morto. Ucciso perchè la sua fine fosse una tappa espiatoria nella resurrezione dell'Italia e non un trapasso inutile. Per :tutti coloro che quale unico schermo tra sè e la morte hanno la preghiera delle loro donne, il sacrificio di Poldo è promessa di vita. UNA CARICA INUTILE E NOCIVA ✓ La definÌzione è di Garibaldi e la carica è quella di pref~tto. Rattazzl che fu l'Importatore dalla Francia di questo funesto istituto disse al Parlamento, te- . nendola a battesimo: "Considerare il prefetto, rispetto ai Comuni e alle province, quale semplice rappr~sentante.del governo," avente _la sola missione di Invigilare se gli~ammlnistratori di questi enti morali si conformino o no alle prescrizioni delle leggi, e l'incarico di Impedire o sospendere l'esecuzione del loro provvedimenti, quando si riconoscessero alle leggi contrari ». Entrato nella vita piemontese con questi compiti umili e ineccepibili di custode della legalità, il prefetto è stato ed ha fatto ben altro. Il prefetto è stato il simbolo, lo strumento e l'anima dell'accentramento amministrativo, è stato l'arma che la monarchia, divenuta costituzionale, tenne In serbo per conservare l'antico potere a dispetto della Camera elettiva e del suffragio universale . . Il prefetto è una Invenzione di Napoleone, la piil caratteristica delle sue istj– tuzioni, la sola forse che gll sia sopravvissuta tenacemente. Essa nella concezione porta l'impronta del suo dispotismo intelligente e dinamico. Ben si addiceva al si– stema di governo napoleonico quel funzionario locale fastoso, onni pc,tente, ca– pace· e solerte,. che faceva tutto, che arrivava dappertutto, che adempiva a mera– viglia l'Incarico di soffocare ogni libera attività collettiva, che faceva regnare, lJ?i'~.~~:;:F:.~:~::s:i:r:.: :,:·:: · : ; :: .,; : :.: : car .1tterlstlche del regime napoleonico, e cioè dalla grande solerzia che quella pos– sente personalità sapeva Imporre alla burocrazia, dalla possibilità che egli aveva di Immettere nella nascente classe del moderni funzionari di stafo I migliori· valo– ri, gli ingegni più b~lllantl, di fare loro nella società una posizione sociale di primo ordine. - - 8

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