Lo Stato Moderno - anno I - n.1 - luglio 1944

l L'avvo_cato fiorentino, che è sui, sessanta, e quindi di cose e di uomini di questa Italia gliene son passati sotto gli occhi ! si stropicciò i medesimi e poi si disse: "Ma quel lo, quello là non è forse Bombacci, Nicola Bombacci ·, » E gli riecheggiarono nelle orecchie quelle tali strofette: « Me ne frego di Bombacci... • Sorpreso, curioso (ma di che meravigliarsi ?), !'onest'uomo si rivolse ad un aspirante prefetto (già da lui difeso per appropriazione indebita) e gli chiese: - Ma non è Bombacci ?... - SI. - E che fa, qui ? - Attua la parte socialista del programma di Verona. · Tutto chiaro, ennesima dimostrazione della originalità ... fascista di quel pro gramma: che è un calderone nel quale il neo-fascismo, per riportare a casa la pelle, ha calato un pizzico di socialismo, una presa di comunismo, una insaporita di ri– sorgimento e quanto basta dei nuovi partiti sorti in Italia per tutti. .. fregarli e superarli. Ma questa volta non attacca. È il breve sogno d'una notte d'estate UN FATTO DI CRONACA Questo episodio è narrato a confort-0 di quanti lottano e soffrono per una yita migliore. Un amico milanese viene arrestato e tradotto, notte tempo, in altro car– cere, dove vive nel-più rigoroso isolamento. Solo dopo una ventina di giorni riesce a sapere dove si trova. L'interminabile scorrere delle ore viene rotto da qualche colloquio soffiato sul muro o attraverso la finestra col compagno chiuso nella cella attigua. Un giorno questi trasmette "Sono condannato a morte_». La notte alle tre la porta della cella dove giace l'amico milanese viene spalancata. Il compa– gno della cella attigua aveva ottenuto, come favore estremo, di salutare l'amico sconosciuto. È un ragazzo di ventitrè anni. li moribondo fissa il compagno e con un tenue sorriso gli dice « la breve parentesi della mia vita terrena è finita». Poi aMunga una mano in una rapida carezza e aggiunge « Coraggio ». La porta fu richiusa. DIO MORTALE Rileggendo la energica definizione che Hobbes dà dello Stato (ogni tanto la sorte benigna riconcede a noi, nascosti sui monti o in mezzo al grano, l'umana dignità della lettura) « Dio mortale " mi è venuto di ripensare al doppio signifi– cato che l'aggettivo " mortale » ha nella nostra lingua: soggetto alla morte, oppure che dà la morte. Tutti sanno in che senso lo abbia adoperato Hobbes. Lo Stato è come Dio in Terra; sola nota differenziale è che mentre Dio non nasce e non muore, lo Stato - cosa umana - « passa e non dura"· Ma oggi tutti, o almeno tutti gll italiani, possono arricchire la definizione Hobbesiana col secondo significato. Lo Stato è il Dio che dà la morte. Dobbiamo questa volta essere grati alla scarna sem– plicità della nostra lingua se ci consente, nella stessa definizione, di introdurre la sua confutazionè. È qualcosa di più di un gioco di parole. È una constatazione fatta, prima che. col capriccio lessicale, con l'anima e col sangue. Le rovine e i morti, le lacrime e i lutti parlano contro la onnipotenza dello stato più alto e più forte di qualunque dotta trattazione teorica. « Dio mortale n è una frase che non ci toglieremo più dagli occhi, finchè memoria ci serva, finchè il ricordo di quello che abbiamo pianto e perduto ci accompagni. ,, Dio mortale» è un tremendo monito per chi si accinge alla costruzione dello stato moderno, che vogliamo sia, final- mente, donatore di vita. VrTTOR 15 -

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