Lo Stato Moderno - anno I - n.1 - luglio 1944

Ma tutti i punti toccati, meritano delle note esplicative che andremo &vol– gendo separatamente sulla nostra Rivista. Ps1c·oLOGIA DELLO STATO MODERNO IL CITTADINO Uno stato degno di questo nome non vive soltanto di istituti giuridici, di complessi economici, di rapporti fra classi. Uno stato vive anche, e sopratutto, di psicologia; quella dei suoi cittadini. Anche se gli istituti fossero perfetti, i ·com– plessi doviziosi, i rapporti soffici, in breve tutto si farebbe secco e polveroso, spento e inanimato se i cittadini (e scriviamo di proposito un plurale, anzichè il singo– lare "popolo ,, per accentuare la responsabilità di tutti e di ciascuno) non si ren– deranno conto che il problema dei loro rapporti con lo Stato è il problema fonda– mentale della loro esistenza. Da questa banale riscoperta d-iuna verità che ha già fatto varie volte il giro del mondo - e che pure è necessario ogni tanto ricordare -· discendono conse– guenze varie, opportunità di atteggiamenti diversi a cui ogni tanto accenneremo in questa rubrica. L'italiano ha dimenticato da un pezzo di essere un cittadino; e forse non soltanto dal 28 ottobre 1922, ma certo almeno da allora. 11resultato è dinanzi agli occhi di tutti; scomparsi i cittadini, si è annullato il popolo, e infine è vanificato lo Stato. E non sbaglia chi si fa più pensoso di fronte alle rovine del– l'anima che di fronte alle macerie dei palazzi. Vogliamo forse ricordare il vecchio D'Azeglio e quel motto che lo fece celebre fin dagli anni passati alla presidenza dei ministri piemontesi:« L'Italia è fatta; ora son da fare gli italiani"? E perchè no, visto che siamo in vena di scoperte banali. Ma parliamone solo per denun– ciarne l'errore che forse a lui, noto più per manovrare pennelli sulla tela che uo– mini sulla storia ,non apparve chiaro: l'errore è che finchè gli italiani son da fare . l'Italia non è fatta; finchè l'italiano non si sentirà cittadino, con la stessa disin– volta semplicità con cui si sente padre e figlio, sposo e amante, pronto alla critica e pronto alla dedizione, finchè non avrà imparato che lo Stato è per lui come lui è per lo Stato, che sono due uguali nella pienezza di diritti diversi, parlare di una Italia fatta è fare una balorda retorica. È vero, prima del fascismo gli italiani si andavano facendo: il tumulto delle feconde lotte politiche non annullava il fragore dei cantieri e delle officine, il fremito dei campi, il suono delle voci dei maestri. Ma ora, che crollo e che vergogna ! Ora ci accorgiamo che cosa abbia significato essere sudditi (anche se la parola talvolta si dolcificava in quella di produttori ...) anzichè cittadini. Ora dobbiamo aiutarci a vicenda a ritrovare dentro di noi i segni dell'antica nobiltà, del vecchio onore. E anche questa sarà opera di carità. PAESE CON FIGURE (Un ,t;iorno a.... Maderno) Ci scusino, i lettori, per questo irresistibile richiamo al libro del Mantegazza· Là, si trattava di Madera: un sito incantevole dove convengono i malati di petto; qua, d'un sito altrettanto incantevole dove convengono i malati di mente (tra i quali comprendiamo gli imbecilli, i ladri, gli strupatori, ecc. che attendono di essere nominati prefetti o questori sull'italico suolo). A Maderno, dunque, un giorno, se ne stava un avvocato fiorentino in attesa di vedere Buffarini-Guidi, il grasso pisano che abbraccia tutti dopo ognicolloquio (presago?). Passeggiando in su e in giù, l'avvocato si fece sulla porta nel momento giusto in cui arrivava l'automobile del ministro. Ne scese il grasso pisano e, subito dopo un uomo dalla fisionomia inconfondibile e dai memorabili piedi piatti. -/14 -

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