Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

Eccola la vita che devi vivere giorno per giorno, senza soste. Tuuo deve finire in quell'acqua. Volontà, perdio! Sempre il rumore del fiume, ora vicinis• simo, e~asperanle. GINO (con u11 urlo strozzato) - Non posso, non posso! LA VOCE- Ecco, l'uomo che credevi di essere. Un vigliacco. Sei stalo sempre un vigliacco. Hai avuto sempre paura.. Tutto, tuuo cosi. Sei un vile, un miserabile, un abbietto. Vile, vile.. I passi riprendono più pesanti, e le parole fanno eco. LA VoCE- E' Il fiume che ti porta. Lo senti? Par di seguire la corrente. lenta e continua. E' il fiume, che ti porta. Vile, Vile ... Il rumo,·e del fi11,me si affievolisce, scompare. Subentra, argentino, il chiacchierio di una fontana. GINO - E' allegro, il rumore della fontana. Guarda. L'acqua precipita dalla bocca del Fauno e bagna le Ninfe distese sulla roccia. Oh, poter conoscere una fonte, come questa tranquilla, e tuffarsi nelle sue acque, e lavarsi corpo e anima, e uscire puri, limpidi come l'acqua della sorgente. LA VOCE (pronta) - Non c'è. C'è solo il peso opprimente del pensiero, che s'agita dentro come un incubo. Il peso che siamo condannati a sopportare, come schiavi, come bestie. E null'altro, oltre a questo, null'altro. Passi, sempre disperatamente pesanti, GINO (sfinito) - Oh, Dio, basta, basta. Lasciami in pace. Mi fermo, non posso continuare. LA VocE - Vile, vile ... GINO - Dove andiamo? Torniamo a casa? LA VOCE- Vile, vile ... GINO - Guarda, è Porta Antica. Siamo già fuori città. Dove dobbiamo andare? LA VOCE- E' il Nord. GINO - Il Nord. S'escc da Nord. Dove vuoi andare? LA Vocr (assorta) - Nord, Nord ... C'è poca strada e siamo alla Carraccia. La ferrovia atlraversa la strada, alla Carraccia. Lo sai. I binari, lucidi, continui, come l'acqua del fiume. Là, là. Non c'è che da coricarsi, e dormire ... Il rumore dei passi echeggia, sonoro, sotto la volta di Porta Antica. LA VOCE- Che ore sono? GINO - Le quattro e dicci. LA VOCE·- Le quattro e dieci. E già oi fa luce sulla campagna. Alle cinque meno un quarto c'è un treno. Perdio, un treno a11e cinque meno un quarto. E' arrivato l'Antonio, l'altra settimana. Verso le cinoue. Presto, muoviti. E ci siamo. Ci siamo, per quell'ora. Non c'è molta strada. Avanti, in fretta. I f1assi accelerano. GINO - TI cielo si rischiara, guarda. 1..,4 VOCE- Nebbia, nebbia, Pioverà. Ogni mattina cosi. Ogni mattina si deve ricominciare. Oh, c'è da impazzire, Tutti, ricominciare, come cani, avviliti, stanchi. Ogni mattina. Dai campi qualche rumore mattutino, un cinguettio, uno stormire di fronde. LA Voce -· No, taglia per i campi. E' meglio. Alla Carraccia ci può essere qualcuno, qualche rivenditore, qualche conta• <lino. E' difficile, ma ci può essere, meglio tagliare per i campi. I passi ora indugiano nella terra umida, avanzano a fatica. LA VocE - Coraggi.o, un salto! -GINO - Ci sarà un sentiero, Dio santo. Non si può continuare così. LA Vocr - Attento. Un altro salto. GINO - Oh, basta, basta. Avrei voglia di buttarmi a terra e dormire qui, sulla. terra bagnata. LA VOCE - Stupido! Non vedi che metti FondazioneRuffilli- Forlì i piedi nell'acqua? Salta, perdio, salta. Non ·sei buono a saltare? Che or'è? G11~0 - Le quattro e trentacinque. LA VOCE- Forza, i binari devono essere vicini, forse lì, dietro il fossato. GtNO - Ecco, là, un sentiero! LA VoCE - Meglio cosi. Avanti! A ucora il rumore dei piedi che avanzano a fatica 11el bagnato. G1No - Guarda, laggiù, una casa! LA VocE - Dove? GINO- Là, dietro a quel cespuglio. Si vede il profilo del tetto. LA VOCE- Perdio, cammina, tira dritto. GINO - Non ne posso più. La strada finisce, laggiù. LA VocE - Non finisce, idiota. Non vedi che continua, a sinistra, verso la Carraccia? Taglieremo ancora per i campi. Sono lì, i binari, dietro il fossato. Ora s'ode lo scricchiolio irritante della ghiaia sotto i piedi, LA VOCE- Tira dritto, ecco la casa. UN CoNTADINO (la sua voce è squillante, differente da tutte le altre, limpida, franca) - Ehi, voi! LA VocE - Tira dritto, non perderti! IL CoNTADINO- Volete darmi una mano? LA VOCE- Non fermarti. Ricordi le donne? Cammina. IL C0N'IADINO- Ci sarebbe da portar den• tro questo. GINO - M\ fermo; non posso continuare. LA VocE - Fa quello che vuoi. Me ne vado. Fa quello che vuoi. GINO - No, no, senti, mi lasci solo? IL C<,NTA0INO- C è da portarlo là, nella staHa. La mangiatoia s'è· sLaccata, e la Pina non vuol mangiare. Oh, un cavalletto che avevo qui in cortile. Una cosa provvisoria, intanto che le si fa la nuova mangiatoia. li 1·umore del cavalletto trascinato pesantelemenle. IL CONTADINO- Ecco, prendete per di là. Così. No, più sotto. Ecco. È un po' pe· sante, legno fresco. Serve per la mangiatoia, s'è staccata. Hop! I passi degli uomini. Una porta che viene aperta con un calcio. La mucca mugola. IL CoNTADINO- Vedete, è inquic1a? Lei ci teneva a11a sua mangiatoia. Il rumore dell'orina, profondo, pastoso, contrn il fieno. IL CoNTADINO- Beh, è questo il modo di ricevere la gente? (ride). Una mahata colma sui fianchi della mucca, e un mugolio soddisfatto. IL CONTADINO- Vedi? Sci contenta? (a Gino). F. una buona bestia, affezionata. Ora ha questo capriccio. Bah, bisogna capire, non vi pare? Ne abbiamo tanti anche noi! Rumore di legno spostato, fruscio di fieno. IL CONTADIN-O Un momento. Vado a prendere due chiodi. Starà più sicuro. Ecco. Uno qui e un altro qui. t provvisorio, per qualche giorno. Rumore di porta che si chiude con un colpo. GINO - È una bcTTa bestia. Una ricchezza, per questa gente. Una bella mucca davvero. LA VocE - Sei un essere abbietto, non sei degno di morire. Vedi, son tornato perchè ho avuto compassione di te. Muoviti, perdio. Esci, scappa. C'è ancora tempo. Che or'è? GINO - No, no, lasciami, val LA VOCE- Che or'è? GINO - Non importa, non importa ... I.A VocE - Avanti, che or'è? G1No - Le quattro e quaranta ... passate. I.A VocE - Corri, corri. C'è ancora tempo. li treno ha sempre qualche minuto di ri. tardo. Non c'è nemmeno l'angoscia dell"attesa. I binari, lucidi, continui... come il fiume... - i/u111ore della porta spalancata con un calcio. iL CoNTADI'-O- Ecco qua. Due chiodi ba• steranno. Uno quassù ... li martello che batte colpi secchi e fre• quenti. LA VocE - Va, va, corri, vile, vile, vile ... IL CONTADIN-O E un altro qua ... LA VOCE- Vile, vile ,vile ... Aci ogni colpo la voce ripete, affievolendosi. IL CoNTADINO- Ecco fatto. Ora sta tran• quilla. Ehi! Volete già andar via? No, perbacco. Ora mungo un po' di latte. Aspettate. GINO- - Devo andare. IL Co,rrADINO- Macchè andare! Per voi vagabondi non c'è fretta. Aspettate. Fra poco spunterà il sole. Vi darò un bel bic• chiere di latte appena munto. Rum.ori di legno, di metallo. Il contadino prende uno sgabello e un secchio. IL 0,1;""1ffADINO - Roba sgangherata, ma serve lo stesso. Adesso mungo. Un bel latte fresco. l'oi continuerete la vostra strada. Prendete per la pineta? Se non ci siete mai stato andateci. Un posto bello davvero. t più buono, il latte, e berlo quan. do viene giorno. Ogni mattina quando bevo il mio laue mi pare quasi di cominciare a vivere un'altra volta. Oh, ma voi le sapete meglio di me, queste cose. Pausa. Uu mugolio. Poi il secchio smosso. IL CONTADIN-O Ecco, ho finito. Venite. I.o sgabello rotola in un canto della stalla. La porta che si apre e ~i cl,i~de con 'f!ÌO• lenw. Fuori razzolar di galline. Squilla, vicinissimo, ·i11solente, il canto di ttn gallo. IL CoNTADIN0- È Giovanni. Sentite che vo~ ce! Anche a lui par di rinascere ogni mattina, quando si mette a cantare. Ecco, per di qui. Pausa. IL CoNTADINO (sorpreso) - Ma ... 11 Ma non siete un'... Oh, Madonna benedettall Ma voi siete uno della città! E io ... G1;-.;o- Lasciatemi andare. IL CoNTA0INO- Ma guarda che scherzo. t così, la mattina. La luce che inzanna. ~ forse anche un po' i miei occhi. Si diventa vecchi. Ma guarda che scherzo!! G1No - La3ciatemi andare. IL C0>,TADIN0- Oh, signore, un bicchiere di latte. Alla vostra salute, Non dovete rifiutare. fa1trano. Rumore della porta di casa. Si af· fievoliscono i rumori del cortile. Più blando, ogni tanto, il canto del gallo. IL CoNTADINO- Sedete, sedete. Siamo povera gente. La casa è modesta. Rumore di sedie smosse. Campane in lontananza. IL Co>1TADIN-O :t. il campanile di S. Valentino, accanto al fiume. Rumore di stoviglia. GINO (quasi a sè) - Fa caldo, qui. (forte) Non voglio nulla. Devo andare. IL CoNTADINO- Beh, io credevo che \IÌ facesse piacere. (d'un tratto) Guardate. Il sole. La fmestra che viene aperta. Entra il rumore chiacchierino del cortile. IC CoN1·AmNo- Il sole. Guardate, laggiù, dietro la Prataia ... GINO - li sole. Sulle guance, sul collo, sulla fronte ... S'ode, poco distante, il rumore del treno. Gn,o (terrorizzato) - Il treno, il treno del• le cin'lue. Eccolo, passa ... IL CoNTADINo- È il diretto della mattina. Di questi tempi arriva sempre col sole. Il rumore del treno si perde IL CoNTADINO- Coraggio. Un buon bic• chiere di latte fresco. GINO - Sembra un incendio, sulla campa• gna. 11 secchio del latte pare d'argento. Sono puro, puro, son tutto cambiato. (con voce nuova, ferma) Si, un bicchiere di latte. Grazie. FINE 59

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