Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 3-4 - feb.-mar. 1943

fanciulle una serata lieta. Vie:1i con noi. Qualche ora in cui ingannerai la noia dell'auesa. E forse un'ultima, indifferente avventura, prima della panenza. MARCO- Tu mi chiedi una cosa difficile .... GIORGIO- Jo non dirò loro, se tu \'uOi, che s1ai per panire per sempre. È triste sapere che ci è· vicino è ormai perduto per noi. Dirò loro che tu ti allontani solo per pochi gior:1i, un breve viaggio di piacere. Va bene? MARCO- Mi è indifferente; ma credo che non verrò. GIORGIO- Come vorrai. lo scendo. Ti aspettiamo ugualmente, prt..--sso l'entrata. Arrivederci. (Si capisce dal tono e dall'atteggiamento dopo l'uscita di Giorgio, che A1arco ha deciso di non andare). (Marco esce . Passi che si spen• gono; dopo un attimo appare, leggera, sulla porta Elisabetta, giovanissima, bionda - Con dolce inuito). EusAuETTA - Non scendete, signore? MARCO (sorj,reso . Radioso) - Voi? Siete dunque voi! EusABETrA - Venite .... (Esce lentamente tendendogli una mano che Marco avanza, come trasognato, per prendere, quasi sfiorando il terreno coi piedi). ATTO II 1° QUADRO Sc~NA - Una terrazza in legno. che occupa la metà di destra della scena . È la terrazza di un caffè del porto; uerso destra è limitata dalla facciata • In questa è una 11orta a vetri per cui si accedt alla terrazza, e una finestra al pian terreno, illuminata - Per una scaletta di legno si accede sul molo, che occupa la parte di sinistra della scena, limitato al• l'estremità sinistra da una palizzata, s-ulla cui estremità è un fanale rosso - Il fondo della scena si perde nell'oscurità della 11otte: solo si intravedono dei rotoli di corda, una. bitta di ormeggio e qualche albero di veliero, su cui brilla incerto un fanale. Sulla terrazza: tavoli, sedie, e una panchina di legno appoggiata alla facciata della casa. È notte. Giunge dall'interno a volte l'eco di voci e a tratti, come portato 'dal vento, un motivo accennato sulla fisarmonica. Dalla porta del caffè entra sulla terrazrn un cameriere seguito da Giorgio, Carla, Marco e Elisabetta. Carla è una donna elegante, non più giovanissima . Il cameriere è Filippo, che ora ha un aspetto anonimo di cameriere di locale pubblico, dal passo strascicante ed alla schiena un po' curva; ha un vecchio frack e un. tovagliolo sul braccio. CAMERIERE . Prego, signori. CARLA - Oh, che posto grazioso. CAMERIERE• Son contento che il locale sia cli vostro gradimento. i\1ARC.O- La voce di quel cameriere non mi è nuova. (fissandolo . dopo un attimo) Ma lll sei Filippo. non è vero? Come ti trovi qui? CAMERIERE (come la cosa più naturale) - Buona sera, sig:1ore. Voi mi diceste che parrivate, che dovevo ritenermi libero. Per ciò mi sono procurato un altro lavoro. MARCO- Già; è giusto .... CAMERIERE- Cosa comandano i signori? GIORGIO- Portatemi da bere. Dei liquori, dello spumante. CAMERIERE- Sta bene, signori. Fondazione Ruffilli - Forlì Luigi Veronesi · Scena J[n per "Minnie la candida,, opera d: Riccarrlo Malipiero jr MARCO • Son contento di aveni trovato qui, Fi(ippo. Mi sembra di essere in casa mia. CA,\1F.1ut'RE • Siete in casa vostra, signore. (Esce). ELISABETTA- Perchè avete licenziato il VO· stro cameriere? Gli avete detto che partivate per lungo. tempo. ~!ARCO (distrattamente) • Infatti. G10RGI0 - I?. stato un pretesto. Vuole un altro cameriere nella nuova casa. Questo è u11 po' troppo insolente. Non è vero? MARCO (rifJTendendosi) Già, appunto; è cosi. ELISABETTA- Come mai avete deciso que• sto viaggio? MARCO (in lon.o stanco, di uomo vissuto) - Talvolta si prova la necessità di un mutamento anche banale, qua:ido la nostra esistenza è stagnante. Basta soltanto fru• gare un vecchio cassetto per accorgersi di quanti assurdi relitti ci portiamo dietro sovente e come essi pesino su di noi. Oc· corre cos~ riordinare ogn\ tanto la nostra memoria, alleggerirla dell'inutile ciarpame. E anche una futile occasio!'le può essere buona. CARLA- li più delle ,•olte è una semplice illusione. MARCO- E: un'illusione che vale a farci sentite ancora una vÒlta giovani. rinnovati.. .. CARLA (guardandosi allo specchio e aggiustm1dosi i caf,elli) . Voi fortunatamente non avete bisog:10 di sentirvi più giovcrne di quel che siete. MARCO- La legge ciel tempo non è uguale per tutti. CARLA- Su cli voi ha forse gràvato troppo? Una condanna a venticinque anni è forlllnatamente ancora leggera .... MARCO- A volte può nascondere una co:1.- danna a vita. CARLA - Come siete catastrofico. GIORGIO- Non ci far caso, Carla. ~1arco è ~iovane. e come molti giovani sente il hisogno di invecchiare le cose. Forse questo è il più infallibile segno della giovinezza. CARLA. t un male cli cui purtroppo si guarisce. (Il cameriere porta i bicchieri e liquori; Giorgio versa da bere ~ porge agli altri). CARLA- Di che cosa vi occupate voi? MARCO• Di costruzioni. Già.. anzi costruzioni navali. Ma :1011 è questo che conta. C,,RLA - Forse una seconda vita? Molto interessante. ;\IARCO. Forse. Se per seconda vita può intendersi la insofferenza di chiudersi in una sola. Di limitarsi a schemi fissi, di rassegnarsi a continuare per inerzia un'esistenza abitudi:laria. CARLA - Rinnovarsi o morire. È così che ~ i dice non è vero? MARCO • Qualcosa del genere. Avere la forza di strappare con un colpo deciso le radici messe in un suolo ormai arido. :E: questione di volontà. GIORGIO (frouico) O di radici. CARLA- E per rnuo questo a voi basta un semplice viaggio? GIORGIO- Oh, certamente. t qui che vale la rantasia. Credete voi che occorra viaggiare molto per scoprire nuovi orizzonti. leg· gere molli libri per formarsi idee nuove? ,\ 1n• uomo che ha della immaginazione basta mutar cravalla per sentirsi già rinnovato. E il nostro Marco ha molla fan· tasia. CARLA- Ora che vi abbiamo scoperto non vi lasceremo tanto facilmente. Spero che ci troveremo spesso noi quattro, non è vero? GIORGIO- Marco non domanda di meglio. Non è così? MARCO- Certa men te. GIORGIO- Voi. Elisabetta. non dire niente? Sai, l\·farco: di solito Elisabetta conduce una .vita molto ritirata. t u:'I caso che '111csta ~era sia uscita in compagnia. Puoi (h1vvero esserne lusingato. C "~'-" . Credo che ci sia nella sua vita un mistero: qualcosa come una segreta pas• sione. Qualcuno che vede di lontano. Se non sbaglio non si sono parlati una ,olta. GroRr.ro (a Marco) - Cosa un po' ecce1io- :1ali ai nostri tempi; non ti sembra? \fis· sando Elisabetta, che arrostisce). MARCO. Forse meno di quanto si cred.t. (La fisarmonic!l all'intento attacca "" deciso motiuo di ballo). CARLA- Senti, Giorgio, che musica graiio~a. GmRr.ro - Vuoi ballare, cara? CARLA- Oh, si; <111diamo. GIORGIO- Scu~~1eci un momento. Efo•abc~fa, il nostro l\1arco vi terrà compagnia. 33 •

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