Spetttacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 2 - gennaio 1943

come per esempio quella finale del secondo atto • esasperate più che sicure o viril• mente violente. E' l' uomo che si sente l'acqua alla gola l'acqua che sale anche se essa gli dona un infinito refrigerio: e peri• rà d'acqua e di terra, col capo cacciato giù, in fondo alla mota, perchè non parli. Il rapimento lirico è mancanza di un sereno distacco dalla passionale miseria del cOrJ?O· Quando il protagonista diventa lirico, • e arriva al purissimo" racconto del vagabon• do ,n preso da Orazio Costa • ha più gran terrore della fine, che si sente addo88o. Il giovanissimo regista Vieri Bigazzi ha invece seguito uua linea più esteriore di comportamento, teso alla coloritura e al gesto, disegnando personaggi tradizionali: comunque ha ancora una volta dimostrato una preparazione sicura, ed una tecnica direttiva intelligente. E' un ragazzo che comincia a farsi le ossa • per ora presta al copione una pronta e diligente comprensività. Fra non molto riuscirà a segnarvi rintegrante sigillo di un completo assorbimento del proprio fantasma segreto. FRANCO ROSSI ARSURA TragediaIn tre atti di TURIVAIILE Questa è l' opera premiata al concorso indetto dal Teatro Nazionale del G. U. F. ed è, nell' intenzione che informa il con- , corso stesso, il sillabario per l' indirizzo attuale della invocata rinascita o ricerca del teatro. Tratta, avvalendosi forse di schemi non di eccessivamente originali, di un macab[;o fattaccio famiJiare, ritinto con un dialogo talvolta paesano e violento, e vorrebbe ricondurci ali' antica voce degli uomini che ei pongono a contrasto della natura oscuramente devastatrice. La voce, come si sa, è inconscia ed è raggi.unta appieno dal fato che travolge con una cecità inesorabile qual• si voglia regola o qualsiasi disciplina morale o addirittura animale. In sostanza" Arsura " è una tragedia a carattere moderno, si badi nella valutazione del tempo e del costume, che si rimette poi all' antico problema poco adorna com'è di autentica, palpitante novità. Ma non trova mai la tragedia il tono univeuale della tragedia: il tormento dei personaggi è meccanico ed è sempre in fun• zione dell' ambiente, della loro stessa natura rigidamente circoscritta dalla casa, a quella casa di }ano e dei suoi. Dirò che l' eroe della vicenda, }ano, e giustifico qui il vorrebbe di poco fa, mosso da una egoi• etica convinzione della propria necessarietà si mostra di battuta in battuta, e Vasile non può aver preteso questo, gretto, me Fondazione Ruffilli - Forlì echino, arido, un borghese pover' uomo in• somma rapace e incapace. A fine serata durante la discus~ione che l' autore ha a• vuto con il pubblico oppositore e il pubblico difensore (rappre.i.entato io verità dal solo C. V. Lodovici) una tale si è rivolta al Vasile rimproverandogli con violenza l' allestimento della rimembranza sintetica e fredda di un 2 novembre, il giorno dei morti. Si è riso, è logico, in platea con la solita esagerazione, ma credo dav'\'ero che in questa uscita ironica rleve ricercarsi il motivo dell' iosuccesso. I morti della tra• gedia, cinque ,sono troppi per un eroe come }ano, sono pressocchè inutili, e notizie perdono il loro carattere funzionale per assumerne uno puramente macabro, spettacolare ed evocativo. L' ultimo di questi poi, il padre anziano schiavo di una foia iosa• nabile e violenta, è addirittura ingiustificato e ridicolo se si vuole davvero far ere• dere che Jano viva di una convinzione straordinariamente logica o comunqu·e fine al Processo della sua necessarietà. E' davvero un peccato che Turi Vasile si sia lai più elementari e suasivi effetti di una regia ed impressione ottica e non gli ~i possono davvero perdonare certe dimenticanze di cura fonetica, Applausi alla fine del primo e del secondo atto, incertezze (rumori più o meno chiari) e disapprova• zioni al terzo. Ma io, pure ridendo con la tale oppositrice, rendo incondizionata ra• gione a Cesare Vico Lodovici. A, l. B. La compagnia del Teatro Odeon di j\filano di cui è capocomico Bernardo Papa, il noto proprietario di cavalJi da corsa, si è distinta quest' anno per la rigorosa scelta del suo repertorio, accuratamente dal Papa stesso selezionato. L' ottima compagnia ha dato i seguenti lavori: "L' erede,, del Praga, « La principessa Giorgio • del Dumas e " U cascina• le,, di Giuseppe Adami, nonchè importanti novità straniere, di cui è meglio tacere sciato prendere la mano da amori scolastici l' origine per non incrinare i rapporti con e•da cronache non lontane, vedi: Verga, Capuana, 0' Neill, d'Annunzio, poichè in tutto quel suo polentone di morti e di ten• tativi almeno un punto è fermo, preciso. intelligente: lo stile. Si dice che in teatro lo stile è il linguaggio, le parole; la parola che evade dai legami della scena (quinta, fondale, luce del gesto, del costume e mi pare che Vasile sia pervenuto. non dirò proprio allo stile ma ad un embrione di stile o comunque ad un esempio di come ci si può creare uno stile. Alcuni brani meno infatuati di cerebrità macabra e più vicini alla semplice poesia descrittiva arrivano a pasèaggi eccellenti. Dicono come il Vasile possa fare del teatro e come gli altri, parlo di noi giovani s' intende, devono accostarsi al teatro. Amichevo1mente consiglio Vasile di rimettersi sul piano della sua an• tica •Procura. ; CapUana e Verga insegnano che il Teatro Nazionafa può anche incominciare dalla didascalia : in un borgo dell' Etna. E non si lasci più sollecitare da quegli spunti scenici così lugubri e macchinosi: O' Neill è già abbastanza crudo. L' interpretazione della tragedia da parte della compagnia del Teatro Nazionale dei G. U. F. è stata aderentissima ali' opera. Tanto aderente che la brava Daniela Palmer, con quella sua voce amara e fantasiosa, si è trovata in certe scene a riprendere autentiche tonalità dannunziane. Ottimo attor giovane Roberto Villa, simpaticamente im• postato alle scene da far scordare certi suoi paurosi squilibri cinematografici. Degli altri il solo Gero Zambuto non mi è sembrato personaggio. La ~cenografia sa di centone ma non guasta. Nino .Meloni, il regista, ha usato qui i paesi amici. * Lodevolissima l' iniziativa del giornale FILM, il grande settimanale diretto da Mino Doletti, di pubblicare scene tolte d11 lavori dei principali autori drammatici italiani. Si stanno succedendo Salsa, Cantini, Viola, De Stefani: Meano, Gherardi, ecc. 1\fancano a compir l'opera, i1 neo grande regista cinematografico Nicola Manzari e il non dimentiçato brillante autore Gaspare Cataldo, la cui e Signora è partita •, ricordiamolo agli immemori, è in cartellone al teatro nazionale di Lubiana. * Vitalità del nostro teatro contemporaneo : a Milano due teatri, a Natale, davano lavori di Giovacchino Forzano e Mad,onna Oretta • e "li conte di Bréchard "" P. G. Il numero tre di '' Speltecolo ,, che uscirà e metà Febbraio pubblicherà : Addio all' estate 3 atti di BEPPE COSTA Orfeo tragedia in un atto di COCTEAU Il fescicolo si troverà nelle principeli rivendite e L. 3,50. Per gli ebbonementi annui versore L. 32sul e.e. post.816395 intesteto e "Spettecolo,, Sede Littorie · Forlì. 37

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