Spetttacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 2 - gennaio 1943

r l ANIHI RINAKIM~NTO A. T~ATO l _J E 11 Medioevo aveva visto costituirsi il suo teauo nelle chiese, intorno ai fatti della vita dei Santi,. alle celebrazioni dei misteri religiosi, il Rinascimento accompagna questa devozione nelle feste teatrali che vedranno l'apice della loro fortuna visiva nell'incantatore Barocco. Mentre nell'Umbria e nelle Marche il quauroce11to vede gli inscenatori ancora inten1i intorno alle loro rappresentazioni tradizionali, in Toscana .la scena acquista nuova vita. ~ da qui che si diparte l'inno,·azione varata dalle nuove concezioni prospettiche. Al centro del nuovo teatro della Rinascenza stanno così gli artisti, ta11to da farci supporre che in quei tempi l'arte di Talìa fosse in maggiore considerazione presso gli artisti di quanto non lo sia oggi per i nostri pittori ed architetti. Le Corti. d'allora erano dei circoli intorno ai quali prendevano forma le realizz.azioni migliori d'ane; ecco quindi i prin. cipi italiani, amalori delle rappresentazioni tealrali celebrative di care ricorrenze. chia• mare a concorrervi con la loro opera gli ingegni migliori, già tangibilmente distintisi, presso quelle Corti, in altri campi dell'arte. Sono i pittori e gli architetti che fanno evolvere la scena con le loro invenzioni prospeuiche, mawrantesi in quesl'epoca. Le prospettive dipinte nel Palazzo Venezia a Roma, da alcuni attribuite ad Andrea Mantegna, non sono estranee alla formazione della nuova coscienza scenogra· fica. Non staremo a discutere a chi sia da auribuire l'in,•enzione, chi sia stato l'iniziatore degli studi in questo senso. Taluni vogliono spetti a Paolo Necello la paternità, altri al Brunelleschi. Vasari stesso ci risponde, quasi per toglierci d'imbarazzo, che forse tali accor- ,gimenti erano già noti in epoca preceflente. A noi interessa questo periodo appunto perchè qui vi è stato fervore di studi e le vecchie teorie, se mai esi. stessero, presero nuovo sviluppo. Fu que· sta l'epoca prima della prospettiva teatrale, diversa del resto da quella che comunemente guida l'intuizione del pittore nella composizione del quadro. Questo ama ricordarcelo anche Piero della Francesca nel suo • De prospectiva dipingendi •, dove già possiamo riscontrare alcuni criteri che informeranno più tardi gli studi del Peruzzi. Dalla scena sacra si giunge alla scena umanistica per passare presto, dopo la parentesi delle riesumazioni classiche, al nuo• vo teatro del quattrocento, le favole mitologiche, le cinquecentesche feste a corte Fondazionè0Ruffilli - Forlì ua le quali, memorabili, piene di luci colorare, quella organizzata in piena notte da Ercole di Ferrara nel 1489 ed il festeggiamento per le nozze romane di Lucrezia Borgia nel 1498. Qui le cronache del tempo sono prodighe di panicolari e di notizie, in specie quelle che ci informano sulla vita delle corti ferraresi, mantovane e urbinati. Vo• gliamo ricordare, anche per amore polemi• co, come quanti inscenalori moderni pren• dono a prestito da un canto gli scenari e d'altra pal'le i costumi, che in quelle rappresentazioni gli scenari', le maschere, i CO• stumi, appositamente disegnati di volta in \'Olta. secondo la buona regola. erano studiati in maniera d'andare in armonia con razione. Gli artisti coscienziosi ed attentcnti erano lontani dalle pericolose improvvisazioni. Erano queste feste teatrali al centro della vita mondana d'allora; lunga eco ebbero gli spettacoli mantovani dell'inverno 1501 e quelli del Carnevale ferrarese 1508. Le invenzioni della pittura bene s'accompagnarono alle scoperte dell'architettura; il pittore e architetto Girolamo Gcnga è tra quanti meglio s'occuparono dell'allestimento scenico. Avendo egli • buonissima intelligenza di prospettiva, ci ricorda il Vas:iri, e gran principio di architettura • potè fare alla Corte d'Urbino mirabili scene ed apparati per commedie. ~ curioso, appunto, come il Vasari, nella • vita • che ci fa del Genga, intercali le notizie che riguardano il pittore a quelle che ci parlano dello scenografo. Lascia- -va egli la tela o la grande parete per accingersi a coprire di colori, con la stessa intensità creativa il grande fondale, alternando una pratica all'altra, la costruzione d'un edificio a quella d'una macchina teatrale. Il padre di Girolamo, Bartolomeo, di- •• VOCI " La 11eritd è che soltanto giovani oggi credono al teatro nuovo. In generale, essi non sanno bene cosa sard, ma sanno benissimo cosa non dovrd essere. È gid qualcosa, anzi è tutto. E più che sufficiente, per un buon inizio, essere convinti che la tecnica, il mestiere, sono colpe che un giorno o l'altro si scoprono,,. ENNIO FLAIANO pinse Madonne e cappelle, eresse Chiese quali quella di S. Giovanni Battista in Pesaro cd al servizio del Duca d'Urbino fece • veramente magnifici e onorati • gli apparati per le nozze di quel Duca con Vittoria Farnese e seguì poi il suo signore in Lombardia alla riorganizzazione di quel• le fortezze. Era nell'animo degli uomini del tempo J'essere dotati in varii campi deJle umane conoscenze. Dall'opera di Baldassare Peruzzi da Siena prende vita il trattato del Serlio che seppe tramandarci gli esempi più originali delle tre scene caratterizzatrici di quel teatro: la tragica, la comica e la pastorale. È con gli artisti a teatro che salutiamo l'ingresso nella scena dei lumi colorati, ani• matori d'una nuova atmosfera pittorica dell'ambiente. Insegnano allora gli architetti a mode11are con superfici in oggetto, ri• spetto alle liscie pareti dipinte, le scenografie; nasce il nuovo chiaroscuro archi• tettonico. Il teatro è ormai sulla sua via maestra;. non più fatto d'improvvisazioni popolari, fiorisce sulla cosciente creazione artistica d'ogni suo elemento. Lo stesso Raffaello non sa resistere alla magla allettatrice dJ quel mondo convenzionale; nel 1515 dipinge le scene ed il velario per i • Suppo• siti• dell'Ariosto. Il creatore della Scuotd d'Atene non disegnò l'opera effimera d'un apparecchiamento teatrale, ma vi si dedicò con ugualé attenzione; sa, il vero artista, fare d'ogni sua azione opera d'arte. Non diremo qui della macchina tea• trale per la festa fiorentina dell'Annunziata, ideata dal Brunelleschi, tanto è nota e tanti (noi stessi) vi hanno dedicato attenzioni e commenti; ci piace ugualmente ricordare questo purissimo artista tra gli animatori felici della scena del Rinasci• mento. In seguito l'apparecchio spettacolare sarà compito di specializzati; ma, fuori dJ dubbio, è interessante questo teatro veramente d'arte dove accanto ai grandi nomi dei letlerati che gli diedero l'anima ,il dramma, stanno, altrettanto di primo piano, quelli degli inscenatori che vi dedi• cano la loro opera intelligente. :t,: questo un teatro organicamente completo ed e• quilibrato, lontano dalle rudimentali rap• presentazioni dell'alto Medioevo ed altre!· tanto distante negli intenti dal troppo invadente •inganno• bal'Occo, tutto ed esclusivamente imperniato sullo spettacolo. La scena della Rinascenza seppe dosare senza parzialità i suoi elementi; gli artisti lo fecero grande. EGIDIO BONFANTE

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