Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

sione corrispondente (ed era quella una corrispondenza perfetta, assoluta) in tutta una serie di film del genere di • I signori preferiscono le bionde > tratto dal famoso racconto di Anita Loos (ne era regista Malcolm St. Clair ed interpreti Ruth Taylor e Alice Whithe): vedemmo così « A caccia di marito• con Clara Bow, • Lo scandalo di Biarritz > con Antonio Moreno e Olive Bordeu, • Basta. con le donne• con Madge Bellamy e • Tombolina > (sic!) con Sally O' Nei!. Cosi la nuova figura della donna d'affari, che coronava in fondo le aspirazioni di migliaia di segnaci di Miss Pankhurst e che cominciava appena ad imporsi alla nostra attenzione, ebbe subito una divulgatrice di gran classe nella Greta Garbo di •Destino> ( «A woman ot affairs • di Clarence Brown). se usciamo dalla normale produzione (commerciale o no), subito siamo costretti ad entrare in un mondo assolutamente di fantasia ( «Giovanna d'Arco• di Cari Eh. Dreyer} o per lo meno dalla fantasia trasfigurato (<La via del male• di Stiller, <Il drago• e • Dannati dell' oceano• di Sternberg, nei quali l'ambiente unico di un porto e di una taverna assumeva contorni cosi nebbiosi e imprecisi da diventare ipso facto un luogo di leggenda. cosi come gli interpreti Jannings, Bancroft, Powel, allora nei panni di < follone•, e la Baclanova e la Thompson erano personaggi mitici ed irreali.) Ma tutti i «fatti di costume•, persino il rinato interesse per il processo Bruneri - Canellà che trovò un equivalente cinematografico in. certi film francesi con Jean Angelo e Gina Manes, persino i folli entusiasmi per la nuova Collezione Rosa di Salani a cui corrispondono nel mondo del cinema i film della triade Borzage. Gaynor - Farrel ( e L' angelo della strada•, <Lucky star•, <Un sogno che vive•), tutti ebbero nel cinema un cronista attento, imparziale, preciso. Probabilmente questi furono i film migliori di que1 periodo, ma se un solo film dovesse, quasi come un simbolo, esprimere tutto il Cinema del 1928-29, allora soltanto «li vaso di Pandora• di Pabst ci sembra possedere tale validità rappresentativa. · «Die Blichse der Pandora• era tratto da due stupende commedie di Wedekiud (quella dallo stesso titolo e «Erdgeist•) e, nella regia di Pabst, Costume e Cinema puro, cronaca e arte, erano fusi compiutamente così come la protagonista, Louise Brooks, con la lucente frangetta e la larga bacca carnosa era insieme la donna del 1928 e la donna di ogni tempo. LUCIO CHIAVARELLI Si è parlato, e non a caso, di <cronaca• : infatti, APPUNTI SUL CINEMA I - della ueita~ Voler determinare due t1p1 incomunicabili di recitazione, validi rispettivamente per il cinema e per il teatro, può essere causa di numerosi equivoci, uon destando interessi neppure di stretta natura teorica, date le premesse fondamentalmente errate eia cui si parte. Infatti nemmeno ragioni di utilità tecnica dettano la necessità di simile differenziaziooe poicbè, una volta arrivati ad nna pedetta discrirnazione tra le due forme, non si è raggiunto risultato notevole in alcuna sede, ·dal momento che può agevolmente dimostrarsi l'inesistenza di una particolare recitazione adatta al cinematografo. I concetti a cui sono informate le più correnti distinzioni poggiano su criteri un po superficiali, che considerano particolarmente le prerogative "fisiche,, dei due modi, senza poi riferirsi alle di versi tà di natura prettamente tecnica, 11llepar• ticolarità di fattori relativamente contingenti che stabiliscono, grossolananlente, una ~ffettiva divergenza di direzioni. Ma questa stessa divergenza può facilmente essere ricondotta a questioni di profondità di piani, di 44FondazioneRuffilli- Forlì sfumature, di soprastrnttnre mimiche che sorgono però su un comune livello, più o meno esasperate a seconda della sede particolare in cui si sviluppano. Ed è inutile rifarsi a caratteristiche più spiccatamente tecniche di costruzione, aproposito di una pretesa estemporaneità creativa rispetto ad una intima rispondenza espressiva, dato che poi, minimizzando la questione sino allo scendere in campo pratico, si possono constatare non eccessive differenze di nascita. . Superato quindi pnre il problema della temporalità di creazione, si può indirizzare l'attenzione verso i postulati d' ordine meccanico che sono quelli che constringono in due distinte categorie la recitazione che è unìca e che pn6 al massimo, concedere delle approssimazioni, delle sfumature riguardo al mezzo espressivo del quale è momentaneamente al servizio. In realtà esistono dei particolari giochi di direzioni che istradano su diversi binari una forma unica e la rendono adatta a diverse esigenze (nate però da un ceppo. comune e che si rifanno al ceppo stesso). Può cosi concludersi su una positiva non-esistenza di un tipo di recitazione più " moderna ,, , più agile, prn malleabile, nata per il cinematografo: esiste invece un tipo unico, sorto per scopi di pnra natura teatrale, che può essere raffinato secondo le esigenze di determinati fini anch'essi teatrali, e che, attraverso questo ingentilimento, può essere assoggettato a manifestazioni espressive di diverso carattere. Del resto Stanislavski stesso, col suo tentativo di sfumare l'allora eccessiva recitazione tea tra-• le, non ha fatto altro che creare delle forme più vicine e più pron• te ad accogliere le richieste del cine111a). Tu ui gli apporti di varia natura cbe vengono ricercati per stabilizzare delle costruzioni formalistiche, in effetti, si rivelan6 presso a poco inutili, dato che è facile teorizzare, in seguito ai risultati pratici, una .potenziale comunicabilità dei due generi che trovano il loro punto d'incontro proprio nel fattore recitazione. Fattore che in uno di essi assume importanza fondamentale, ponendosi al centro dcli' espressione stessa, che viene determinata in maniera più valida quando que-

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