Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

Una scena di " Q1tanto onore ,, atto unico di Peppino De Filippo paradossale dell'ira di don Ferdi- scono col rivestirsi della funzione nando Quagliolo cbe nei suoi ritmi di signum, simbolo che vale a dee uei suoi toni si lascia ascolta1·e terminare tutta una atmosfera: come come la sinfonia di un'opera buffa; in A Copecchia è cadu~a Ltna stella). o, ancora, certe cantilene di gioia, di timore; e di rabbia nelle quali il dialetto, con la sua accentazione, la sua cadenza, le sue brevi e le sue lunghe soccorre a codesta conquista di effetti musicali. Ed è una musicalità che non si ferma alla esteriorità fonetica ciel linguaggio : ma investe la struttura stessa degli eventi, sino a comporla secondo una misura di '' tempi,, perfettamente armonica nel seguirsi del doloroso, dell'ironico, ~el farsesco ; nel loro vàrio intrecciarsi e comporsi (da cui l'azione risulta volta per volta veloce, larga, solenne, ·vertiginosa : secondo cbe richiede la narrazione e insie111e l' arn1onia strutturale della partitura). Sino a rilevarsi precisa, definiti v1;1negli elementi della recitazione: nelle espressioni, nel lazzo, nella mimica; dove i gesti più consueti si caricano, in virtù della loro stessa forza, di valori poetico-sim'bolici (La frequenza con cui i protagonisti si mettono in mutande sulla scena, e in mutande continuano a muoversi, ad agire: dove queste - e talvolta sono mutande lunghe, con le legaccie - fini28 Fondazione Ruffilli - Forlì Risulta chiaro, a questo punto, come l' azione, pur tenendo fede alle sue ragioni logiche, trapassi in balletto e pantomina, mediante un gestire che nasce da motivi razionali e a questi obbedisce, ma si riduce, per propria ineluttabile forza, ad automatismo. A mori e balestre, allora : l'inseguimento dei tre becchini cbe finiscono con il formare un giro tondo in tempo di danza rivestiti dei loro lugubri costumi. E' il momento più alto dell'arte dei De Filippo: quello nel quale quella compenetrazione e quasi identificazione cli motivi opposti che è sempre presente nel loro teatro, così nella materia, nella parola, come nella forma, nello stile - consegue i massimi risultati : quando una comicità farsesca viene fuori da un pretesto carico di brividi lugubri e una espressione puntualmente verista si scioglie in deciso surrealismo. E il teatro consegue quella purezza ed autonomia poetica che costituisce la sua meta sempre tentata, rare volte raggiunta. • ROSARIO ASSUNTO ( Il "TERZAOT,,EATRO " E scrivendo il mio dramma, CO· me mi son lascialo fuorviare 1 Solo per inerzia imitativa o per aberra• zioue di follia, potei credere anch'io indispensabile la presenza di un e Terzo •, a nnrra.r le sorti di due esseri che si rendevano l' un l' altra amara la ,•ila. Come fu agevole far• mi cadere nell'agguato! E avrei pur dovuto sapere che questo « Terzo •, il c1uale ingombra tulle le vite e tutte le letterature; <1uesto fantasma di un • Terzo • ioesistente, non ha senso veruno e bisogna dunque au · uieutarlo. A1>partiene ai pretesti del• la Natura, che si affatica in perpetuo a distrarre da' suoi più profondi misteri l'attenzione degli uo1.11ini. E' il sipario, <lietro cui il dramma si svolge. 11 frastuono assordante, su le soglie che adducono all' afono si• lenzio di un conOiuo reale. Si 1>ensa: dev'essere stato 6n qui troppo ar• duo, per tutti, parlare di quegli altri Due, che sol i esistono e i m 1>or• tano. 11 «Terzo ..,. proprio perchè è così iwmagiUario, e rappresenta, nel problema, l'incognita facile a risol• versi il.• Terzo», tutti son riusciti .a crearlo. i\11' inizio dei loro drammi, si ► avverte subito la impazienza di giun• gere rapidi a Jui. Sopportano a gran fatica l' indugio, gli scrittori di tea• tro. Appena entra, respirano. l\lu che noia, se tarda! Non può accader nulla, senza il « Terzo •· Tutto si ferma, ristagna, attente. E se <Juesto ingorgo, se questa pausa dovessero t>rotrarsi? Andiamo, signor dramma• turgo, e tu, pubblico gran Maestro di vita, che cosa avverrebbe se fossero davve['O scomparsi quell'affascinante • viveur • o quel gioviuotto presuntuoso, che aprono tutti i ma• 1 trimouii come un'unica chiave tutte le camere dell'albergo 1 Cbe cosa acca<lrebbe, ad esempio, se li avesse portati via Belzebù? Arnmettiamolo, Jler un istante. Ecco. 0' improvviso, ci si accorge dell'artificiosa cavità d'ogni teatro; e li murano tutti - i teatri • come buchi sospetti. Soltao• to le tignole svotano allora via dal drappeggio dei palchi, per <1uel vuo• to spazio, cui nulla sorregge. I dram. maturghi non godono più i loro agi nei quartieri delle ville sontuose. Tutte le pubbliche agenzie li cerca• no àlacri nelle più remote parti del mondo . JlCr loro • quell' insostituibile « "rerzo .., che era • egli stesso, egli solo . l' azione. E pensare che vivouo tutta,•ia in mezzo a noi non già <1uesti Terzi, n.1a i Due, de' quali ci sarebbe tanto da dire e nulla fu ancora mai detto, anche se agiscono e soffrono, nè san. no trarsi d' imtlaccio ! ,., llAINElt MAIUA RILKE

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