Il Socialismo - Anno III - n. 22 - 10 gennaio 1905

.:,, Rivista quindicinale diretta da ENRICO FERRI ~ ITALIA: Anno L. 5 • Semestre L. 2,50 SI PUBBLICA ABBONAI\IENTI: I Per la Direzione e Redazione rivolgersi all'ono• revole prof. Enrico Ferri, Roma, Via Montebello, 2-E - Per l'Amministrazione rivolgersi: // Sodalum~ Rivista, Roma, Via S. Claudio, 57. EsT~Ro: Anno L. 6,25 - ~c~nestrc L. 3,25 I il 10 ed i1 25 d'ogni mese Un numero ccntcsuni 25. ATTUALITÀ POLITICA Politica proletaria (l\ proposito del recente eongresso di Genova). li recente Congresso delle Camere ciel lavoro e della resistenza, avvenuto in Genova, segna un passo decisivo verso l'orientamento politico del prole– tariato cl'Jtalia. ~oi non vorremmo esagerare a noi medesimi la portata di alcune affermazioni e voti fatti dal Congresso, ma ci pare indubbio poter da essi in– ferire non lontana la risoluzione di cjuclla specie di dualisr110 che finora si è mantenuto ad arte o per necessità fra le ragioni economiche e quelle politiche ciel proictariato. Non è molto infatti, per una quantitù di argo– menti dettati dal solito opportunismo, le Camere ciel lavoro dovevano, per espressa volontà dei diri– genti, astenersi da qualunque apparente manifcst~– zionc politica non solo, ma erano esclusi dalle loro sale oratori che parlassero in nome cli un dato par– tito politico, di quello socialista in ispecie. Parecchie Camere, sovvenzionate od aspiranti ad esserlo, credevano mascherare così agli occhi della borghesia il loro intimo pensiero e la loro azione; ma mentre davano poco esempio di since– rità e di educazione civile agli operài che avreb– bero dovuto innalzare alle idealità cli una granùc lotta in campo aperto, non riuscivano a tradire l'oc– chio intelligente cd astuto della borghesia che sa benissimo coordinare e stabilire le ragioni e dipen– denze di causa cd effetto nei fenomeni della vita sociale. ì\lia si diceva inoltre · e si dice - cd è di fatto, che le Camere del lavoro accogliendo nel loro seno tutti indistintamente i lavoratori desiderosi di difcn– <lere e migliorare le loro condizioni economiche colla solidarietà e disciplina nei conflitti contro il capitale, sarebbe stato dannoso dare ad esse un ca– rattere qualunque politico che mentre avrebbe mag– giormente giustificata !a repressione delle autorità, avrebbe d'altra parte allontanalo tutti quegli operai - e s0110 in maggior numero - ripugnanti clal\'ade- rirc ad una associazione con colore politico, e quelli militanti sotto bandiera diversa. La politica ci divide - era il motto - mentre nella comunione d'interessi immediati e tangibili noi abbiamo il vincolo pili saldo e pili reale della vit– toria. Non mancava invero un certo fondamento di ra– gione a tutto questo modo di considerare le cose; ma nello stesso tempo esso rivelava - opportunismo a parte - la mancanza d'una concezione larga della complessità del problema sociale. I ferventi organizzatori delle Camere del lavoro nel torno di temp~ dal 1901 al 1903 si erano in– vero illusi per un momento, avevano crcdt1to sul scrio potesse bastare la forza del proletariato eco– nomicamente organizzato per vincere coll'arma dello sciopero qualunque resistenza della borghesia e rin– novare il mondo, tanto che ogni e qualunque pro– paganda. anche eia parte dei m'igliori, si era ridotta a magnificare quella famosa leva d'Archimede che è l'organizzazione diretta per .lo sciopero. Come sempre fra gli uomini, la preoccupazione e la visione di una parte toglie quella dell'insieme, ccl è perciò che abbiamo nel campo dei rinnovatori ciel mondo sociale chi crede poter risolvere il grande problema solo colle barricate, chi colla legislazione sociale, chi collo sciopero, o colla cooperazione, o colla educazione integrale e lenta o altrimenti; tutti 1nodi <li vedere. nessuno in sè assolutamente falso, 111anessuno per sè adeguato e sufficiente allo scopo. L'illusione ciel resto prodotta dalle rapide e fa– cili vittorie ottenute in quel torno di tempo colla ~cric ininterrotta di scioperi, doveva presto svani.re quando, saturato il limite disponibile consentito dalla scarsa attuale potcnzialit~t capitalistica e produttiva delle nostre industrie e della nostra agricoltura, la borghesia seppe e volle opporre alla resistenza ope– raia una resistenza, in parte almeno, giustificata dalle ragioni stesse della sua vita econornica, che nel regime capitalistico internazionale non può conce– dere oltre una data misura - stabilita automaticamente dalla bilancia della produzione e del consumo - alle domande della classe lavoratrice. L'illusione scomparsa mentre ancora si può dire sanava vicina l'eco delle vittorie ottenute, fece cli-

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