Il Socialismo - Anno III - n. 15 - 25 settembre 1904

TI.. SOCIALISMO 229 il conforto di una parola di solidarietà. I socialisti italiani non possono impegnarsi a contrastare le manifestazioni irredentistiche, se non a patto che i socialisti dell'Austria, quale che sia la nazionalità a cui appartengano, prendano impegno di opporsi a tutte le sopraffazioni governati.ve contro gli ita• liani (1). l socialisti dell'impero hanno saputo costituirsi una organizzazione federale, con sezioni nazionali, tale da garantire il rispetto reciproco e l'azione co– nurne. Ma ciò non basta. Essi debbono esigere, per tutti, il ri$petto alla libertà ed alla cultura nazio– mtlc. E ciò sarebbe a tutto vantaggio del movimento. In primo luogo, assicurare la possibilità di un li• bero sviluppo a quella che, nel Trentino, è la to– talità della popolazione e, nell'Istria, ne costituisce senza paragone la parte pili progredita e civile, sarebbe fornire terreno sempre pili propizio al mo– vimento socialista. In secondo luogo, screditerebbe completamente i nazionalisti italiani, dei quali così poco ha a lodarsi il proletariato. E' recente il ricordo del sanguinoso sciopero di Trieste, in cui i proletari massacrati trovarono, unico difensore al Reichsrath, un deputato socialista 11011 italiano. ìVfa vorranno e sapranno, i nostri compagni dcl– i' Austria, assumersi questo còmpito, o sì limite– ranno <r parlare con indifferenza olimpica di chau– vinismo nazionale? Fino ad ora, una volta sola, in occasione delle prime aggressioni di Innsbruk con– tro gli italiani, quei socialisti (tedeschi) protestarono, dichiarandosi disposti ad opporsi con la violenza. Poi, pili nulla. li còmpito dei socialisti italiani è quindi duplice; impedire le farneticazioni guerresche ali' interno, e indurre i socialisti dell'Austria a rivendicare, per tutti, la libertà, senza la quale non può esistere un sano movimento socialista, e le forze degli oppressi son necessariamente rivolte a togliersi di dosso, in qualunque modo, l'oppressione oltraggiosa cd in– sopportabile. Riusciremo a questo? Non siamo soverchia– mente fiduciosi. Ad ogni modo, la riuscita dei no– stri sforzi all'interno è inconcepibile, senza la coo– perazione, nel senso ora indicato, dei socialisti del- 1'Austria. Sono essi gli arbitri della situazione. E. C. LONGOBARDI. PROBLEMI SOCIALI eattolici e liberi pensatori Mentre le forze internazionali del libero pensiero con– vengono in Roma, e i più lucidi intelletti e gli oc– chi più profondamente scrutatori che conti la moder– nità, fissano le tenebre del ~uturo col più intenso pro• (1) Anche la Critica So&i'ale (I. settembre) esprime l'a""iso· che il convegno di Lugano dcbb,1 prcoe<:upatsi delle condizioni fatte agli itali:mi in Austri:l. L'articolo è evidefltcmcnte del Turati, ed assai sintomntico per questo, essendo partita l'iniziativa del conve– gno dai Circoli autonomi milanesi. posito di indovinarne le sorprese - qual'è la condizione di quelli che assistettero alla rivista con sguardi nemici, e sempre, in ogni tempo e in ogni luogo, insidiano l'opera dei liberi pensatori ? Recenti avvenirnenti, pole1niche vivaci, dibattiti in– terminabili, rendono l'indagine attraente, oltrechè per l'interesse che desta il parallelo di due forze nemiche il lotta perpetua - anche per la vicinanza delle cose e per la dimestichezza dei fatti. E' poco più di un anno che Leone XIII lasciava in retaggio al furbo contadino di Riese, la tiara papale, che già si manifesta nella compagine delle schiere cat– toliche, quella divisione, ,..quella incertezza nei movi– menti e nei propositi che caratterizza ogni periodo cli transizione, ogni epoca di decadenza. Non piì:1la rigi– dità nelle dottrine, la unità degli atteggiamenti, la si– curezza nelle opere: ovunque tentennamenti, dapper– tutto contraddizione. Oggi quel che ieri era tollerato o concesso, vien condannato: domani si condanna quel che s'era appro– vato il giorno prima Davvero che in tanta dubbiosità non si rivela l'inspirazione, cli quegli che, ar dir ciel Vecchio Testamento, avrebbe creato il cielo e la terra'. Leone XIII era salito al soglio pontificio pochi anni dopo la caduta del potere temporale. Egli aveva vis– suto cd era stato spettatore di tutti gli avvenimenti che avevano portato all'unificazione politica d'Italia. Era cresciuto ed era salito nella gerarchia ecclesiastica, du– rante gli anni in cui era ancor viva l'influenza del Va– ticano. Sotto i suoi occhi s'erano svolti gli avvenimenti piì.1clamorosi della rivoluzion_e italiana: Poco a poco aveva visto la potenza cli Roma decrescere, e salire, in sua vece, la forza delle nuove idee e dei nuovi di– ritti. Le popolazioni in rivolta: il papa in fuga: gli eserciti marciar contro Roma: i re partecipar agli entu– siasmi dei popoli. Tutti i privilegi, tutti i diritti di cui potevano usare ed abusare i prelati e i sacerdoti deca– dere. Egli stesso, il cardinale Pecci, s'era vist-o a Perugia toglier il dorninio della città, che governava quale le– gato pontificio, da un borghese qualunque, investito de i diritti che gli avevano conferito le popolazioni. Oltrag– gio tanto più forte, inquantochè era il potere laico che sottometteva la potestà ecclesiastica. Tutto quanto era grandezza, tutto ciò che rappre– sentava la gloria e la potenza della Chiesa romana, il papa l'ecci aveva visto di mano in mano sparire, ina– bissarsi nei gorghi della rivoluzione. Vissuto nell'am– biente dove gli oltraggi avevano lasciato i segni della ,nano che li aveva applicati.· Leone XIII non poteva a rneno di nutrire dell'odio e di vagheggiar una rivin– cita. E tutta l'opera sua e quella dei suoi ministri fu improntata ad un tale programma. Perciò la cura di rendersi amici tutti quelli che con l'Italia avevano inimicizie, anche contro gli interessi e le ragioni della Chiesa. Perciò si consigliano i cattolici francesi di esser ossequenti alla repubblica, per ottener che la rep11bbli_ca resti amica della Chiesa e nemica al-

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