Il Socialismo - Anno III - n. 15 - 25 settembre 1904

ANNO III. ROMA, 25 SETTEMBRE 1904 IL SOCIALISMO .;1, Rivista quindicinale diretta da ENRICO FERRI .:t- ABBONAMENTI: ITALTA: Anno L. 5 - Semestre L. 2,50 Esn:1~0 : Anno L. 6,25 - Semestre L. 3,25 Un numero centesimi 25. ATTUALITÀ POLITICA losciopero p litico delproletariato it liano Irrefrenabile, potente, da lVIìlano giù, fin nel– l'estrema punta d'Italia, dalla grande città industriale all'umile villaggio alpestre, si è levato dal petto an– sante del lavora~ore un grido, uno schianto terri– bile e profondo come fragore di tempesta, che ha atterrito la trepidante borghesia italica ed ha con– tratto spasmodicamente la flaccida e viscida e doppia coscienza dell'uomo che ai pili adusati e loschi in– teressi del capitalismo e, ad un tempo, al miraggio evanescente di una libertà condizionata, deve di aver potuto per quattro anni governare le sorti del paese. Lo sciopero generale è scoppiato come protesta forte e solidale della cla.sse lavoratrice contro l'ano– dina politica del ministero, contro la violenza di sangue, encomiata ed elevata a sistema. I botoli e le iene ringhiano. Noi passiamo oltre, orgogliosi_ di questa immensa, unanime, imponente dimostrazione della forza e della coscienza prole- I taria, che ha indubbiamente segnato un grande e rçale passo verso la conquista della sovranità po-– polare. Passiamo oltre. Non ci tocca l'episodio. L'im 4 mensa armonia della linea attrae ammirata tutta la nostra attenzione. Lasciamo al critico, lasciamo al moralista salariato, al giornalista vencluto di rilevare i nei. Las<:iamo alla teppa d'alto bordo di consta~ tare le gesta della teppa dei bassi fondi. 0ioi passiamo oltre nel nostro cammino, poichè questo meraviglioso sciopi::ro politico di tutta la classe lavoratrice italiana è la prova più certa della slla maturità e del suo avvenire, è il monito pili alto e severo che possa esser dato al governo ed alla classe dominante. GIOVANNI LERDA. l'AHTIMllllARISMO SOCIAUSTA (a proposito di irredentismo) li contegno del Partito socialista di fronte al militarismo e alla possibilità di una guerra costi– tuisce la questione del giorno. La guerra russo– giapponese, le manifestazioni del Congresso inter– nazionale di Amsterdam, l'opuscolo di Leone Tolstoi contro la guerra, impongono al proletariato di chiarir bene le sue idee sull'argomento. Maggiore attualità ha la questione per l'Italia, in seguito alla tensione dei rapporti italo•austriaci, ed all'iniziativa dei so– cialisti italiani di opporsi ad ogni possibilità di una guerra. Per i più, il contegno dei socialisti di fronte al militarismo e quello di fronte ad una possibiic guerra costituiscono una cosa sola. E, carne l'op 4 posizione al }}rimo ha l'assenso unanime cd indi– scutibile di tutti i socialisti, così si è avuta la quasi unanimità nella condanna 4 in tutti i casi e senza eccezioni 4 di ogni soluzione bellicosa. E a ciò parecchie cause hanno contribuito. In primo luogo,. il sentimento sempre più profondo della solidarietà internazionale del proletariato e l'aspirazione ad un ordinamento sociale il quale eli– mini, ad un tempo, le classi lottanti fra loro e le diverse nazioni in conflitto. lVIa è evidente che non in tutte le guerre il proletariato è interessato alla vittoria del proprio paese, la quale potrebbe signi– ficare soltanto vittoria della oligarchia dominante, e che ogni cosa la quale indebolisse questa, e quindi anche una sconfitta militare, sarebbe un aiuto al proletariato di quel paese, una causa di progresso per esso, di maggior forza pel movimento socialista e, quindi, anche causa di pili vicino avvento del reg~rne socialista e della solidarietà internazionale. Per conseguenza, una guerra che avesse simili cf 4 fetti avrebbe diritto alla simpatia del proletariato internazionale. Ragionare diversamente sarebbe con– fondere il fine da ottenere con i mezzi che si de– vono impiegare per raggiungerlo. E lo stesso errore vizia tutto quanto si è venuto dicendo e scrivendo, vacuamente declamando sem• pre, sulla pace e sul rispetto della vita· umana. E' in ciò che ci siamo trovati d'accordo con le parole delle varie sette cristiane, con gli ingenui sosteni– tori del movimento per la pace, e con tutti coloro i quali trovano cornodo, senza pericolo o sacrifizio alcuno, fare sfoggio di una vaga quanto estesa benevolenza per tutta quanta l'umanità. Ma se le relazioni pacifiche e solidali fra gli uomini sono certamente uno scopo del movimento socialista, la via per realizzarlo è la lotta, con tutti i t'nezzi e senza tenerezze soverchie. Tutti coloro i quali amano ravvicinare il movimento socialista al movimento cristiano, devono appunto attenuare il carattere di battaglia, che costituisce l'essenza in– tima dell'opera rivoluzionaria del proletariato. E' così che si dicono cose assolutamente vuote di ogni senso pi-atico, quando si predica sul rispetto alla vita umana, che si proclama sacra. Sacra la vita umana! Come se noi non sapessimo che, da quando

RkJQdWJsaXNoZXIy