Il Socialismo - Anno III - n. 11 - 25 luglio 1904

IL SOCIALISMO Lo stesso punto domina nelle riforme sociali, che si arenano per eccesso di cautela. Così ]'impo– sta sul reddito si trascina penosamente senza far passi notevoli, così dorme la questione del riscatto ferroviario, e così il problema della vita rimane in Francia un grave ed opprimente incubo per le classi lavoratrici ( 1). Bello, confortante è il risveglio democratico della repubblica, ma è risveglio borghese. Dunque, risveglio lento ed imperfetto. * * • Però, ed è qui che bisogna insistere, il gabi– netto Combes non può riguardarsi l'esponente mas– simo di quel che la democrazia borghese di Francia può darci. Esso è stato il meglio fino ad oggi, in questo periodo di transizioÌ1e che poggia sui ruderi di un passato recente e tuttora minaccioso. Ma le classi medie della Francia possono dar di più, ve– dere pili lucidamente i loro propri interessi, to– gliersi dal cerchio delle idee ristrette per assorgere a larghe vedute d'interesse generale. Noi potremo così veder la Francia procedere sempre pili vigo– rosamente verso la sua elevazione. In questa trasformazione i socialisti hanno un còmpito che sinora non mi pare abbiano inteso perfettamente. Nel loro appoggio a Combes, ap– poggio così naturale da non esser negato nelle giornate decisive neppure dai rivoluzionari, essi andarono troppo oltre. Senza avanzare nessuna critica della tattica riformistica in sè, si può ritenere che anche dal punto di vista riformista Jaurès e i suoi non possono essere approvati incondizionata– mente. Infatti l'azione di Combes passò per due fasi: la prima di attacco e di progresso incondi– zionato, la seconda di difesa, di tentennamenti e Ji semi-ritirate. E come nella prima fu cli pode– roso aiuto il consiglio assiduo di Jaurès, così nella seconda doveva e poteva il suo monito portare una influenza decisiva. Insomma, poichè era notorio che una parte del blocco non marciava che a m.alincuore, era fun– zione socialista stimolare quei timidi, forzarli a sor– tire dalle trincee delle loro paure, metterli brusca– mente faccia a faccia colle nuove realtà. Così si era fatto altra volta in passato, così si poteva fare ancora. Ma l'impresa presentava qualche pericolo e la vita del ministero poteva esserne minacciata ! Questo bastò ai socialisti per non opporsi ai timori dei moderati cd anzi per prevenirii, accettando prima di ogni discussione le mezze misure· ed i ripieghi. (r) :-Joto che la stessa legge tanto urgente sulla ferma biennale r..:sta in sosp1:so, perchè dalla Camera ripassa in Senato e viene quindi rinviata a fine d'anno. Mai meglio che nella questione del Vaticano riful– sero i danni di questa nuova tattiça .. che ebbe per effetto un ordine del giorno concordato tra gli elementi più opposti, da Jaurès a Ribot. ·E' un pericolo grande che il nostro partito corre su q ue– sta via. Ora le vacanze sono un'epoca propizia alla riflessione. Si può comunicare meglio col paese, si può intenderne e meditarne la voce. Perciò nel generale risveglio i socialisti parlamentari compren• deranno meglio, speriamo, la necessità di lavorare con prudenza, se occorre, ma con serena e conti– nuata energia. A questo patto solo, nella prossi1na sessione, la borghesia rqdicale potrà essere spinta risolutamente innanzi, sulla via che d'altronde le tracciano l'evoluzione naturale delle istituzioni po• litiche e dei rapporti economici. Parigi, 14 luglio. ALFREDO TALAMINI. PROBLEMI SOCIALI LAGUERRA MODERNA E FUTURA Io ricordo che ero appena un bambino che già de– gli uomini di dottrina annunziavano l'impossibilità della guerra. cc Il progresso dei mezzi di distruzione • dice• vano - la renderà presto impossibile. » Ma quei buoni filosofi non trovavano peraltro un gran credito, troppo recente essendo ancora il 1870·7 1 franco·tedesco. Occorsero dei lunghi anni di pace, tur– bata appena <la qualche querela secondaria, per ren– dere ai pacifisti scientifici il coraggio della propria opi– nione. L'Europa aveva paura della guerra. Essa logo– rava soltanto, come i rosicchianti logorano sulla pietra i dcn~i troppo lunghi, il superfluo de' suoi armamenti e de' suoi eserciti in ispedizioni coloniali. Si può dire che, da trentatrè anni, è questa la prima volta che un gran popolo indipendente • il Giappone - rischia in un duello cli forza qualche cosa della sua esistenza nazio– nale, senza, forse, rendersi un conto esatto di ciò che rischia. Ma questa paura delle macc.;hinedistuttrici moderne, che fu tanto salutare nel corso dell'ultimo terzo di se– colo per indirizzare i popoli alla pace, è essa veramente fondata sulla ragione? [o non lo credo. Il doppio carattere dei perfeziona– menti delle macchine militari sembra essere: primaria– mente, l'allungamento della distanza lra le fronti elci combattenti; secondariamente, la rapidità, la predsionc dei risultati da che le macchine possono esercitare il loro pieno effetto. Ora, è facile concepire che il pericolo rispdti vo de– cresce assai più rapidamente che non cresca la distanza dei combattenti. Le portate cli sei o sette chilometri per

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