Il Socialismo - Anno III - n. 11 - 25 luglio 1904

IL SOCIALISMO ,•cva Carlo ~farx il 9 dicembre :r849 quando il governo prussiano, :1bbandonata l'ipocrisia della legalità, si era posto sul terreno dcll:l <'ontrori,·oluzione che ~ pure terreno rivoluzionario. Tale tattica - dice Charlcs Bonnicr nel numero di m:iggio del 1lfo11vtmtn/ socialiJte - è oggi ancora hl sola che convenga al Partito socialista. Essa presenta il vantaggio di mantenere l'unit:\ del P:u– tito, mentre la politica legale lo dh•idc nar.ionalmcntc c..,1 intern:-i- zionalmcnte. rn ogni cvolmiionc naiionale ed internationalc un principio do– mina: l'unit;ì, sia nella classe che attacc:i, si:l in quella che si di– fende. ~l :l.rx dimostrò che le gr:indi <;ollcvaio;ioni del 16-18 in Inghil– terra e del 1789 in Francia nelle qu: i.li l:l borghesia rovesciò la mo– narchia ed il feudalismo 110n ebb(-ro valore semplicenwnh~ locail' m:i furono rivoluzioni <'uropee. vale n dire clw una grande unit:\ di bi– sogni, di rivendica1.io11i spinse ad una unit:'I di :'lzione tanto i p:'l('<;i che iniziarono quanto quelli che seguirono il moto rivoluzion:'lrio. Tale unità, facendo :\.Str::1.zionedcli<· C:'lU5:(' :iccidéntali e dcli,· r•ontrocorrenti, come è uno l'intercsiw, così t<'n<l1' :'l rivestire <':'lrat- 1cre unico. I,:'l borghesia fu unica e compatta contro le rivendicnzioni conm– niste e contro le leggi agrarie. I,e sedute della Co11\'t"nzio11cdimo– strano b grande uniti\ della borghesia ri\•oluzionaria. nella rivendi– ea1.ione <lei sacro istilulo dcll:'l proprict:\, L'unit:\ è però 'IO!:'lmcntt– possibile <1ua11do la lotta si compie in nome di rivcndic:'l7.ioni C'l'ICn– zia\i all'esistenza delle classi in lotta. I,a politica del proletariato non puù cssrrc chr rivoluzionari:t, e la !Jorghcsia molte volte nega :i sè stess.1 un:'l riforma che f>l'· trebbé tornarli" utile solo pérchè momentaneamente essa favorireblw il progresso e lo S\·iluppo del proletariato come classe. Si possono classificare le riforme a sceonda che tornano mili :1lla borghesi:'\ cd al proletari:ito come classe aosiliarc, od a ..econda che sono utili al solo proletariato. Le prime sono compatihili colla lcg:11ità borghese, le seconde sono rivoluzionarie. Cosi negli scioperi - dice il Bonnier - se si :'lnnunci:rno sono lC.g:1litnri, rivoluzionari se si decidono senz'altro. J,'indu<;tri:1 si è tal– mente sviluppata che può organizr.arsi e prepararsi :id op,:ni re'li– 'ltenz:1 contro gli operai, se gli operai sono troppo lcg:'llitari. Cli scioperi meglio riusciti furono quelli non :'l1munciati molto tempo prima. Legf!cndo la relazione particolareggi:'lt:l del grandi• sciopero di Crimmistchau si c:tpisce che i padroni si sono ampi:l– ment<' valsi dei p:irticolari che le leghe loro fornivano: cs~i h:wno prolungato e trascinato i negoziati fino al momento in cui, complt"– t:,menle preparati, h::mno dichiarato aperte le ostilità. Gli operai dovrebbero persuadersi che lo sciopero leg!llc è una :,rma spuntata; essi sono impotenti di fronte alle urrn.le dei padroni e dei governi. Devono scegliere meglio J'arm:1., e, meglio che non facci,mo attualmente, l'ora del combattimento. L'A. combatte l'acquisto di persona.lit:\ giuridica da parte delle orga.niz7.azioni non che l'acquisto da parte loro di beni immobiliari. E n·tcntativo di favorire tale trasformazione delle organizza7.ioni ope– raie si fa dai radicali borghesi !-! si è fatto in Francia da Waldeck ron molto sistema, ben comprendendo che tali organizzazioni in breve finirebbero per diventare conservatrici come lo furono le ghilde nel medioevo, e che inoltre il seme di eterne discussioni e discordie S:'lrebbe gettato nell'elemento operaio. Il divitk et impera è metodo antico, ma è anche il metodo che la borghesia radicale adopera contro il proletariato rivoluzionario. Nelle lotte comuni per otlcnerc una riforma comune - la conquista per esempio delle 10 ore di lavoro senza riduzione di satario - anche se soccombente, il proletariato ritrova la unit:'I di movimento e di organizzazione, aumenta e perfeziona la ~ua disciplina e la coscie111.a di classe. In caso di vittoria non si tratta di una riforma mendicata ma di uno stmppo al potere senza che si debba riconoscenza alla borghesia. In sostanza - conclude il Bonnicr - il proletariato diminuisce, perde le sue forze ci.uando s~gue la politica delle riforme particOlari ed individuali, le aumenta quando lotta per delle rivendicar.ioni ge– nerali e segue una tattica rivoluzionaria. Brunetière ed il socialisn10 riformista. L':uticolo di Berth nel n. di aprile del .l/ouvemmt S«iolis/e trat– t('ggia la polemica sorta fra il ben noto 8runetière e G. Rcnard, l'ex- '1 direttore della Revue Sccia/isle, PQlemica che durò ben tre settimane sulla Pelite répuò/ique. E' interessante pcrchè Brunctière è cattolico ed il Renard un ri– formista. molto riformista. Brunètierc. dunque, in un articolo sulla Rt:v11edes De11x 1110,ul,:s aveva dichiarato di trovarsi perfettamente d'accordo colle idee so– ciali di ~lillerand e col programma approvato al Congresso di Saint• i\landé per cui anche e perciò, la dichiarazione che ìl socialismo ri– formist:i, benigno e saggio dell'e:.: ministro non poteva nel suo animo di cattolico e di consenatore ispira.re nè timore nè orrore. Rcnard si mostra offeso. Con11.:, un cattolico che accetta il no– stro programma, un cattolico che si dice socialista ? Ciò è imJ>0<;si• bile, i; mia finzione se non è, peggio. un' ironi:1. Un cattolico deve st~re col pap:t e non può accett:lrr il pro– gramma di 1111 soci:,Ji<;ta, sia pur ._:"<;o un mini~tro in rC'pubblic:i bor– ghese. ~la no, risponde il Brunctiì.:re, io ~0110 cattolico e sono col pap:i e nello stesso tempo :,ccetto, mi ~cnto di accettare tutto il programm:1 l''ll>Osto da ~lillerand. Nuova rabbia. di Rl!nanl che 11011 sa capacit:tr'li come il cristia- 11c<;imodi Brmwtièrt• si sia così :ivvicinato al suo cd :il 'IOCialismo 111 i\lillerand. :\fa il Brunetière, cd a r:'lgionc,, insiste e concl11de: • Dato che cristi:ini po'lsono trovarsi d'accordo su molti punti c~scnziali coi ~o– cialisti riformisti, panni inutile e dannoso l'opporsi che ora fanno gli uni contro gli altri sotto etichette nemiche, e farebbero meglio ad intendersi sopra un progrn.nuna comune di giu'ltizi:l e di riven. di<:!'tzioni urgenti e ne<:c<;s:irie•. Renard 11011ha saputo che ris1>0ndcrc: egli non potcv:l confe._. sare che t:int'ae<1ua era cntrnta nel suo vino soci:tli..,ta d:1 poter es<;ere bc\•uto senza pericolo magari dal pii.i roseo e f)iÌt panciuto dei prcl:lti. • Il fine del socialismo è lont:tno e costituisce una <;pccic cli mc– tafisic:l, che non ho.difficoltà - "e \'i fa piacere - di :1ccNt:lre a.nclH" io, ma ciò che importa ora ì.: la riforma: ora la riforma quale t· come la vuole ~·liller:-tnd io l':'lccetto - a~giunge Brunetièrc - e per– ciò anch'io potrò e 1~so chiam:lrmi soci:,lista: che preteruktc di pili?" Qu:,nti di noi anche in Italia, ci siamo sentiti ripeter<', e quant<' volte da borghesi della pii! bcll'acqua: anch'io sono sociali'>l:l com<– lo è l'on. Turati. Egli è 1111 uomo rngionc\•olc cd un nomo d'ingf•– gno acuto, ma con voi rivoluzion:'lri è impossibile .t\'t're contatto e l'intenderci. 11socialismo di Tnn\li <;ì; il vostro, il vo<;tro 11011 ('- ._o. ciali'lmO, è a;larchia 1 E ba<;ta. 1IO\'UIE~TO EUGISUZIO~E SOCIAU Lo sviluppo del Giappone. Fino al 1875 il sistema feudale ha prevaluto nel Giappone. Feudalismo non solo nella terra ma anc-he nella produzione manifatturiera. L'obbedienza passiv:t - principio dominante nella educazione d'elle razze gialle– veniva imposta al lavoratore che subiva l'autorit:\ as– soluta dei padroni. Col 1875 queste condizioni di semi•servitì:1 scom– paiono. La vera, propria e grande industria penetra il paese e trasforma le condizioni del lavoro in pareçchie provincie, ed un principio di legislazione tenta regolare i nuovi rapporti fra capitale e lavoro insorgenti. dal– l'applicazione della grande industria. La legge di protez.ione operaia, che data da poco piì:1 di tre anni, si preoccupa specialmente dell'igiene degli stabilimenti, e regofa. l'apprendisaggio ed il lavoro dei ragazzi.

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