Il Socialismo - Anno III - n. 9 - 25 giugno 1904

IL SOCIALISMO 1 35 gli uni che per gli altri, tanto dalla parte ner?, che dalla parte bianca, giustizia ed equanimità per tutti, dap– poichè non è possibile per ora un trattamento sul piede dell'eguaglianza. Difatti io verificai che in certe regioni della colonia, lontane dai centri abitati, come nei Bogos, nei Baza, fra i Cunama, fra i Beni Amer e nell' Aligheden, delle intiere famiglie si reputerebbero felici e fortunate di po– ter lavorare sotto la dipendenza e la direzione e la pro– tezione di europei, al solo patto di avere difesa la pro– pria persona, i propri animali e i raccolti dalle razzie e dalle fiere, e pur di avere assicurato un cibo che ta– lora manca loro anche sotto forma di orzo naturale; at– talchè essi considererebbero di avere conquistata una posizione migliore e invidiabile quando fossero certi e si– curi di avere chi loro somministrasse tanto cli farina o di denaro (20-30 cent. al giorno) da potersi procacciare una burg1tlla al mattino e una b11rg11lla ( 1) alla sera, giac– chè due burgulle sono sufficienti pel loro vitto quotidiano. rnvero i servi indigeni in viaggio con europei non si nu– trono diversamente, e non mettono quasi mai altra condi– zione prima di porsi in marcia, e raramente, solo quando cioè ne possono trovare sul loro passaggio, vi aggiun– gono il companatico di latticini, di ova, o del famoso loro brondò (carne cruda o appena abbrustolita, condita di berberi • sorta di peperoncini rossi o spagnolini, ar– cifortissùm), e con questo nutrimento, piì.1che scarso, suf– ficiente per lasciar morire d'inanizione un europeo, essi camminat10 tutto il giorno e compiono i loro servizi. Bisogna però dire che tutta la loro forza ed energia è co.ncentrata nelle loro gambe, altra forza muscolare ca– pace di trasfondere resistenza per un lungo lavoro essi non l'hanno. Le stesse offerte cli mano d'opera, però, non si ri– scontrano piì.1 per effetto appunto del maggior pro– gresso e della maggiore civiltà, ossia della maggior ri– cerca di mano d'opera, nelle vicinanze cli centri abitati da europei come Massaua, Ghinda, Asmara, Saganeiti e Cheren. ove si accentua una maggior tendenza al salaria/() civile od operaio, giornaliero o mensile, che non alla servitù campag1111ola, per così dire; e pur troppo in queste località, l'indigeno ha la pretesa, ch'io stimo enorme, dato l'ambiente, di avere una paga giornaliera, come già dissi, di una lira ed anche di lire r .50 al giorno. . * .. Vroposte: - Adunque, tenendo per base le teorie e le dottrine del Loria, io conch.iudo che la condizione so– ciale odierna dell'indigeno nella Colonia Eritrea non po– trebbe assolutamente essere più quella della schiavillÌJ però neppure q ltella del salarialo, equivalente o tanto meno poi superiore a quello vigente nella maòre-patria conternporanea, ma bensì quella intermedia che corrispon• derebbe (non vogliamo aff~rmare recisamente la parola odiosa della servitù. della gleba) alla servitù campagn110/a o famigliare. Questa si dovrebbe esplicare mediante asso– ciazioni fra lavoratori capitalisti e lavoratori semplici, ossia tra coloni bianchi e indigeni neri, in mezzadrie o masserie o colonìe e nelle diverse forme di lavoraz.ione a soccida (2), contemplate dal nostro codice civile, con divisione del prodotto a mezzo, a un terzo, o a meno, a seconda dei patti e delle circostanze. A questo proposito si potrebbe/o forse adottare le forme di Colonaio che erano in vigore presso la Roma (t) La Ourgutla consiste in un pugno di farina impastata e ridotta ad una forma di calotta entro la quale si lascia cadere un ciotolo pre– vinmente arro\•entato sul fuoco. Chiusa questa calotta la si mette n cuocere, o meglio, a bruciacchiare sulla brnce, all'esterno, mentre :ili' interno la cuoce il cioto!o rovente, rinchiusovi. (2) Questo istituto merita, n nostro nvviso, la massima atten– zione e forse anche una diffusn applicazione, allo stadio attunle delln Colonin, ove i pascoli, l'allevamento del bestiame e la cura dt·i ht• ticini e dei caseifici dovrebbero formare una de\le naturali, facili e precipue risorse dell'Eritrea. antica, iJlustrate dottamente da Costa Emiliu e da Fouslel de Couianges. Quanto poi ai coloni o colonizzatori bianchi è pure della massima e più vitale importanza il rimaneggiare e il regolare pili provvidamente la modalità delle con– cessioni. Seriamente si dovrebbe studiare se non sia il ra~o di adottare per ora la figura <l'un contratto di• sciplinato dal codice civile nostro, e che, come già fece buona prova, anzi fu addirittura la salvezza dcli' Argen– tina, si può nutrire fondata speranza poss.:t sortire buoni frutti anche nella nostra Colonia, vogliO dire l'istituto clell'e11fite11si, che è un contratto che starebbe nel giusto rnezzo tra la cessione della terra in proprietà assoluta e l'affitto. Q~1est'enfiteusi però non dovrebbe essere tracciata sui regoli precisi di quella romana, e forse neppure su quelli dell'enfiteusi italiana; dovrebbe senza dubbio es– sere a tempo indeterminato e per un periodo non in– feriore ai 20 anni, e scaduto questo periodo, tanto nel caso della rinnovazione della concessione, quanto.nel caso di ven– dita della terra,dovrebbe essere data la preferenza o lecon– grue indennità, al colono; do,..-rebbeessere condizionata in modo da impedire la esiziale speculazione degli ac– caparratori ed incettatori di terreni, da prevenire I' im– mobilità e l'inco!tivilà dei terreni stessi, e cioè prov– vedere al presente per dare incremento alla Colonia, ma parimenti tener anche l'occhio rivolto all'avvenire di essa, per non, chiudere l'adito alle finanze della Co– lonia e della madre-patria, cli trarre, al momento della prosperità, quei benefici che corrisponderanno ad un equo compenso degli sforzi sopportati per innalzarla a tal prospero stato. Insomma, converrebbe vedere ed anche provare se, nelle attuali condizioni della nostra Eritrea, non torni a proposito di adottare per la con– cessione delle terre quella speciale enfiteusi che il genio di Rivadavia escogitò e trapiantò nell'Argentina, riu– scendo in virtì.1di questa a risollevare rapidamente dalla situazione abbietta in cui si trovava questa Repub– blica prima della promulgazione della relativa legge del 1826 (1); e così vedere ancvra se non convenga nel caso nostro adottare alcune de las leges de Tierras P11blicas, e in qualche parte imitare la Oficina centrai de lierras y colonias vigenti colà. Dalla soluzione indovinata di questi problemi di• pende in gran parte la fortuna dell'Eritrea, e non mi perito dal dire: - o la sua condanna a dover mantenersi nello stadio di un semplice possesso, poichè fino ad ora non merita, per l'insignificante numero d'italiani da cui essa è popolata, di essere classificata diversamente; - o il suo stimolo a dovere e potere veramente e presto assurgere al grado di vera Coiunia 11azionale - cioè con popolazione prevalentemenie italiana, con istituzioni co– stumi, usi, lingua (abolito ogni dialetto), ordinamenti, in– dustrie, com111erci,e, in una parola, con spiriti informati ad una così schietta italianità da rappresentare e costi– tuire per i nostri emigranti un'altra patria o una se– conda Italia. A vv. G. B. PENNt. VITA PUOLETAUIA INTERNAZIONA La situazione socialista in Bulgaria. E' ben mutata davvero la posizione del partito socialista in Bulgaria da poi che scrissi l'ultimo articolo in Socialisi110 a proposito del X Congresso ciel partito a Rustciuk (,). Tale C:::ongresso • come tutti noi del resto - si trova va allora sotto l'influenza di una lotta vivissima fra rivo- (t) GOD!O. L'America. Legislazùmt agraria 1ull'Ar,f{mlimr, p:t• ginn 449· (1) In Socùtiismo, :i.nno 11, fascicolo ta, png. 280.

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