Il Socialismo - Anno III - n. 6 - 10 maggio 1904

IL SOCIALISMO nentemcntc borghese o porsi subito in urto con il potere centrale e _con tutta probabilità con i consolati che lo rappresentano all'estero. !'\cl primo caso essi non gioveranno che ai krumiri italiani, ai for– nitori di braccia a buon mercato, ai capitalisti che amano la tradi– zionale frugalità italica pcrchè è loro utile, e saranno presto in odio :\Ila massa che, nelle proprie organizzazioni di classe ,,a, poco a poco, conquistando la coscienza dei suoi interessi e. lentamente, va facen– doli prevalere. Nel secondo caso essi dovranno in breve cedere il posto a dei bravi funzionari, timorati di Dio Governo e devoti al 27 del mese. Nell'un caso o nell'altro poco vantaggio ne avrei). bere i lavoratori emigrati. Kon si dice già forse che i commissari viaggianti dovranno eser– .citare l'opera loro scnia preconcetti politici e religiosi e mostrarsi neutri nelle contese fra capit:l.lC e lavoro? l\'eutri? E che significa ciò mentre or:l.m:l.itutto il proletari:l.to cosciente, in ogni p:l.cse ci– vile, è in lottn npert:l. contro il capitnlismo e mentre in molti luoghi i capit:llisti voglion '':llersi dell'opera degli italiani a beneficio del proprio profitto? .... . . . Per concludere. I compagni riformisti - buoni, ottimi compa– gni • si illudono. Non sono i commissariati viaggianti quelli che possono risolvere la questione della emigrazione e neppure che pos– sono avvicinarla alla soluzione. lo comprendo Dissalati che vuole cercare altri' sbocchi alla massa emigrante, non comprendo invece quegli altri che, per la fretta di arrivare ad ottenere qualche cosa, stanno foggiando nuovi legami, nuovi vincoli alla organizzazione degli operai italiani all'estero. Certo questa organizzaz:ione ha finora dnto molto poco. ~fa essa è giovane. Lascbrpola crescere, aiutiamola a crescere dando ad essa quelle energie che vanamente sprechinmo elemosinando uffici burocratici inceppanti e dannosi. Essa istituirà col tempo i suoi commissariati viaggianti. E intnnto, e soprattutto, lavoriamo in patria contro il parassi– tismo militarista, abbattiamo i succhioni del1c finnnzc italiane. Quando avremo meno rnwi e più scuole, meno generali e piil maestri, snrà nnchc più. vicino alla sua soluzione il difficile quesito della emigrazione italiana all'estero. Zu,i'go, fdifm,i,, 1904. G. i\•I. SERRATI. IU\'ISTA DEl,U RIVISTE SOCIALISTE Riviste tedesche. Intorno .al caso yoehre. ~cl fascicolo d":lprile dei Sct:ialislisrhm 111onatrlufle il deputato' 1-lcinc pubblica un articolo intitolato: Appunti democralit:i al caso Got:!1Te. In seguito ngli attaccM l'ivoltigli al congresso di Dresd:\, il Goehrc si dimise da deputato del quindicesimo collegio s:\ssonc, aspett:lndo che gli elettori riaffennerebbcro la loro fiducia colla sua rielezione. Il collegio invece ritenne la rinuncia :\I mandato, senza previa con– sullazione colle organizz:u:ioni collegiali, come atto d'indisciplina dannoso al partito, che obbligava ad una nuova e costosa campagna elettornlc. Si portò un altro candidato e l'aff.-1re sembrava finito. Dopo qunlchc mese si rese vacante, per la morte del compngno Roscnow, un nitro collegio snssonc. Gli elettori proclamarono n grande maggioranza il Gochre come loro candidato. 11comitnto cen– trale per h S:1ssonia e la Direzione del partito tedesco si opposero :111:\c:lndidntura, invitando il Gochrc in tcnnini abbastanza minnc– ciosi a ritirarsi. Goehrc rinunciò nllora, rim:1nendo però nel collegio per la propaganda elettorale a favore del candidato sostituitogli. Il collegio rimase perduto, e non a torlo si attribui CjUestofatto nll'in– terno dissidio, giacchè il numero dei voti socialisti diminul del 24 per cento, mentre che quello degli nvversnri non aumentò che lieve– mente, L'autonomia dei collegi. All'esposizione ciel fatto lo J-lcinc fa seguire le sue considera– zioni. l:interVcnlo del comitato sassone e della Direzione cm, secondo lui, ill<'gnlc, pcrchè ·1·art. 3·dello statuto del partito sassone stabi- lisce, che ogni collegio è completamcnl;_e autonomo nel regolare i propri affari. La proclamaz:ione che suole farsi dal congresso sassone alla vigilia delle elezioni generali è una pura formalità cd nvvicnc talvolta anche mesi ed anni dopo la scelta del candidato. Il principio democratico. Ben più grave dell'infrazione dello statuto sarcbbc,sccondo Heinc, il colpo portato al principio democratico dall'imposizione del potere centrale. Che cosa si teme, egli si domanda, lascinndo la libertà ai col– legi? Che essi scelgano un uomo inadatto? E' concetto fondamen– tale della democraz:ia che ogni libertà porta in se stessa il suo cor– rettivo. Certo, il popolo puÒ'Crrare, ma si accorgerà ben presto del pro– prio errore per correggerlo. Dal punto di vista democratico poi vale più un errore commesso in piena libertà e responsabilit:\ che non un atto savio imposto dagli altri. Lo Heine biasima J>Oicome inconciliabile colla libertà e frntel– lanza socialistn, la minaccin di negare 1111 soldo ed un uomo alln pro– pagnnda elettorale, se il collegio persistesse a portare il Goehre. Burocratizzazionee ce~traliuazione. La causa di questi errori va ricercai:\ in una tendenza nlltt bu– rocratizzazione e ccntralizza,done nel partito. Certo, il partito ha bisogno di funzionari capaci, ma è esperienza. che ogni democrazia facilmente sviluppa in se stessa l'onnipo– tenzn dei suoi organi esecutivi. Non si dica che l"nmorc dei nostri funzionari per il partito e per il socialismo sia garanzia sufficiente. Una burocraz:ia buona è :1\la causa del progresso più dannosa che non un:\ burocrazia incapace e corrotta, poichè essa ha fede in sè e gli altri hanno fede in cssn. ~-lentre la burocrnzia inetta e disonesta distrugge ogni suo prestigio e non può perciò spiegare In sua tipicn opern di conservazione delle formule inveterate e di ripulsione per le idee nuove. Il partito minaccia di pietrificarsi in dnte formule e di creare unn centralizzazione dnnnosissima nl movimento. La stessa tcndenzn si mostra anche nella vita intellettuale. Si cerca di sopprimere ogni spirito di fronde, ogni dubbio sulle ve,;11t ,-;co11<Jsei11te, ogni critica delle teorie ortodosse. Ben vero si dice che il 1K1rtito deve tenere unite le sue forze; che, essendo impegn:\to in una lotta quotidiana cd asprn, non può permettersi il lusso di molta libertà e varietà intellettuale; che, quando saremo giunti alla meta, potremmo spogliarci deli'armntura pesante e reintegrare la individualità nei suoi diritti. ~fa si :l.rrischia di soffocare intanto delle facoltà che potrebbero anche non piil ridestarsi alla vita! L'A. conclude dicendo che è lontano dal voler attribuire ai rivo– luzionnri la tendenza di menomare coscientemente lo spirito di libertà, ma crede che di fatto csistnno nel partito correnti io <1uesto senso, contro le quali è indispcn,;abile di reagire energicamente. L'altra campana. In aperta polemica col Hcinc il Kautsky scrive sullo stesso argo– mento nel numero del 9 nprile della Ncru Zàt. Non si trnttn gi:\, egli dice, della libertà deU'individuo neil'organizzazionc del p.'l.rtilo, mn bcns\ della libertà dei mandatari del pnrtito, cd in primn linea dei deputati. )l'on è questione della libert:\ d'opinione della massa, ma bens\ della libertà d'azione dei capi. La dcnu:~crazia non è gi:\ l'assenza di ogni dominio, ma è il governo della massa esercitato sopra i suoi mandatari, in palese opposizione n quelle forme di go\•crno, in cui i supposti sen•itori del (>Opolo ne sono i p.'l..droni. La massa non può provvedere ess.l direttamente agli nffari ammi– nistrativi delle sue organizzazioni, ma deve delegare a ciò i suoi fidu– ciari. Cosi la potenza della massa orgnnizzata si comunica indiret– tamente ni suoi cnpi. Ora, se la massa, per ragioni economiche o per altre, non può governnre e controllare i propri fiduciari, viene inevitabilmente il momento in cui i capi abuseranno del proprio potere valendosene contro quelle parti della massa che ad essi si oppon– gono, diventando cos\ da servitori i padroni. Per queste ragioni nppunto il parlamcnt:trismo, anche dove ha per b:tsc il suffrngio universale, è sempre stnto il miglior strumento del dominio di classe della borghesia.

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