Il Socialismo - Anno III - n. 5 - 25 aprile 1904

IL SOCIALISMO E' contrario alla pregiudiziale repubblicana perchè anche la repubblica è collaborazione con la borghesia. E secondo ciò che diceva, una volta, Lazzari, la re– pubblica ~ il vaso nuovo nel quale la borghesia versa il suo contenuto politico e sociale. Afferma l'inconciliabilità fra la monarchia ed il so– cialismo. Le riforme, dice, sono utili, ma non cangiano. in alcun modo il meccanismo della proprietà; su questo siamo dunque d'accorcio. Non è che il socialismo che potrà cambiarlee Le riforme migliorano soltanto le con– dizioni proletarie rendendo più agevole la lotta di classe. La questione sta tutta, dunque, nel metodo di con– quistarle. Le frazioni de11a borghesia non sempre costituiscono il blocco reazionario, ma dall'attrito dei loro particolari interessi, -il partito socialista può trarre la ragione di ap• profittare dei secondari comrasti premendo col prole• tariato, organiz1.ato politicamente ed economicamente. Ammettiamo la possibilità di valersi di un momento dato, ma neghiamo l'appoggio a qualsiasi indirizzo di go· verno nelle condizioni attuali del nostro paese. Quanto alla violenza è inutile affermarla. Essa si legittima nello svolgimento stesso dei fatti e nel con• tegno dei governi. Conclude invocando la cessazione dei dissensi per• sonati per le questioni secondarie, mentre il proletariato ha urgente necessità che tutte 1e forze e forme di azione cooperino alla sua emancipazione. Moco11, secondo oratore rivoluzionario, dice che il discorso di Vergnanini potrebbe valere a favore della tesi riformista solo se l'oratore riformista avesse <limo-– strato: 1) 'che i rivoluzionari non avrebbero anch'essi approvato l'azione svoltasi nel Reggiano i 2) che quello che fu fatto è veramente un avvicinarsi al socialismo i 3) in che legame diretto si trovi la vita operaia reg• giana col postulato di sostenere un ministero o di prendere perfino parte al potere. Ora, il Vergnanini non ha dimostrato nulla cli tutto ciò. Passando a criticare l'ordine del giorno intermedio dice che e~so rappresenta il riformismo sen1.a logica. Piuttosto di continuare la confusione, piuttosto di vedere passare l'ordine del giorno del centrQ, egli voterà l'ordine del giorno Bisso• lati. ln tutta l'Europa il socialismo deve scegliere fra due meLOdi opposti. ?,.•fa in Italia, come in 1 7 rancia, la questione è ormai pratica ed urgente, perchè vi è già la possibilità di un'entrata cli socialisti al governo. Ri• corda, che per muovere una leva occorre tanto sforzo m;ggiore quant0 più ci avviciniamo dell'oggetto da spostare. li proletariato che vuole avvicinarsi al governo dovrebbe tener presente questo. Conclude augurando che si r·iafformi il carattere rivoluzionario del partito. Ultimo oratore del giorno è PIETRO CmESA, per i riformisti. Espone le condizioni del movim~nto operaio genovese, rispondendo a qualche attacco rivoltogli pri- 1na. Crede che la logica delle cose imponga al partito di propugnare ovunque ed in tutti i modi gli interessi operai, magari coil'entrata in un ministero borghese. Se avete paura di questo, egli esclama, vuol dire che avete paura della vostra propria forza. C'è molto lavoro da fare ancora nelle masse. Datemi un proletariato colto, cosciente, moralmente elevato e ve la faccio far oggi la rivoluzione! TERZA GIORNATA. RIGOLA, per la tendenza media, si dice tutt'altro che fanatico di un'unità ad ogni costo. Ma non vede una necessità interna, organica di divisione. Un grande par– tito come il nostro non può scindersi per questioni che il proletariato non sente. Analizzando i due ordini del giorno dice che al fondo del movimento riformista sta semprt! la tendenza di liberare il ·gruppo parlamentare dal controllo e dalla dipendenza dell'organizzazione politica. Ricorda come all'inizio del ministerialismo si era formata l'abitudine di deridere i circoletti e di volersi appogiare sulla grande massa proletaria. Si cominciò una politica corporativista, facendo perfino credere che la questione sociale potesse risolversi nelle organizzazioni economiche. Non si trova d'accordo con Bissolati, perchè il suo ordine del giorno dà un bili d~ill{leunità a tjucsti errori vecchi e lasci:1 aperta la porta ad errori nuovi. Da Labriola lo separa la· concezione delle riforme. Egli non riesce a c'apire come delle riform~, se vera– mente elevano il prolet.1riato 1 se lo rendono migliore, piì:1atto alla 'otta, possa dirsi che esse non modificano se non l'ambiente in cui si svolg:e la lotta. Ai riformisti l'oratore dice: può darsi che il vostro metodo sia il migliore, più pratico, meno faticoso, ma prima che la massa non riesca a capirlo, prima che la massa non senta fede in esso, non potete, non dovete imporlo al partito. Ai rivoluzionari dice: Se avete voluto erigere un contr'altare, se avete voluto opporre un argine al rifor• mismo invadente avete fatto bene. Ma allora non vi ostinate a sostenere un ordine del giorno impossibile, che vuole le riforme e non le vuole, che le ritiene utili e dannose nello stesso tempo. Non nega che il proprio ordine del giorno possa avere dei difetti. E' inteso a servire per l'unità e contro la confusione. In nome d~lla sincerità domanda che i tre ordini ciel gidrno siano messi in votazione coutem· pòra11eamen/e. Segue MARANGONI, per i rivoluzionari. Nota che a .Milano il partito socialista ricorre ora al medesimo sistema dei democratici, altra volta tanto combattuti. Filippo Turati è considerato difatti dal Secolo come un nuovo Cavallotti. E' invocata dal Vergnanini e dal Chiesa la coopera• zione emiliana e genovese a sostegno dell'ordine del giorno Bissolati. Pufe i rivoluzionari sono dei cooperatori mentre Turati non lo è. Ed invero quando Ferri consigliò a 1\1ilano, l'istituzione di una cooperativa e di una Casa

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