Il Socialismo - Anno III - n. 5 - 25 aprile 1904
JL SOCJA LISMO ' .SECONDAGIORNATA. ./ - li primo oratore della giornata è PARPAGNOLI, che raccomanda ;il Congresso di creare una situazione netta. I tentativi del centro tendono colla massima buona volontà a perpetu:ire l'equivoco. Voterà per Labriola. Gli seguono SALA, per i rivoluzionari, e CROCE,che dichiara di votare per l'intransigenza e per l'unità. A RTIOLI un operaio del Reggiano, dice che occorre una lunga e lenta educazione perchè il proletariato possa assumere la direzione de1la società. Voterà per Bissolati, perchè ritiene che il suo ordine del giorno risponde meglio alle necessità di questa lenta ascensione della massa lavoratrice. STORCHJ constata che tutti gli oratori rivoluzionari, che lo hanno preceduto, si lagnarono· delle riforme perchè queste riforme non sono venute. Nel volere le riforme siamo dunque tutti d'accordo. Ma se le riforme non si sono ottenute, la colpa è del partito, che non ha saputo essere seriamente riformista. li riformismo è il socialismo d'oggi, che sarà forse diverso domani e posdornani. Dove i rivoluzionari hanno veramente lavo– rato, sono stati riformisti, per la forza delle cose. Cre– desi forse che le riforme saranno migliori, quando la borghesia le farà da sola ? Voterà per Bissolat i. Gli segue CABR1N1,che svolge il seguei 'l.te ordine del giorno intermedio, accettato e firmato ·anche dai compagni Rigola, Siche!, Morgari, Reina, Lollini, Sacco, Agninì, Cabrini, Soldi, Gatti, Scaramuzzi, Rondani e Bona vita: Il Congresso, considerando che b s ocirtlizz:i.zione dei mezzi di produzione e di sc:'lmbio non può essere re:1liz.mta che con la lolt:, di clnssc del proletariato contro ogni privilegio economico e politico; affcnn:, l'obbligo nelle minornnze di rispellnrc i dclibcrnti delle maggiornn1.c pcreht! poss:1 svolgersi solid:1lc l'opera multiforme dei comp:1gni per b c:ducnzionc delle coscienze socialiste, per b de– molizione critica dei sistemi di sfruttamento e di parassitismo, e per la eonqnist:1 delle riforme economiche, politiche cd nmministrativc mcdi:111tc 1:1 pressione diretta del prolct:1ri:1to org:1niz1.:1toe l'nzionc dc-i suoi rnpprcscnt:,nti ; dichiara in:,mmissibilc l'nppoggio ad un qu:1lsi:1si indirizzo di governo e 1:1 p:1rtccip:1zionc dei socialisti :11potere politico cd :1ffcrm:1 in questi concetti la unità del pnrtito. L'oratore esordisce dicendo essere còmpito del Con– gresso di rispondere alla questioi1e pratica, quali forze possono svolgersi entro il partito, senza infrangere i limiti segnati dai suoi concetti fondamentali. Da questi limiti si uscirebbe, secondo lui, qualora un socialista prendesse parte ad un governo in regime monarchico, come ugualmente se n'esce dall'altro lato accettando la teoria catastrofica ed 11 concetto delle riforme dei labriolani. Bisogna che il proletariato si impadronisca di tutti i congegni del sistema parlamentare e se ne giovi. Rimprovera ai rivohu.ionari di parlare con spregio delle riforme, ai riformisti di disprezzare la pr01pganda evangelica. Ritiene pericoloso di nutrire l'idea della vioknza nelle masse. Quando la necessità del momento richiede la violenza, anche i rifo1misti sono sempre stati pronti ad essa. In un ·conflitto operaio a Genova si era già deciso cli far saltare in aria la gue -n.cl.porto. Conclude esortando i compagni di desistere dall'acerbità e dalla malignità ora pur troppo invase nella discussione fra corn1x1gnì. Parlano ancora BE.zzr per la tendenza media, e 'fo– DF:SC111N1 per l'ordine del giorno Labriola. TooESCHINIcritica Ca.brini che si illude per le :-ifor– mette ed accusa pure Turati per il disprezzo della piccola propaganda. Dice che l'opera socialista non deve essere cura omeopatica ma chirurgica; deplora l'assenza di Pram– polini dal Congresso per fare opera superflua in seno n.lla Commissione parlaincntare dell'affare Nasi, mentre utilissima sarebbe stata l'opera sua al Congresso. La borghesia, esclama l'oratore, deve guarirs; da sè o morire! Todeschini conclude con Pammettere la violenza, non solo come ipotesi lontana, ma come mina<':ciaco– stante alla classe dei dirigenti per strappare le riforme. 1 ella seduta pomeridiana si vota poi la c/ii11s11ra e, constatato che ben 40 sono ancora gli iscritti, si decide di nominare 3 oratori per ogni tendenza: LONGOBARDI, Mocc1-11 e J\ 1 IARANGONI per i rivoluzionarì, REINA, RI– GOLA e FERRI per la tendenza inedia unitaria, VERGNA– NINI, C1-11ESA e TURATI pei riformisti. Prende primo la parola LONGOBARDI pei rivoluzio– nari. Sostiene non esservi due tendenze, ma due partiti diversi. Siamo agli antipodi nell'azione quotidiana. La lotta di cbsse è b guerra, la collaborazione di classe è l'accordo. Di fronte ali' alleato si fa necessariamente molto diversa l'azione che non di fronte all'avversario. Così si è potuto trovare una spiegazione teorica del– l'eccidio cli ]3erra, e la colpa non venne trovata nelle classi dirigenti, ma bensì nella poca elevazione del pro– letariato, non ancora avezzo ad usare della libertà. Non nega \'utilità di certe riforme, ma bisogna sempre te· nere presente che esse· lasciano immutato l'organismo fondamentale della società borghese. Parlai1do della re– pubblica dice essere grave errore credere che la mo– narchia eserciti solo poca influenza. E' bastato un cam– biamento del monarca per modificare thtta la. politica interna in Italia. Parlando della violenza, dice che i rivoluzionari non la desiderano,. ma credono che essa sarà sul nostro cammino storico. ~e armi legali, di cui dispone il pro– letariato, potrebbero anche mancargli _domani. Segue VERGNAN1N1, riformista, che espone le condi– zioni del socialismo reggiano. I riformisti vi crearono ben 55 cooperative tutte floridissime, vi conqui~~arono il Comune, vi fanno opera socialista che non potrà mai essere distrutta. REINA parla per la tendenza media. Questa non ha altro significalo che quello di essere socialista nell'unità del partito. Se le due tendenze estreme aves~ero potuto conci– liarsi nello stesso partilo, la tendenza intermedia non avrebbe ::ivuto la sua ragione di essere.
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