Il Socialismo - Anno III - n. 1 - 25 febbraio 1904

IL SOCIALISMO governa repubblicano di non sacrificare le vite degli operai francesi alla solidarietà diplomatica col dispo– tismo russo che briganteggia in Cina. Jaurès, Vaillant e Guesde non sono più divisi da differenze teoriche, ma hanno la stessa voce, lo stesso pensiero, il medesimo senti~ento contro la guerra. Il proletariato di Germania, così forte nella sua organizzazione politica, non, sarà secondo a quello francese nella protesta contro le violenze milita– resche del kaiser. I lavoratori d'Inghilterra, degli Stati Uniti, di tutto il mondo civile, avranno lo stesso palpito e sentiranno il bisogno di reagire contro l'opera sel– vaggia delle diplomazie. Che se la protesta generale, umana e civile, del popolo lavoratore non varrà a scongiurare la con– flagrazione delle forze militari deile grandi potenze, è a sperare però che si avveri la profezia del so– ciologo, il quale pose la realizzazione degli ideali politici della democrazia sociale nel dimani del grande co!1Aitto militare internazionale di cui ora vediamo sull'orizzonte le nubi minacciose. C. MONTICELLI. PROBLEMI SOCIALI UN GENERALERELATOREDI BILANCIMILITARI Il costo dell'esercito. Piglio la cosa un po' da lontano per ispicgare il pcrchè torno dopo un anno a parlare in questa Rivùta di costo delt' esercito. e scrissinei fascicoli di novembre e dicembre 1902 e di gennaio 1903 in risposta a certi economisti del militarismo - il generale on. Marazzi in spece e un maggior Guer– rini - i quali, messi alle strette, si sforzavano di ri– durre ai minimi termini, quasi a nulla, le spese improduttive dell'esercito a forza di sottrazioni ar– bitrarie e di pretesi vantaggi economici, che, se– condo loro, dalle spese medesime dovrebbero venire al paese. Il generale ha ricantato ora nuovamente quelle sue idee nella Rassegna 11ationale del 1 dicembre ultimo in un articolo intitolato appunto Il costo del!' eser– cito. L' 1:.·conomt'sta di Firenze ne fece una rccen– sionC nè benevola nè maligna, ma dubitosa, perchè invocava dei lumi, come se si trattasse di una que– stione che non conosceva, un!astruseria tecnico– militare. E l'Avanti!, sempre deferente verso la cortesia e il sapere altrui, rispose alla .domanda di lumi nel numero cieli' I I gennaio, per quanto non fosse necessario fornire giudizi a riviste di economia politica c_irca le supposizioni economiche del gene– rale, dal momento che questi non calcolava no, come diceva, il costo finanziario dell'esercito esistente, ma andava soltanto fantasticando nel suo articolo quali sarebbero stati gli effetti economici, e quali le spese militari - proprio così - quando l'cs~rcito non ci fosse stato piè,. Questione militare non ne esisteva dtmquc in quel– l'articolo nè sotto l'aspetto tecnico nè sotto quello finanziario, perchè se ne potesse domandare ad altri tecnici militari la soluzione. Non si creda che io esageri poichè allora direi, con qualche maggiore particolarità, che la tesi da confutare si presentava così. Secondo il bilancio della guerra e degli esteri la spesa dell'esercito ammonta al presente a 284 mi– lioni annui, comprese naturalmente Africa, Creta e China. II generale la riduceva a 140 milioni soli, dicendo che gli altri 144, e diceva poco! non erano da valutarsi nel ·conto perch/, Io Stato li. avrebbe sempre pagati quand'anche avessimo abolito l'eser– cito, cosa questa ultima che non è per ora, di– sgraziatamente,· in discussione nemmeno per noi. Per esempio, secondo lui, le Opere pie avrebbero dovuto pagare in piè, ogni anno 60 milioni agli cx militari di truppa messi fuori dall'esercito abo– lito; chè non avrebbero trovato il modo di cam– pare altrimenti; e avrebbero per di più danneggiato il salario degli altri. Questi milioni dovevano an– dare in deduzione del costo attu'I\<, dell'esercito! ! ! E' una cosa curiosa - odiosa sarebbe il termine vero - che tutto quanto giova soltanto al reaziona– rio e al militarista, e noi chiamiamo parassitume, essi dicano di farlo per il. bene del proletariato o per evitare uno strazio al povero proletario. Ma forse nessuno di loro pensa che proprio attualmente ogni anno si congeda - per 6 mesi interi - quasi la metà dell'esercito, la metà degli obbligati al ser– vizio, 18 mila dei quali sono in parte assolutamente e jn parte temporaneamente invalidi, e tutti sono e dovrebbero rimanere disoccupati secondo quel generale; eppure lo Stato non sente per loro la metà dì quella tenerezza, preanunziata come certa dal generale, e da convertirsi, corne egli dice, in 6o annui milioni quando l'esercito tutto, anzichè la metà, venisse congedato. E i militaristi affettano di non ci pensare, ma è pure un fatto da loro rammaricato, che nessuno dei cong~dati rimpianga, nel partire, l'amaro pane della caserma. Preferiscono magari la disoccupazione inflitta loro dall'esercito oppure l'emi– grazione, e tutti gli anni pili di 50 mila giovani, obbligati al servizio militare, annunziano . ufficial– mente al ministero la loro dipartita dal suolo natio,

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