Il Socialismo - Anno III - n. 1 - 25 febbraio 1904

12 II.; SOCIALISMO dell'erudizione fisico-chimica o dalla biologia. Cosi, non è cosa straordinaria se noi siamo, all'ora attuale, alle prese con una mora– lità, un:-i politica infinitamente bassa, in tutti gli ordini dei fatti sociali messi in fascio. Giacchè, mi si permetta di dirlo, la nostra moralità famigliare· o sessuale è cosi empirica, arbitraria e infondata quanto la nostra moralità economica e l:t nqstrn. moralità giudi1.iaria e go\•Crnati\•a. La miglior prova ci è data da questa constatazione <1uotidi:'ll'l:'l e veramente orribile - ;llorchè vi pensiamo - di selvnti– chczza incosciente: l:t terapeutica sociale, l'arte di curare gli :lCCidcnti, i disordini mornli ingenerati negli individui da cause manifestamente gcncrnli, restando ancor l'arte di punire, di ereditare il male, di ripetere collettivamente, cioè vigliaccamente, il fallo o il crimine! E a chi affidiamo noi l'esercizio di quest'arte cosi complessa, cosi difficile, cosi delicata? A dodici &m ,g'Qri/1~ qunlsiasi, secondo una espressione cara a Renan. Non si è :-tncora trovato nulla di meglio. Del resto, è :-tlla medesima specie - con questa differenza, però, che qui il buon gorilla è sovente cattivo e qualche volta perfido, - che noi abbnndoniamo l"nrte di nmmannirci delle leggi, e quella di applicnrle, e quella di assicurare la. nostrn sicurezza, di difenderci contro la moralità rudimentale ! Al punto in cui oggi sono giunti, i terapcut\ delle anime fareb– bero dunque molto bene a seguire l"esempio, del resto incoraggiante, che fu dato loro dai medici dei corpi. Costretta a un fallimento vergognoso, la. medicina cercò e trovò b. salvei:za nella fisiologia pura, nella biologia astratta, edificata sulla base solida delle grandi scoperte chimiche. La scienza della vita mostrò ai pili ciechi che ·e$Sa era capace di rinnovare le teorie mediche e di creare dei metodi curativi pii.I razionali, pili potenti dei vecchi rimedi dell"empirismo. Ora, le cose si risolveranno certamente nello ste;so modo in ciò che concerne la morale applicata o pratica. Sotto pena di banca– rotta immediatn, <1uesta si dovrà indirizzare alla sociologia astratta, ap1>0ggiata sulla sua base biologie.,, per domandarle di infondere un sangue novo ai labili insegnamenti, alle regole agonizzanti delle momli religiose e metafisiche. E_qui ancora si finirà per persuadersi che fra i principii superiori della morale e le verità prime della socio– logia, esiste un parallelismo costante, intimo, necessario. Tutti i no,;tri dissensi e le nostre divergenze dì scuoi:\ si raf– fibbiano a questa trasmutazione in vista, a questo affinamento inevi– tabile dei metodi sperimentali. Da una parte, noi ci urtiamo coi partigiani del passato, delle vecchie pratiche, dei pregiudizi succhiati col latte, anime ingenue e semplici al punto che, strisciando sulla terra, si immag~nano di volare negli spazi celesti. E dall'nltra, noi incontriamo i loro avversari che invocano coi loro voti il regno della dotlrina nazionale e che lottano contro il ristagnamento morale, contro i precetti, contro le idee, contro i sentimenti, contro tutta la • cattiva ricchezza • del buon senso della folla. Tuttavia, fin che la morale rimarrà una ricerca eonfus;1 delle leggi empiriche della vita collettiva. noi avremo torto di rimproeciare alla J>Olitica la sua \'Crsatilità o la sua mancanza di principii. In fondo, la politica non è nè piu nè meno immorale della morale stessa. Dire che \"uomo è un mei:zo per la politica, quando è un fine per la mo– rale,• è fare una distinzione vana e futile. La politica e la morale inseguono la mcdesimn mèta. Ogni politica, la migliore come la peggiore, non è mni altro che l'eco, la ripercussione, nei nostri atti, d'una concezione qualunque dei rapporti che uniscono gli uomini tra di loro. Tali idee potranno, in seguito, apparirci come più o meno false, - ed è appunto per questo motivo che noi condanneremo la politica corrispondente. Il medesimo criterio, del resto, ci servirà per giudicare una religione, una filosofia. un·estctica; giacchè la cognizione morale, per quanto rudimentale sia, precede e prepara q11cste diverse opere intellet– tuali. Non si potrebbe dunque venirci seriamente a parlare dell'avve– nimento della moral_c nella pratica degli affari. Ma, in cambio, certi fatti, certi concorsi di circostanze possono benissimo servire di segni, di sintomi\ indicanti che il nostro sapere morale è ingrandito, che esso si è perfezionato e modificato; e che, per conseguenz:-t, In politica corrente, i costumi e le abitudini che derivano da un sapere minore, non possono piu soddisfarci. Comunque, i fatti che cosi riconfortnno un certo numero di menti pii.i perspicaci delle altre, contristano e inquietano la massa, sempre piu o meno misoneista, delle intelligenz:e mediocri. Negli avvenimenti che si succedono sotto i loro occhi, codesta gente non vede sin da principio che una lamentevole confusione fra queste due cose, questi due dominii che devono, secondo essa, rimanere rigorosamente separnti e distinti: la morale e la politica! Questi uomini, qualificati saggi e pond.erati, ragionano in questa guisa: • È evidente, o dovrebbe esserlo, che l'uomo politico in noi non è tutto l'uomo: che vi hanno delle regole di pensiero e di \•ita che sono superiori e anteriori della politica. Quando noi cerchiamo, su una questione oscura, la luce e la verit:\, quando noi vogliamo la giustizia eguale per tutti, non è già in noi l'uomo di partito che domanda la giustii:ia e la verità; no, è !"uomo profondo, l'uomo eterno e universale che è in ogni individuo e fa il suo valore morale ,e la sua dignità. È dunque indubitabile che, per sposare queste grandi cause umane che si chiamano la verità, il bene morale, la giustizia, bisogna .. nlmeno momentaneamente, uscire daltn politica e dal proprio partito 1>0litico. • E bene, in fondo a queste idee, c'è un andamento corretto e apparentemente plausibile, un pregiudizio oStruttivissimo per il pro– grcdimento dell'etica. Non si tratta già di parbre per' non dir nulla; non si tratta già di riconoscere se l'uomo politico è, sl o no, in noi tutto l'uomo. Ma si tratta di assicurarsi se è lecito pretendere che non è mai quest'uomo 1>0\itieo che in noi domanda la giustizia e la verità. _Ma si tratta di assicurarsi se è permesso sostenere questo sofisma, pii1 sciocco che cscobardino, che consiste nel credere che !"uomo politico può disj)Cnsarsi dall'ascoltare la voce della scienza o della ragione unh•ersale, giacchè cercare la verità e la giustizia non è propriamente il suo còmpito. i'.\fa che cos'è la politica, se non l'arte o la tecnologia degli interessi generali ... e che cos"è la politica se non l'uomo che ha cura degli interessi di t:ll specie? Separare la politica dalla morale, è porre in principio che i bisogni del gru_ppo sono, per essenza, ostili ai bisogni dcli' indi\!iduo e agli interessi concomitanti della verità, del1'4manità, della giustizia. Ed è dar eart:l bianca alle infamie già cosi n~orie, ai crimini detestevoli delle classi dirigenti. Vi ha, del resto, una gran dose di scimunitaggine nella couce– zionc volgare dell'uomo universale o intimo. Si dimentien volentieri che la più pura morale, come la P.iù alta scienza, è ,;empre, nella sua genesi, nelle sue origini, una questione di credenza. di convin– zione, quindi di partito. Il fisico che scopre un fatto o una nova legge, prende p.,rtit~ per la sua scoperta e combatte quelli che negano la sua verità (sia che essi non la vedano o che non la vo– gliono vedere). In morale e in politica, tutto a\•viene come negli altri dominii del pensiero e dell'azione. E le nostre divisioni morali sono cosl numerose e profonde, qu:tnto. per lo mefio, le nostre divisioni politiche; poichè queste riflettono semplicemente quelle. Verrà però un giorno in cui la morale, staccata d:'ll guazzabuglio metafisico e costituita in scienza ~salta, governerà il mondo delle sociCtà umane con l'aiuto d"una politica basata su questi due grandi fattori della serie scientifica applicata~ la filosofia e l'arte. Sino a quel giorno, noi possiamo meditare la lezione contenuta in queste parole del Taine: • Viviamo nella scienza. I nostri figli, pit1 felici, avranno forse i due beni uniti: la scienza e la libertà... Bisogna attendere, lavorare e scrh•ere. Come diceva Socrate, noi soli ci occu– piamo della vera politica, la politica essendo la scienza. Gli altri non sono che dei commessi, che dei faccendieri•· Gucu~:LMO EvANS. RIVISTA DELU IHVISTE SOCIAUSTE Riviste anglo-americane. La questione economica in Inghilterra. Su 1:t questione ardente della politica interna inglese la guerra r~1sso-giapponesc è venuta a gettare parecchia ombra; tuttavia, se ne discute ancora molto, e il risolvere il problema delle tariffe ri– mane la questione che preoccupa più d'ogni altra l'opinione pub– blica in Inghilterra. E a questo proposito il Sotin.l-Demoerat, nei suoi numeri di novembre e dicembre 1903 pnbblica due notevoli articoli, dovuti il primo a Heetor Kirby, e il secondo a H. Quelch.

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