Il Socialismo - Anno II - n. 24 - 10 febbraio 1904

lt SOCIAUSMO 375 le organizzazioni degli impiegati. Quando cioè esse ab– bandonassero la piccola questione particolaristica dello stipendio e si organiz.zassero per partecipare a quesl 1 0- pern grandiosa di trasformazione sociale che va facen– dosi dalla classe operaia; quando essi si persuadano che le funziorii inutili ed improduttive devono essere gradualmente meno retribuite,. per aumentare la retri– buzione di quei lavori che maggiormente sono richiesti dalla società. 1 Quando insomma negli impiegati si possa svilup– pare una coscienza socialista, e non abbiano paura di mettersi al fianco degli operai nella lotta, solo allora il Partito socialista potrà appoggiare le nascenti orga– nizzazioni. In caso diverso esso, essendo l'esponente clcgl'interessi dei salariati, dovrà necessariamente com– batterle. Ora, tra le organizzazioni degli impiegati non v'ha dubbio che quelle dei maestri possono sviluppare nei propri affigliati la coscienza socialista. Essi che stanno tutto il giorno a contatto col proletariato possono ve– derne i bisogni, sposarne gli interessi e capire la ne– cessità di unirsi nella lotta contro il parassitismo eco– nomico e politico. Ma anche qui noi abbiamo due politiche. Quella demagogica dei politicanti i quali tendono ad accatti– varsi i maestri coi piccoli e successivi aumenti di sti– pendio. Quella dei socialisti che tende ad ottenere aumenti indiretti, ma più efficaci, con diminuzione delle impo– ste indirette e che lega l'azione degli insegnanti a quella degli operai per una elevazione contemporanea delle rispettive condizioni. I professori medi devono, prima d'avere il nostro appoggio, dimostrare di non seguire una politica parti– colaristica, ma una politica inspirata alla necessità di trasformare tutto il sistema sociale basato sulla depres- 8ione delle forze produttrici. Gli alti impiegati poi, che hanno per còmpito di difendere lo stato attuale cli cose, devono essere sen– z'altro combattuti. Se, per tendenza demagogica, noi li aiutassimo fi– dando sul loro attuale ardore di lotta, appena ottenuto un aumento cli stipendio, noi ci troveremmo un pugno di mosche in mano, ed avremmo la stessa delusione ch'ebbero i partiti popolari cli Roma dopo che il Go– verno, nell' imminenza delle elezioni amministrative, aveva fatta votare la legge sulla cedibilità del quinto. Dopo tante promesse di voti da parte degli impiegati, fu molto se si riuscì a racimolarne qualche centinaio. Romeo Soldi. 1 t; bene notare che un alto salario degli operai addcni all:i prodt11ionl" richiama una maggiore offerta di IM•oro, portando \'ia dei di50Ccupati aspi– ranti ngli i1111)ieghimnl retribuiti. Cosi i11questi la scarsita di offerta deter• minerà necessariamente un :,mne1110di stipendi. I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I I i I I I I I 1\1 I I I Non vi è socialista colto che possa esimersi dal leggere e possedere le opere di Marx. Luigi Mon– gini che le sta pubblicando a fascicoli (si è giunti al go•) sotto la direzione dell'on. Ciccotti, è disposto di accordare ai compagni ed alle Sezioni che voles– sero acquistarle, speciali facilità di pagamento. L' 11 OPERA POSTUMA,, DICARLO MARX (Continuazione). LA TEORIA MARXISTA DEL \'AI .•ORE E LA CIRCOLAZIOKE DEL CAPJTALE. Due sono le fasi per cui passa il capitale: la fase della produzione - capitale produttivo - e quella della circolazione - capitale di circolazione - rivestendo in quest'ultima le forme cli denaro e cli merce. Sono quindi tre le forme in cui si presenta il ca– pitale: mezzi di produzione, denaro e merci. E il pro– cesso di circolazione risulta appunto dal passaggio del capitale continuamente dall'una all'altra forma. Marx analizza questo moto circolare partendo dal capitale monetario, nella circolazione del quale distingue tre fasi: 1° la trasformazione del capitale-moneta in capitale produttivo, ossia la compera dei mezzi di pro– duzione e della forza di lavoro; 2° la esistenza ciel ca– pitale sotto forma di capitale produttivo, ossia il processo della produzione che ha per riSultato la creazione del plusvalore; 3° la novella trasformazione del capitale– merci in capitale-denaro. Il primo e l'ultimo di questi stadi appartengono alla circolazione propriamente detta, che suppone uJ1cam– biamento di proprietario. Il secondo, invece, suppone semplicemente un cangiamento di forma dei mezzi di produzione in merce. I~nel secondo stadio che ha luogo la consumazione produttiva del capitale e la creazione del plusvalore, poichè nè il primo nè il terzo stadio producono plusvalore, avendosi nel primo la trasfor– mazione di una somma di denaro in mezzi di produ– zione dello stesso valore; e dii terzo contribuendo sem– plicemente a realizzare il" plusvalore prodotto, nello stadio intermedio, dal capitale produttivo. Terminata la terza fase, la produzione non si arresta, ma comincia un novello ciclo circolare analogo al pre– cedente, e così di seguito. Soltanto si osserva: se in questo novello ciclo il plusvalore precedentemente creato è aggiunto al capitale monetario primitivo, allora la circolazione ricomincia sopra una più larga base; oppure se l'equivalente mo– netario del plusvalore è consumato dal capitalista, la circolazione continua sulla stessa scala. Nel primo caso si ha l'accumulazione del capitale, nel secondo la sua semplice riproduzione. La differenza tra queste tre forme della circolazione non è che formale, esse coesistono l'una accosto all'al– l'altra e la circolazione generale le abbraccia simuita– neamente. li capitale, quindi, non è mai in riposo, ma in movime,;to continuo. Non vi sono tre generi clifferènti cli capitale, ma sempre lo stesso èapitale che nel mo– vimento passa per forme differenti. li tempo necessario alla circolazione elci capitale si divide in tempo produttivo ed in tempo cli circolazione propriamente detta. Nella prima fase si crea il valore delle merci, nella seconda ogni lavoro compiuto non aggiunge alcun valore alla merce.

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