Il Socialismo - Anno II - n. 23 - 25 gennaio 1904

B ANNO li. N. 23. IL SOCIALISMO ~ Rivistaqoil)òicinaleòiretta da ENRICO FERRI ~ ilBONAMENTI. - ITA11A: Anno L..5 - SemeÙr• L. 2,50 I SI PUBBLICA I Per la Direzion~ e Redazione rivolgersi all'on. prof, ENalCO • E.iTtr:Jlo: Anno L. J,25 - Semestre L. 3,25, • 1 lO d . 1 2S d' , F11:1<R1, Roma, V,a Montcbello, :i•• - Per l'Amministraiion• Un numero cent. 25. 1 e 1 ogni mese rivolgersi: Il Socialis..,o, Rivis,ta, Roma, Via S. Claudio, 57 ATTUALITÀ POLITICA Lavoriamo,dunque! Al Congresso d'Imola ebbe fortuna una frase. Essa fu adoperata anzitutto per negare che due ten– denze esistano nel nostro Partito, in Italia come ne– gli altri paesi; perchè fra i canoni della vecchia diplo– mazia è anche quello che tout 111attvais cas est_ niable - bisogna negare, prima di tutto, ogni cattivo incidente che venga allegato. E quella frase fu anche adoperata, per coloro che ammettessero esplicitamente l'esistenza delle due ten– denze, ad inchiodare, nella polemica, gli avversari soste– nitori del e< rivoluzionarismo verbale )>, frutto e ma– schera di " poltroneria " quando non sia dissimula– zione di tendenza, c.he viene denunciata"nello stesso tempo come «anarchica>> e come çc piccolo~borghèse ». E la frase fu, da parte di alcuni compagni rifor– misti: « lasciateci lavorareI >> Al prossimo Congresso nazionale questa frase però sarò moneta fuori corso per troppa gran parte dei nostri compagni. Sono passati tre anni, <lacchè la tendenza rifor– mista si è_affermata ed imposta, dentro e fuori il Parlamento. E la mèsse raccolta non pare abbon– dante. L'altro giorno, a Milano, il compagno Ca– brini, veramente operoso, enumerava i frutti di questi anni di opera riformatrice, ,1iutata dal Governo libe– rale, ma la lista era più corta delle cinque dita di una mano. E quelle riforme hanno così poco scossa l'attenzione pubblica, come riflesso di benefico con– traccolpo nella vita proletaria quotidiana, che io, non rintracci:rndo or:t il giornale che rendeva conto di quel discorso Cabrini, non arrivo nemmeno .... alle cinque dita, perchè piè, in là dell'ufficio d~l lavoro e della legge sul lavoro delle donneefancittlli ( che ora i proprietari di risaie vogliono, per la loro parte, mu– tilare) e i ritocchi alla legge sugli infortuni del ta– voro, non arrivo a ricordarmi altro. Voglio dire, con questo, che quelle riforme siano inutili o anzi, come qualcuno azzardò, persino dan– nose? Mai pi,,. L'nfficio del lavoro è un laboratorio di statistica sociale e può far comodo agli studiosi e ai legislatori; ma è riforma platonica e perciò ral– legrata di tanta réclame dai giornali borghesi, quando fu solennemente inaugurata. E le altre leggi? ... ma se ce n'era una vigente fin dal r866, sul lavoro nelle risaie e non si era mai applicata, come non si applicheranno o si appliche– ranno male le altre e pi,1 recenti, perchè il proleta– riato le vede scendere dal cielo parlamentare, senza che esse siano invece salite dalle profonde radici della vita quotidiana e imposte dal basso all'alto. Comun– que, meglio poco che niente. Ed io non ho mai detto che il lavoro dei com– pagni riformisti sia da condannarsi o da disprezzarsi, per quanto non creda esatto il loro sussiego di ponderosa sapienza quando parlano di qualche pro– getto di legge - come se per questi progetti oc'cor– resse una scienza recondita e molto faticosa. Solo ho detto e penso che essi soggiacciono ad una illusione ... che io ho avuta prima di loro. Infatti, io sono da dieci anni contrario al metodo riformista, non per deduzioni sillogistiche, ma per frutto di esperienza. Appena eletto deputato, nel r886, ebbi anch'io l'illusione delle « riforme sociali " e del metodo rifor– mista perchè l'esperienza degli altri serve sempre assai poco e mezzo secolo di « legislazione sociale " in In– ghilterra ed ~ltrove non mi avevano persuaso. E dal ·, 886 al r892 lavorai da riformista con– vinto, per la legge sui lavori alle cooperative, per un progetto sull'emigrazione e feci parte della Commis– sione per la ,, riforma penitenziaria » e per la legge di "pubblica sicurezza". Si era al tempo del famoso Patto di Roma - di cui io sono stato il relatare e redattore appunto per la parte delle riforme sociali - Pa.ttodi Roma, che sta or:1, senza che si dica, rinnovandosi nella fede di parecchi dei nostri compagni riformisti. Ma mi accorsi allora e sperimentai, - e se ne accorse anche Cavalloni, malgrado le alleanze con Di Rudinì - che nell'ingranaggio parlamentare bi– sogna spendere 100 di energia per ottenere l'effetto di I ••• qu:111dosi ottiene. E mi persuasi che bisognava cambiar metodo, e da allora mi arruolai al Partito socialista e adottai il me<odo rivoluzionario.

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