Il Socialismo - Anno II - n. 14 - 10 settembre 1903

IL SOCIALISMO 215 mercato, dall'altra parte 1:,.intensità dei desideri che si riferiscono a questo bene. Vale a dire, il valore di scambio è regolato dalla legge delJ'ojferta e della do– manda (ciò che ribadisce e conforta le nostre argo– mentazioni sul grado finale di utilità). Ora, nelle sue incessanti oscillazioni, il valore di scambio tende verso un punto fisso, come il pendolo in movimento versor la posizione verticale; ossia tende ·a coincidere col roslo di produzione, formato dalle materie prime e mezzi di produzione consumati, dal salario e dal pro– fitto normale (che si suddivide in interesse e profitto cl' intrapresa). Ed è su questa base che il Pantaleoni finisce per ribadire che il grado finale di utilità di un bene riproducibile coincide col costo di produzione, onde tutti i teoremi svolti intorno al grado finale di utilità si applicano senz'altro al costo di produzione; e che la nuova economia pura viene così a dimostrare ancora una volta la precisione, l'eleganza e verità del– l'economia ortodossa o classica. * * * Siamo cosi giunti alla teorica del costo di produ– zione, che forma il punto di partenza di due teorie del valore. Invero, è al costo di produzione che si arresta la teorica dell'utilità finale (che cosi si rivela piuttosto una teoria dei prezzi che una teoria_ del va– lore)i ~ mentre è dal costo che comincia la teoria di Marx, tendente ·a dimostrare che tutte le spese rap– presentanti il costo di produzione si riducono sem1>li– cemente ad una comune misura: il lavoro. Ora, il costo di produzione che regola il valore di scambio_, centro di attrazione dei prezzi di mercato di una merce 3- è formato: 1° dal valore dei mezzi di pro– duzione consumati e dal salario anticipato (Jl:1); 2° dal profitto o guadagno normale (P). Ossia, il valore di scambio V cli una merce è dato dalla equazione: V- 111 + P. Ove si volesse tener conto delle variazioni deter– minate dall'altalena della domanda C dell'offerta, allora si avrebbe: V-(Af+P) X g_ O. Senonchè, il valore normale di una merce, che coincida col costo di produzione, essendo raffigurato nel momento in cur la domanda e l'offerta si equili- . D . ' . brano, la frazione ()diventa uguale ali umtà, e l'equa- zione ritorna alla forma primiera: V=- Af + P. Ma se A'f è conosciuto, poichè il capitalista conosce esattamente il salario pagato agli operai ed il consumo valorifero dei mezzi di produzione, non cosi può dirsi di P, ossia del profitto normale. Il profitto normale, infatti, è condizionato dal saggio del profitto, che non è cosa fissa, ma variabile a se– conda dello sviluppo produttivo e della pressione or– ganizzata della classe lavoratrice. Ed ecco in quale modo la difficoltà che credevasi superata ritorna formidabile. Da che cosa è detenni– nato il :;aggio medio del profitto? Perchè esso è del 10 pi~ttosto che del 5 % sul capitale complessivo im– pegnato nella produzione? Nè vale che l'economia pura ci dica che il profitto totale (interesse, profitto, rendita, ecc.) risulta dalla differenza tra l'utilità presente e l'utilità futura di un 1 Eco,comin j,Nf'll, pag. 2o8. 2 C,uat<lKS scrive a proposito dell'economia di Jevons: • Supponete che in luogo di utilitia noi 111ppe\liamo .r le condizioni sco• , nosciute che producono il ,•alorc; noi poqiamo allora din: che il valore e è determinato da x ... , cioè: che il valore è determinato dalle condizioni e che lo determinano•· Ci0 che nnn può portare alcuna lnce all'eco11omia politica, Cettlllmenle I 3 Qui nnn ci occupiamo di Slabilire quale ~ia il co1l0 di JrodNsio,u, che, a second:1 della dom;,,nda e dell'offert:,, regola i prcui del mercato, cioè se sia il costo di prod11iione pii.i aho o quello p1ti b:,uo o quello medio. dato bene o di una determinata merce. In quale modo si misura questa differenza costituente il profitto capi~ talista? E' questo il problema che nè l'economia edonista nè quella classica del costo hanno mai saputo risolvere, e che anzi non si sono mai posto. Tutto ciò meraviglia ben poco, specialmente per rapporto al purismo che, per bocca del Montemartini, lascia beatamente insoluto il problema, baloccandosi tra il valore, il costo e l'utilità finale. Per il Montemartini, infatti, sarebbe un voler ritor– nare alla precedenza dell'uovo o della gallina, I' insi– stere per sapere se il costo di produzione sia la causa ciel valore, o se viceversa il valore delle merci deter– mini il costo di produzione; poichè, egli opina c.he fra i due fenomeni esista una relazione determin ata, di modo che, variando l'uno varia anche l'altro, e la stessa relazione corra tra valore ed utilità. 1 Tra il sì ed il no, come il marchese Colombi, !'edo– nismo è di parere contrario! Orbene, è questo il problema fondamentale dell'eco~ nomia poli_ticarisolto completamente dal Marx; il quale, perfezionando la teorica ricardiana, pose a misura del valore la quantità di lavoro socialmente necessario alla produzione di una merce, ed a misura del profitto totale e quindi del saggio del profitto il plusvalore estratto dal sopralavoro della classe operaia, ossia la differenza tra il salario pagalo al 1.avoratore (lavoro pagato) e il valore aggiunto dal suo lavoro .. Ci.stell:auo Bormida. Luigi Negro. (Continua). 1 C,.itica sodai,, pag. 309, anno 1899. Recensione di Romeo Soldi di uno studio del '.\lontemartini. inen!~rico Leone in un suo articolo sulla PosJ,,,,,n di Marx scrive ugual• • Co,\ pcl fenomeno del valore, non diste più la quistione della sua • c,u11a deJ.trmù1a11,te. Il valore nen è determinato dal costo, dal lavOTO; • ma è il costo, il lavoro che tende lii porsi in equilibrio col valore delle • merci •· (Rivista joj,4/a,., del Colajanni, anno 1902, pag. 411). Ora il Leone, come il Montemartini, cade in due ,-o,.;: il /,.imo tta nella sua proposizione che il costo, il lavoro tenda ad avvicinarsi al valore delle merci, in cui raffigura il valore come qualcosa di preesisterue alla merce steu11, mentre euo n;asce nell'atto che si produce la merce e si ri• vela uello scambio; il ,eco,cdo ,,..,.o,., sta in ciò ch'egli vuole trovare la . ,au1n del valore, mentre l'economia cerca soltanto di scoprirne llll misuu. Poichè, se raffigu1·asi per valore quello che va sotto il nome di valore di scambio, ciò che lo determina è essenzialmente il fatto dello scambio, e si avrebbe la tantologia: il valore di scambio é determinato, è &a111alo ... dallo scambio. VITA PROLETARIA INTERNAZIONALE Il proletariato nell'arte ali' Esposizionedi Monacodi Baviera Monaco, 4 settembre. Dell'imminente Congresso Nazionale della democrnzia socialista tedesca vi parlerà 1:t vostra redattrice e nostra cara compagna Oda Lerda Olberg. rÒ vi parlai delle elezioni, 1 e da quella formidabile mauifo.;tn• tionc di coscienze e di energie socialiste trnrd il Congresso gli insegnamenti del suo altissimo ufficio dinanti al proletariato e alla Nazione - ma l:i. vita proletaria non Sl:l soltanto in queste grandi lotte della vita pubblica. Ess.'l trnbocc:i e si ripcTcotc all'arte. Mentre io peregrinava, ali' indomani dcli' innugurazione, aura• verso le numerose ed eleg:mti S.'lledel Clns-l'nlnst di Monaco per visitarvi la nuova Esposizione intern~u~ionale d'arte, ripensavo al fremito di :1mmirazionee di simpatia che in queste stesse sale aveva s:tlutato, l'anno scorso, l':ipparizione del grn.ndc ritrntto di Leone 1 V.edi: Gli ti~,,,,,,,,. ,hl trionfo 1ocinliltt1 ;,, Germnnùr, in Socinli• '"'"• 10 luglio 1903.

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