Il Socialismo - Anno II - n. 7 - 25 maggio 1903

IL ~OCl!\LISMO 99 della fede e l'egoismo del cuore. I tramonti cere– br:11.i di tanti uornini d'ingegno - p. es., Ausonio Franchi - si devono appunto all'influenza della prima educazione. Se la societ:ì europea del se– colo xix non avesse respirato troppa aria di teo– logia, noi forse non avremmo avuto Spencer che· giunge all'i11couoscibile, Du Bois-Reymond che pro– cLuna l'ignornbi11111s, Pasteur che, levato l'occhio dal microscopio,si prostra innan;,;i all'infinito ultrasensi– bile, nè, infine, vedremino Ernesto I-bckel inneggiare all'operoso Dio di Arturo Fitger. Il nostro programma scolastico, dunque, non deve essere nè la « laicizzazio111, della scuolapubblicn » - di cui parla A. '.'\chiavi nella Critica sociale - nè la gucrrs al classicismo che lo stesso A. Fouillé si è deciso a bandire '. La nostra riforma, veramente nb imis, ha un con– tenuto ben pi(, nobile e razionale. Nella difesa di questo programma noi avremo dalla parte nostra quanti uomini d'intelletto ante– pongono ai meschini interessi della politica le pi(, pure idealità della scienza. Che se anche dovesse verificarsi quello che pensa il Kautsky - che, cioè, tutte le funzioni ddla bor– ghesia daranno mano forte all'oscurantismo pur di non indebolire il loro dominio di classe (es., l'ateo senatore Negri) -- noi non avremmo a dolercene, percbè nessuna cosa indebolisce pi(1 rapidamente gli uomini ed i paniti qu:mro il trovarsi in lotta non solo con gli avvl!rsari ma anche con la propria co– s.:icnza e coi propri ideali. Cosimo Rubino. 1 A. Fou1u,1::, l(i r{ (,rmt dc /'msàg11eme11t par la p!1i/()so– /'hi~·. - P:i.ris, 190 J . PROBLEMI SOCIALI L'ECONOMIA SOCIALE alla Esposizione Universale di Parigi. Sono stati pubblicati di questi giorni dal Mini8tero francese ciel commercio e dell'industria i Rapporti del Giur_yinlernaziouale del/' Esposi=ione Universale del I<)OO, tenuta a Parigi. Il 6° volume della fnlroduzio11c gene– ra/e è opera dell'insigne e popolare economista Carlo Gide, prOfessore a Montpellier, ed è dedicato per in– tero alla rassegna cli quella parte della Esposizione che era riservata all'Economia sociale. In quella meravigliosa Esposizione mondiale tutta la civiltà del secolo trascorso era venuta come a con– vegno, a mostrare le raffinatezze portentose dell'ingegno umano, ad indicare i trionfi della meccanica, gli sforzi vittoriosi delle scienze. i progressi rapidi e crescenti delle industrie, e ciel lavoro in tutte le sue forme. Ì\ello sterminato recinto dcli' Esposizione si volle con felice ardimento porre in atto ogni mezzo, perchè essa riuscisse una rassegna completa e fedele <.liquanto l'uomo, nelle sue lotte contro la natura, era riuscito a cònquistare al patrimonio della civiltà, e che il se- colo xix tramandava come avito retaggio al nuovo centennio. Raccogliendo l 1 idea di Leplay si volle per tal guisa dedicare tutto un edificio alla esposizione della situa– zione delle classi lavoratrici e dei mezzi escogitati a migliorarla. 11 palazzo dell'Economia sociale fu così come la esposizione concreta dei dolori della classe operaia e dei mezzi spiegati a lenirli. Si esponevano le lagrime delle cose. Ecco quà su di una parte graficamente rappresentata - per ogni particolare paese - il numero delle ore di lavoro che inghiottono le officine. In quelle tabelle pare siano contati goccia a goccia i sudori della fronte dell'operaio, il solo colpito dalla condanna biblica del lavoro. E poi su altre parti sono graficamente espresse le curve dei salarii, di questi ricompensi capitalistici che son causa di piaceri e di dolori alle classi lavora– trici, e che attraverso la loro misura maggiore o minore riflettono il grado di benessere dei ceti operai. Il Gide si mostra assai sodisfatto dell'esito conse– guito da questa esposizione tangibile dei progressi con– seguiti dal movimento operaio dei due mondi .. Ma noi riteniamo inutile fare osservare come queste Esposi– zioni, caratteristiche nel loro genere, possono è vero far cadere in modo sensibile sotto gli occhi delle masse le reali condizioni sociali in cui si svolge la vita degli operai ; ma non inseg ,w.no che assai poco per ciò che ha attinenza col corso generalé della vita economica. Un'Esposizione di Economia sociale - e il Gide ne conviene - non può mai essere un'Esposizione cli tutta la Economia politica. Il movimento degli sèambi internazionali, le variazioni del fondo monetario dei varii 1x1.esi, i congegni e le funzioni delle Banche 1 i coefficienti di produzione non si prestano per la na– tura sommamente complicata ccl astratta dei loro pro– cessi, ad essere tradotti in semplici grafiche popolari. Del resto, quando il Leplay immaginava, pel pri1110 1 aWEsposizione francese del 1878, cli creare un reparto destinato alla economia sociale, egli si rannodava alle idee da lui stesso sostenute: che cioè l'economia so– ciale, non solo non deve essere tutta l'economia poli– tica, ma deve sorgere coine il suo contrapposto! Mentre l'economia politica è lo studio degli egoismi, l'economia sociale è - per lui - lo studio della pace e del benessere. Questa antitesi è per noi del tutto sfornita di significato scientifico. E il Gide, uno degli economisti più reputati e più universalmente noti, si mostra ancora legato al suo noto spirito empirico quando accetta questa suddistinzione del Leplay tra economia sociale e politica. L'economia sociale, dice l'illustre economista fran– cese, non pesa con le bilancie del mercante! Essa im– pronta il suo spirito alla pace e al benessere. Ma allora l'Esposizione di Parigi non potè essere altro se non la rassegna assai approssimativa cli quanto si è potuto operare dalla iniziativa volenterosa e filantropica, sia nel senso della produzione delle fabbriche, sia nel senso dell'orario, del lavoro, e ciel salario. Senonchè uno sguardo dato agli splencli'di risultati, di cui ci dà notizia il Gide, non tarda a convincerci cli come la Esposizione di Parigi abbia per noi un interesse di sommo grado, per le conclusioni economiche cui quei risultati ci conducono. Nel libro é riportata la statistica delle lotte sinda– cali e dei loro risultati. E il moto sindacale non è una provvidenza sociale, ma uno sforzo economico delle classi lavoratrici per migli9rare la loro sorte. La economia sociale qui non presenta alcun contrasto con le vedute del Socialismo: ed ai fini del Socialismo l'Esposizione di Parigi, esaminata retrospettivamente nei suoi risultati. può servire da campo di assai utili osservazioni.

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