Il Socialismo - Anno II - n. 4 - 10 aprile 1903

rL SOCl~I.ISMO 53 allora il getto si arresta. Ma questo è il periodo anor– male della crisi. Nell'agricoltura invece la produzione consta di atti discontinui, a seconda delle stagioni, a seconda. dei vadi periodi ciclici occorrenti alla fecon– dazione, alla sterilizzazione, alla fermentazione, ecc. L'industria è come un uomo che scivola su di un piano inclinato; l'agricoltura è come un uomo che proceda a grandi salti. Onde il contratto cli lavoro nella industria è il re– golamento giuridico di rapporti economicamente per– manenti, rispetto all'attività industriale. e g-iuridicamente muttvoli rispetto alla persona del lavoratore. Nella agricoltura questo stato continuativo cli cose è ancora allo stato di tendenza. Le esigenze dunque dell' indu– stria rispetto al lavoro sono identiche nella successione del tempo. Il motivo giuridico, cioè, di ogni stipula– zione di contratto di lavoro permane uguale a sè stesso : onde, differenziazioni troppo accentuate sul 111odo 1 sul tempo, sulle condizioni, sui fini del Con– tratto non si generano mai nel seno cl' una stessa fab– brica. Il contratto di lavoro ha così una identica na– tura pratica ed economica per tutti i lavoranti che lavorano in una stessa fabbrica, in una stessa occu– pazione tecnica. Sicchè la figura collettiva del con– tratto discende anche dalla natura tecnologica della moderna intrapresa. Stipulare contratti frazionarii per gli scopi d'una stessa fabbrica, è un far divergere note e tendenze co– muni a tutti i contratti. Di qui, la necessità di stabilire che in ogui fabbrica i termini e le condizic-ni dei con– tratti particolari di lavoro debbono essere apposti in modo eia restare inattaccate le qualità giuridiche essen– ziali del contratto collettivo. Comprare volta per volta, secondo re condizioni favorevoli del mercato di la– voro, le braccia necessarie, potrebbe essere da parte del capitalista un mezzo acconcio per retribuire con saggi di salario diverso i proprii lavoratori. E la di– ,·ersità del salario renderebbe discordi gl'interessi dei lavoratori. Inoltre, il prezzo-salario essendo una risul– tante di tutte le forze lavoratrici, come sopra si è detto, esso deve essere <l'una comune misura, perchè tale lo generano le forze spontanee economiche. Ogni di– sposizione contraria della legge, ostacola il corso na– turale dell'economia, ed impedisce il realizzamento del maggior utile per la classe operaia. E il diverso ter– mine apposto alla stipul~zione genera l'impossibilità da parte dei lavoratori, di far valere le loro ragioni si– multaneamente, dovendo ciascuno attendere per pro– prio conto il termine utile per la disdetta del contratto. E questa sarebbe un'arma assorbitrice dello scio– pero. 1 Nè basta. Il termine costante per tutti i lavo– ratoci, per ciò che riguarda i rapporti del capitalista ri– spetto agli operai, deve invece essere variabile per ciò che riguarda i lavoratori rispetto al capitalista. E ciò in omaggio appunto al principio della compra-vendita. Quì il lavoratore vende una forma di merce, il la– voro, che per sua natura è legato alla sua persona e il legislatore non può disinteressarsi di questa strana merce che ha un'anima umana. « lo posso - dice Hegel 2 - alienare ad altrui per un certo tempo l'usò delle mie attività corporali ed intellettuali, ma la alie– nazione di tutto il tempo realizzato nel lavoro e della totalità delle mie produzioni farebbe della mia perso– nalità la proprietà altrui ». Il capitalista dunque può trattare le cose comprate come una merce. Onde per lui non v' è ragione di rescindere il contratto, tutte Volte che gli continua tra le mani indisturbato l'uso e il possesso della merce-lavoro comprata. Ma questa merce non è docile come tutte le altre. Essa ha dei bisogni: e più tardi, fuori l'officina, restituisce ai 1 Di ciò diremo meglio più oltre, :i proposito della obbligato– rietà dell'arbitrato. 2 Filosofia del Diritto 55-67. muscoli il moto di espansione della vita fisica, alla fan– tasia le sue divine esaltazioni, all'anima i suoi affetti inebrianti. Si può trattare meccanicamente, come oggetto di contratto, una cosa che è poi in così intimo legame col subbie/lo che è l'uomo? L'obbietto qui si con– fonde col subbietto, come l'immagine con la cosa ri– flessa. Di qui la necessità umana ed etica di provvedere a che la rescissione ciel contratto su richiesta o disdetta del lavoratore sia accordata: a) in modo immediato per motivi trovati equi dal collegio arbitrale di cui è men– zione nella legge: b) su disdetta fuori dei termini, ogni volta che il lavoratore provi o cli emigrare verso un'al– tro mercato di lavoro, o cli essergli stati offerti patti– migliori » È questa appunto quella mobilitazione del lavoro di cui parla Molinari, che costituisce una delle ga– ranzie di libertà per il lavoratore. ( Continua). Enrico Leone. VITA PROLETARIA INTERNAZIONAL Governo, socialisti e contadini in Ungheria' Si è molto scritto intorno all!l libertà ungherese e si è creduto per molto tempo in buona fede che I' lingheri!l. attuale s'infonnasse !li principii polilici di Kossuth e di PetOfi, l'uomo dell'azione che mori esule stringendo un pugno di terrn. magi:i.r:1, e l'uomo dell:i. poesia, dell 'ide:i.lc , che morì sul campo di bn.tl :tglia stringendo la spada cara. alla repubblica ed alla libertà. Presso la borghesia ungherese non è in onore il culto della lihcrtà, come non è in onore il culto degli eroi. I .e pubbliche libertà sono :i.libito del Governo e della polizia. È vero che la legge statutaria dell' Ungheria è molto più Ji. beralc di quello che non siano le leggi statutarie dell'Austria o dell'ltalia, ma si verifica questo strano fenomeno: che mentre in Austria, sempre, cd ora anche in Italia, le leggi sono osservate e permettono un certo movimento - in Ungheria la legge liberale non solo non viene applicata, ma è addirittura m:tnomcssa a C.'\pricciodi questo o quel poliziotto. li giudice (autorità politica dipartimentale) di Dunavecse, ad esempio, non permetle in nessun c :i.so la convo– c:u:ione di comizi. Ora è... la pioggia, ora ... la neve, ora... il mor– billo - anche il morbillo ! 2 - fatto sta, che per queste classiche • ragioni d'ordine pubblico• quel signore, come tanti altri suoi col– leghi, non • pennette • la propaganda socialista. Casi simili o più strani si potrebbero registra.re a centinaia. Sicchè il più delle volte i diritti statutari non rimangono che scritti sulla cn.rta. li «caso• Cabrini 3 non è stato che un tenue episodio del sistema di repressione, per il quale sono all'ordine del giorno bandi 1 Pubblichiamo questa corrispondenza del povero nostro compagno Lajos Domokos, di cui dicemmo nel SDci«lismo del 10 mano 1903 (pag. 19). - Egli è morto, a 11-4 anni, a Riva, nel marzo scorso. Fu socialista e propagandistn entusiasta: collaboratore ucl L«vo,,alore di Trieste, nel Pofolu di Trento, nel Prulelariu di Pola. Questo che pubblichiamo C forse l'ultimo scritto suo! Pubblicò (Roma, 1902, cdit. :\longini) un buon libro su r,,,este, i /atti di /el,6,,aio, la joli$ia 11azfo11alee il Ai,,liltJ sucialisla. 11 prolern.riato in• tern:,zionalc- ne saluta riconoscr.nte il nome fra i pionieri dell'Ideale. (N. d. R.) 2 Puola d'onore, leggendo questa notizia sul manoscritto non ci e riu– scito di pigliarcela col signor giudice di Dunavccse; l'ilarità.~ stata più lorte del risentimento politico. Anche in Italia il Ministro dell'Interno ha fatto proibire delle conferenze soci:i.liste motivando la proibizione col cattivo tempo, e alla Camera ha sostenuto tale motivazione di fronte all'on. Bis.so• lati cui appunto era toccata la proibizione. I genii si incontrano. Oh I caro Domokos, tu moristi nella illusione che il Governo liberale italiano, fosse tanto liberale da ... rispettare sempre la legge? (N. d. R.) 3 !.'on. Cabrini, dopo un giorno che si trovava a Budapest, fu espulso dall'Ungheria, (N. d. R.)

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