Il Socialismo - Anno II - n. 3 - 25 marzo 1903

40 IL SOCIALISMO sociali, è ingannevole; e nulb chiarisce sul punto in questione. Non basterebbe nemmeno un parngone fm singole provincie, quan• tunque appaiano omogenee; differenze nella strullur:t economica e sociale esisteranno sempre, le quali faranno equivoco il risultato. Per cui è necessario riunire h m:i.tcri:t in grandi gruppi, nei qu :i.li si può spcr !l.re che le differenze :1ccidcntali si livelleranno. Per evit:-i.requeste in..,;idiestatistiche ho eliminalo le 12 pro– vincie meridiana.li ; ho collocato le 30 rcst:mti secondo la propor• zione delle operaie e dei fanciulli col numero totale degli operai, incominciando con Grosseto, dove il loro numero è sol:tmente 5.6 % del numero totale, :wanzando fino a Cremona, dove si conta 75.8 °fo. L'ordine delle provincie è il seguente: Grosseto, Porto Maurizio, Perugia, Massa e Carrar:l, Verona, Padova, Ferrara, Ravenna, P:1m1a, !lfacerata, Genova, Forll, Sondrio, Lucca, Pesaro Urbino, Ancona, Alessandria, Cuneo, Pisa e Torino, con meno di 50 °fo; Novarn, Pavia, Milamo, Bologna, Venezia, Firenze, Ascoli, Bergamo, Mo– dena e Cremona, con più di 50 °fo. Restringendo le cifre in due gruppi, secondo il grado più o meno eccessivo dello sfrutt.'\mer~to del l:woro femminile ed infan– tile, abbiamo: Gruppo A Gruppo B (ineno di 50 ¾) (piit di so¾) Popolazione 7,703,239 5,041,006 Numero totale degli operai 221,321 297',928 Numero delle operaie e dei fan- ciulli operni 78,696 170,508 i\lorti 186,945 140,196 Nati. 267,227 193,214 Riducendo le cifre assolute in relative, il risultato è evidente. Il gruppo A, dove il numero degli operni femminili ed infantili è 35.6 °fo, ha 2427 morti su 100,000 abitanti; il gruppo B, dove il numero è 57.2 %, ha 2781 morti; cioè un!\ mortalità che su– pera quella del gruppo A in modo notevole. In formula succinta si può dire che per una mortalità di 100 nell'uno dei due gruppi c'è ,una mortalità di 115 nell'altro gruppo. Si vede anche la. dif– ferenza distinta, sebbene meno pronunziat:i., in un confronto frn i numeri dei nati e dei morti; il sopravanzo dei nati su 1000 morti nel gruppo A è 427, nel gruppo B soltanto 378. . Sarebbe difficile di trov:i.rc altra spieg:uione di quest:t nefast:i. differcnz:i. ali' infuori dello sfruttamento del lavoro umano in genere, e del lavoro femminile ed infantile in ispecie. In ltalia 1 come al– trove, l'ahuso del lavoro debole non è ·che una parte integrante dello sfruuamento generale. Fino :i.d un certo st:i.diodello sviluppo c:tpitalistico il numero delle donne e dei fanciulli lavoranti cresce pili del numero totale dei lavoratori. 1 Si vede questa relazione con molta perspicuità nella. citata tabella.. Nel primo grnppo, dove il numero delle donne e dei fanciulli, l:1voranti è moderato, il numero totale dei la.voratori 1 enumerMi dalla dott. Gin:t Lombroso, non è che 2.9 °fo degli abitanti; nel secondo gruppo il numero corri– spondente! è 5.9 °fo, più del doppio. Verisimilmente anche 1:t natalità è tuttavi:1 diversa nei due gruppi; nel primo su 100,000 abi– tanti si hanno 3469 nati, nel secondo 3833. L'aumento delfo.na – talit~ è una caratteristica del\' industria capitalisticn in incremento. Ma l'aumento - almeno l'aumento relativo - della mortalità è ancora più forte. Le • fosche previsioni e asserzioni in proposito sui danni del lavoro in gt>nere, di quello delle donne e dei bambini in ispecie» mi paiono dunque rinforzate. Certamente, i danni locali delle varie provincie e le malattie professionali dei vari mestieri hanno uD'in– fiucnz:t immensa; ma fra tutte queste influenze speci:i.li i danni ge- 1 Un esempio interessante si vede ucl censimento dcll'ind\1Str(a danese dell'anno 1897. Il numero dei fanciulli (10-1-4 :u111i)e delle donne maritate, layoranti negli stabilimenti piccoli (con 1-5 operai) ru il 4.3 °lo di tutti gli operai; negJi stabilimenti mcdii (con 6-20 operni) il 7.3 ¾, e negli 5labi– ìimenti grandi (con più di 20 operai) il 10.2 OJo. nernli dell':tbuso eccessivo delle donne e dell'abuso assoluto dei bambini producono il loro effetto triste nella vita - fisica e mo• r:tle •- del popolo. Sperare in un:t vera efficacia dell:t legislazione contro questa malattia soci:tle di cl:tsse, medi:mtc una protezione industriale od :,,graria, mi p:tre :,,ssurdo. Seoz.'l dubbio, • sarebbe un grave errore bas.'l.rsi tsclu.sivalfttlltt sulle condizioni misere dei lavorntori per domandare miglioramenti •, - come scrive il Qua– glino - ma palliare la verità triste delle cose sarebbe cadere da Scilla in Cariddi. Copenaghen, s manO 1903, Gustav Bang. VITA PROLETARIA INTERNAZIONAL La situazione in Olanda' Amsterdam, IO marzo. L'Olanda passa attualmente un periodo assai dif– ficile; raramente o forse mai nell'età moderna il paese si è trovato in condizioni talmente critiche. Per noi socialisti questi sono tempi lieti, anzitutto perchè nelle ultime settimane la coscienza di classe 1 la disciplina e l'energia combattiva deHa classe lavoratrice si sono mostrate assai più forti che non potessimo supporre, ed in secondo luogo perchè gli avvenimenti odierni hanno aperto gli occhi a migliaia di operai, che finora nÙn si erano ingaggiati nella lotta per il proprio mi– glioramento, ovvero ci erano valsi di mezzi inadatti, Essi sono ora condotti nelle file del grande esercito del proletariato. Già sapete 2 come ai socialisti democratici riuscì, dopo lunga ed acerba lotta con gli anarchici 3 di condurre il movimento operaio politico in quelle vie, che dai la– voratori di tutti i paesi furono battute con esito buono. Accanto al << Partito operaio socialista democratico » non esiste organizzazione operaia politica di qualche importanza ; e noi vediamo ogni giorno nuovi aderenti al nostro Partito e ad ogni elezione generale vediamo aumentato il numero dei voti socialisti. 4 Il movimento di organizzazione economica non può dirsi ancora ugualmente progredito. Il partito olandese, come tutta la democrazia socialista internazionale, cerca di avere a fianco le organizzazioni economiche, per fare dei due· movimenti le braccia di un solo corpo, operanti concordi. Ma nel lavoro per realizzare tale scopo fummo ostacolati dagli anarchici, e così le or– ganizzazioni professionali, che già non possono ac– quistare molta importanza in un paese di così piccolo sviluppo industriale come il nostro, furo110 impedite nel loro normale sviluppo. Non già che i lavoratori olan– desi difettino di spirito battagliero. Anzi, non manca mai 1 Vedi, in Af()1)imm/qe ltgi.sla.ziom sot:i'alt del Fase. 1 1 anno Il, del &cia/i.smo, pag. 13, i precedenti di questa situa.zione, con ri– prodotte le considerazioni di Vaudervelde e cli Destrée intorno alla questione dello sciopero generale e intorno alla prim:iria im– portanza dei fatti d' Olanda per il movimento proleta.rio intema– ziouale; sotto il titolo: I.o sciopero dti ft1-r()1)ùri olandesi t lo scioperoguura/e suo11do Va11dtn1ddt. 2 Vedi in Vita proletaria i11ttrmzzio11alt, del Fase. XVIII, anno I, del Socialismo, (10 nov. 902 1 pag. 290): // partito soci~ lista ola11dtst t il suo ultimo Co11grtsso, di W. A. Bonger. 3 Non esistono in Olanda i cosl detti :tn:trchici di azione, ma chiunque segue un indirizzo lìbert:,,rio respingendo la partecipazione alla vita. politica è cbi:tm:tto anarChico. Sono pochi gli an:trchici convinti, ma vengono seguiti da migliaia di operai incoscienti, a cui non è rim:i.sto che lo spirito ribelle, senZ:t nor.ione alcuna delle vie che possono condurre ad un miglioramento. 4 Qualche mese fa abbi:tmo conquist:tto uno dei distretti di Amsterdam, in cui Troelstra riuscì come deputato e Palar come consigliere comunale. Queste conquiste sono tanto più notevoli, se si tiene conto che il diritto elettorale è molto ristretto, specialmente nelle grandi città.

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