Il Socialismo - Anno I - n. 14-15 - 25 settembre 1902

212 IL SOCIALISMO Ilpseudo riformismo delC ngresso d' Imola Tra molte discussioni teoriche ha trionfato ad Imola la politica ministeriale senza condizione. Questa mi pare la conclusione più importante del lungo dibattito. 11Con– gresso non ha avuto il coraggio di giudicare che la si– tuazione richiedeva il passaggio del gruppo socialista ali' opposizione; non ha avuto il coraggio di subordi– nare la continuazione del favore a qualche riforma, che il Governo dovesse concedere; ma votando l'ordine del giorno Bonomi, piccolo capolavoro dell'arte di dir niente annullando audacemente ogni affermazione con l'affer– mazione contradittoria, ha indirettamente autorizzato il gruppo a votare per il Ministero, anche se il Ministero continua la politica presente. Ciò significa che il Mi– nistero continuerà questa politica e che nessuna riforma sarà attuata. Questa prima e paradossale conseguenza della vit– toria del riformismo mostra esser necessario conside– rare a fondo la situazione in cui si trova il paese e il Partito socialista. r. - Due tendenze. L'l politica ministeriale dei socialisti è stata in gran parte, pur non escludendo piccoli fattori personali e accidentali, determinata dal desiderio di lasciar svol– gersi, di favorire, di salvare in certi casi il grandioso movimento delle classi operaie e dei contadini, inco– minciato circa due anni fa. Le Leghe e le Federazioni sono stati, nelle mani del Ministero, i pegni della fe. deità del gruppo socialista. Si potrebbero portar di questo fatto molte prove. Cosi Carlo Vezzani, il segretario della Federazione na– zionale dei contadini 1 uno dei più convinti ministerialisti che abbiano parlato al Congresso, accusato di avere spinto, alla vigilia del 15 marzo 1 parecchi deputati so– cialisti a votare per il Ministero - disse ad un redattore del Tempo, il giorno dopo il Congresso: E' un fatto che io parlando allora, non ricordo bene se con Badaloni o con Prampolini 1 dissi che la caduta di Giolitti poteva determinare lo sfacelo delle nostre Leghe. Emvamo alt' inizio del nostro lavoro d'organizzazione; le Le– ghe erano deboli, e chi s:1 quanto sia difficile tenere uniti i con– tadini in momenti di reazione, chi conosce I' :mimo ferocemente reazionario dei proprietari ntr:'lli e le ardenti speranze che essi ave– vano allora. nel ritorno di un Ministero re:izionario, chi, insomma, conosce la psiche del contadino o bracciante e quella del proprie– tario c:impagnuolo, comprenderà facilmente che i miei timori er.i.no fondati. Mi si risponde: m:1 questa non è che una lustra di libertà! Sarà vero ; ma i nostri propagandisti hanno intanto potuto por• tare la loro voce un po' dappertutto, dal Piemonte al Veneto, d:illa Lombardia alle Puglie, nella Basilicata. Perciò io ragiono cosl: la. libertà che ci lascia questo Ministero non è molta, ma è quanto ci basta per fare molte cose; fr:'l altro, vedrete che noi in puchi anni metteremo a disposizione del Partito una for7~'1politic.'1 for. midabile: la forna elettorale dei lavoratori della terra: \'edrete che noi con una buona infornata di deputati socialisti daremo modo al Partito di strappare al Parlamento e b. riform:i tribut:iria. e le altre gr:indi riforme che auuahnente, senza il cosciente e pertinace ap• poggio del prolet:iriato rurale, si sforu invano di attuare. Allo stesso redattore il Soldi faceva, senza saper nulla di quanto aveva detto il Vezzani, queste osser– vazioni che, dal punto di vista opposto, corrispondono loro a meraviglia: A me pare che il Congresso abbia avuto uno speciale carnt• tcre per il forte numero delle piccole Sezioni di campagna. Quelle del Ferrarese, di parte dcli' Emilia e della Romagn:1, dove ultimamente si erano accentuati i movimenti dei contadini, erano numerosissime. Dopo le prime grandi vittorie dçl 1901 e dopo il fiorir\~ re– pentino di numerosissime Leghe, siamo ora giunti all'inizio di un periodo di depressione. La disoccup."lzione infierisce terribilmel\te a G1 1ancc nell' It:11i:1meridion:ile ed incomincia :inche nel nord a. farsi sen– tire in modo tale da impedire dei seri movimenti di resistenza. La 1Vuwa Terra del Mantovano si lamenta del ristagno nel movi– mento delle Leghe. La Federazione nazionale dei contadini, se vede aumentare il numero dei propri aderenti, non ha un proporzionale progresso nei mezzi materiali di lotta. Ora l:1 prcoccup:izione della maggior parte dei congressisti mi pan•e quella di volere adattarsi anche ai compromessi, pur di ri• tardare il regresso delle Leghe, il regresso della forza dei conta• dini organizzati. A me parve questa un' illus1one 1 inquantochè il fenomeno è ine• vitabile e dovuto a cause economiche profonde. Ma intanto i rappresentanti delle regioni di c:impagna non si sottrassero a questo sentimento di timore e votarono in grande maggiomnza contro l'ordine del giorno Ferri. Invece i rappresentanti delle città, come Torino, Venezia, (;e. nova, Firenze, Roma, Napoli ed in parte :\lilano, furono per l' in– transigenza. Ed io spiego questo fatto con la maggiore maturità politica del proletariato delle città, il quale S.'1distinguere nel proprio di– sagio le c.""tuseconomiche da quelle politiche. Noi della tendenza rivoluzionaria continueremo a fare la propa– g:inda delle nostre idee particolari, appunto perchè sentiamo la ne-– cessit:\ di chiarire questo che noi crediamo un equivoco, e perchè sappi:imo che, terminata la parabola discendente, ed arriv:iti alla crisi acuta, anche il proletariato agricolo sentirà la necessità di una forte organizzazione politic."l e di un' a2ione energica contro tutti gli altri partiti e contro ogni Governo che sostenga i protezionismi doganali, le enormi spese militari, e non attui una fondamentale rifonna tribut:iria. Se i giornali ne hanno riassunto esattamente il di• scorso, Turati avrebbe in sostanza svolto al Congresso questo pensiero: esser il principal c6mpito del Partito socialista l'organizzazione economica del proletariato e la lotta di classe mediante questa organizzazione; men– tre le riforme politico-economiche, come il dazio sul grano e la questione delle spese militari, sono materia dei partiti borghesi. Idee analoghe, se non eguali, ha esposte il Treves, a più riprese, nel Tempo; e special– mente in una risposta ad un mio recente articolo del Secolo, nella quale diceva le riforme politico-economi– che non esser altro che « i vecchi ritornelli della can– zone dei professori di economia politica, disperati che il movimento sociale-operaio moderno si sviluppi un po' troppo indipendente dal tema obbligato delle loro lezioni >> e continuava opponendo ironicamente la sa– pienza dei professori cli economia politica a quella de– gli « organizzatori delle Camere di Lavoro, dei capi delle Federazioni e dei Sindacati.>> E il Tempo stesso, com– mentando la votazione d'Imola, diceva che essa sa– rebbe ricordata con gratitudine tra dieci anni, quando l'Italia sarà coperta da una fitta rete di Leghe e di Sindacati operai. A queste polemiche, a questi discorsi, a questi ar– ticoli si è badato troppo poco 1 a mio credere; perchè illuminano quel conflitto che nel Congresso è rimasto come velato in una nube grigia. lo non so, e non son neanche molto curioso di sapere, se tutti i socialisti siano d'accordo nei grandi principi essenziali del So• cialismo; ma quando confronto le cose scritte dal Soldi e dal Labriola e la intensa propaganda contro le spese militari fatta dal Ferri neW Italia meridionale con queste idee, sia pur non sempre precise e coerenti, di cui son partigiani il Turati od il Treves, trovo difficile negare che una differenza reale esista, tra i socialisti, sul modo con cui alcuni considerano i doveri del Partito nell'ora presente e il modo con cui lo considerano gli altri. Questa differenza mi pare si possa riassumere così: a) Dicono gli uni, - i riformisti, - che il c6m– pito principale del Partito è la organizzazione econo– mica del proletariato (Leghe, Sindacati, ecc.), il miglio• ramento delle condizioni di questo mediante la lotta economica contro il capitale (scioperi e coalizioni) e la protezione statale, conquistata con l'azione politica, la quale a questo scopo principalmente deve intendere; che questa organizzazione economica e questi miglio-

RkJQdWJsaXNoZXIy