Il Socialismo - Anno I - n. 14-15 - 25 settembre 1902

Anno I. Roma, 25 Settembre 1902. N. 14-15. IL SOCIALISMO /2.JV Rivista qaioòicinaleòiretta da ENRICO FERRI /2.JV ..ulBONAMENTI. - ITALIA: Anno L. 5 · SemesU"cL. 2,50 I SI PUBBLICA I Per la Dìruioncc Reda:tiono rivol&crsi :all "on.pro (, ENRICO Es-rsRO: Anno L. 6,25 - Semestre L. 3,:115. . 1 IO d . 1 Z5d' . F1uu11,Rom:i., Via Montcbcllo, :a-a- Per l'AmminUiu-niooe Un numero cent. 25. 1 e I ogm mese rivolgersi: Il &daUrma, Rivista, Rom;a, Via S. Claudio, 57 IL CONGRESSO UNIT ARJO IÒ stata la pro"a del fuoco. E dal crogiuolo pu– rificatore - per quanto divampante talora negli scoppii n1lcanici di un'assemblea imponente e nervosa - l'unità del Partito è uscita trionfante, lasciando dietro sè le scorie dei rancori, <leidispetti, dei livori personali. Noi tutti uscimmo dal Congresso migliori di quando vi siamo entrati, come sempre succede, fra creature legate dagli stessi vincoli di sangue, dopo lo sfogo delle spiegazioni, delle discussioni, dei rim– brotti. Perchè, diceva Bourget, « il silenzio è il ve– leno del cuore »; e le polemiche s'inaspriscono nel– l'isolamento reciproco dei contendenti, e lasciano germi e sedimenti di male passioni, che alla luce infocata di una grande sovrana assemblea, al cospetto della stampa avversarja, si dissolvono e scompaiono ~ome nebbie malariche ai raggi del sole meridiano. Respinto il mio ordine del giorno, nello stesso ordine del giorno Bonomi fu aggiunto, al primo capoverso, che e< al raggiungimento della rivoluzione socialista » operano effettivamente, non solo « tutte le riforme che elevano le condizioni economiche, po– litiche e morali del proletariato o che arginano lo sfruttamento capitalista» - ci.ò che noi non abbiamo mai negato, nè avanti nè durante il Congresso - ma opera effettivamente anche « la propaganda con– tinua d ei principii assoluti di proprietà colfrttivn e lotta.di classe, » ciò che avevano invece negato i ri– formisti, che chfamavanoquesto e< rivoluzionismover– bale » e questa e< propaganda evangelica » una fase ormai sorpassata e sepolta, nella ,·ita progressiva del Partito socialista. Essi dimenticavano di pensare che i tre quarti del proletariato industriale cd agricolo d'Italia - e non solo nelle provincie meridionali - sono ancora irredenti dalla pi(1 profonda incoscienza e sono un materiale umano, non soltanto chiuso alla vitalità effettiva di ogni riforma sociale, ma formano per ogni azione di riforma e di organizzazione un osta– colo di servilismo pauroso o di krumiraggio fratricida, che può essere gradualmente attenuato soltanto con l'opera ostinata della « propaganda continua dei prin– cipii assoluti di propri .. tn collettiva e di lotta.di clnsse » - come noi sempre dicemmo. E dimenticavano pure che negli stessi ambienti socialmente più evoluti, la propagandasocialista,anche B elementare, è pur sempre una necessità immanente, per dare alle nuove e pilt giovani generazioni dei lavoratori le idee fondamentali della dottrina socia– lista e formare la coscienza, non solo corporativista, ma di classe. Non più, dunque, dopo il Congresso d'Imola, la possibilit:I della irrisione da parte dei « pratici » contro codesti cc idealisti >1 e « mistici » del Socia– lismo; alla passata opera dei quali soltanto é dovuto se nell'Emilia, nel Mantov:1110, in Lombardia ed al– trove è possibile ora tanto fer\'ore di organizzazione economica, perch~ i\·i la terra, indurita da secoli di tirannide e di ignoranza e di miseria, sol perchè solcata e smossa dalla propaganda socialista, divenne capace di accogliere e fecondare il seme dell'azione socialista, non soltanto elettorale. E se, prima del Congresso, tutt'al più si conce– deva dai riformisti che il continuare quest'opera di propaganda fosse per noi questione di temperamento e anche di poltroneria (per non aggiungere alla facile ripetizione delle formule, lo studio dei problemi pratici e complessi) i dibattiti del Congresso hanno messo in luce, che essa propaganda è invece soprattutto neces– sit,\ pratica di ambienti sociali diYersi,perchè invano si darebbero dei libri da studiare a chi non ancora conosce l'alfabeto! Certo non si può seguitare a ripe– tere, per esempio a Milano, senz'altro, l'nbbici della dot– trina socialista - sebbene anche 1:1 sia necessario, perchè a forza di praticita utilitaria e di abili tran– sazioni, anche a Milano il proletariato anzi:1110 fini– rebbe per dimenticare e i giov:tui non imparereb– bero mai i capisaldi della nostra dottrina, che ne costituiscono l'ideale fermento per la conquista del– l'avvenire. Ma la Lombardia o l'Emilia o il Mantovano non sono tutta Itali:1:e troppa gran parte ancora dei lavoratori italiani formanoo la riserva vandeanao la carne da fucilare - da Berra a Candela - per la classe dominante. E le due tendenze> ... I nostri avversar! cercarono, con poca sincerit:\, di avvolgerne la negazione nella rete artifiziosa degli equivoci, favoriti dalla generale preoccupazione che affermare diverse tendenze volesse dire segnare la di,·isione del Partito.

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