Il Socialismo - Anno I - n. 13 - 25 luglio 1902

198 IL SOCIALISMO quella di un Ministero in uno Stato centralizzato. Un tale Ministero è anche un organismo unitario, i cui organi devono cooperare: in esso quindi le funzioni di un organo non si possono cangiare senza cangiare quelle di tutti gli altri organi. L'idea di una graduale conquista delle singole sezioni di un Ministero, fatta dal partito socialista, è non meno strana cli quanto sa– rebbe un tentativo di decomporre l'atto di nascita in parecchi atti di nascita che si succedessero alla distanza di giorni e di mesi, in ognuno dei quali un particolare organo fosse ridotto dallo stato di feto in quello di organismo indipendente, e di lasciare quindi il neonato congiunto alla placenta materna, finchè esso abbia im– parato a camminare e a parlare. . . . Ma se una strada ferrata o un Ministero non pos– sono essere trasformati poco per volta, ma devono es– sere ridotti in un colpo solo e in tutti i loro organi contemporaneamente dalle funzioni capitalistiche a quelle socialistiche, da' organi del capitale in organi della classe operaia; ciò però non è possibile se non ad un certo grado e ad una certa altezza dcli' evoluzione di tutti gli organi sociali, e nella società non si può certo stabilire scientificamente, come nell'organismo materno. quando sia raggiunto il necessario grado di maturità. Ma d'altra parte ! 1 atto di nascita non significa il coronamento della evoluzione degli organi umani, ma il principio di una nuova epoca dell'evoluzione. Il neonato viene ora in nuovi rapporti, nei quali si for– mano nuovi organi e quelli già esistenti continuano a perfezionarsi in particolare indirizzo. Nella bocca crescono i denti, gli occhi imparano a vedere, le mani a prendere, le gambe a camminare, la bocca a parlare, ecc. Così anche una rivoluzione so– ciale non può rappresentare il coronamento finale della evoluzione sociale, ma soltanto il princ ipio di una nuova epoca. Una rivoluzione socialista p.uò ridurre in un colpo una fabbrica da proprietà capitalistica in proprietà so– ciale, ma solo gradatamente, nel corso di una graduale progressiva evoluzione, si potrebbe trasformare una fab– brica da un luogo di lavoro forzato monotono e ripu– gnante in una località attraente cli gioconda attività cli uomini lieti di vivere. Una rivoluzione socialista potrebbe anche trasformare in un colpo solo le grandi aziende agricole esistenti in proprietà sociale; dove invece do– mina la piccola azienda agricola, devono essere prima creati neWagricoltura gli organi della produzione so– ciale, e ciò non può essere se non il risultato di una lenta evoluzione. . .. Noi lo vediamo: l'analogia tra nascita e rivoluzione è abbastanza grande. Ma ciò prova naturalmente solo che si ha torto, riportandosi alla natura, di presentare la rivoluzione sociale come qualche cosa di necessa– riamente irragionevole ed innaturale; però, come ab– biamo detto, noi non abbiamo il dritto di trarre dai processi della natura dirette deduzioni ai processi so– ciali. Noi non abbiamo quindi nessun diritto di andare oltre e di conchiudere in modo assoluto, che, come ogni essere animale, per giungere ad un grado superiore della evoluzione, deve compiere una volta una cata– strofe {atto di nascita o rottura dell'uovo), così anche una società non si possa elevare ad un grado superiore dell'evoluzione se non col solo mezzo di una catastrofe. Karl Kautsky. B Per l'illdirizzo del Partito socialistJ1. .Lavorando, questi giorni, alla Il edizione di S«ù1/ism(} r sciema µsiliva, mi è ricnpitato sott'occhi l'opuscolo Per la d~– mocra:.ia so<ialilln, pubblicato dall'Ava11li! nel 1899 e contenente una parte delh polemica KautsKy-llcmstein. Di quell'opuscolo mi pare utile ripubblicare qui la pre/aziom, scrittavi da Leonida Bi"> sobti. . lo stimo Leonida Bissolati come una delle menti pili lucide del Partito socialist:1, poichè ci conosci:uno fin dati' l,;niversit:l di Bologna, dove, - :illegrnmente discutendo del libero :1rbitrio - ci laureammo nel 1877 insieme con Filippo Turnti e Achille Loria. E credo che qunndo Leonida Uissola1i, affidandosi alla bu~ sola della sua coscienza e della sua intelligenza, studi:1 un pro– blema sociale o politico, si mett:i quasi sempre sulla linea diritta . Ma credo pure che egli subisc.l nbb."lstnn7.afacilmente b sugg1.."– stione delle persone con le quali ha maggiore intimità intellettuale. Ed allor:l egli, fasciandosi trascinare. finisce per auto-suggc• stionarsi e per mettere la su:-i logica poderosa a sostegno di tc-.i unilaterali e monche, pur non perdendo mai del 1utto il sen~o della realt:\. Questo egli dimostrò nel febbraio qu:mdo propo~c al gruppo p:ulamentare l'ordine del giC1mo anti-ministeriale, che determinò la crisi del Presidente della Camera e nel marzo quando nelle prime riunioni del gruppo, per discutere la militariu:u:ionc e l'accordo dei ferrovieri, fu ancora :inti-ministeriale, sebbene poi cambiasse all' indomani, perchè suggestion:ito dagli allam1is1i che predicev:\llo b fine del mondo e delle Leghe ... se fosse c:iduto il Ministero. Ciò dimostra la perfetta huona fede del Bissolati; mtt dimostr:1. pure, io credo, che è meglio seguire il pensiero spon– taneo ed :iu1onomo di lui e di cui è note,•ole esempio la prr– fazioue, c.he ripubblico d:i quell'opuscolo. ln ess."l sono esposte limpidamente le idee direuive, che In nostra Rivist."lva sostenendo conlro le es:lger.tzioni del riformismo. E queste idee vi sono J>O· stenule non da considerazioni transitorie, mn da ragioni foncl:1- mentali, che non sono punto eliminate nè diminuile dalle condi– zioni politiche sopravvenute in Jtalia dal J 899 ad oggi. - Eh!, si dirà, m!l Bissol!lti scrivev:1 questa prejaziom all:1 fine del 1899, ministro Pelloux I Ora le cose sono c:imbiate. - Sl, rispondo io; ma gli :ugomenti da lui esposti non ri– guardano questioni trnnsitorie di tnllifa, naturnlmente variabile (ma miro arti /i111ih) qu:indo a Pelloux succedano Sarncco e Zan:ir– delli. Quegli argomenti, come si vedr:l orn, rileggendoli, toccan,, le radici stesse • b. su:l propri:l ragivn d'essere • del P3.ttito so cialista - o, come dice il Bissolati, tutto quanto l'indirizzo del partito - e questo non cambi:i sol perchè il Go,•emo bor– ghese si difenda contro il Partito socialista con le lusinghe delle riformette anzichè con 1:i brutalità delle repressioni. La tattica può e deve variare; ma non fino, al punto (finchè dura il dominio bo,-. ghese) da cambiare il contenuto e il metodo vitale e • tutto qu:i.nto l'indiriuo • di un partito ... a meno che non si ,•oglia, come dice benissimo Bissolati • trasformarlo o defonnarlo. • Cli :irgomenti di questa prefazione, che ho sottolineati, v~l– gono così per i periodi di re:i.zione come per quelli di rel!lti,•:1 libertà, perchè si attengono, non alle reb1ive e v:lri:ibili contin genze t:ittiche, ma alle fondamentali e decisive condizioni di e11i• stenz:i. del P:utito socialista, e si preoccupano del pericolo, come dice ottimamente il Bissolati, • du si perda di vista la 111llajinal~ del Partilo, il 911ale a11dnbbe così trasformato o deformato da partito di classe i11 partito riformista o possibilista. Proprio come diciamo noi. Enrico Ferrì. Fra non molto un editore italiano pubblicherà il li– bro che il Bernstein scrisse, criticando i presupposti della democrazia socialista. In questi giorni si annuncia un libro del Kautsky, nel quale sono rifusi alcuni degli

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