Il Socialismo - Anno I - n. 13 - 25 luglio 1902

IL SOCIALISMO 195 tutti lo stesso, salvo a giustificare l'opera identica con pretesti diversi. I,' Estrema ebbe sempre una notevole inclinazione a pigliare per inizio d'un' era nuova le abili chiacchie– rate liberalesche di questo o quel consumato politicante. Secondo il mio modo di vedere, il torto cieli' Estrema, ma più specialmente della maggioranza del gruppo so– cialista, è consistito nel non capire che dopo il ritiro del- 1'on. Pelloux, il quale pur \'antava una ragguarde\'ole maggioranza parlamentare, non era più possibile go– vernare in Italia se non con quel minimo di libertà concesso dall'on. Zanardelli. I sentimenti conservatori del defunto re sono oramai riconosciuti sin dagli stessi scrittori aulici, che cli quei sentimenti fanno il pane– girico. Se dunque è verosimile che gli stessi retrivi circoli di Corte consigliarono il ritiro del Pelloux:, vit– torioso sempre numericamente della battaglia delle urne, questo fatto doveva indicare ai gruppi dell'Estrema la possibilità in cui essi si trovavano di ottenere sempre nuo,·i vantaggi con una condotta intransigente verso tutti i Gabinetti dei partiti costituzionali. Il non aver compreso questo fatto è per me la prova più eloquente dello scarso sentimento rivoluzionario nella maggio– ranza dei deputati socialisti italiani. Mentre gli stessi conservatori abbandonavano il ter– reno, mostrando di avere u1.1 concetto elevatissimo delle rorze numeriche e morali dei partiti estremi, questi 11011 sapevano approfittare della vittoria, e mostravano d'aver bisogno d'un cuscinetto Zanardelli per evitare i pa– ventati contatti con la parte della Camera ipotetica– mente reazionaria. Ed accettarono come dono di Za– nardelli - checchè p0i in contrario verbalmente abbiano dichiarato - quel che era il semplice- e modestissimo - risultato cieli' azione esclusiva dei partiti estremi. Non comprendevano, cioè, che Sonnino al potere, tranne certe superflue dichiarazioni oratorie, avrebbe dovuto agire nè più nè meno dello Zanardelli. Lo spontaneo ritiro del Pelloux: e la rinculata ciel Saracco dopo lo scioglimento della Camera del lavoro cli Genova, testimoniavano cessata l'epoca delle farsene reazionarie alla Pelloux. 1 11 ~linistero Gioliui-Zanardellì sta per toccare il punto decisivo della sua esistenza: te co,wenzioni fer– rurian:e. La ridda dei milioni ( - ridda possibile tanto con l'esercizio privato, quanto con l'esercizio di Stato, e forse ancora più con quest'ultimo - ) sta per aprirsi. Quel Ministero ha bisogno di tranquillità e di calma, anzi cli quella calma che nasce dal consenso degli allimi, non dal timore della violenza. Oh, quante opportune « questioni di fiducia» stanno per spuntare nell' oriz- 7.0nte ! E che avvenire sta preparando alle nuove Con– venzioni la« paura cl' un Governo Sonnino! » Ma le Co1n-enzioni saranno anch'esse approvate, le elezioni non saranno venute (- e perchè si dovrebbero fare? 2 -) e I' Estrema avrà reso al Ministero tutti i servigi che era lecito sperarne. Allora l'on. Giolitti potrà levarsi la maschera, e l'uomo di Caltavuturo e di Berra riap– parir:\ in tutta la sua apollinea figura. E forse !'on. Tu .. rati scriverà una piccola appendice alla sua Tn:togin di Tibur:i. 1:: possibile un facile apprezzamento .. sul significato <;.toricodel presente Gabinetto. E' un tentativo, come molti altri congeneri, avvenuti in altre parti d'Europa, 1 Dico • farsette, • perchè la wra tragedia della reazione porta il marchio di fabbrica Rudinl-Zanardelli, ed ha per d:lla il 1898. • :i E l'ufficiosa Tribumr le smentiva formalmente, come noi nh– lu:uno sempre detto, contro gli ingenui che clom:rnclano lo sciogli- mento della Camer:\ ! (.,v: d. D.). di costituire un puro Govenw della classe borghese. re– lativamente libero (nei limiti in cui ciò è possibile in un regime monarchico) da vincoli di soggezione verso l'elemento militaresco e burocratico, quell'elemento, cioè, che, con molta esagerazione di significato storico, si definisce semi-feudale. E' un'attenuata e pallida imi– tazione di ciò che, per esempio - tanto per citare un caso notissimo, sebbene l'analogia sia assai imper– fetta - avvenne in Francia dopo il 1830, col Governo degli Orléans. Salvo che in Francia il progresso ru duraturo, perchè conseguito da una rivoluzione, ed in Italia ha tutto il carattere provvisorio e nauseante delle solite mascherate parlamentari. Ora basta appena riflettere che un puro Governo bor– ghese è quella organizzazione degli interessi proprie– tari contro cui sorge la specifica protesta del Sociali– smo, per comprendefe subito quale è la posizione che di fronte ad esso deve assumere il nostro Partito. Mentre l'opposizione contro un Governo burocratico– militaresco è, per così dire, un'opposizione derivata e di secondo grado, quella contro il Governo puro della borghesia sorge per natura stessa di cose dall'indole del rapporto esistente fra la borghesia e il proletariato. ·on si può rinunziare a questa opposizione senza risol,·ere in una farsa tutlo lo spirito del Socialismo. Se questo Governo relativamente puro della classe borghese avesse tentato liberare la società italiana dagli ultimi avanzi del vecchio sistema, si sarebbe spiegata una momentanea alleanza con esso degli elementi so– cialisti. i\la mentre quel Governo, subendo alte autorità in materia militare, e rinunziando allo scioglimento della Camera, ha mostrato di accomodarsi molto bene con gli elementi retrivi della società italiana; esso si è poi mostrato specificamente borghese in tutto il resto. Onde esso si rivela per un Governo borghese solo negli aspetti temibili per il proletariato e burocratico-militaresco in tutto il resto. Dalle quali premesse, succintaniente accennate, sca– turisce una chiara lezione, che, cioè, ru tutta in perdita l'opera spesa dal Gruppo parlamentare socialista. Esso, rafforzando con i suoi voti il primo Governo borghese che ci sia stato in Italia in quest'ultimo decennio, ha mostrato chiaramente alla classe dominante quanto poco temibile, per l'ordine sociale esistente, sia il Partito socialista italiano. Perchè poi il Partito - in gran parte - non se ne sia accorto, ciò non potrebbe spiegarsi che procedendo ad una severa critica di tutto l'organismo del nostro Partito in Italia. Arturo Labriola. Per i giudizi e le previsioni personali, relativi all'oo. Giolitti, mantengo ciò che ho scritto nel Socialismo del 25 maggio (fase. VH, pag. 165) e confcnno pure che non e' è da !:I.verein lui alcuna fiducia politica, perthè è un anti ..socialista accanito. Ed osservo che dagli stessi K1~G e 0KEY, citati dal Labriola, in un altro punto della loro .Italia rf oggi (p3g. 16o-161) si d3. dell'on. Giolitti un giudizio politico che si nccorda col mio. Ma per l:l sostanza del!' articolo, sono d'accordo con il La– hriola. Del resto anche Guglielmo Ferrero, da un angolo visu3\e di– verso da quello del Labriola, esprimeva, nel Secolo di qualche settimana fa, la stessa opinione: che cioè, l' Estrem:i Sinistra, dopo le vittorie ostruzioniste e il trionfo nelle elezioni generali del giu– gno 1900, non ha saputo cogliere i frutti della sua opera e del favore popolare. Per mio conto aggiungo che questo contegno indeciso e fiacco de\l' Estrema Sinistra, e specialmente del Partito soci:ilista - che ne è il solo propulsore energico - dipese in mnssima parte da un in– debolimento dello spirito rivoluzionario nel nostro Partito deter– minato dall'aver dato merito al governo di quella condotta liberale, che l'Estrema aveva impost:\. Ed è perchè questa paralisi dell'Estrema Sinistra uon continui e non si aggr:wi (col miraggio delle riformette) che noi insistiamo

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