Il Socialismo - Anno I - n. 11 - 25 luglio 1902

IL SOCIALISMO I I. E la seconda conclusione, altrettante ostinata, con la quale io termino è: che tutti noi, rivoluzionari e riformisti, intellettuali e manuali, po1iticanti e orga– nizzatori, propagandisti e polemisti, ministeriali e anti– ministeriali, transigenti e intransiiienti. .. tutti noi dob– biamo proporci di partecipare al Congresso con perfetta serenità d'animo e tranquillità di 11ervi. A che, essere socialisti - cioè sentire nella pro– pria pesonalità morale ed intellettuale anticipato lo spirito di fraterna solidarietà onde sarà lieta l'umanità di domani - se fra di noi, nelle nostre discussioni, dovessimo lasciare irrefrenato ogni istinto atavicp di violenz"a personalistica? E perchè pa?lare di divorzio fra le due ali del Par– tito, se esse sono un prodotto inevitabile della relati• vità umana e degli umani temperamenti? E se domani una scissione avvenisse. tra riformisti e rivoluzionarii - a p3rte il giubilo immenso degli avversarii e la sfiducia del proletariato - non saremmo pOsclomani ad avere di nuovo due ali, la destra e ,la sinistra, nello stesso segme;1to del Partito? · E perchè la nostra (edc socialista dovrebbe essere cosi poco penetrata nelle pii.1 profonde radici dei no– stri cuori •e dei nostri cervelli, da mantenerci nel-' l'intolleranza astiosa e miope cieli' individualismo meno evoluto? « Non ci saranno 11è vincitori nè vinti» - io dissi, fra l'assenso palpitante dei radunati, al Congresso di Roma. NÈ VINCITORI NÈ VINTI: dobbiamo ripetere si,i d'ora per il Congresso cl' Imola, quali che siano le sorti della sua composizione e de' suoi deliberati. 11 tempo darà ragione a chi l'ha. E d'altra parte nè la ragione, nè il torto sono tutto e solo da una parte o dall'altra. Già l'affinismo dove pili ha imper– versato, comincia• a tramontare (Milano, Cremona, Parma, S\éna, ecc.). Le cose e la vita decideranno assai meglio ·e assai pili che le nostre polemiche e la maggioranza cli un Con- gresso. · All'eretismo, o all'acredine dell'amor proprio per– sonale, anteponiamo, tutti, l'interesse supremo del Partito. Chi, ad Imola. avrà la ventura di essere nella mag• gioranza, ricordi che avrà di fronte dei fratelli e dei compagni, non dei nemici. . Chi, ad Imola, resterà nella minoranza si conforti nel ricordo, che la ,verità è insommergibile e che la minoranza di oggi, se è nel vero, sarà la maggioranza cli domani, purchè abbia costanza di propaganda e di azione. Nt VINCITORJ. NÈ VINTI: ma socialisti tutti, frater– namente solidali nella fede comune. Quali ne siano i deliberati del prossimo Congresso, ancora, e sempre: Viva il Socialismo! En.rico Fei-ri. PROBLEMI SOCIALI La politica sanitaria del Partito socialista. Il primo articolo polemico in risposta a quello del Ferri sul metodvutrivoluzionario (nel Socialismo del 25 maggio) è dotiulO alla penna di un ginecologo valente, e appassionato riformista: il Rossi-Daria. La prima obbiezione sostanziale che si porta contro il metodo rivo– luzionario si compendia in una interrogaziOne: « E l' in– teresse della specie, ossia l'interesse fisico del prole– tariato? ... » Io credo che sia tempo cli rispondere a questa ob– biezione direttamente e particolarmente, anche perchè la troviamo ad ogni passo, e bisogna pure che il Par- 8 tito segni q sè stesso una linea diritta, un metç>do pre• ciso nella propria politica sanitaria. Si può obbiettare che il partito fa implicitamente una politica sanitaria propria, quando tende alla pro• prielà collettiva col metodo della lotta di classe; ma si può anche rispondere che l'attività socialista allar~ gandosi e specificandosi di giorno in giorno, richiede azione pili esplicita nei vari campi e sopra tutto azione che vesta caratteristiche marcate di partito. 'Ciò stabilito, vi sono di fatto ragioni che possano infirmare in nome del grande interesse della specie la tradizione del metodo rivoluzionario applicato alla po– litica sanitaria socialista? O q,ueste ragioni, questi ostacoli, queste incompa– tibilità non sono, invece, che fantasmi ideologici onde si affaticano le menti acute di critici? Anzi tutto una constatazione. L'agitazione sostenuta per il lavoro delle donne e dei fanciulli, per gli in– forn111idel lavoro e per il riposo festivo - agitazione ~he dovrebbe essere in molti casi, secondo alcuni, agitazi~ne politica sanitaria, anche ç;onsiderata dal punto di vista del riformismo - ha risentito della fretta e della imprc• parazione scientifica cli tutte le svariate improvvisazioni del positivismo ministerialista di questi ultimi tempi. La discussione delle riforme in Parlamento da parte dei socialisti può essere veramente utile per la propa– ganda ad un solo patto: che essa sia esclusivamente critica e che ne risulti tutta una doc11111e11ta,.,··,ione de/I nostra teoria, la quale compia nel paese, di riverbero, quella trasformazione ri,~oluzionaria delle coscienze, che deve essere tl.ltto il nostro fine di coadiutori della evo• luzion·e sociale. , ~la se, entrando nel campo spinoso della legisla– zione sociale, noi siamo costretti a valerci di dati scien– tifici risultanti da indagini superficiali, dati comuni ai borghesi - in tutte le questioni speciali be1l più com– petenti di noi, perchè pii1 clinici che igienisti, più osservatori dei fenomeni che in'dicatori delle cause - e valendoci di questi dati non riusciamo a quella docu• mentazione socialista a cui dovremmo tendere, l'effetto utile estraparlamentare, l'effetto nel paese, rimane nullo e non resta che la lettera della legge ottenuta. E qui si imporre9be una pregiudiziale. Finchè non si sia ottenuto quello sviluppo della · socio-biologia che è necessario al Pàrtito socialista perchè la critica biologica della società attuale sia altrettanto valida e positiva quanto la critica economica, è utile, è necessario che il Panito socialista assuma direttamente l'iniziativa di riforme, di cui non può misurare l'effi– cacia? Ed una volta entrati nel campo della legislazione sociale, vale a dire delle transazioni, è bello, è serio per un Partito socialista sostenere in Parlamento, come portava un emendamento Nofri-Cabrini che una stessa pensione ,spetti a tutti i colpiti da infermità permanente parziale, vale a dire, dopo ammessa la proporzionalità dei risarcimenti, stabilire che un pollice ed un braccio abbiano lo stesso valore? · Nessuno nega l'utilità delle riforme - nemmeno i borghesi che comprendendone la funzione dilatoria le hanno molte volte, per non dir sempre, proposte prima di noi. l\'la, se le riforme devono essere l'indice di conciliabilità di due interessi, nessuno deve preferire che l'agitazione diretta od indiretta per le riforme sia il riverbero cli un qualche indistinto bisogno della massa, anzichè la cdnstatazione scientifica di una ne– cessità di equilibrio, per cui l'interesse dei la borghesia deve cedere davanti ali' interesse della maggioranza umana, ossia del proletariato. Ora, lasciando impregiudicata la questione se con• venga al partito farsi diretto iniziatore (metodo rifor– mista) o provocare indirettamente le riforme con una maggiore pressione cli classe ~metodo rivoluzionario),

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