450 KlVl~TA POPOLAR.I: eh( non i.i propone il lucro, l'affare, il per~onale inter ~se pnò riuscire ad assolverlo ; e rimicendo I'!tal ia avrà dato al mondo civile la più heila e grande prova di solidarietà n?.zionale, umana. Milano nobile, generosa, operosa, veramente fattivP. avrà il merito della grande iniziativa. Un comitato autorevole esiste già a Milano per la istituenda sociatà ; a Roma si è avuta l'adt=1sione della Camera. di Commercio, che ha esa•nina to il progetto e lo ha lodato ; altri Comitati sono ;n vis di costituzione a Venezia, a Torino, a Napoli, in Toscana. Il ministro del Tesoro la caldeggia ed ha promesirn tutto il sno appoggio, e ha dichiarato, che trova giustificato il desiderio di favorire la sottoscrizione del capitale azionario interessandone gl' Istituti di emissione ; e il Comm Stringher, direttore della Banca d'Italia interessato dall' on Pozzi e del TJndini forr mente dichiarò che la creazione dell'ente proposto 1:1 upone come una necessità, giacchè senza le garanzie e gli affidamenti che esso potrà dare l' ~trt. 7 della legge 12 gennaio resterebbe inattuabile. Che questa costituzione s'imponga, venne riconosciuto, quasi in nome del governo dall' on. Saint Iust, mentre l' on. Pozzi non esitò ad affermare che la legge 12 gennaio va considerata piu come espressione di sentimento e di propositi di bene, che come rimedio, essendo anche ozioso dimostrarne la inapplicabilità ! Insomma a Milano venne proc!ama.to il fallimento di quella legge e si è calato il sipario su quella costosissima commedia che si è intitolata : la ricostruzione di Messina. Tale commedia ha potuto benissimo fare il paio colla tristissima tragedia che il Ministro Mirabel e, e i suoi seidi del Ministero della Marina rappresentarono nell'opera di salvataggio. Auguriamoci che da oggi in poi cominci sul serio l' opera di ricoJtruzione e sia onore a Milano che ha preso la nobi- :insima iniz.iativa. ài promoverla. Iota. - Mentre ,,orreggiamo le bozze di stampe ci perviene le .i tizia di tumulti scoppiati a Messina per la negata concessione di terreni dal governo, di c • questo sembra già pentito e verg0gn ')SO, per la disastrosa impressione prodotta a Milano e nd resto d Italia Apprendiamo pure che i derutati e senatori della pro mcia esposero a Giolitti i desiderata minimi di Giolitti. In questa occasione Ludovico Fulci gli ricordò che Messina si sarebb, :ontentata di ciò che per essa fece il governo ..... bortonico nel 1783. Allora non c'erano il vapore, il telefono, il telegrafo, la ferrovie; e non e' era l' Unità nazionale... Ma allora non c'erano neppure Giolitti, Mirabello e C.i ; e non c'era il teatro di Montecitorio dove c'è l'abitudine della più sfacciata menzogna. • La magistratura contro Giolitti. - Non si possono considerar~ d ·versamente, che come condanna esplicita dei vergogn<' r" metodi elettorali adoperati da Giolitti in alcuni coli elettorali, due episodi giudiziari, che si sono svoL I Caltagirone ed a Bari. A Caltagirone il Tri-.ìunale ha condannato uno dei delegati facinorosi, per prestati servizi criminosi nella elezione dell'on. Cirmeni nel Collegio famigerato di MiJitello; a Bari il giudice istruttore Calcagni con una fiera ordinanza della Camera di Consiglio del Tribunale ha rinviato a giudizio il delegato Prina per analoghi servizi criminosi prestati all' on. De Bellis e ai suoi mazzieri nella elezione di Gioia del Colle. Intanto la sentenza e l'ordinanza non costituiscono la sola condanna dell'on. Giolitti; ma son uno scbiaffo bene assestato alla Ginnta. delle elezioni e alla maggioranza della Cameri' ·Jhe convalidarono l'elezì ne nel Collegio ò lY :li1:,llo e , prediletto candidato del governo. Varrann<? a pinger dovere nella elezione di forte. -, una e l'altra a fare il proprio ioia del Colle? Ne dubitiamo + I rischi allo Czar. -- I nostri leHori sanno che noi li abbiamo fieramente combattuti sin dalla prima pro posta che ne fece il Morgeri alcuni anni fa. Deploriamo che i repubblicani si siano associat.i a tale propo:-;ta. Ma i fÌt;c!.ii coraggiosi sarebbero :stati comprt>nsibili; la òimostra7.ione contro lo Ozar però si è andata attennando in guisa da prestarsi al ridicolo. E di ridicolo ne versa add0i:i-1c,ahbastanza l'homme qui rit in questo stelloncino del Viandante (29 agosto); « Hora destruendi ». li rolendflrio della rivoluzione non va più a giornate, va ai ore. Avete seguito l'allegra competizione dei riformisti. dei 1 ivoluzionari dci sindaclllisti degli anarchici, di tutti gli anticzaristi d' [ta!ia? Da prima si parlò di sciopero generale per l'intera giornata che l' ltalia ospitava lo Czar, poi la giornata diventò i.1ev;a; adesso si di - scute, non già sulle modalità della manifestazione, ma sulle varie ore in cui essa può iniziarsi, durare, concludersi; e c'è chi propone le ultime ore del pomerig~io , e chi queste ore va ad una ad una discutendo ed eliminando; le tre, le quattro le cinque, le sei; insomma una manifestazione a piccolo orarario, una rivoluzione con l'orologio, una dimostraiione in pii Iole. E con tutto questo si vuole ad ogni costo tentare la protesta contro l' Autocrate. Me ne dispiace per l'Italia :-ov versiva, ma la sua manifestazione - ch'era pur mossa da un alto senso di solidarietà rivoluzionaria - s' _è• a prio~·i screditata. Screditata dinanzi al nemico di dentro e al tiranno di fuori ... Se, d'un balzo e d'un g-rido, essa si fosse levata a contrastare il passo di Colui che riassume la più orrenda oppressione, qualunque fosse stata per essere la manifestazione si sarebbe moralmente imp-":sta. Ma questo tirar l'ora, per il se~:-etotiG1ore che non tutti i lavoratori possano partecipare alla prote sta, questo abbassamento della protesta a ragioni di pcssibilità ma•eriale, questa sua riduzione e conformazione opportu - nist1che, l'hanno di fatto annullata. Non fa più paura. E' una parata, il cipiglio e la voce grossa di un uomo che trema a verga. Lo Czar può dunque liberamente venire. ll re e i ministri possono partargli il saluto del popolo italiano. E noi stiamoci zitti, eh' è rr:eglio. Dice una canzone russa: « O piccolo padre che sei tanto lontano, noi t'invochiamo tanto vi- • ? c1no. »... + ~a condanna d! Laganà. - Meriterebbe un 1, stuàio t11tto il proces::10; o meriterebbe la puhblicaz1one a parte la lunga arringa di Carlo Altobelli, che è uno studio completo d'indole sociale su certi delitti e su certi delinquenti; studi"o inspirato ai criteri scient,ifici più moderni e che lo designa non come un semplice avvocato eloquente-di quella eloquenza verbosa, formale, che non ha le nostre simpatie-ma come un vero sociologo penalista, che ha 1~ fortuna di possedére la parola calda e meravigliosamente seduttrice. Chi era Laganà? E' un disgraziato, cbe pi.ù volte aveva manifestato le proprie tendenze saugninarie e criminose e che per un liiwe pretesto uccise il Prof. Rosr,i dell'Università di Napoli. Carlo Altobelli, che lo aveva difeso come mai forse difese altri delinquenti, che lo avevano pagato profumatamente - dando alla sua causa tuUe le risorse dell'ingegno e dell'animo nobilissimi - in una intervista con un redattore dellR Proprtganda ( N. del 5 settembre) cosl lo descrive: e è un disgraziato, nel e cui cervello la epilessia ereditaria ha prodotto cosi e larghe e profonde devastazioni da farlo ri tenero nn « cri1uinale pericoloso, ed un0 amorale tipico, mentre ~ tutte le manifestazioni repugnanti della sua vita, e non 1:1onoche il prodotto del male terribile, che come e una camici3 di Nesso gli aderisce alla vita e fatai- < mente ne mina la esistenza •. Dunqne non è il caso di parlare di ferocia dei giurati - che ad ogni modo concessero le attenuanti - e di reazione borghese se gli furono appioppiati i 30 anni di galera che il verdetto affermativo dei giurati gli procurarono. La difeaa sociale lo esigeva, come esige misure severissime contro qualsiasi essere pericoloso ; la difesa consentirebbe anche la pena f
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