Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 16 - 31 agosto 1909

RIVISTA POPOLARE 429 l'Estrema nel suo insieme può •essere stata accusata di ministerialismo, lo fu soltanto pel breve ministero Sonnino.- E' assolutamente inesatto che l'Estrema non abbia combattuto~ una vigorosa battaglia elettorale nel marzo ultimo. Se qualcuuo dei suoi membri non ebbe competitore non fu per colpa sua, ma degli elettori, che ne resero incrollabile la sua posizione e tolsero la voglia agli aspiranti di farsi innanzi. E' quindi del tutto capricciosa l' affermazione che solo l'on. Bissolati, pel quale La Vita ha una tenerezza speciale, di cui la lodiamo, abbia saputo combattere una gagliarda battaglia anticlericale. I Santini da combattere non pullulano come funghi in tutti i collegi rappresentati dall'Estrema. I giudizi del direttore della Vita, che sotto altre forme e con. diversi intenti, sono quelli della Stampa di Torino e di diversi altri giornali monarchici sull'attivita e sulla funzione dell'Estrema sono poi più che cervellottici se si prende in consitlerazione l'inizio della XXIII legislatura. Su tutte le questioni la voce dei membri dell' Estrema si è levata :fieramente accusatrice e demolitrice contro Giolitti e e contro il suo ministero; e tutti i problemi interessanti la vita economica, politica, morale e intellettuale della nazion·e dai medesimi furono sollevati: quello del dazio sul grano, delle spese militari, della marina, della catastrofe di Messina, delle elezioni, della istruzione popolare, della politica ecclesiastica, delle convenzioni marittime. Furono pronunziate fierissime requisitorie e forti discorsi da De Feliee sulle ladrerie o almeno sugli errori colossali commessi dai rappresentanti del governo; da Ciccotti, Bentini, Colajanni sul dazio sul grano; da Colajanni e De Felice sulle responsabilità gravi del Ministero della Marina nella catastrofe di Reggio e di Messina; da Mirabelli, De Felice e Colajanni sulla politica interna e sui metodi elettorali di Giolitti; da Eugenio Chiesa sulla politica coloniale; da Ubaldo Comandini pro schola; da Eugenio Chiesa e da Giulio Alessio sulla politica ecclesiastica; da Turati e Morgari sulle spese militari; da Pantano, Ciccotti, Colajanni e Nitti sulle Convenzioni marittime; da Mirabelli sul suffragio universale; da Nitti sul ministero di agricoltura e commercio. Abbiamo citato senza ordine cronologico e senza la pretesa di avere ricordati tutti i più importanti discorsi pronunziati dai deputati di Estrema sui problemi più vitali e dall' elenco risulta, che nessun' altra parte della Camera ha fatto altrettanto e che in nessun altra epoca parlamentare se ne sono pronunziati così vigorosi e così numerosi contro un ministro e contro un ministero. Da questo elenco risulta la. fiacca partecipazione dei radicali alla lotta parlamentare , :fiacchezza dovuta specialmente alle limitazior1i che essi s' impongono nel timore di veder diminuita la propria ministeriabilità rendendosi invisi con qualche mossa ardita a coloro che potrebbero, quandocchessia, distribuire i portafogli... Intanto le ingiuste accuse al resto dell' Estrema si movono per lo appunto nello interesse dei radicali sopratutto ; poichè é inutile nascondere, che la maggiore preoccupazione di certi giornali viene dal desiderio di vederli arrivare al governo. Ora i rimproveri più meritati che si muovono ai repubblicani ed ai socialisti è que1lo di non essere riusciti sinora ad abbattere il ministero Giolitti. Al riguardo va notato che non c' è Parlamento di Europa, in cui l' Estrema per opera propria sia riuscita a determinare coi propri voti una crisi ministeriale. Si vanta la tattica sapiente di Cavallotti e, nessuno può diminuire le sue superbe qualità di combattente; ma egli non riuscì mai a provocare una crisi, nemmeno quando sollevò ·la quistione morale contro Crispi, che fu seppellita sotto una valanga di voti sull'ordine del giorno Torrigiani. Ma si fa colpa a repubblicani e socialisti di rimanere quello che sono e di non dichiararsi pronti ad assumere la croce del potere. Non neghiamo, che se essi non tenessero più tede ai loro principii, assai fadlmente diverrebbero centro di attrazione di tutte le forze migliori e dei più liberali della Camera. Ma nessuno può pretendere che essi divengano dei transfughi, pur ammettendo la possibilità esclusivamente teorica di arrivare al governo sotto la .monarchia. E sotto una monarchia plebiscitaria quanti sono evoluzionisti tra i repubblicani e riformisti nel partito socialista potrebbero pervenirvi colla loro bandiera, senza transazioni indecorose, senza diminuzione del loro carattere morale solo nel caso in cui· esplicitamente si ammettesse che come i plebisciti hanno fondato la monarchia costituzionali, i plebisciti del pari possono sostituirvi una repubblica sociale (1). + Insomma si dovrebbe riconoscere la legittimità della teoria di Alberto Mario sui placidi tramonti. Ma noi siamo convinti - e difficilmente la Vita e quanti non sono dominati dalla pregiudiziale monarchia ci daranno torto - che nè il Capo dello Stato, per quanto rispettoso del regime parlamentare, nè gli elettori dei repubblicani e dei socialisti sarebbero disposti ad accettare il presupposto e le conseguenze logiche ed estreme della dottrina della evoluzione politica. La semplice enunciazione di questa ipotesi , se non provochera il linguaggio minaccioso di tuoni e di fulmini , cioè di galere e di cannonate, che i monarchici adoperarono ai tempi della Lega della Democrazia contro Alberto Mario, certamente provocherà sorrisi di scherno contro di noi , che la ripresentiamo. Ma se repubblicani e socialisti vogliono mantenersi fedeli alle rispettive pregiudiziali istituzionali che ci stanno a fare alla Camera? Questo si chiedono spesso i monarchici e per loro abbiamo pronta la risposta. La loro funzione dal punto di vista strettamente parlamentare è quella di criticare, di sospingere innanzi i tardigradi, di affrontare i malvagi, di agitare le idee, di segnalare i pericoli. Questa funzione abbastanza utile, altissima, esplicitamente ha formulato testè un giornale monarchico. La Stampa di Torino (6 agosto) chiudeva le indagini sulle cause che favoriscono la effiorescenza del socialismo con queste parole giuste : e: sotto il « punto <li vista della segnalazione dei bisogni del ( 1) Nelle origini ,.p. lebiscitarie della monarchia italiana , a parte gli altri argomenti di vario ordine che si potrebbero addurre, sta la giustificazione piena del giuramento che prestano repubblicani e socialisti entrando alla Camera.

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