Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 16 - 31 agosto 1909

424 RlVISTA POPOLARE spiacevole per gli Spagnoli, ma bisogna augurare loro che egli intervenga e riesca a far cessare lo spargimento di !:langue, tanto più che è ormai certo che quanto a possesso in Marocco gli Spagnoli non sono abbastanza forti per conquistarselo ; nè per farselo concedere. • • I nostri buoni amici e alleatl.-Dopo il processo di Agram ecco quella dei Mazziniani di Trieste. In questo la montatura poliziesca e partigiana è stata anche più evidente ; anche più chiaro ed evidente il desiderio non già di perseguire o punire dei rei , ma di colpire la Italianità e le aspirazioni Italiane. Prove di reità? Non c'erano; ma che importa questo al I. R. Paterno Governo dei nostri buoni alleati? Le pene noq hanno potuto essere gravi; c'.è dovuto persino essere assoluzione di dne contro i quali l'ingiustizia era più che troppo patente ; ma la condanna ci ha dovuto essere perchè essa permette lo scioglimento di quelle associazioni a carattere italiano - non diciamo irredentista-che i nostri buoni alleati ed ottimi amici d'Austria odiano a morte. Anche questo è uno dei bei fatti della diplomazia. L' allf'anza con l'Austria ci fu, un tempo imposta da necessità di cose e di eventi ; essa ci sarebbe anche stata imposta dalla stessa cecità di quei capi di Stato che per favodre masse di preti insidiavano alla nostra compagine nazionale. Se essa ci sia utile ancora è un altro paio di maniche, e forse sarà il caso di farne una serena ed imparziale disamina un'altra volta. Ma questa alleanza sarebbe stata al popolo Italiano più cara ; esserle fedele non costerebbe affatto al popolo Italiano, se la diplomazia non ave~se un giorno obbligato Garibaldi al famoso obbedisco/ Ed i no3tri vicini dovrebbero pensare questo; i nostri cari alleati dovrebbero non dimenticare eh€- se a noi costò amaro che il nostro più glorioso Eroe obbedisse; e se dovemmo e volemmo dimenticare che al di là di un certo confine vivono ancora. Italiani , non però non possiamo con indiff_ere.nza. assistere alle condanne partigiane, sieno pur hev1 ; non possiamo , senza che nascano in noi desideri e aspirazioni tutt'altro che favorevoli all' alleanze, vedere macchinati processi infami ; non possiamo tollerare in pace, che il nome Italiano , e gli Italiani sieno, cou la complicità della polizia austriaca, insnltati e manomessi dai Croati. Certamente i nostri diplomatici non possono operare in modo - non sono da tanto del resto-da preparare a noi il ritorno di terre che storia., costumi e sentimenti e natura hanno fatto Italiane; i tempi dei mutamenti non sono maturi ; ma dovrebbero però far sentire che l' alleanza con un popolo è presso I' altro alleato tanto più simpatica e popolare, e però efficace q nanto più la nazionalità ed il sentimento - anch; idealistico - di quel popolo sono rispettati. Ciò che non si ottiene certamente con i periodici insulti dei Croati agli Italiani, e con i processi bestia:i e vero-o. gnosi come i recenti di Agram e di Trieste. Ma° i nostri diplomatici dormoLo. E del resto ..... meglio cosi. I fatti maturano da se. + Il sacrl:flolo dl Creta. - L'imbecillità della diplomazia .h:uropea l.r1 raccolto il suo frutto naturale maturo di vergo;;na e di dolore. Il sangue sparso dai Cretesi per la indipendenza, la loro lotta ost,ioata, il loro eroi,,rno sono risultati vani. Essi avevano pensato e creduto-ed avevano ragione d1 credere - che arrivata l'ora dello sgombro delle forze iutern_azi?nali quell'ora sarebbe stata per loro la prima della rnd1pendenza: ed avevano, tosto partiti o-li ultimi . • b manoa1 ..... protettori, avevano innalzata essi Greci. la bandiera Greca, la loro bandiera il simbolo ed il vessiJlo della loro libertà. Sapevano che la Turchia protesterebbe, sapevano che, forse , sarebbe stato necessario lottare ancora contro i Turchi; ma credevano, ingenui Cretesi, che i protettori sarebbero stati un freno alla esigenza della Turchia. Invece proprio i fucili dei protettori banno abbatt11 ta la loro· bandiera. Quella. vecchia ignobile baldracca che è la diplomazia europea ha. messo ancora una volta in mostra le sne marce vergogne. I Cretesi avevano sperato, e lt:1.loro speranza è stata del11sa dai protettori e derisa dai Turchi. Indubbiamente se veramente la Turchia si fosse sentita sola, e osteggiata dalle Potenze, i reclami contro Creta sarebbero st&.ti certamente reeno vivaci; le minaccie alla Greci~ meno serrate, e meno precise; ma - e qui è il gioco_della svergognata diplomaziadelle due potenze neutre nella questione , delle due potenze che dichiararono , a tempo della costituzione del protettorato , di volersi disinteressare della faccenda, una delle due , la Germania, ha fatto sentire alla Turchia eh' essa le era alle spalle in ogni caso e che per conseguenza la Turchia poteva osarfl e minacciar~ e volere. Naturalmente se, dato ciò, la Turchia avesse assalito la Grecia , e la R·1ssia avesse cercato di aiutare il piccolo paese si sarebbe avuta quella conflagrazione Europea che incute - ed è ben gi 11sto- tanto terrore. Fa.tale fu dunque che le cose procedPssero come hanno proceduto, e che il sacrificio dei Cretesi fosse compiuto s11 l'altare della pace: ma chi lo preparò? Chi ha preparato e da lungo tempo. questa catena di errori che l'Europa si porta al piede e le è una continua minaccia, se non. la diplomazia? La diplomazia_ che ha voluto negare diritti di popoli ai Polacchi, Serbi, Greci, Macedoni in favore del dritto del più forte, e deve oggi sacrificarli ancora per amor della pace: oggi che il dritto del più forte lo si vuole subordinato ad interessi e diritti di giustizia. Come, tosto o tardi, la giustizia immanente delle cose colpisce in un modo o in un altro il reo alle leggi della natura, cosi oggi la diplomazia è punita con la impotenza delle sue colpe, e de' suoi egoismi passati. Perchè è assurdo crearsi delle illusioni, cullarsi nel det:1iderio sterile, s11pporre una realtà. raggiunta ciò che non è che una aspirazione legittima e bella si, ma vana ; la pace, questa pace di c11itanto hanno bisogno i popoli; questa pace che è, sola essa, arra di ci vii tà e di miglioramento fra i popoli; questa pace non potrà essere conservata, finchè per mantenerla si dovranno sacrificare i diritti e le aspirazioni dei più deboli, e mantenere eserciti e flotte che divorano la più chiara ricchezza dei popoli , e nel del::liderio folle di mantenere l'equilibrio aumentando gli armamen~i, nella criminale speranza di una superiorità, sono la permanente e non voluta minaccia di una spaventosa guerra. E questa pace, questa illusoria e traditrice pace, è appunto essa l'opera nefasta della Diplomazia. Ed ora, come se un'ora di redde rationem s' appressasse vertiginosamente, ora le difficoltà per mantenerla si aggravano, i problemi del diritto che esige di riconqnistare il s110 imperio si fanno più urgenti ; si può sì abbattere a colpi di fucile una bandiera, non per questo vuol dire che la ragione ed il diritto del popolo sieno abbattuti per sempre. La questione di Creta risorgerà. E risorgerà più imperiosa e più urgente, e dovrà essere riso I ta in favore dei Cretesi; secondo giu!::ltizia. Ma ecco ii terribile fato preparato ai popoli dell'Europa dall'egoismo livido e dalla crurele bestialità della loro diplomazia. Risulta, secondo giustizia, la que!::ltione di Creta; altre e tante al tre si affaccerebbero , e si aff"cceranno all'orizonte, chiedendo a loro volta, imperiosamente la soluzione definitiva; !::lecondogiustizia. Perché i Macedoni attendono ; i Serbi attendono , i Polacchi attendono; i T.riestini attendono, gli Alsaziani attendono: è una folla di popoli cui fu negata giustizia ed hanno diritto di ottenerla tanto quanto i Cretesi. Si disse: disarmiamo. E fu bella parola : ma vana; rl

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