RIVISTA POPOLARE 443 rebbc certi di sollevare il maggiore sdegno degli agricoltori che si considererebbero trattati ingiustamente. Ma è certo, considerando la posizione doganale dei paesi esteri e delle Colonie verao il Regno Unito, che gli agrii.:oltori sarebbero meglio favoriti da una politica fiscale di rappresaglia che dallo schem11 proposto da Chamberlain. Il grande movimento di Cobden in favore del libero scambio fu da lui portato a favore sulla supposizione che gli altri paesi avrebbero fatto altrettanto. Non è necessario dimostrare quanta era falsa questa idea. Se fosse stata ad0ttata in generale non ci sarebbe ora una questione fiscale, poichè è fuori di dubbio che il libero scambio in tutto il mondo, '!arebbe la migliore politica commerciale per tutte le nazioni. Circa .,;essanta anni di esperimenti sembrano dovere essere conclusivi; ma finchè il Regno Unito si ostinerà a mantenere un fiscalismo preferenziale a favore degli nitri scesi è cer 10 che questi non butteranno via l'assurdo ma generoso dono. D' altra parte le nazioni sono tanto interessate agli scambi col Regno Unito che è più che certo che un'a operazione di salda politica di reciprocità rinforzato, quando occorra, dalla rappresaglia condurrebbe anche le altre nazioni su la direttiva del libero scambio. Al tempo stess'l , e come base trattati uni tariffa 1ostanziale, specialmente su i prodotti di sussi stenza, dovrebbe essere stabilita. Se questo tentativo mancasse , sarebbe sempre meglio e·-:.e fare del libtro scambio a scapito, e se questa politica conducesse al libero scambio gli agricoltori del Regno Unito, sarebbeM almeno preparati alla concorrenza , e le masse della popolazione ne trarrebbero loro chiari vantaggi. (Nortl, American Review, luglio). + Filippo Turati: l sociallstl e Giolitti. - (1) Ma, la scianJo i filosofemi, e poichè parliamo di a..:cidie, eccone una che furoreggia in quest'ora: colla pretesa-qnesto è il bellol-- di essere .. il suo viceversa. Poichè novembre innanzi vil!ne, e nel pugno chiuso ha le sorti incerte del Ministero , ecco in gran subbuglio i fanta1ticatori di crisi. Giolitti ? Sonnino? Tittoni? Bettolo? Fonia? Sacchi ? Mancora? E che farà l'Estrema? Come si atteggeranno i socialisti? Si vedono sbucare dei feti di partiti nuovi, quali la e Sinistra democratica • ultimo modello, che si ac · corse di essere tale ... dopo le elezioni, perchè prima non era igienico. Un giornale romano, che ai ispira a una democrazia larga di cintola, che va ... dall' ombra t~i Rudinì, traverso a Martini, fino a Sacchi ed a Barzilai - quest'ultimo, assunto a dormitantium animorum excubitor contro il Ministero I - ha scoperto che, se Giolitti, dopo il voto famoso, non fece il ruzzoll)ne, fu la colpa dei socialisti, che non sentono « l'ardore politico •: Turati pretendeva l'organico dei telofoni e Cabriniguarda mò I - si occupava di non 110 quale - il giornale romano scrisse propio « di non so quale • - fosforo bianco ... E' vero: i socialisti, quanti tutti disarmavano e pensavano alle valigie, volevauo tentare e tentavano, di lottare ancora, C'est leur guerre; è il loro sistema : in perfetta antitesi al l' ... « ardore politico, di certa democrazia. Or qui conviene sfrondare qualche gratuita illusione,. Il partito socialista, per suo istituto , non è un « fabbricatore di crisi •. Non è e non vuol essere tale, per quest'unica e sufficiente ragione: che non è, o almeno dovrebbe non essere, un partito ,di politicanti; che è, o deve procurare di essere quanto più è possibile, il partilo del proletariato. Questo vuol ( 1) Questo arti colo è un commento di Filippo Turati ad altro articolo di un anonimo che nel I' À vanti e nella Critica si firma Chantecler. Ne abbiamo cambiato il titolo. La Reda{ione essere rammentato a quei cet ti censori , che sembrano non averne il sospetto. Ora, al proletariato non importa proprio, e non deve importare; buccicata che è al potere sia Giolitti , o Sonnino. o Sacchi, o Pantano, o. magari Enrico Ferri, se qu~sto non significa una situazione nuova, una nuova corrente di cose, un programma nuovo ed in etlettiTa attuazione. • Sissignori: un programma. Questo è ciò che non intenderanno mai i cacciatori di portafogli - l'arte per l'arte -· e i loro ufficiosi in partibus. Non averlo è la loro politica: averlo, e volerlo attuato, è appunto la nostra. A loro è di ingombro: per noi è di incombro e fastidio ogni altra cosa. E non alludiamo al « fine ultimo • su cui metafisicheggia uno scrittore della Stampa di Torino. Diciamo del programma immediato. di ciò che è da far oggi, che sat à da fare domani. Yede Chantecler che anche in questo siamo d' accordo. I suoi quattro chiodi sono ciò che ci rimane - votate le spese militari - della .piattaforma di Firenze, quando vi si. aggiunga - e in Italia, in queat' ora, non si può farne a meno - la diffusione passionata ed alacre della coltura popolare , la scuola, o avocata allo Stato, o integrata - sul serio - dalla azione audace e tenace dello Stato. Così i chiodi diventano cinque: ma poi, chi rifletta, in so stanza, si riducono ad uno. E l'uno è la riforma fiscale. Anzi se gii altri sono i chiodi, questo è il martello. Approvate le spese militari, siamo all' ablativo aasoluto. Senza i soldi, non vi sono scuole, non vi sono pensioni, non vi sono servizii pubblici, e la stessa riforma del voto diventa la riforma del vuoto. Ora, in un paese dove una democrazia esistesse - e volesse esistere - avrebbe già cominciato, proprio su questo argomento, a mettersi in campagna. Almeno Luigi Luzzatti ha parlato a Monsummano. p.. rlerà ad Oderzo; ci ha fatto e ci farà sapere che ha creato il mondo e che ora gli sta dando una nu0va spintarella perchè rotoli meglio. Ma, insomma, ha detto come pensa e che cosa vuole. L'opposizione di Sinistra e l'Estrema Sinistra contano dei finanzieri di vero valore; senza far torto ai restanti, citiamo due soli nomi: Wollemborg e Giulio Alessio. Noi vorremmo far appello, appunto, al valore, alla devozione, alla convinzione di cotesti uomini, a dire a ciascuno di essi, come disse i! Cristo: piglia il tuo lettuccio e cammina I Non sentite che è l'ora vostra? Bisogna disseccare il bilancio, e avviar ci a trovane il mezzo miliardo che ci m .mca per respirare, per vivere, per progredire. Bisogna parlare alla nazione: parlare - direbbe Mario Borsa - ali' « uomo nella strada , ; fare come han fatto in Inghilterra: volgarizzare il problema. Noi siamo disposti a far loro, umilmente, anche da grammofoni. Ma se assi - che, più prossimi o più possibili al Governo, hanno in questo campo, i maggiori doveri e il massimo interesse di partito -- taceranno, o sussurreranno appena, o non troveranno risonanza e seguito fra i loro - toccherà ai tapinelli socialisti fare, alla meglio o alla peggio, anche questa parte. Il Convegno di Bologna ad ottobre - sia o no inter• nazionale - povrà servire a queste intese necessarie. Si dolgono quei certi censori perchè non ci sgoliamo abbastanza a v0ciare: abbasso Giolitti I Ma Gioiitti non è forte che della loro inconcludenza. Il giolittismo - ossia lo statu q:10, scettico, tranquillo e disastroso, alla lunga - non è altro che l' inerzia, la mancanza di programmi, voluti, propagandati, vissuti, della Opposizione. Questa, se gli grida vituperii, fa come la bertuccia che ingiuriava, nello specchio, la propria imagine. Peggio ancora. V'è un modo di rendere a un Governo servizio di gran lunga maggiore, che non col sostenerlo apertamente: ed è col combatterlo in guisa da dargli le apparenze continue - vorremmo dire il diritto - della vittoria. Sono questi antigiolittiani che hanno imbalsamato Giolitti e lo tengono inchiodato al potere. Il paese pensa che, per non
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