436 RIVISTA POPOLARE rispettati migliaia e migliaia di connazionali. Ma il corrispondente della Perseveranza che vive nell' Argent10a, come mt1, da moHi anni , è persuaso invece che gl'italiani siano appena comportati e che soltanto la classe colta riconosca i benefici della emigrazione. E' una opinione antiquata. Gli uomini· di governo nell'Argentina si preoccupano tanto del problema immigratorio che al Senato èue mesi fa venne presentato un progetto di legge, inteso appunto a favorire l'emigrazione a mezzo di speciali uffici di propaganda, intesi a fornire ogni sorta d'informazioni e di notizie a coloro che nei nuovi paesi cercano nuovi mezzi di vita. I benefici della immigrazione sono riconosciuti ormai da tutti nell'Argentina, e non deve impressionarci il fatto che Belisario Roldan, in una ora di profonda malinconia, abbia rievocato le antiche capanne sperdute nelle Pampas dove erano una volta i gauchos solitari che oantavano la loro tristezza e il loro amore, come per un ritorno al passato.Quello stesso Roldan che mesi addietro vedeva nel gaucho il rappresentante di una ral!lza forte, capace di perpetuare tutte le fierezze e tutte le audacie di un popolo che pure si avvia verso più alti destini, un mese fa, parlando ai soldati che giuravano fedeltà alla bandiera della Patria, vedeva l'avvenire della Repubblica nella conquiota del deserto per opera delle nostre braccia vittoriose. Gli argentini sono sciovinisti , dice ancora il corrispondente della Perseveranza, e, se comportano gl'inglesi perchè hanno il mestolo della finanza e seguono i francesi per l'eterno fascino che esercita Parigi su tutti i parvenus del mondo, in fondo sprezzano l'italiano. No, si esagera. Ed è male. La nostra emigrazione non è fatta di straccioni e io ricordo che l'anno scorso il Dottor Alsina, dell'ufficio d'immigrazione, amico provato degl'italiani, parlando col comm. Cittadini, il Direttore della Patria degl'Italiani, constatava appunto , rallegrandosene, che la nostra immigrazioue, anche dal punto di vista della estetica, era migliorata e migliorava. Queste stesse os.:-ervazioni faceva il Diario che pure nou abbiamo mai considerato come nn tenero amico degl'italiani. Sono anch'io persuaso che il problema. della nostra emigrazione meriti di essere studiato seriamente, sopratutto perché la nostra condizione di e uomini emigrati :b di fronte al paese che ci ospita e di fronte alla madre patria è innegalmeute precaria ; ma non ~redo affatto che g110sto complesso problema che non ba ma i affaticato, pur troppo, le menti dei legil:!latori italiani, debba discutersi tenendo conto dello 1:ipirito chauvinista che anima gli argentini - anche 1:ie qualche melanconico poeta - ripeto, sogna le pri1nitive semplicità creole. Eh via , non c'è proprio da tenH:r nulla, anehe se qualcnuo - io non nego rhe vi siano - per fare del patriottismo esalta tino al ,çrrottesco l'amm1razione d1 quanto è nativo. Jli uomini di mente argentini, quelli che pensano sul serio, discorrono in 1m altro modo e il corrisvondente della Pe,severanza ne ha tlll esempio, se il vuole, nel discorso pronunciato forse nei giorni in cui scriveva la corrispondenza al suo giornale, dal Dottor Alvarez , dinanzi gli aliievi della scuola di magistero, a proposito di morale civile, La Patria degli Italiani, commentando quel discorso che deve aver calmato gli ardori di educatori nazionali e stranieri - è lo stesso giornale che parla- per l'abuso che hanno fatto nell' insegnare e predicare il verbo della regressione morale e civile del paese - chiama il diHcorso del Dottor Alvarez e Una pagina di patriottismo > . e Bisogna leggere con quanta naturalezza d'argo- « menti-prosegue - egli dimostri come il culto della e patria, che gli educatori attuali delle n•1ovegenerazioni e hanno ridotto all'unico insegnamento della scuola elee mentare sia la dottrina più facile ad insegnare come e quella che ognuno impara senza avvedersene dalla e natura medesima, mentre la difficoltà consiste di ine segnare al popolo a conoscere, rispettare ed amare gli e stranieri in ciò che presentano degno di stima e di imie tazioue, vale dire in ciò che forma il patrimonio più e prezioso del mondo ci vile. e Soltanto i popoli sei vaggi si credono perfetti e e rifuggono da ogni contatto e relazione straniera come e da un contagio. La Repubblica Argentina , dice e l' Alvarez , non può certo pretendere di istituire la e sua civiltà attuale in un modello definitivo insupee r~bile per le generazioni venture; deve completarla e al contatto e nel commercio intenso delle idee, delle e opere, degli insegnamenti stranieri, e la condizione e insuperabile per assimilare con frutto le lezioni e e gli esempi della civiltà cosmopolita consiste nell'ac- « cogliere gli stranieri come amici simpatici e ospiti « graditi e trattarli con la schietta familiarità che e apre il cuore a.Ila gente e la rende comunicativa. e Perderà l'ambiente creolo alcunché della sua ·intene sità? Ma vi guadagnerà per compenso in estensione, « con questa avvertenza che l'intensità dal particola- « rismo confoga dai pedagoghi del giorno con la quin- « te.ssenta del p1:1.triottismoè in sostanza una riabili- ~ tazioue dello spirito gaucio, ristretto, chiuso, diffi- ($ dente e selvaggio, della cui perdit,a la Repubblica e dovrebbe felicitarsi come di una grnnde fortuna "' ancorcbè non vi facesse altro guadagno che di pere derlo,,. Ecco come gli uomini argentini, che nel loro paese contano pur qualche cosa, sentono il patriottismo. Che se da Buenos Aires nsciamo all' aperto , là le discns - sioni p~triottiche e sociali si fanno curvi snlla terra che prodqce le grandi ricchezze, liberi da preoccupazioni di scuole e di razze. Sarà che io non assurgo all'altezza di certi problemi . ma come volete che sia po8sìbile far la guerra sul serio alla emigrazione in un paese come l' Argentina , grande parecchie volte l'Italia, dove sono a1,pena sei milioni di abitanti? Si pensi piuttosto, anche tenendo conto degli entusiasmi di Ferri nazionalista o socialista - questo poco importa - a studiare sl il ponderoso problema della nostra emigrazione; ma liberi, per carità, dal preconcetto che gli Argentini ci odino e i figli d' italiani nati laggiù 8Ì vergognino della loro origine. Ve ne saranno anche, ma pensate alle migliaia di analfabeti che se hanno avuto il modo di arricchirsi adattandosi anche ai più umili mestieri non avrebbero saputo ugualmente educare i figli e li hanno istruiti pei· farne dei dottori ...
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