RIVISTA POPOLARE 433 scambio che è la soppressione delle barriere per i prodotti di ogni nazione. '.ral patriota può reclamare il ripiegarsi su se stesso del paese ove è nato ; può credersi e dirsi strettamente nazionalista non lo sarà meno del cattolico chevnole cbe la sua religione sia quella di tutti gli nomini o il turista che porta a spasso i suoi ozi s11tutte·]e plaghe, in tutti i casini, in tutte le città marittime ove si incontrano e fraternizzano degli eleganti e degli oziosi di tutte le µarti del mondo. Che vuol dire ciò se non che esiste, conducendo verso la sparizione delle· differenze nazionali , una corrente più forte del la volontà individuale? E' troppo facile vedere, in effetti, quale solido ed impalpabile tessuto è tramato tra gli uomini con rapporti di tutte le specie. Avvenga una catastrofe, un ribas110 subitaneo di valori alla Borsa di New-York, ed ess&. si ripercuoterà in un batter d'occhio a Parigi a Londra a Francoforte. Manchi il cotone negli Stati Uniti sia per cattivo raccolto, ~ia perchè il rnare è chiuso ai vapori che lo trasportano; e subito le manifatture di Manchester si arresta.no e migliaia di operai inglesi sono affamati e gettati sul lastrico. li prezzo che il contadino dell,-1,Bauce o della Brie ottiene per il sno graoo è in gran parte determinato dalle messi che maturano in Ungheria, in Hus::iia e dall'altro lato del!' Atlantico, nel Far- West americano. Entrate in un aµpartamento qualunque e contate quanti mobili sono fatti di legno esotico, quanti ornamenti e gingilli acc11sanoun'origine lontana, dal ventaglio giapponese incrostato di madreperla , fino al samovar russo di tartaruga ed al tappeto d'Oriente. Gettate un semplice sguardo non dico sulla minuta di un sontueso banchetto ma sulle vetturette che uelle strade di Pfl.- rigi dànno via la loro tnercanzia a vii prezzo , e vi troverete aranci, datteri, primizie d'Algeria; banani e noci di cocco che giungono dritto dai tropici. Il nostro cibo, come la nostra mobilia ha parecchie patrie. Ho bisogno di ricordare che le Esposizioni universali non sono altro che grandi fiere internazionali; che la maggior parte delle grandi potenze europee hanno possedsioni sotto i più diversi climi e possono ripetere come l'antico re di Spagna che il sole non tramonta mai sulle loro terre; che gli Stati Uniti o il Giappone non sono più quantiM. negligibili nelìe combinazioni dalla politica? Ognuno sa (io mi limito a mettere insieme fatti conosciuti da tutti) che ogni anno si riuniscono Congressi di scienziati, di deputati, di artisti, di operai di oglli paese ; che esistono uffici internanazionali permanente per regolare in modo uniforma ciò che concerne le poste, le ferrovie, ie proprietà Jet terarie, ecc.; che la Francia in particolare e da lungo tempo ha fatto pas'i decisi nella via ove si muove I' umanità moderna proclamando i diriti dell'Uomo e non del Francese ed elaborando un sistema metrico fondato sulla misura del meridiano terrestre. Nessuno ignora, infine, che si fanno numero8i e seri sforzi ~ia per creare una lingua univeniale sia per l::!tabilire un Codice internazionale del lavoro. Dunque è permesso di affermare che il capitalismo evolve oggidì iu un ambiente che t,ende a confondersi col pianeta t· ht1 abiti amo. Que8tO ambiente è trasformato come ingrandito. Mercè i progressi della scienza stimolata dai bisogni stessi che reclamano pronta sod..:..isfazione, l'attività umana si è messa in ists.to di bal::!tare al compito più considerevole che ad essa s'impone. E::it.a nou conosceva prima come forze ausiliarie altro che quelle degli animali, dell'acqua e del vento. Un curioso ingranaggio d' invenzioni incatenantesi l'una all'altra, per un legame di causa ad effetto, ha rapidamente decuplato le energie naturali. Per lavorare il ferro, gli altri metalli, il vetro, la scie11za aveva spogliate le foreste (1); essa cercò un supplemento al ( 1) Timori e lamenti sono espressi a tal riguardo, dopo la fine del XVII secolo. legno nel carbon fossile, frugò le mrniere di carbone, Per cacciarne l'acqua che le invadeva dovette imaginare delle pompe a fuoco, delle macchine a vapore; per facilitarne l'accesso ai pesanti carriaggi dovette irnaginare delle guide di legno, poi di metallo ; essa preparava così, senza saperlo, un doppio sconvolgimento nella fabbricazione e nei trasporti; e quanto gravido . di conseguenze t . Viene allora, mercè la macchina, la prodigiosa moltiplicazione dei prodotti, il ribasso dei prezzi, la loro penetrt1.zione negli strati sociali ove il loro caro prezzo interdiceva fino allora di scendere; nell'agricoltura stessa viene un'abbondanza di cereali e di frutta che permette un formidabile acc1escimento della popolazione umana. Viene anche, mercè le ferrovie e i battelli a vapore l'infinita diminuzione delle distanze, la terra ristretta, le comunicazioni tra gli uomini di tutti paesi divenute più facili, rapidi. regolari, incessanti. Fin qui io non ho parlato che degli a~salti del vapore. Ma disciplinata più tardi, sua sorella cadetta, e sua probabile erede, l'elettricità, non è meno fertile di meraviglie : per mezzo del telegrafo, del telefono, del fonografo,· -essa finisce per sopprimere la distanza ed il tempo tra gli uomini, di unirli con una inestricabile rete di perpetue relazioni. Col movimento che essa toglie dalle cascate d'acqua e trasmette a meccanismi lontani essa distribuisce, sparpaglia, smin11zza non solamente la luce ma la forza meccanica tolta da una sorgente che non rischia di essiccarsi. Accanto a queste grandi beneficatori, il vapore e la elettricità, occorre citarn~•ben altri. Ohi potrebbe dimenticare per esemp:o , la chimica ed i suoi felici sforzi per scomporre e ricomporre la materia, modificare i corpi, crearne altri', per dare, in una parola, della vita, colla potenza delle sue combinazioni e potrei dire colla sua bacchetta magica? In q 11esto ambiente così ingrandito e metamorfosato il capitalismo porta tutti i suoi frntti, buoni o cattivi. Esso sa rendere al lavoro una somma di prodotti che sarebbero sembrati favolosi ai nostri antenati. Li spande in contrade delle più penetrate e delle meno accessibih. E' un traboccare di ricchezze, un progresso del benessere tanto subitaneo e notevole che la tappa raggiunta in cento anni sorpassa il cammino compiuto in venti secoli. Ma è anche il regno dell'oro, il trionfo della plutocrazia mercantile ed industriale. Coll'associazione dei loro ca pitali, colle società anonime di cui le azioni ammontano a miliardi di franchi, i banchieri, gli uomini danarosi i;ono divenuti tanto potenti: tanto terribili quanto i gran signori di altri tempi. Non è una compara,r,ione campata in aria che ha fatto nascere l'espressione: feudalità finanziarie, ma risponde ad una realtà più cbe positiva. I baroni della finanza che si son fatti nobili quando ne hanno avuta. la fantasia sono stati, sono ancora, dei rovesciatori o facjtori di re e di ministri. Da per tutto, la classe borghe8e guidata o sostenuta da essi ha fatto retro cedere avanti di sè ciò che restava dall'antica nobiltà spogliandola a µoco a poco, così come la Chie::;a, alleata dei nobili, delle su~ terre, delle ::iueprerogative, delle sue influenze, ed a poco a poco ha concentrato nelle sue mani tutti i poteri; soltanto, se ha dato scacco matto aile pote11ze del passato essa ha per forza di cose fatta sorgere un'altra potenza che la minaccia a sua volta. La grande indnstria, la macchinofatt11ra sostituendosi alla manifattura, hanno fatto sorgere sul polo dei sobborghi e dei paesi neri dei formicai operai, che banno attirata la popolazione delle campagne nelle città; hanno- ammassato migliaia di lavoratori in immense intraprese, in enormi stabilimenti, ed in tal modo hanno loro appreso due cose: p1·imo che il miglior modo di arri..Jchire è non quello di lavorar personal-
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