Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 16 - 31 agosto 1909

432 RIVISTA POPOLARE piccole patrie locali si trovano conglobate in patrie più vaste; la popolazione diventa più densa. Ed allora il mercato commerciale si estende, all'interno ed all'esterno degli Stati nuovi ; gli sbocchi offerti ai prodotti di ogni genere si .aprono in modo inatteso ; le scoperte geografiche allargano di giorno in giorno il mondo conosciuto ed accessibil~. La produzione attivata fa qua e là il saggio della grande industria , con l'aiuto della scienza; essa di viene anche in parte meccanica, per esempio nella stampa, nelle cartiere, nella metallurgia. E' il principio della fase nazionale del capitalismo. Nel corso di questa fase le questioni che si sono dibattute nelle città del wedio evo non spariscono: si agitano solamente in una più vasta cinta. Vi è da una parte allargamento, dall'altra persisteµ.za dei principi direttori che hanno presieduto alla vita. economica urbana. Il potere centrale agisce come agiva il potere municipale; si sforza di stabilire una perfetta regolarità nelle tasse , pesi , misure , monete : pacifica e regola. Solo, cerca di stabilire la sua autorità e dare regole uniformi alle città ed alle provincie che sono sotto la sua dominazione : spezza le barriere che la. separano ma per riportarle alle frontiere (1). La politica economica è la stessa che è stata nei secoli precedenti , quella di Venezia , di Genova , di Barcellona , di Bruges : attirare il danaro dei paesi stranieri e impedirgli di uscire dal regno ; assicura.re ai negozia.oti il monopolio del commercio colle colonie; assicurare agli industriali il monopolio del mercato interno arrestando colle dogane i prodotti principali fabbricati fuori; creare artificialmente delle fabbriche togliendo alle contrade vicine i segreti della loro in.- dustria e proibendo, minacciando le più severe pene la fuga dei segreti analoghi che si ha la ventura di possedere nel proprio territorio. Cromwell in Inghilterra, Colbert in Francia seguono su tutti questi plinti le tradizioni del medio evo. In quanto alla relativa posizione delle diverse classi il movimento cominciato continua. Sono sempre le stesse dei secoli precedenti: nobili, preti, borghesi, poi « popolo minuto> comprendente i contadini ed i lavoratori della città. Solamente la classe borghese, la classe ricca di danaro, si eleva in un'ascesa lenta. ed ininterrotta. Coll'aiuto della regalità, sua alleata intermittente, essa fa, senza posa, indietreggiare davanti ad essa la nobiltà ed il clero. Unendo i suoi capitali nelle banche, nelle grandi compagnie commerciali o finanziarie che ai incaricano di sfruttare le colonie o di raccogliere le imposte, essa è una potenza colla quale bisogna contare; essa pesa con un peso sempre crescente sugli affari pubblici e nello stesso tempo che aspira e tenta. di divenire classe dirigente, mantiene in una assoluta soggezione la classe operaia che diviene in una. più numerosa e più dipendente. E' il tempo i.u cui gli artigiani delle città, fieri del loro titolo di maestri e lavorando in casa loro con due o tre compagni ed apprendisti, perdono di importanza e declinano. Da una parte essi sono lasciati indietro e sdegnati dai fratelli pervenuti, dagli artisti che si elevano ad un grado superiore soddisfacendo 1 gusti della classe ricca. D'altra parte essi vedono accanto ad essi moltiplicarsi gli operai che lavorano in massa nei grandi stabilimenti , sapientemente organizzati e dispoticamente amministrati dai grandi industriali e che cercano già di migliora.re la loro aorte per mezzo dello sciopero e dell' associazione, coll' unione temporanea o permanente. Altra concorrenza cosi aeria per quegli stessi arti- (1) V. Emilio Lev111eur - Histoire des classes ouvrierès el de /'industrie en France avant 1789. Paris 1901. giani: nelle campag-ne si spande quella che può chiamarsi la « fab'fn-ica sparali> (1) una folla di operai lavorano in casa, ma per conto di imprenditori formano, nei villaggi, un' armata industriale che sfugge ai regolamenti creati per e c0n i lavoratori della città. In seguito a tutto ciò le vecchie corporazioni cominciano ad essere più di molestia che protettrici per la produzione ed il consumo; i sovrani si sforzano ad allargare la loro organizzazione feudale per renderla confvrme ai bisogni di nn grande Stato: e::lsi tentano di spezzarla ed è un sintomo che annunzia un'era nuova. In effetti, una rivoluzione grave, tanto grave quanto quella di cui furono principale causa la scoperta dell' America e della via delle Indie , si opera da dopo l'ultimo terzo del XVIII secolo fino al cominciamento del XX. Come sempre, è il commercio che, estendendosi smisuratamente, fa scricchiolare la cornice nella quale era imprigionata la società. Sul mare vanno e vengono perpetuamente vascelli che solcano tutti gli Oceani e vi trovano nuove isole, un nuovo continente ; all' interno delle terre la circolazione dei viaggiatori su vie e canali più numerosi e meglio tracciati; presso tutte le nazioni civili un movimento di danaro come mai se ne era veduto di simile : ecco ciò che renderà tosto necessaria una. produzione fino allora sconosciuta e l'invenzione di nuovi processi. Questa volta si tratta. di soddisfare e di provocare le domande dei consuma• tori non più chiusi nei limiti di uno Stato per grande che sia , ·ma sparpagliati su tutta la superficie della terra: non più ridotti a qualche migliaia., ma. contandosi a dozzine e centinaia di milioni, Breve: a poco a poco il mercato si dilata sino ai confiùi stessi del nostro globo e si entra nel periodo internazionale del capitalismo. + Se consideriamo da vicino q uest' ultimo periodo vi ritroveremo tutti i problemi delle età precedenti, ma essi vi prendono un'ampiezza ed un'acu.tezza mai raggiunte prima. Occorre· mostrare prima a. qual punto le pastoie che imprigionano i popoli ciascuno in casa sua. sono rotte, dislocate e come una solidarietà. tende a stabilirsi in tutti i domini i ? Io conosco onestissima gente che applaudisce a questo internazionalismo come ad un inizio, per lo meno come ad una speranza di pace durevole , di armonia universale, di fraternità umana. Ve ne sono altri che lo maledicono come distruttore di antiche tradizioni e delle atttuali frontiel'8, come livellatore delle particolarità. che differenziano le razze ed i popoli, come propagatore di una brutta e noiosa uniformità. Non è il tempo, benchè la mia opinione sia da molto tempo formata su questo soggetto, di impostare il bilancio dei vantaggi e degli inconvenienti che possono risulta.re da questa tendenza cosmopolita; mi basta per ora di constatare che essa trascina coloro stessi che la combattono. Uno la respinge sotto una forma mt>ntre l'accetterebbe sotto un'altra e contribuisce anche ad accelerarla. • Tale economista può essere ostile ali' unione internazionale degli operai e favorevole alle leggi che cercano di limitarla ed in compenso predicherà. il libero (1) Io proposi questa espressione in cambio di quelle impiegate ordinariamente e che hanno il torto di essere equi• voche. Le Play per distinguere la stessa cosa , si serve del termine , fabbrica collettiva ». Ora, esso converrà molto meglio al lavoro agglomerato nelle officine. Si è detto anche (Aahley) sistema domestico. Ms ciò genera contusione col sistema patriarcale, in cui il proprietario fa valere egli stesso i suoi beni colla sua famiglia e questo non fa sentire la dipt.ndenza nella quale i lavoratori a d')micilio sono alla mercè dell'imprenditore che fornisce il loro bisognevole ed il salario.

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