Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 16 - 31 agosto 1909

RIVISTA POPOLARE DI Polit·ica, Lettere e Scienze Sociali Uirett.oni: Prof. NAPOLJi:JONECOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 4mministrazione: C01·so Vitto1·io Emmmele, n. 0 115 - NAPOLI f\11110 .XV - Num. 16 ABBONAMENTO POSTALE Uoma, 31 Agosto 1909 Preghiamo vivamente gli abbonati non ancora in regola coll'amministrazione di volere spedire l'importo dell' aLbonamento con cortese sollecitudine. Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e va_glia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Castrogiovanni (Sicilia). SOMMARIO: Gli avvenimenti e gli uomini: Noi: (Contro la degradazione di alcuni professori universitari - Le ferrovie di favore e, gli affari - Ingiustizie nelle ferrovie dello Stato - Ma■cherato protezionismo inglese - Sultano e Tsar - Contro Jaurès ... e in favore dei monarchici? - Contro gli undesirablts negli Stati Uniti - Nell'India. Contro la prostituzione •.. religiosa - Una parola ancora sul Marocco - I nostri buoni amici e alleati - Il sacrificio di Creta - La difesa marinara dell'Inghilterra - La reazione nel Giappone - a. v. Il pronunciamiento greco). - La Rtvlsta: L'azione dell'estrema sinistra - GeorgesRenard: Uno sguardo all'evoluzione del lavoro negli ultimi quattro -secoli - La statistica agraria della Germania - GiacomoPavoni: Il discorso Ferri sull'emigrazione (Per una corrispondenza della Perseveran 1a) - Sperimentalismo sociale (Divorzi e separazioni) - Dott. GaetanoSabatlnl : Come si diventa agricoltori in Germania - Rivista delJe IUviste: I fittavoli Inglesi e la questione fiscale (North American Review) - I socialisti e Giolitti ( L~ Critica Sociale) • - Le donne occupate dall'industria (Statistiche .Jahrbuch fur das Deutscht Reich) - Ri - cerche fisiologiche i11 alta montagna (Osterreichische Rundschau) - Una nuova lezione alle classi sociali (L' Economi. sta) - La lotta sociale in Svezia (Das Blaubuch) - I dirigibili in tempo di guerra ( The London) - Il bilancio inglese (Quarterly Review). - Jtecenstont. GLI PrVVENIF\ENTI e GLI UOMINI Contro la degradazione dl &lcunl professori universitari. - Quando in Giugno dello scorso anno venne respinta col voto segreto nelle urne la legge nniversitaria noi non ne incolpammo il Ministro Rava mentre non pochi professori gli scagliarono insolenze ed ingiurie volgari. Approvata la legge nello scorso luglio assistiamo ad uno spettacolo nauseante. I professori delle Università, quelli cioè che dovrebbero essere i più fieri ed alti educatori della gioventù, danno l'esempio del più basso servilismo. Essi si scalmanano a raccogliere contributi per coniare una medaglia d'oro che testimoni della loro riconoscenza al Ministro della pubblica istruzione: medaglia d'oro, che non gli hanno dato gl' insegnanti delle scuole medie , che ottennero una legge migliore di q nella, universi taria; medaglia d'oro che nè i postelegrafici dettero ai ministri delle Poste, nè i ferrovieri al ministro dei lavori pubblici ...... Noi non rilevammo sinora questo bassissimo atto di servilismo, cht:: disonora alcuni professori universitari pe'rchè credevamo che la stolta iniziativa del Prof. Puntoni sarebbe rimasta senza seguito. Ma la lettura della seguente lettera del Prof. G. Pascoli ci ha determinato ad unire la nostra voce a quelle di parecchi giornali, che l'hanno deplorata : Magnifico Rettore, Applaudo alla felice iniziativa. Verrà tempo che si dovrà riconoscere da tutti, come già si sa, ma non si dice ancora, da molti, quanto abbia benemeritato e della scuola elementare e della scuola media e delle arti J'on. nostro collega minir.:ro Luigi Rava. Ora, che i meriti di lui verso l'Università noi li riconosciamo sin d' ora e li consacriamo con devoto affetto, mi sembra cosa molto bella , della quale noi tutti dobbiamo ringraziar lei, magnifico Rettore. Castelvecchio di Barga, 5 agosto 1909. Suo aff.mo Giovanni Pascoli Il Pungolo di Napoli, da cui togliamo la indecente epistola pascoliana, e che fu tra. i primi e tra i più energici nel biasimare l'atto di servilismo che si vuol far compiere agli insegnanti universitari, che si mostrano indegni del migJ-ioramento economico, nel quale vedono una elemosina del ministro e non un atto di giustizia, cosi amaramente la commenta: e In verità,. nello scorrere questa prosa di Giovanni e Pascoli , ci sentiamo vinti da troppa tristezza, per e dar corso al commento che spontaneo ci viene alla e penna. Non è certo con questi atti di vassallaggio, e che il Pascoli potrà consolida.re la orma.i scossa. sua e riputazione di poeta civile >. Noi aggiungiamo: gl'insegnanti quando tra gl'insegnanti della università C:.i Bologna. era.no i Ceneri , i Piazzi, gli Ellero, i Regnoli, i Carducci- non quello degli sdilinquamenti alla Regina ed alla grande umanità e civiltà di Umberto 1...... - i suoi cittadini potevano orgogliosamente ripetere: Bononia docet ! Oggi q ua.nti tengono in onore la dignità della scienza ed il carattere del cittadino devono augurarsi che: Boìiomia non docet...... • Le ferrovie di favore e , gll a/Tari.- Nel numero del 15 maggio d·ella nost, a rivista rilevammo e commentammo in uno stelloncino dal titolo: Le ferrovie di favore, un grave articolo dell'on. Maggiorino Ferraris sul Problema ferrovia1io in Piemonte. La soluzione, che venne data da una leggina della Camera non fu quella temuta dal deputato per Acqui e che era la prediletta. dell'on. Calissano; ma tu tale che scontentò l' uno e Il altro, accrebbe gli oneri del bilancio e nocque agli interessi vitali di Torino e di gran parte del Piemonte. Noi possiamo essere sospettati di sistematica avversione per tutto ciò che fanno i ministri della monarchia; perciò cediamo la parola ad una rivista ortodossa; la auale ha rilevato la enormità della legge votata

422 RIVISTA POPOLARE per la insistenza dell' on. Bertolini e i danni di ogni genere che verranno a tutti dalla leggina, ultimamente votata e colla qnale si modificò la legge 12 luglio 1908. La rivista in discorso dà la patente d' ignoranza in geografia e in altre cose ai deputati che votarono la legge e al ministro che la propose; biasima Torino e Savona e che non compresero il tiro birbone che si è e giuoeato alle loro speranze .e alle loro legittime aspetc tative e i deputati delle localit.à favorite che applauc dono come se tutto andasse bene nel migliore dei e mondi possibili ,, ed aggiunge che e al deputato e della maggim·anza maggiormente inte1'essato vien e posto il bavagUo con un sotto portafoglio ..... > Cbinde, infine, con queste parole di colore oscuro: e Ed orn e vengano pure i comizi di Savona e di Torino! Se e affare c'è stato, questo venne già varato•. Queste parole severe acquistano importanza massima pe.1 fatto che vengono dal Giornale dei lavori pubbllci e dalle strade fe1·rate (12 agosto) - la rivista in discorso - di cui tutti riconoscono la speciale competenza e di cui sono note le relazioni colla Direzione generale delle ferrovie dello Stato. + Ingiustizie nelle f'errovle dello Stato. - Antichi1:1Rimi;forse i più antichi, partigiani dello esercizie di Stato dobbiamo con amarezza confessare che dal giorno in cui venne iniziato in Italia abbiamo provato mnlte delusioni; t.ra le tante ci riusci dolorosa la disuguaglianza veramente iniqua nella condizione economica. creata alle varie categorie di impiegati: si elevarono al di là del gi11sto gli stipendi degli alti funzionari, quelli che poco di buono banno saputo fa.re, e che hanno fatto rapidissima carriera; e non si proporzionarono a tali stipendi quelli della massa de'-!li impiegati. Sicchè, noi, che fummo decisi avversari di certe pretese dei ferrovieri, anche durante le polemiche più aspre, riconoscemmo che nel trattamento c'era stata una iniqua sperequazione; tanto più iniqua in quanto aveva forme camorristiche. La sperequazione è stata successivamente aggravata da parziali provvedi men ti, che vorrebbero rappresentare uno spirito di economia bestialmente ironico di fronte allo sciupio di centinaia di milioni. Cosi ad esempio si tolse i i I ibretto di libera circolazione ad una benemerita categoria di funzionari, che l'avevano sotto le Società e lo si lasciò ad altri funzionari, che meno vi hanno diritto e meno ne banno bisogno per le esigenze del servizio. Ciò che ha prodotto grande malumore trt1 funzionari, che si disgust,ano sempre più dal servizio; disgusto, che contribuisce a. quel colossale e continuo sabotage, qual' è il servizio ferroviario di Stato. Ora. si è creato un altro motivo grave di malumore: la Direzione generale ha annunziato di vo1rre diAtribuire al~une centinaia di migliaia di lire - il Romlt di Napoli, dice un milione; e noi crediamo che in questa cifra ci sia esagerazione - in gratificazione solo a.i primi otto gradi della tabella organica, che sono poco più di 3,000 lasciando a bocca asciutta gli altri 97,000; eioe si darebbero le gratificazioni a coloro, che hanno stipendi dal,. 2400 annue a L. 15,000 e viaggiano in prima classe e si negherebbero a1 vni lavoratori, i cui stipendi si aggirano tra 700 e 2000 lire ali' anno. Si vorrebbH giustificare l'iniquità affermando che 11ueste gratificazioni sarebbero il compenso del lavoro straordinario; ma se è compenso dovuto non sarebbe g·ratificazione ..... Con ragione, quindi, Oscar Spinelli, un bravo applicato ferroviario di parte nostra, ha dimostrato che la gratificazione sarebbe il compe.nso di un lavovo ..... non fatto. L'esercizio di Stato va tanto male che ogni gratificazione ci sembra una provocazione al pubblico ; è doppia la provocazione se accordato a coloro che ne hanno meno bisogno e sono forse i più responsabili della indegna baraonda attuale. L'on. •Mirabelli su quest.e gratificazioni ha presentato una interrogazione; e noi battiamo le mani. + Mascherato protezionismo inglese. - E' passata inosservata nnR- lettera dell'ex deputato Gavazzi al Corrie1·e della Sera ; ed essa merita mo!ta at,tenzione sotto molti aspetti. Il Gavazzi scrive: . me Gli agenti delle imposte (Surveyors of Taxes) del Regno Unito si esercitano, da qualche tempo in qua, ad applicare nel s11_0senso più rigido la disposizione per la quale debbono sottostare alla Income- Tax anche le persone che non risiedono nel Regno Unito , siano essi sudditi o n~ di S. M. Brit11,nP..ica,le quali traggano un reddito da impieghi, proprietà o commercio esercitato nel Regno Unito». « E' bene notare, a ciò nei lettori non sorga equivoco di sorta, che non si tratta già di colpire le prov vigioni od utili che l'agente o rappresentante realizza colla vendita del prodotto italiano : egli soddisfa già per questo titolo all' imposta: si tratta invece di colpire il guadagno che il produttore od esportatore ita- ]iano realizza o si snppone possa realizzare colla vendita sul mercato inglese •. < Si direbbe che a q110Rtomodo gli inglesi vogliano rifarsi di quanto non ottengono per mezzo delle dogane : è qnesta una forma di protezionismo :fiscale sostituito al protezionismo doganale adottato dagli altri Stati •. e Chi scrive non è sospetto di eccessive tenerezze pel sistema protezionista ma non può a meno di notare che le tariffe doganali ( soprattntto quando Aono vincolate da trattati di commercio) assai più difficilmente si prestano ad interpretazioni arbitrarie , che non lo strumento della imposta affidato alle mani di agenti, i quali si attentino a misurare i profitti di una ditta che risiede e che produce all'estero ». Il grande industriale lombardo giustamente rileva i gravi danni che verranno ali' esportazione italiana dai criteri adottati dal fisco inglese e il giornale di Milano oAserva che altra volta il fisco italiano volle adottare lo stesso criterio contro le ditte straniere e in seguito alle loro proteste vi rinunziò. Ma se gl'Inglesi persisteranno noi avremo il di ritto di pagarli colla steAsa moneta. Il lato -più importante del fatto sta nella tendenza del provvedimento. Il governo inglese certo non l' ha adottato per ottenere una risorsa finanziaria; ma percbè rappresentante uno espediente protezionigta, che non solleva proteste tra le masse lavoratrici. Espediente analogo fu l' altro col quale si vollero costringere gli stranieri che hanno fatto riconoscere il loro brevetto d'invenzione d'impiantare le relative industrie in Inghilterra se lo volevano vedere riconosciuto: Insomma il protezionismo che non si ha ìl coraggio o la lealtà di adottare apertamente , lo si instaura indirettamente, di sotterfugio. + Sultano e Tsar.-Dunque il nuovo ambaticiatore di Russia a Costantinopoli, il signor Tcharykoff ser.1bra essere venuto per prep!l.rare a Settembre l'incontro fra il Sultano e lo Tsar. Che peccato cbe HabdulRamid non sia ancora sul trono ! Avrebbero fatto pur una bella coppia - degni ben I' un dell'altro - i due massacratori della parte più eletta del loro popolo. Ma Habd-ul-Hamid è domiciliato a Salonicco dove fu ma , e forse trama complotti che hanno l' aria di essere unicamente castelli in aria, e quel bravo Nicola dovrà contentarsi di serra.re la mano all'innocuo Meh• met V; ahi! quanto indegno di lui. Non ha su la coscienza neppure un misero massacr0 di ebrei. Ma

RIVISTA POPOLARE 423 Nicola saprà fare di necessità virtù. Quanto alle miseriole, piuttosto ridicole dell'etichetta, se lo Tsar visiterà Mehmet, e questi quello sono coso che iuteressano meno. Ciò che interessa è quel che potrà risultare per la politica Europea dalla intervi~ta dei due Sovrani. E le conseguenze possono essere molte, e forse non tutte rosee per la Germania , della quale l'Inghilterra lavora a tutt'uomo a rovinare la potente influenza in Turchia. E la Turchia ha bisogno, per ora e per lungo tempo ancora dell'aiuto di tutte le Potenze : ha bisogno sopra tn ~to di non disgustarsi le più forti e le più vicine. Tale quale è ora, la Turchia non è una forza negligibile, quantunque non sia tenùta, politicamente, in grande conto; ma non bisogna dimentica.re che l'esercito Turco è un ammirevole strumento di guerra. Si dice che l'incontro avrà luogo quando lo Tsar tornerà da aver visitato il Re d' Italia. Ragione di più per credere che le questioni che si tratteranno fra il Turco ed il Russo avram10 rapporto a qnelle spinose questioni dei popoli Balcanici e di Creta che sembn1. non debbano finire mai : col risultato, aeisai probabile di lasciare dopo le cose come prima. Stringi, stringi le interviste di Sovrani fanno concepire molte speranze; ma ne realizzano poi meno che poche. + Contro Jaurès ... e In favore del monarohlol? - L'ultimo nnmero del Divenire Socùile pubblica un articolo di Gior.a-io Sorel, eh' è una vera re- - I? quisitoria. contro Jean Jaurès. Apriti cielo se l' avessimo scritta e pubblir.ata. noi! Noi, in verità, abbiamo altra volta deplorata la potente ingiustizia dei giudizi del grande oratore socialista. su Clemenceau; ma siamo ben lungi di presentarlo come un volgare ciarlatano e quasi come un imbroglione. Il Sorel , scrittore e teorico eminente, è un uomo angoloso e strano-tanto strano, che non si vergogna, da buon funzionario in pensione, di portare all'occhiello il nastrino di cavaliere, quantunque sia il padre eterno del sindacalismo - e noi che altra volta ci onorammo di averlo collaboratore conosciamo l' acredine , colla q 11ale condiva spesso - e spessissimo con ragione - i suoi articoli centro i repubblicani e i socialisti del Parlalllento francese ; ma noi conosciamo pure le sue antipatie marcate pel movimento Dreyfrn,ista. Ma non avremmo mai creduto che Giorgio Sorel sarebbe arri - vato a fare l'apologia dei camelots du Roi e dei monarchici dell' Action francois per quanto tra questi ultimi ci siano degli u0mini di valore. La chiusa del suo articolo sulla disfatta dei mufies- parola che non sappiamo tradurre esattamente e che forse corrisponde al politicians nord-americano-può servire a dare un un idea della sua nuova attitudine : « La storia ci apprende che gl' idoli che cessan di e essere temibili sono in grande pericolo; è il primo « movimento di rivolta che è difficile a determinare. e Gli amici di Maurras- un monarchico dei più illuc minati - formano nn' avangmudia, piena di aud<\.cia « che impegna il combattimento a fondo contro i mufies « che hanno corrotto tutto ciò che han toccato nel « nostro paese; i meriti dei giovani realisti sembrano e esser grandi nella storia, perciò noi possiamo sperare , che, grazie a loro, il re.gno della sciocchezza troverà « la sua fine in un giorno vicino. I sindacalisti avrebc bero un bel posto nella battaglia ; sembra che eAsi • siano meglio indicati di tutti per assicnrare la di- « sfatta dei mufies; disgraziatamente il loro ardore e sembra un poco spento oggi , e vi sono fra di loro « molte persone che li tradiscono a profitto dei poli- • ticanti •. + Contro gli undesiralJles negli Stati Uniti. Del problema dei non <!,esiderabili la nostra rivista si è occupata a lungo con un articolo di Colajanni. Esso· è interessantissimo per gl' Italiani , che sono i meno desiderati negli Stati Uniti. Come nella grande repubblica di oltre atlantico si intenda risolvere tale problema può argomentarsi da questo ordine del giorno votato dalla Camera dello Stato di Ohio il 16 febbraio di quest' anno e dal Senato 1'8 marzo. Lo togliamo dal Bollettino dell' Emigrazione (No 6. Anno 1909): considerato che l'entrata. negli Stati Uniti di un milione di immigranti ogni anw è nn fatto senza precedenti nel mondo e costi tni~- , una minaccia alle istituzioni americane, alla famig a americana. e alla mano d'opera americana ; considerato che sono ora in esame presso il Congresso Fedende molti progetti di legge intesi a meglio regolare l'immig.1·Rzionee per la revisione delle ta..riffe doganali ; considerato che il regolare l' immigrazione straniera è un necessario completa.mento della revisione delle tariffe , un elemento essenziale nella protezione degli Americani da una rovinosa co11correnza da parte di mano d' opera a buon mercato , rovinosa per gli sforzi che l'America compie per stfl.bilire una. democrazia industria.le americana; considerato che una tariffa protettiva disgiunta da un adatto regolamento dell'immigrazione è qua.si nn travestimento del problema· industriale ; l'Assemblea genera.le dello Stato di Ohio delibera di rispettosamente invitare i propri rappresentanti nel Congresso FederalA ad approvare più rigorose leggi sull'immigrazione, al fine di proteggere gli Americani, sia indigeni che naturalizzati , contro l'immigrazione in massa da paesi stranieri •. + N ell' India. Contro la prostituzione ..... . religiosa. - Nel]' India., come in alcune città della Grecia antica, ancora oggi esiste un nesso tra )a prostituzione e il servizio dei tempi. Alcune prostitute, le Devadasis , prendono parte alle cerimonie religiose e vi appariscono quali sacerdotesse della divinità. Ora lo Stato di Mysore-il solo dell'India, che possiede un Parlamento - ha abolito tale costume . col plauso degli Indocy più evoluti. E' notevole la circostanza, 08serva un indigeno nei Documents du progrès (Agosto 1909), che gl'indigeni abbiano osato fare una riforma , che non hanno ancora tentato gl' Inglesi. Il loro conservatorismo, aggiungiamo noi, viene suggerito da lodevole prudenza politica : se gl' Inglesi avessero cacciato I.e Devadasis dei templi probabilmente avrebbero provocato delle sommosse. Potranno , dovranno farle dopo l'esempio dello Stato di Mysore. Questa riforma, del resto, sta a prova della potente influenza esercitata dalle idee moderne dell'occidente salle ~ classi più colte dell'India. + Una parola anoora sul Maroooo. - Mula.i Hafì,i ha sconfitto il Roghi , e pare che , dopo una pazza orgia di m11tilazioni, torture e decapitazioni dei partigiani di Bu Amama, vo[!;lia occuparsi di comporre la faccenda Riffano-Spagnuola. E1 certo che s' egli intervenisse come paciere sarebbe un grande passo verso l'assestamento del paese : ma lo vorrà egli·? Poiché potrehbe darRi che ciò che si dice non fosse che la modesta. espressione di un pio desiderio. Non bisogna dimenticare che egli sali al trono dimo- . strando ai Marocchini , che Abd-ul-Aziz era troppo amico degli Europei intromettenti ed usnrpatori ; che egli non è un amico degli Europei, e che tiene a serbarsi fedele la popolazione Maura eri a conquistarsi l' amicizia. di quelle tribù che ancora non lo riconoscono assolutamente, le quàli tribù sono proprio quelle del Rif. Conclnsione : la conclusione sarebbe assai

424 RlVISTA POPOLARE spiacevole per gli Spagnoli, ma bisogna augurare loro che egli intervenga e riesca a far cessare lo spargimento di !:langue, tanto più che è ormai certo che quanto a possesso in Marocco gli Spagnoli non sono abbastanza forti per conquistarselo ; nè per farselo concedere. • • I nostri buoni amici e alleatl.-Dopo il processo di Agram ecco quella dei Mazziniani di Trieste. In questo la montatura poliziesca e partigiana è stata anche più evidente ; anche più chiaro ed evidente il desiderio non già di perseguire o punire dei rei , ma di colpire la Italianità e le aspirazioni Italiane. Prove di reità? Non c'erano; ma che importa questo al I. R. Paterno Governo dei nostri buoni alleati? Le pene noq hanno potuto essere gravi; c'.è dovuto persino essere assoluzione di dne contro i quali l'ingiustizia era più che troppo patente ; ma la condanna ci ha dovuto essere perchè essa permette lo scioglimento di quelle associazioni a carattere italiano - non diciamo irredentista-che i nostri buoni alleati ed ottimi amici d'Austria odiano a morte. Anche questo è uno dei bei fatti della diplomazia. L' allf'anza con l'Austria ci fu, un tempo imposta da necessità di cose e di eventi ; essa ci sarebbe anche stata imposta dalla stessa cecità di quei capi di Stato che per favodre masse di preti insidiavano alla nostra compagine nazionale. Se essa ci sia utile ancora è un altro paio di maniche, e forse sarà il caso di farne una serena ed imparziale disamina un'altra volta. Ma questa alleanza sarebbe stata al popolo Italiano più cara ; esserle fedele non costerebbe affatto al popolo Italiano, se la diplomazia non ave~se un giorno obbligato Garibaldi al famoso obbedisco/ Ed i no3tri vicini dovrebbero pensare questo; i nostri cari alleati dovrebbero non dimenticare eh€- se a noi costò amaro che il nostro più glorioso Eroe obbedisse; e se dovemmo e volemmo dimenticare che al di là di un certo confine vivono ancora. Italiani , non però non possiamo con indiff_ere.nza. assistere alle condanne partigiane, sieno pur hev1 ; non possiamo , senza che nascano in noi desideri e aspirazioni tutt'altro che favorevoli all' alleanze, vedere macchinati processi infami ; non possiamo tollerare in pace, che il nome Italiano , e gli Italiani sieno, cou la complicità della polizia austriaca, insnltati e manomessi dai Croati. Certamente i nostri diplomatici non possono operare in modo - non sono da tanto del resto-da preparare a noi il ritorno di terre che storia., costumi e sentimenti e natura hanno fatto Italiane; i tempi dei mutamenti non sono maturi ; ma dovrebbero però far sentire che l' alleanza con un popolo è presso I' altro alleato tanto più simpatica e popolare, e però efficace q nanto più la nazionalità ed il sentimento - anch; idealistico - di quel popolo sono rispettati. Ciò che non si ottiene certamente con i periodici insulti dei Croati agli Italiani, e con i processi bestia:i e vero-o. gnosi come i recenti di Agram e di Trieste. Ma° i nostri diplomatici dormoLo. E del resto ..... meglio cosi. I fatti maturano da se. + Il sacrl:flolo dl Creta. - L'imbecillità della diplomazia .h:uropea l.r1 raccolto il suo frutto naturale maturo di vergo;;na e di dolore. Il sangue sparso dai Cretesi per la indipendenza, la loro lotta ost,ioata, il loro eroi,,rno sono risultati vani. Essi avevano pensato e creduto-ed avevano ragione d1 credere - che arrivata l'ora dello sgombro delle forze iutern_azi?nali quell'ora sarebbe stata per loro la prima della rnd1pendenza: ed avevano, tosto partiti o-li ultimi . • b manoa1 ..... protettori, avevano innalzata essi Greci. la bandiera Greca, la loro bandiera il simbolo ed il vessiJlo della loro libertà. Sapevano che la Turchia protesterebbe, sapevano che, forse , sarebbe stato necessario lottare ancora contro i Turchi; ma credevano, ingenui Cretesi, che i protettori sarebbero stati un freno alla esigenza della Turchia. Invece proprio i fucili dei protettori banno abbatt11 ta la loro· bandiera. Quella. vecchia ignobile baldracca che è la diplomazia europea ha. messo ancora una volta in mostra le sne marce vergogne. I Cretesi avevano sperato, e lt:1.loro speranza è stata del11sa dai protettori e derisa dai Turchi. Indubbiamente se veramente la Turchia si fosse sentita sola, e osteggiata dalle Potenze, i reclami contro Creta sarebbero st&.ti certamente reeno vivaci; le minaccie alla Greci~ meno serrate, e meno precise; ma - e qui è il gioco_della svergognata diplomaziadelle due potenze neutre nella questione , delle due potenze che dichiararono , a tempo della costituzione del protettorato , di volersi disinteressare della faccenda, una delle due , la Germania, ha fatto sentire alla Turchia eh' essa le era alle spalle in ogni caso e che per conseguenza la Turchia poteva osarfl e minacciar~ e volere. Naturalmente se, dato ciò, la Turchia avesse assalito la Grecia , e la R·1ssia avesse cercato di aiutare il piccolo paese si sarebbe avuta quella conflagrazione Europea che incute - ed è ben gi 11sto- tanto terrore. Fa.tale fu dunque che le cose procedPssero come hanno proceduto, e che il sacrificio dei Cretesi fosse compiuto s11 l'altare della pace: ma chi lo preparò? Chi ha preparato e da lungo tempo. questa catena di errori che l'Europa si porta al piede e le è una continua minaccia, se non. la diplomazia? La diplomazia_ che ha voluto negare diritti di popoli ai Polacchi, Serbi, Greci, Macedoni in favore del dritto del più forte, e deve oggi sacrificarli ancora per amor della pace: oggi che il dritto del più forte lo si vuole subordinato ad interessi e diritti di giustizia. Come, tosto o tardi, la giustizia immanente delle cose colpisce in un modo o in un altro il reo alle leggi della natura, cosi oggi la diplomazia è punita con la impotenza delle sue colpe, e de' suoi egoismi passati. Perchè è assurdo crearsi delle illusioni, cullarsi nel det:1iderio sterile, s11pporre una realtà. raggiunta ciò che non è che una aspirazione legittima e bella si, ma vana ; la pace, questa pace di c11itanto hanno bisogno i popoli; questa pace che è, sola essa, arra di ci vii tà e di miglioramento fra i popoli; questa pace non potrà essere conservata, finchè per mantenerla si dovranno sacrificare i diritti e le aspirazioni dei più deboli, e mantenere eserciti e flotte che divorano la più chiara ricchezza dei popoli , e nel del::liderio folle di mantenere l'equilibrio aumentando gli armamen~i, nella criminale speranza di una superiorità, sono la permanente e non voluta minaccia di una spaventosa guerra. E questa pace, questa illusoria e traditrice pace, è appunto essa l'opera nefasta della Diplomazia. Ed ora, come se un'ora di redde rationem s' appressasse vertiginosamente, ora le difficoltà per mantenerla si aggravano, i problemi del diritto che esige di riconqnistare il s110 imperio si fanno più urgenti ; si può sì abbattere a colpi di fucile una bandiera, non per questo vuol dire che la ragione ed il diritto del popolo sieno abbattuti per sempre. La questione di Creta risorgerà. E risorgerà più imperiosa e più urgente, e dovrà essere riso I ta in favore dei Cretesi; secondo giu!::ltizia. Ma ecco ii terribile fato preparato ai popoli dell'Europa dall'egoismo livido e dalla crurele bestialità della loro diplomazia. Risulta, secondo giustizia, la que!::ltione di Creta; altre e tante al tre si affaccerebbero , e si aff"cceranno all'orizonte, chiedendo a loro volta, imperiosamente la soluzione definitiva; !::lecondogiustizia. Perché i Macedoni attendono ; i Serbi attendono , i Polacchi attendono; i T.riestini attendono, gli Alsaziani attendono: è una folla di popoli cui fu negata giustizia ed hanno diritto di ottenerla tanto quanto i Cretesi. Si disse: disarmiamo. E fu bella parola : ma vana; rl

RIVISTA PUPuLJ\lCt• .. 425 tanto vana quanto bella. Bisogna che, prima, sia fatta giustizia ai popoli; che sieno rettificati tanti e tanti confini e tanti e tanti poteri ridotti nei limiti assegnati loro da giuAtizia, rappresentata qui rla. caratteri e storia e volontà di popoli; perchè il disarmo, percbè la pace sieno poosibili. Certamente se ai trattati di Parigi, di Villafranca, di Berlino l'opera della diplomazia fosse stata guidata dal senso del diritto e non dall'egoismo ; se si fosse ispirata a gi11stizia non a violenza, ora la situazione sarebbe molto diversa : ma a che considerare ·ciò che non è? Le considerazioni storiche e politiche sono basate su fatti positivi , su sitnazioni del presente: i fatti posi ti vi attuali ci dicono che il disarmo è uu bel sogno: bisogna essere forti perchè ogni nuovo fatto che accade ci allontana sempre più dalla pace. E' doloroso Cvnstatarlo, ma è doveroso altresi. La questione dì Creta risorgerà, e forse è in questa il seine dell'avvenire. + La difesa. marinara deU Inghilterra. - I giornali hanno parlato poco delle dec,::iioni prese alla Conferenza coloniale tenntasì a .Londra ultimamente. Poco dei dettagli , s' intende , chè delle decisioni dì massima si sa ormai quanto basta, perchè queste decisioni valgono la pena di un esame , sia pur breve .. I giornali banno taciuto per patriottismo. Bell'esempio questo offerto da una stampa cae al disopra di tutti i buoni cronisti professionali ha messo l'interesse della difesa del paese. E questa difesa si traduce in un tale aumento di potenzialità marinara che deve dare assai da pensare alla Germania, ansimante nel tentativo di eguagliare almeno, se non superare, le forze navali della rivale. La conferenza coloniale si è riunita col programma la e Difesa ed unita dell'Impero>. L' unità comprendeva due lati, l' economico ed il militare. Nello economico si dovevano trattare quei problemi di tariffe protezioniste e di favore che agitarono tanto l'Inghilterra qualche anno fa. E' questo un problellla che non è ancora risoluto, nè-dat,a la riluttanza della popolazione Inglese al protezionismo - è vicino ad esserlo. Il problema militare dunque ha preso il sopravvento ed è st'lto l'unico trattato a fondo nella conferenza, e del quale o per il quale sieno state prese decisioni concrete. Le Colonie Inglesi erano fino ad oggi difese a spese ed a Clìra della Madre Patria. L'Inghilterra provvedeva navi per la difesa delle sue coste d'Australia , della N. Zelanda, del 0anadà, del Capo, come del!' India, e dello stesso Regno Unito. Malgrado la grande potenzialità della attuale flotta Britannica questa difesa di coste e di paesi lontani poteva rappresentare , era anzi certamente in caso di guerra, e dato l'aumento febbrile della flotta Germanica , un elemento di debolezza e di pericolo. Questo sentivano le colonie, le quali hanno oltre che legami sentimentali , anche legami d' interessi economici con la Madre Patria. Lo sentivano e sono corse ai ripari. Per mantenere il famoso two power standard , contro principalmente la Germania l' Ioghil terra opera tutti i suoi sforzi. Le colonie ora intervenendo per conto loro, con loro denari ed equipaggi, aumentano talmente la potenza della flotta Inglese che la Germania sarà saggia se abbandonerà nn d'ora il pensiero ed il tentativo di eguagliare in potenzialità la rivale; non solo da sola, ma supponendo anche irnpegrate a favor suo le flotte dell'Austria e dell'Italia. Si calcoli. L'Australia si è impegnata a costruire, equipaggiare e mantenere un Dreadnought, eei incrociatori corazzati e torpediniere e sottomarini; il Canadà: una corazzata, 4 incrociatori corazzati e alcune navi .ausiliarie, oltre i sottomarini; La N. Zelanda: tre incrociatori e torpediniere e sottomarini. Sono dungne 15 unità principali , ed un buon uu1110rodi seco'.ldarie che verranno ad aggiungersi fra tre anni alla flotta Inglese I e ciò che è più notevole è che que-1te diverse flotte difenderanno non ijOlo le coste delle Colonie ma in caso di guerra, trascorreranuo, ove occorra , gli Oceani e saranno aggregate alle flotte del Pacifico e dell'Atlantico, del Mediterraneo, della Manica- secondo ove sarà necessario-od obbediranno alla unica direzione del I' Ammiragliato Inglese. I giornali Inglesi dicono che Mac Kenua e Lord Charles Beresford, sono contenti della soluzione. Lo si può credere con facilità. Mac Kenna , primo Lord dell' Ammiragliato, vede coronati i suoi sforzi sul mantenimento del famoso sistema marinaro; ed il Beresford, che si ritirò perchè gli pareva che non ai accordassero in bilancio tante navi quante ne credeva necessarie, vede i suoi desideri realizati al di là delle sue richie:3te. E si parla del disarmo ! E gli sforzi della Germania? Certissimamente vani, ormai, le colonie banno dichiarato che questo è per m·a : messesi nel ballo sono pronte a danzar la quadriglia fino alla fine , con non sappiamo, poi, quanta efficacia in favore -come sempre - della pace. + La reazione nel Giappone. -- Il Giappone a misura che s'inoltra nella civiltà europea ne presenta. i caratteri e attraversa le fasi che il vecchio continente ha attraversato. Altra volta parlammo della corruzione parlamentare a del piccolo Panama giapponese; oggi vogliamo accennare alle vicende del ~ociali,.;mo, perchè appena iniziata la vita industriale moderna, la classe lavoratrice è stata penetrata dalla corrente delle nunve idee Il giornale Iiyu Shiso di Tokio ( Libero pensiero: ecco un titolo veramente europeo) ci da notizie delle persecuzioni contro il socialismo e l' anarchismo. Il giorno in cui comparve il primo numero di quel giornale, il suo ufficio fu invaso dalla polizia, che voleva impadronirsi dell' edizione ; fu arrestato· uno dei redattori, Suya Kanno, un giovane anarchico per i suoi scritti contro l'ordine sociale. Il giornalista Uchiyama, un giovane prete buddista, venne arrestato in maggio a Yokobama per avere i}ll bblicato degli scritti antimilitaristi. Alt.ri giornalisti o tipografi sono stati condannati ad ammende di 2 a 10 yens - di L. 5 a 25 circa - per pubblicazione clandestina di scritti anarchici e comunisti. I giornali rivoluzionari di Tokio e di Yokohama seno seguiti da pertutto dai poliziotti e l'ufficio del Iiyu Shiso i circoli socialisti sono sorvegliati giorno e notte ; è notato il nome di ogni persone, che li visita. Così hanno fatto da principio contro le nuove idee tutti i governi europei; e non le arrestarono. Riuscirà il governo giapponese? Non pare probabile. NOI + li pronunolamlento greco. -Francamente, il mestiere di re non va proprio più; Jeve trarsi questa conseguenza leggendo la storia o meglio , la eronaca, di questi ultimi anni. Don Carlos ammazzato in Portogallo perché, credendo d· essere ai tempi felici dei re, confuse la s11a cassetta privata colle casse dello Stato; Abd-ul-Hamid e lo Scià di Persia, scampano per miracolo la corda e vanno in eé;ilio mentre credevano di aver domata la rivoluzione; il principe ereditario di Serbia deve rinunziare alla successione per aver fatto ruzzolare nn servitore per le scale (nemmeno più questo diritto hanno i re!); l'autocrate russo viaggia come un cas:-iiere che scappa in America per timore dei :fischi o di qnalcbe più persuasivo argomento dei suoi fedelid:-iimi sudditi; il re di Grecia-è la volta sua, nggC!- vede il sno esercito ribellarglisi cd imporgli condizioni umilianti per il suo amor proprio e la sua dignita reale, mentre al suo diletto primogenito si tirano fucilate sin nella stanza da letto

426 RIVISTA POPOLARE L' esercito ~rtco , condotto alla debacle dal Diodoco Costantino che crdinava la ritirata di Larissa quando i Tnrchi erano a tre giorni di :ìistanza, dopo la guerra infelice è rimasLo più disorganizzato di prima, per colpa proprio del principe ereditario, suo capo supremo. Nè meno rovinata è la flotta, comandata dall'altro figlio del re , Giorgio , che nella guerra del 97 non seppe o non volle condurla ad una qualsiasi azione. E' vero che padre e figli si compensavano delle umiliazioni giocaudo al ribasso sui disastri della Grecia, ma nemmeno questo spirito pratico e patriottico dei loro capi poteva contentare l'esercito e la marina ellenica, che da dopo l'ultima guerra covava un più che giustificato risentimento contro i principi reali. Viene la qutstione di Creta; doveva essere lo scoppio di un vulcano e finì , invece , come un finale di operetta col semplice scoppio di una sola fucilata che buttò giù la bandiera ellenica ; i furori bellici dei guerrafondai greci dovettero rientrare perchè l'esercito e la marina sono in peggiori condizioni del 1897. La colpa dell'umiliazione subita è stata data ai principi eredi tari e quindi il pronunciamiento dell'esercito che impone al re Giorgio di allontanare i suoi figli dall'alto comando che tengono. Anzi, si chiede la rinunzia al trono pel principe eredi tari o. Che farà re Giorgio ? Secondo le nl time notizie ha licenziato il ministero Rhallis e chiamato al governo Mauromicalis il quale ha amnistiato i ribelli e promesse riforme amministrative che permetteranno di rinsanguare l'esercito. Sembrava che non si parlasse più dell'allontanamento dei principi, ma invece essi più o meao spontaneamente, hanno fatto le valigie per la loro patria di origine. Ai turiferari del lealismo e del realismo degli eserciti regi, additiamo quest'altro atto dei moderni pretoriani. Essi, accar~zzati e lusingati, si ribellano al padrone e mcrdono quando non credono abbastanza curati i loro interessi. Perchè oltre aìl'allontanamento dei principi i signori dell'esercito greco chiedono miglioramento di carriera ed aumento di stipendio - la solita questione di stomaco mascherata, stavoita, da una questione di sentimento. Ed ora anche i Greci, come i Turchi , saranno delizia ti da una dittat~ra della sciabola e Re Giorgio facendo buon viso a cattivo gioco, resterà sul trono, rinfoderando le velleità abdicatorie che aveva manifestate, forse per commuovere i ribelli. Ma fare il e porco all'ingrasso " è cosa che fa volentieri mettere da parte dignità ed amor proprio. a. v. L'azione ècll'estrema sinistra Nel_ numero pr.:..::~denteacc_ennammo rapidamente ai fattori delle uìtime vitorie elettorali socialiste. Altrettanto sommariamente, per quanto è possibile, vogliamo intrattenerci oggi delle polemiche accese nella stampa, sopratutto per mancanza di argomenti di maggiore attualità, intorno alla probabiiità di una crisi ministeriale, all'azione esercitata dall' Estrema Sinistra ed a quella che potrà esercitare. Sono questioni , ripetiamo, che sono_ state discusse con vivacità dalla parte popolare, nella sua frazione più temperata che ha a rappresentante Luigi Lodi colla Vita, dai socialisti con Turati nella Critica , <lai repubblicani con Comandini e Barzilai nella 'l{_agione, con Colajanni nel Giornale di Sicilia... La discussione non è del tutto oziosa ; se non altro giova a chiarire le responsabilità dei vari partiti e specialmente dei diversi elementi, che costituiscono l' Estrema sinistra e ad iliustrare il programma concreto sul quale si deve imperniare la lotta nella prossima riapertura della Camera. Non si può intendere, però, la vita politica itatiana attuale se non si stabiliscono certe premesse a base di sinceritc\. Una principale è questa : il paese è malcontento ed accusa un vivo senso di malessere, ma non sa dire quello che vuole, non sa formulare i suoi voti, è abuiico, inerte, brontolone e si limita a riversare sui suoi rappresentanti le deficienze e le contraddizioni, che gli sono proprie. Sistema comodo, ma poco onesto. Se s' interrogano, ad esempio, in un caffè, in un club, in una riunione qualsiasi dieci persor ~ difficilmente se ne troverà una sola soddisfatta del ministero attuale. Con molta probabilità si mostreranno tutte e dieci desiderosissime di veder cadere il ministero Giolitti. Queste dieci persone si può essere' sicuri che rispe(chiano il pensiero della immensa maggioranza del paese; pensiero che alla sua volta viene rispecchiato dalla quasi unanimità della stampa autorevole. Infatti, non tenendo conto ~i certi giornali senza alcuna autorità morale e che pescano nel fondo dei rettili, difficilmente si troverà un giornale serio che sia del tutto ministeriale. Non lo è il Corriere della Sera, non la Stampa; non il Pungolo ; non il Giornft.le di Sicilia ; non la Gazzetta del Popolo ecc. Non citiamo altri giornali radicali , repubblicani, socialisti , sonniniani perchè essi sono aprioristicamente oppositori per motivi diversi. Due di qu.esti giornali meritano un cenno speciale. La Stampa di Torino e il Corriere della Sera, perchè il primo per relaiione diretta e il secondo attraverso il suo corrispondente romano Andrea Torre, sono àbbastanza intimamente legati all' on. Giolitti ; ma l'uno e l'altro non risparmiano critiche vivaci a lui ed al suo ministero. La Tribuna, poi, il cui direttore più degli altri è legato al Presidente del Consiglio in fatto di ministerialismo tra il si e il no, spesso è di parere contrario. Al governo, oltre il giornalismo innominabile, non rimangono veramente fedeli che alcuni giornali clèrico moderati. Forse lo saranno incondizionatamente i due giornali che dalla democrazia sono passati al conservatorismo a Bologna ed a Firenze. Notiamo incidentalmente che in questa eccezionale devozione di conservatori-clericali per l' on. Giolitti c' è una indicazione su quello che potrebbe avvenire se real• mente alla Camera ci fossero delle forze vive - oltre quelle dell'Estrema - che gli ponessero netto il dilemma: o con noi o contro di noi. Non ostante queste avverse correnti della pubblica opinione e della stampa noi siamo convinti, fermamente convinti che i c~~putati in grandissima maggioranza continueninno a votare per Giolitti, pur manifestandosi di accordo cogli elettori nelle private conversazioni o nelle confidenze epistolari. In questa vergognosa situazione, a base di menzogna e l' ipocrisia , chi fa la peggiore figura sono per lo appunto gli elettori, cioè il paese. Infatti se essi volessero fare rispettare la propria volontà non ci sarebbe bisogno di attendere le nuove elezioni : basterebbe che essi facessero conoscere risolutamente la propria opinione perchè venisse ri-

RIVISTA P:OPOLARE D _, 427 J spettata dai deputati. Questi, che tengono sopratutto a conservare il medaglino, non si ribellerebbero alla volontà ·del Collegio. Il caso di Palermo informi. Tra undici deputati non ce n'è che uno decisamente di opposizione: l' on. Di Trabia. Ma le imponentissime e clamorose dimostrazioni della dttà di Palermo bastarono per trascinarne otto nel campo avverso alle Convenzioni marittime: tras~inarono anche l'on. Pecoraro , il cui gruppo elencale, è il più fedele al Ministero. Due si mantennero ministeriali, perchè si credono sicuri nei loro collegi, Aguglia e Rossi ; un terzo, Orlando, perchè ministro. Le dimostrazioni di Palermo, è indubitabile, esercitarono una salutare influenza anche nel resto dell' isola. Ma il caso di Palern1Q, purtroppo rimane isolato e il paese malcontento ed antiministeriale, permette che i suoi rappresentanti co11tim1ino a votare ~er Giolitti. Sua è quindi la maggiore responsabilità : sua nello avere eletti deputati, che non rispondono alle proprie convinzioni, e dei quali conoscevano appieno i precedenti di servilismo e di ascarisnio; sua nel permettere, senza energica protesta, che essi continuino a votare per un ministro, che detestano. Questa è una delle verità , che si devono proclamare senza infingimenti e senza ipocrisie, ~erchè è giusto che siano assegnate le responsabihta a chi spettano; e non è onesto riversarle tutte sui deputati, discaricandone il paese, per quanto questi trovi comodo il criterio contrario. • A questa consta razione, che noi crediamo sia una semplice e forse sbiadita fotografia della realtà, ne deve srguire un'altra che viene considerata come pessimista, ma che ci sembra altrettanto esatta e che colla prima è intimamente connessa. Questa, in verita più che una seconda constatazione è una previsione. Prevediamo infatti, che alla riapertura della Camera, se il paese non si muove o si limited agli innocui ~ privati brontolii, l'onorevole Giolitti riavrà la sua maggioranza - anche s~lle Convenzioni, se riuscirà , com' è assai probabile, a rendere una indegna mistificazione quella dell'apertura delle aste. I motivi di questa previsione che Luigi Lodi considera una nuova irragionevole pregiudiziale contro la sinistra storica , sono evidenti e si ridueono ad un solo : la mancanza di un fatto nuovo, che possa determinare la suddetta storica - storica nel senso, che appartiene al passato, alla storia - sinistra a votare contro il ministero. . Senza il concorso di questo pletorico gruppo, cui s1 sono ascritti molti per comodita elettorale, anzi per minchionare gli elettori e per nascondere sotto una etichetta accreditata la propria nullità politica, il proprio servilismo ascarico, noi non vediamo b possibilità di dare il gambetto al ministero con un voto della Camera. I sonniniani si cont.ino sulla punta delle dita, per vilta di soldati e per ambizione di sottocapi, che non sanno che farsene della rettitudine e della coltura del Capo. La destra salvo le rare e simpatiche eccezioni, che si chiamano Carmine, Fani, Fabbri e pochi altri - è una con traftazione calunniosa di quella antica, nè più nè meno della sinistra. I clericali, aperti o dissimula ti, che sono assai più numerosi di quello che si crede o si dice; che stanno a Destra, al Centro, a Sinistra, i clericali sono oramai il vero gruppo pretoriano dell'onorevole Giolitti. L'arbitra delle situazione parlamentare_ rimane dunque la Sinistra. Se essa si alleasse colla Estrema i g1orni del Ministero sarebbero co~tati. Si e pessimisti e s-i pone innanzi una nuova pregiudiziale irragionevole, come Luigi Lodi ha rimproverato a Colajanni neìla Vita, perchè ha sentito il dovere di non illudere gli altri, quando egli stesso non s'illude ? Tutto può essere ; e potrà anche darsi che il nostro pessimismo venga smentito dai fatti. Utinam ! Come saremmo contenti di confessare che ci siamo ingannati ! Ma noi, intanto, non fondiamo le nostre previsioni pessimiste, che mettono capo alla cennata pregiudiziale, affidandoci a simpatie o antipatie, a speranze o a timori, a interessi o ad ambizioni da soddisfare. No; le nostre previsioni hanno un fondamento strettamente sperimentale, e sono indotte dal passato prossimo. Gli atti parlamentari del passato prossimo insegnano che il ministerialismo giolittiano o meglio quello spirito che anima la cosidetta maggioranza - nel senso spregevole che a questa parola dette Ettore Ciccotti nel suo libro su Montecitorio - ddla cosidetta storica Sinistra è a prova di bomba; a prova d'inghiottimento delle più ributtanti serpi. Calunniamo? Ecco le prove. Sorge una grande quistione d'indole economica e morale, qu:tl'è quelìa delle convenzioni marittime e la Sinistra st,1rica rimane fedele al go, erno. Si fa una discass;one sulla politica estera; Alessandro Fortis formula una requisitoria applaudita da cinque sesti della C t·nera e la sinistra sterica rimane col governo, coli' ;1ggravante della vergognosa ritirata dello stesso Fortis che della medesima è magna pars. Si fa un:1 discussione sull'insegnamento laico e pareccei membri autorevoli della Sinistra storica - Bianchi, Galimberti, ecc. - mostrano propositi modernamente anticlericali; na la Sinistra storica al momento climaterico del voto non sì distacca dal governo ; peggio ancora: i suddetti Bianchi, Galimbati e compagni ci fanno assistire allo spettacolo Ltidissimo di uomini politici di non piccolo valore, che parlano in un senso e vo'tano in un altro I Afie<lidio ! Su quale altra quistione importante si può sperare, si è autorizzati a prevedere, che la Sinistra storica si ribellera all'on. Giolitti, che l'ha inchiodata al proprio carro e che si direbbe che l'abbia consegnata, mani e piedi legati, ai gruppo clericale ? Noi non sappiamo vederlo. Qualcuno forse spera che il distacco verrà sulla riforma tributaria. Hanno un bello attendere se sperano che le catapulte degli on. Alessio e Wollemborg abbatteranno le porte ferrate del Ministero ! E poi se da una discussione finanziaria venisse fuori qualche proposta buona e realizzabile, l' ono• revole Giolitti, con la rara disinvoltura, che lo distingue, provocando l'ammirazione della sua maggioranza, la farebbe propria. Non foce cosi col programma Sonnino-? Non ripetè il giuoco indecente col rinvio delle convenzioni marittime ? Luigi Lodi non abbastanza edotto dalla condotta miseranda della Smistra storica nella quistione dello

428 RIVISTA POPOLARE insegnamento laico spera che il pericolo clericale la risveglierà, anche per lo spirito di conservazione, per lo interesse proprio nei suoi membri di conservare i collegi insidiati dai clericali. Noi, invece, che conosciamo molti di questi Sinistri storici pensiamo che essi si acconceranno al clericalismo o confideranno nella bontà dei metodi del ministero che farà le elezioni. Per noi la degenerazione Jella Sinistra storica, la sua bassezza viene misurata da questo fatto: essa non si vergogna di riconoscere, se uon come capo, certamente come Whip instancabile ed accorto, il deputato per Gioil del Colle. Perciò noi disperiamo dello avvenire prossimo della lotta parlamenteri e crediamo doveroso dirlo apertamente. Illudersi ed illudere ci sembra un vero delitto politico, che servirebbe assai di più che la confessione esplicita della verità, a far durare indefinitivamente una situazione indecorosa. + Nelle rassegna delle forze parlamentari non abbiamo fatto menzione del gruppo che s'intitola partito democratico costituzionale italiano e di cui si è fatto interprete l'on. Gallini colla sua lettera alla Vita e colla sua polemica nella 7{_agione coll'amieo Comandini. Abbiamo creduto opportuno dirne separatamente perchè viene considerato come un fatto nuovo ed un indice delle disgregazione che s'inizia nella compagine della Sinistra storica. Numericamente non è un gran che, anzi le sue forze fanno il paio con quelle del gruppo Sonnino. Non è un fatto nuovo, se dobbiamo badare più alle cose che ai nomi: questi signori democratici costituzionali, - sia ric,)rdato a loro onore - quasi tutti hanno votato contro Giolitti nelle quistioni, che si riferiscono al pericolo clericale. Come gruppo nuovo significano meno di nulla. Essi non hanno nn programma; se ne hanno uno è quello stesso del gruppo radicale. E noi non abbiamo mai saputo quale sia il programma specifico nemmeno del gruppo radicale, che valga a difl.tren- ,darlo dalla Sinistra storica. Nessuno vorrà dire di trovare quel programma nella venerazi~ne verso la memoria di Zanardelli, nelle ridicole frecciate contro la pregiudiziale repubblicana, e nella grande scoverta del passo di Tacito sulla associabiiità - associabilità ritenuta come cosa eccezionale nel la person1 di Nerva dello storico latino - del principato colla libertà, che sono i tre capisaldi della epistola dell' on. Gallini. La separazione, la distinzione, tra radicali e democratici costituzionali sembra assolutamente artifi-· dosa in quanto al programma di governo ed inveo tata a bella posta per dare diritto alla richiesta. di qualche portafoglio in una eventuale crisi ministeriale. E' doveroso però il constatare che, se nel pro-· gramma teorico non c'è difl:erenza tra quello dei democratici e dei radicali, come non ne scorgiamo tra quello dei radicali e della sinistra storica, c' è n'è qualcuna, e notevole, nella tattica. I radicali hanno avuto il coraggio di rimanere fedeli al blocco popolare e di votare o pei socialisti o pei repubblicani, afl:rontando le ire e lo sdegno del bigottismo n_1<?narchico,di coloro che sono servi ddla pregiud1z1alemonarchica - la esistenza di quest'altra pregiudiziale, piu vera e nuggtore di qudL1 L:!pllb3:icana o collettivista, vorremmo che venisse illustrata da Mirabelli o da Comandini -, che li rende più preoccupati della sorte della dinastia e delle istitutuzioni attuali anzicchè degli interessi nazionali. I radicali, inoltre, hanno preso posizione netta e precisa contro l'on. Giolitti; mentre• l'on. Gallini lascia chiara men te intendere che egli vuole la conversione e non la morte - morte ministeriale - del peccatore. Ai democratici costituzionali invece riuscirebbe forse assai gradito che Giolitti ripetesse a loro il vieni meco ! col quaie Crispi attrasse a sè Alessandro Fortis. Della loro fede c'è da sospettare sopratutto per quella grave accusa che venne a loro da Ottorino Raimondi sull'opportunismo indegno rivelato negandosi alla costituzione del gruppo prima delle dezioni e che Comandini ha rinfacciato al Gallini sulle colonne della Ragione. + Ed eccoci a dire dell'azione dell'Estrema sinistra per dissentire profondamente da Luigi Lodi, che, di ordinario misurato ed equanime, l'ha fatta segno ad accuse ingiuste -ed infondate ; accuse, che, con no.stra sorpresa, sono state quasi, implicitamente se non esplicitamente, riconosciute per buone, da Barzilai. Luigi Lodi in una lettera aperta al Deputato per Trastevere, ha affermato che: « l'Estrema è stata per la massima parte, compiacente e passiva, e questo per 4 o 5 anni della legislatura passata, e anche nei recenti comizi generali. Ci fu l'inaugurazione di una vera politica reazionaria; ma i diversi gruppi, salvo l'istante io cui dall'autorità materiata di simpatia del Bissolati furono condotti a una bella battaglia di idee, rimasero, diciamo cosi, con le armi al piede, quando non aìlungarono una mano soccorritrice. » « La moltitudine sentenzia sulle situazioni, sul complesso dei fatti. Ora in questo complesso afferma che l'Estrema anche in presenza di una politica di reazione, attuata perseverantemente alla luce del sole, è rimasta inattiva. Anzi ha veduto di più la moltitudine: ha veduto quella parte delll' Estrema che doveva essere nel pensiero dei suoi uomini combattiva, adottare metodi assolutamente conciliativi: poichè all'ultima riunione del part1to socialista si è deciso di in viare una commissione all' on. Giolitti per chiedere provvedimenti contro le malattie del lavoro ». La lettera conclude affermando « che è indispensabile un sistema nuovo per l'Estrema, col fine di rielevare l'istituto parlamentare, che può esser~ fattivo soltanto a patto che ciascuno eserciti la funzione assegnatagli dai convinci men ti proprii e di quelli che onestamente gli diedero il proprio voto. E' una vera questione di vita per la demoerazia. Essa non puo consentire di apparire <lavanti al Paese indiflerente dinanzi alle minacce della vera reazione avanzante ». Ora in questa requisitoria non ci pare che ci sia una sola parola corrispondente a verità , almeno .stando ai fatti ed alle. manifestazioni esteriori. 1n •quanto alle intenzioni non faremo il loro processo e non cercheremo di scrutare se que·sto o quel membro -della Estrema sinistra abbia avuto o abbia ancora delle simpatie per Giovanni Giolitti e per tal uno <lei suoi atti. Chiunque non ha perduto la memoria degli avvenimenti, del resto non troppo remoti, sa che se

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