Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 15 - 15 agosto 1909

RIVISTA POPOLARE 395 Utile le è dunque l'entente, di più in più e cordiale• con la Russia e 11-1. Fra11cia. cbe dispongono di eserciti i quali, se ben guidati, possono essere formidabili. L'idea della assoluta nullità dell'esercito Russo, perchè questo fn vinto dai Giapponesi, è una illusione che non è buono carezzare troppo. Già, dato il carattere, la devozione, l'eroismo ed il patriottismo dei Giapponesi qualunque esercito, combattente contro di loro fuori dei confini della patria, sarebbe stato vinto. Ma in Europa, la faccenda è diversa, e la Russia può ancora contare per qualclie cosa. Ed è appunto questa com1tatazione che serve bene al mentenimento della pace. E' stata attribuito al Kaiser un pensiero in verità troppo infernale; si è detto: aspett.a a fare la guerra all'Ingbilterra di potercisi misnrare con prvbabilità di successo, senza contare che anche lasciata a se stessa l' Inghilterra è in condizione da non lasciare crearsi mai queste prvbabilità, r.he le intese, gli accordi, le amicizie allontirnano sempre di più. Bisogna andare alla pace : alla vera pace, qnella che per mantenersi non ha bisogno di poderose fiottfl, di enormi eserciti; di divorare in armi e difese il niù cniaro della ricchezza delle nazioni. ' E ci arriveremo. Non con breve tempo, ma ci arnveremo. Fatta questa constatazione, vogliamo notare però che se lo Tsar è molto amico della pace con le NP.zioni Europea, non lo è altrettanto della pace col suo popolo. L'accenno alla Duma nel brindisi di Re Eduardo era chiaro; tanto chiaro quanto significativo è stato il silenzio in proposito nel brindisi dello Tsar. Re Eduardo aveva porto il destro allo Tsar Nicola di far sapere al mondo eh' egli veramente intende essere il sovrano costituzionRle, eh' egli veramente ha intesi i bisogni ed i desideri del suo popolo ed intende secondarli. ~~ sarebbe stato certamente un fatto che li\ storia avrebbe raccolto se lo Tsar Nicola , cogliendo l'occasione avesse, dichiarando la sna opinione in proposito, fatto sapere che, veramente, egli intende cooperare insieme al suo popolo, al benessare_ del suo paese. Ma no, egli ha preferito tecere. Egli ba voluto che il suo silenzio lo confermasse ancora quale presidente onorario dei cento ne1·i, ha voluto far sapere che ancora come pel passato per gli amici delle forme costituzionali, vi· sono le casematte, la galera, l'esilio in Siberia: ha voluto far sapere che, e per sua volontà, il dominio della reazione non è finito; che ancora il popolo Russo ha da lottare per conquistare i propri i diritti di popolo libero, che egli è t11tt' ora e rimarrà, l'autocrate feroce ed ipocrita che risponde con la mitraglia, il knottt, la forca alla richiesta del popolo. La pace all'estero gli è imposta dalle circostanze e dalla forza e dalla volontà altrui; la pace ali' interno dipende soltanto dalla sua volontà, ma questa pace egli non la vuole; egli vuol rimanere, in Russia, l'autocrate, sia pure mascherato; il tiranno anche a costo di essere bandito, come un appestato, dalla vicinanza delle popolaziori. Questo ha voluto significare egli, col suo silenzio a proposito della Duma, nel brindisi di Cowes. li popolo Russo, ha avuto una volta di più, confermata la sua lotta e la sua via. + La faccenda Cretese. ·_ Si può stare certi che le potenze Europee, son rermetteranno alla Turchia di schiacciare, come facilmente potrebbe, la Grecia, e di dominare di nuovo a Creta. E' altresl certo che non permetteranno alla Grecia di annettersi Creta, e a Creta di andare alla Grecia. La faccenda è un po' complicata e di non facile soluzione. Cosa fare di Creta? Su Creta la Turchia accampa diritti di possesso. Diritti che le derivano dalla incontrastata secolare dominazione. D'altra parte Creta è - da tutti i lati naturali - un lembo della Grecia. Il pericolo grave è rappresentato dal partito Giovine Turco che ha bisogno assulu to di affermare e consolidare il proprio potere. Ed il partito Giovine Turco è partito principalmente milita.re. Og-g-i la diret,tlva dell'azione governativa non risiede pitì a Costantinopoli, ma sibbene a Salonicco dove i Giovani Tnrchi hanno le loro forze militari, nel corpo d' armata comandato dai loro ed a loro fedele. La dichiarazione d'indipendenza della Bulgaria, l'annessione all'Austria della Bosnia e della Erzegovina scossero nel popolo la fiducia che aveva nel nuovo regine, e g-li aprirono gli occhi sopra un pericolo che non è affat.to imagi.nario, lo smembramento dell'Impero Europeo degli Q:3mauli. E questo timore è avvalorato dal fatto che la Bulgaria armata si t.iene aU' aguato per profittare della prima occasione per cadere su le spalle dell' antica signora. D'altra parte l'azione greca in Macedonia non è affatto rassicurante per i diritti Turchi in quella regione L'isola di Creta sembra il pomo della discordia fatale. I Vecchi Turchi, quantunque ridotti all'impotenza, non mancano di fare osservare che i! nuovo regime s'è tirato dietro parecchi guai, inevitabili si ma che non minacciavano l'antico regime; e che per conseguenza ..... ah f le conseguenze sono molte, ed i Giovani Turchi che le conoscono e le intuiscono cercano di correre ai ripari. I ripari oonsentiti e concessi da un popolo battagliero come l'Ottomano, e da un governo che i militari di Salonicco sospingono. E tuttavia non pare che i~ guaio della situazione, intricata assai, possa es8ere imputato alla Turchia direttamente, o alla Grecia. Osservando bene si vede che, ancora una volta, la imbecillità della diplomazia Europea fa bella mostra di se. Come era. possibile immaginarsi che i Cretesi i quali pensano - ed a ragione - di avere ~ottratta, col loro sangue, l'Isola al dominio Turco, si rassegnerebbero a veder frustrate le_foro speranze col ritiro dei contingenti delle quattro potenze protettrici ? Come immaginarsi cbe essi lasciati liberi di se non avrebbero voluto unirsi alla Grecia? E cbe la Turchia lascerebbe fare ? Da parecchio tempo la diplomazia Europea s'è data a tut,t'uomo a fare i conti senza l' oste, cattivissimo metodo di contare. Ed ora ne raccoglie i frutti al Marocco ed in Creta. Indubbiamente, ora come ora, la Turchia - malgrado la sua ultima minacciosa nota alla Grecia - dòvrà. dimettere, forse, il pensiero della guerra: ma ciò non risolve affatto la questione che rimane apertà come prima, più di priTYlaanzi. Si accusano i Cretesi di leggerezza, ma l' Pccusa è ingiusta. Le potenze li hanno lasciato cullarsi 11ella illusione di una autonomia che, nel pensiero· cretese, si riso! veva come nna preparazione all' unione con la Grecia, ed allora ? E questa illusi one è I' errore più grave della Diplomazia Europea: errore che, vogliamo spera.rare, non sarà forse espiato col sangue; ma che - ce_rtamente - non ha altro risultato che quello di compromettere, e seriamente, gli interessi della pace in Oriente. E dopo ciò battiamo le mani alla diplomazia Europea. + Lo sciopero generale In Svezia. - Le lotte economiche, le quali scoppiando in paesi meno norclici fanno tanto parlare di se, sembra debbono passare qnasi inosservate, quando hanno a lorc, teatro la Svezia. Non sono però meno acute. Lo scioperc generale 1 scoppiato ora, non è che il corollario di una lotta sorda e lnnga che si combatte fieramente in Svezia fra i capitalisti da un)ato e la Federazione del lavoro dall'altro. Già cirlja un'anno fa, la Federazione operaia Svedese, aveva cercato introdurre nel - paese una tariffa di locazione di mano d'opera assai più alta della

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