Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 15 - 15 agosto 1909

402 RIVISTA POPOLARE Nè vale per negare la scomparsa delle aristocrazie spiegare la diminuizione delle famiglie nobili col fatto che molte discendenze sono semplicemente femminili - e secondo Fahl beck la minore mascolinità è uno dei fenomeni che si osserva nei nobili (1) - come mi pare che obbietti il De Candolle. Se così fosse avremmo diminuizione di cognomi, ma si avrebbe aumento di famiglie nobili dello stesso casato. Del resto se femmine ci sono di nobile prosapia che stanno ad attestare la conservazione delle aristocrazie, per conservarsi bisogna pure che trovino un marito di aristocratica discendenza, altrimenti ci sarebbero incrociamenti con famiglie non nobili, e si avrebbe perciò e per lo meno una diminuizione per metà delle famiglie aristocratiche. Ha maggior valore l'obbiezione che le famiglie aristocratiche e regnanti non scomparirebbero se si tenesse conto dei figli natu!ali, dei bastardi. La trasmissione della Corona nel Giappone si ammette nei figli naturali, e perciò le origini dell'attuale Casa regnante si perdono nel buio dei secoli passati. Egli è vero altresì, che molte cause di distruzione delle famiglie nobili -- guerre, duelli, massacri per cospirazioni, ecc. - oggi non agiscono più. Perciò forse nel secolo XIX in Isvezia anzichè diminuizione assoluta delle famiglie nobili non si osservò che la diminuizione relativa. • Checchè sia del problema storico-politico della scomparsa delle aristocrazie; quando si arriva allo aspetto veramente demograti~o del fenomeno, ridotto, non alla scomparsa delle famiglie nobili , ma alla minore tiproduttività delle classi superiori, rispetto alle classi inferiori - e le classi sappiamo che oggi si differenziano non più coi privilegi politici , ma col grado di coltura e di possidenza - i dubbi non sono possibili e le previsioni demografiche sono giustificate. Poteva il De Candolle considerare come vaghe impressioni i giudizi sulla minore riproduzione delle classi superiori rispetto alle inferiori, e poteva dire quando egli scrisse, che nessun fatto statistico lo riconfermava in maniera probatoria. Ma non si può menomamente dubitarne oggi dopo le innumerevoli pubblicazioni sulla natalità e mortalità per quartieri del Bertillon, del Booth, del Korosi, del VerrijnStuart, del Westergaard, del Rubin e di tutta una legione di demografi inglesi e tedeschi. Il dubbio sarebbe possibile soltanto negando ogni valore al grado di benessere e di cultura assegnato agli abitanti di tali quartieri, desumendolo da vari indicigrado di addensamento, numero delle persone di servizio , imposte pagate, ecc. - Ma le risultanze sono così concordi che oramai non è più possibile negare che la quota di accrescimento nelle classi inferiori sia più alta - talora più del doppio di quella delle classi superiori. Nè è del pari esatto che si osservi una certa tendenza all'attenuazione nella differenza tra le quote di annuo accrescimento delle une e delle altre (Cini pag. 33). I dati che lo stesso Cini riproduce-e che in parte si trovano nel cap. XXV del Manuale di ( 1) S'intende per mascolinità la maggiore e costante pre • valenza dei maschi nella nascita. In Italia per 100 femmine nascono circa 106 maschi. 'Dermografia-per le città di Vienna, Berlino, Amburgo, Monaco, Dresda, Budapest, Londra, Parigi, Madrid , Lausanne e Magdeburgo ( pag. 18 a 29), nel maggior numero dei casi autorizzano a concludere che la distanza cresce. L'aumento della distanza tra le quote annue di accrescimento delle classi superiori e quelle delle classi inferiori, l' Heron e l' {Jdny Yule lo dimostrarono a Londra dal 1851 al 1901 (1). Si perverra alla diminuizione delle distanze e forse all'uguaglianza nella riproduttività gradatamente ed a misura che le classi inferiori intellettualmente ed economicamente si eleveranno. Questa la previsione sulla tendenza futura. + Se è innegabile che la riproduttività, l'eccedenza delle nascite sulle morti, delle classi inferiori fu ed è più alta che nelle superiori non sono altrettanto vere le conseguenze pessimistiche che se ne traggono. Riproducendo un allarme antico Pearson scriveva nel Times del 25 agosto 1905 : « Se è accertato che l'abilità e i caratteri mentali e morali vengono ereditati e che la fertilità dei migliori e dei più abili, di coloro che hanno un maggior valore intellettuale e sociale, va diminuendo relativamente ai più deboli e ai più poveri, allora io penso che noi vediamo avvicinarsi una crisi per vincere la quale sarà d' uopo di un ampio cambiamento nelle attuali vedute sociali e fors' anche dell'intervento legisl"ativo ». Come conseguenza del fenomeno demografico nel campo antropologico si è segnalata la diflusione della brachicefalia e in quello economico la concentrazione della ricchezza. Ora in quanto alla prima risultanza sarà vero lo aumento della brachicefalia sino a tanto che la natalità degli Slavi sarà maggiore di quella dei Germanici e dei Mediterranei; viceversa in tutta l'Italia meridionale, nella Sicilia, nella Sardegna, nel mezzogiorno della Francia, nella penisola iberica , per limitarmi ali' Europa, le cui popolazioni intellettualmente ed economicamente sono inferiori e sono dolicocefali , forse le più dolicocefale del vecchio continente, avremmo un aumento dei dolicocefali - in Italia specialmente dove i brachicefali del Piemonte, e dell'Emilia ecc., presentano una natalità inferiore non sufficientemente compensata dalla minore mortalità. Solo i brachicefali del Veneto sono altrettanto prolifici quanto i dolicocefali del mezzogiorno. Ma questo incremento dei brachicefali nell' Europa orientale e dei dolicocefali in quella meridionale ed occidentale non sarebbe l'effetto di un maggiore sviluppo di una data classe sociale entro i confini di una data nazione, sibbene di quello della razza, che vi prevale. Insomma la dolicocefalia o la brachicefalia potranno aumentare o diminuire a seconda che prevalendo l'una o l'altra in una data regione vi si mantiena più o meno alta la eccedenza delle nascite sulle morti; ma non avviene la trasformazione dei dolicocefali. in brachicefali o viceversa. Il cranio è la parte dello scheletro che presenta ( 1) Udny Yule : On the changes in the marriages and birth-rates in England and Wales during the past half century. (Nel Journal of the Royal Statistica/ Society. Mar zo, 1906).

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