Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 15 - 15 agosto 1909

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Bir~tton~: Prof. NAPOLEONl~ COLAJANNI (Deputato al Parlamento) ----+--1 ~e , Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese rtalia: :1nno lire H; semestre lire 3,50 -- Bstero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 l\rnministrazione: Corso Vittol'io Emmmele, n. 0 115 - NAPOLI /\11110 XV - Num. 15 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 15 Agosto 1t)09 Preghiamo vivamente gli abbonati non ancora in regola coll'amministrazione di volere spedire l' importo dell' abbonamento con cortese sollecitudine. Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e vaglia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Castrogiovanni (Sicilia). SOMMARIO: GH avvenimenti e g11 uomini: Noi: (Il processo di Agram - L'esercit0 della Spagna - Jaurèa scrittore contro Jaurès deputato. L' immaturità del proletariato francese - I convegni tsareschi - La faccenda creteseLo sciopero generale in Svezia - A. Agresti: L'ordine regna .... a Barcellona). - La Rivista: Perchè vincono i socialisti - Dott. N. Colajannl : Le condizioni future della popolazione - AngeloCrespi : L' enigma del!' Inghilterra contemporanea - R. Avventuriero: Automilitarismo e ferma biennale - Sperimentalismo sociale (Il risparmio in Italia) - Dulac: I progetti di riforma del Commercio degli animali da macello e l'esperienza tedesca - Avv. Enrico Altavllla: La réclame e le diverse classi sociali (Leggendo il libro di Carlo Cassola) - RI vista delJe lUvist;e: Sardegna e Corsica (L' Economista) - Le officine Krupp (Dalla Rela 1io11eannuale della Camera di Commercio di Essen) - Lo sviluppo della industria chimica in Germania (Da un libro recente) - La Russia e le popolazioni Slave (Fortnightly Revie1v) - La ricchezza dell'Alaska (Amel'ican Reviev of Review) - La produzione mondiale dell' oro (Bulletin suisse). - ltecenslont. GLI Pr VVEl\JIMEl\ITI e GLI {JOMINI Il processo di Agram. Ce ne siamo occupati parec hie volte ; ma non ci si or.cupa mai abbast.anza di una grande infamia politica. E' maggiormente doveroso occuparcene per noi italiani, che per mezzo secolo quasi fommo tormentati dai processi politici contro quanti aspiravano a libertà e alla formazione dello Stato Italiano. I nostri processi , però , furono informati sempre a maggiore equità e a rispetto delle leggi e della procedura rispetto a questo di Agram, anche quelli istruiti sotto il Papa , sotto i Borboni , sotto i Sabaudi sino al 1848, sotto gli Austriaci riel Lombaido VenetJ. Questo di Agram li supera tutti , perchè apparisce subito a prima vista come la macchinazione infernale ài un agente provocatore, il N astitch, ai servizi di un ignobile funzionario il Br,no di Croazia , Rauch ; che alla sna volta opera nello interesse del governo di Budapest e di Vienna - l'uno per vendicarsi forse dei Croati di Iellavich che nel 1848-49 furono strumevto dell'Austria nel reprimere la rivoluzione ungherese; l'altro per giustificare l'annessione della Bosnia e della Erzegovina. L'opinione pubblica europP-a, però, si è levata unanime a condannarlo, specialmente dopo clie all'udienza venne smascherato vergognosamente il Nastitch. Ciò che il mondo civile pern.m di questo processo di Agram, in cui il magistrato che presiede e quello che rappresenta l'accnsa sono discesi- e sembrerebbe impossibile I-al disotto dell'agente provocatore si rileva dalla pubblicazione delle risposte che i priucipali scrittori europei hanno mandato in un referendu,m provocato da un Comitato serbo che risiede a Parigi. Da Biornson a Novicow, da.Brande1:1 a Rapisardi, da Vandervelde a Colajanni , da Harrison a G. Sergi sono tutti unanimi nello stigmatizzare gli organizzatori del processo e coloro che da tanti mesi lo trascinano qnasi per mettere alla gogna l'Ungheria che lo permette e l'Austria che lo ispira. In tale pubblicazione ( Le procès d' Ag1·am et l' opinion européenne. Paris 1909) é riprodotto un magnifico articolo di Victor Berard dalla Revue de Paris 1 ° febbraio 1909) in cui sono esposte non solo le iniquità sul processo contro 53 cittadini- quaranta dei quali con numerosi figli - che si vorrebbero affidare al boia in base alle sole deposizioni del!' agente provocatore e pel solo delitto di amare i Serbi dAlla Serbia e della Bosnia; ma si sono anche esposte le. ragioni etniche e politiche, che lo hanno ispirato. Il processo di Agram ha sollevato indignazione anche in Austria e si assicura anche nelle sfere della Corte Imperiale e presso qnalchB arciduca. Della opinione pubblica austriaca si ha un saggio in un altra recentissima pubblicazione dell'eminente deputato professore Masaryk ( Der Agramer Hochverratsprozess und dieannexion von BosnìenundHerzegowina.Vienna 1909. Carl Konegen Editor), che contiene due discorsi da lui pronunziati nel Reichsrath austriaco. Il Masaryk illustra la subdola. e brigantesca politica aust.riaca di fronte alla Bosnia ed Erzegovina ed ai Serbi e nella prefazione lo gindica con una severità. che i più accaniti nemici dell'Austria non potrebbero superare. e Il processo di Agrat'n , egli dice , è un processo politico ed anzi caratterizza la politica che viene fatta nel Sud dell'Impero ed anche a Vienna; esso caratterizza un certo stadio-il più basso stadio-della politica, che si denomina politica intima ( Geheimpolitik) ». « Esso è quello stadio dello svilnppo politico nel quale gli uomini non sanno osservare criticamente lo sviluppo sociale e politico né po::isono giudicarlo obbiettivamente ; è lo stadio , in cui gli uomini ancora non comprendono il pncesso storico delle mast;e e riducono l'intera società e la sua storia a pocbi uomini ed alle loro passioni (Getriebe). Es3o è; potiticamente cousiderato, l'epoca deli' ari~tocratismo e ,dell' assolutismo aristocratico. La politica in qnesto stadio si riduce all'occultismo; la politica è ancora diplomazia » •

394 RIVISTA POPOLARE Il M ~ RRryk termina la sua prefazione, che porta per epigrafo nn giudizio di Burke, con uno di Fox nel quale si riconrBce che la calunnia e la menzogna della polizia. ries<'P spesso a giovare al pubblico e non a coloro che vi ricorrono. Auguriamoci che cosi avvenga ! • L'esercito della Spagna. - Nel numero precedente abbiamo accennato a parecchie cause, che hanno determinato malcontento profondo e generale degli Spagnuoli, di cui il movimento di Barcellona non è che un sintomo. Vogliamo aggiungere oggi qualche dato eloquentissimo. La Spagna, o meglio le sue classi dirigenti monarchiche, vuol fare una politica imperialista., certamente misera bile· nelle sue finalità e disastrosa nelle sue conseguenze econr,miche e finanziarie. Ma si vuol sapere com'è composto l'ol'gano principale p_er mezzo del quale tale politica. si deve esplicare, cioè, l'esercito? Esso è tale che rapp,·Jsenta un indegno sfruttamento della nazione a benefizio dei pochi, che sanno acciuffare i posti ben rimunerati. Infatto in un esercito di 84,000 uomini si contano 10. 132 ufficiali, cioè un ufficiale per otto soldati; e 491 generali, cioè un generale per cenroseasantasei soldati I Questa composizione contribuisce a rendere inviso l'esercito ai lavoratori, che non sono quelli che acchiappano i posti di ufficiali e di genera.li; e il servizio militare è divenuto odioso per la conservazione del si.- sterna della esenzione mediante denaro (1), per mezzo del quale i ricchi non vanno incontro ai disagi del militarismo e non corrono i rischi della politica, che essi voglioLO e impongono. Quest'altro dato completa il primo. Accanto ad uno sterminato esercito di ufficia.li e di generali c' è un altro più numeroso esercito di preti e di frati, che raggiungono ìl bel numero di 174,000; cioè più del doppio. di quello dei soldati. C'è da fare le meraviglie, quindi, se l'anticlericalismo catalano esplode con tanta selvaggia. violenza? • Jaurès scrittore cont•o J aurès deputato. l' Immaturità del proletariato francese. - Un amico nostro dopo aver letto l'articolo Jaurès e Olemenceau ci ha mandato un numero del Temps, un poco vecchio in.vero - del 5 Luglio - in cui si leggono delle osservazioni molte savie del grande oratore socialista, che fanno a pugni cogli atta.echi di laurès contro Clemenceau. _ Noi crediamo utilissimo tradurlo in gran parte, perchè il giudizio di Jaurès sul proletariato francese rima.ne esetto non solo ad un mese di distanza, ma si adat~a. meravigliosamente al proletariato di molti altri paesi. Il giornale della borghesia francese, adunque, dopo l'eloquente discorso di laurès, di cui noi riportammo un brano scrisse: e Per afferrare il pensiero mobile di Iaurès bisogna leggere i suoi articoli nella Dèpèche di Tolosa Parigi è il campo dell'uomo di azione; Tolosa quello del filosofo politico. E' cosi che J aurès formula lui stes~o nella Dèpèche la critica del suo, discorso della Camera , . e J aurès aveva tracciato un cupo quadro della situazione politica, aveva mostrato la disillusione della democrazia e segnalato un sintomo serio: la disaffezione del proletariato della repubblica. Il va sana dire che l'eloquente oratore riversava la responsabilità di tutti questi malanni sul ministero Clemenceau, colpevole di avere trascurato le riforme e molestato i lavoratori di Dra.veil, Vigneux e altri luoghi. La conclusione, che sembrava venir fuori dalle parole di J aurès (1) Dopo l'agitazione catalana il cam~io è stato abolito. .. era che bisogna un ministero nuovo per praticare una politica nuova verso i lavoratori >. e laurès tratta lo stesso argomento sulla Dèpéche di Tolosa. Ma fuori dell' atmosfera febbrile della Camera egli esamina con più calma e con più chiaroveggenza le cause del divorzio - se divorzio c'è - dei lavoratori dalla repn bblica e dalla maggioranza parlamentare. Cosi si rimane sorpresi un poco di trovare queste confessioni da parte sua: 1° La rinnovazione politica non verrà che dalla cooperazione della classe operaia sperimentata (assagies) all'opera politica; 2° La classe operaia non è ancora capace di questa cooperazione. Ecco il testo preciso delle sue parole : ~ Ciò che e rende grave il triste pe1·iodo che attraversiamo è che e la rinnovazione non può avvenirP- che dn l proletac riato e che il proletariato non è anc01·a all' altezza e d~lla su.a missione e del suo destino 11 • e Eh I si ma allora non è il ministero Clemenceau che ha allontanato il suddetto proletariato dall'azione governativa; è al contrario il proletariato ch'è incapac"' di secondare l'opera complessa e difficile del governo. L' acJusa principale formulata da Jaurès contro Clemenceau, è a.dunque infondata,. Sin qui il Temps e noi ringrazia.·no l' amico nostro - e tutti dovrebbero aiutarci in questa collaborazione piccola, ma utilissima - che ci ba formato il giornale francese, dal quale abbiamo appreso meglio che J aurès non e suscettibile d'imparzialità quando parla e scrive di Clemencean. + I convegni Tsarescht. - Forse Rarebhe prn esatto dire lo scappa e fuggi dell'appestato di Russia. chè veramente queste riviste, questi convegni dell'autocrate Russo che ha paura della terra, che si tiene lontan", sul mare, quando visita i suoi amici, somigliano piuttosto alle scappate clandestine d'un delinquente cercato dalla polizia, alla "sua ganza, che alle visite d'un sovrano potente. In Inghilterra la popolazione ha riso e messo in caricatura questo regnante che ha per compagna la livida paura; ma a noi conviene trarre alcunchè di poHitivo, come osservazione, da _queste visite siano esse pure a sc1-1ppae fuggi. La R,1ssia, almeno da quanto si annunzia nei telegrammi e nelle notizie recentissime. vi ha ottenuto di fare aprire alla pnlpria flotta del Mar Nero i Dardanelli. Cosa di non poco momento 1:Jericordiamo che durante la guerra Russo-Nipponica una buona parte della flotta Russo dovette rimanersene chiusa al di là dello stretto. D'altra parte i brindisi a Cherbourg e a Cowes fra lo Tsar e il Presidente della Repubblica Francese, e lo Tsar ed il Re d'Inghilterra hanno significato chiarament€1 pacifico. L'alleanza Russo-Francese non aveva €1non ha bisogno d'essere consolidata.. Troppi interessi economici, finanziarli e politici legano i d11e paesi. La Germania è ancora, per Ja Francia, la incomoda. vicina, e l'Alsazia e la Lorena sono tutt'ora per la Francia l'aspirazione segreta ma non dimentica,ta della rèvanche. E ìa Germania è, ora più di prima, la rivale temuta dell'Inghilterra nei commerci e sul mare. L'aumento della flotta da guerra tedesca preoccupa soltanto fino ad un certo punto gli alti circoli inglesi. Essi sanno di avere a disposizione quanto denaro, e quanto patriottismo occorrono per distanziare sempre di quanto bisogna l'avversario: ma ciò che l'Inghilterra non ha è l'esercito. Forse non bisognerebbe commettere un'errore considerando come un non valore il nuovo sistema intrQdotto in Inghilterra nell'arruolamente dei volantari per l'esercito regolare, e nella istruzione di quella milizia, armata cittadina che si è dimostrata un bene atto strumento di difesa nelle recenti esercitazioni. Tuttavia l'Inghilterra sa che da questo lato la Ruperiorità della rivale è incontestabile.

RIVISTA POPOLARE 395 Utile le è dunque l'entente, di più in più e cordiale• con la Russia e 11-1. Fra11cia. cbe dispongono di eserciti i quali, se ben guidati, possono essere formidabili. L'idea della assoluta nullità dell'esercito Russo, perchè questo fn vinto dai Giapponesi, è una illusione che non è buono carezzare troppo. Già, dato il carattere, la devozione, l'eroismo ed il patriottismo dei Giapponesi qualunque esercito, combattente contro di loro fuori dei confini della patria, sarebbe stato vinto. Ma in Europa, la faccenda è diversa, e la Russia può ancora contare per qualclie cosa. Ed è appunto questa com1tatazione che serve bene al mentenimento della pace. E' stata attribuito al Kaiser un pensiero in verità troppo infernale; si è detto: aspett.a a fare la guerra all'Ingbilterra di potercisi misnrare con prvbabilità di successo, senza contare che anche lasciata a se stessa l' Inghilterra è in condizione da non lasciare crearsi mai queste prvbabilità, r.he le intese, gli accordi, le amicizie allontirnano sempre di più. Bisogna andare alla pace : alla vera pace, qnella che per mantenersi non ha bisogno di poderose fiottfl, di enormi eserciti; di divorare in armi e difese il niù cniaro della ricchezza delle nazioni. ' E ci arriveremo. Non con breve tempo, ma ci arnveremo. Fatta questa constatazione, vogliamo notare però che se lo Tsar è molto amico della pace con le NP.zioni Europea, non lo è altrettanto della pace col suo popolo. L'accenno alla Duma nel brindisi di Re Eduardo era chiaro; tanto chiaro quanto significativo è stato il silenzio in proposito nel brindisi dello Tsar. Re Eduardo aveva porto il destro allo Tsar Nicola di far sapere al mondo eh' egli veramente intende essere il sovrano costituzionRle, eh' egli veramente ha intesi i bisogni ed i desideri del suo popolo ed intende secondarli. ~~ sarebbe stato certamente un fatto che li\ storia avrebbe raccolto se lo Tsar Nicola , cogliendo l'occasione avesse, dichiarando la sna opinione in proposito, fatto sapere che, veramente, egli intende cooperare insieme al suo popolo, al benessare_ del suo paese. Ma no, egli ha preferito tecere. Egli ba voluto che il suo silenzio lo confermasse ancora quale presidente onorario dei cento ne1·i, ha voluto far sapere che ancora come pel passato per gli amici delle forme costituzionali, vi· sono le casematte, la galera, l'esilio in Siberia: ha voluto far sapere che, e per sua volontà, il dominio della reazione non è finito; che ancora il popolo Russo ha da lottare per conquistare i propri i diritti di popolo libero, che egli è t11tt' ora e rimarrà, l'autocrate feroce ed ipocrita che risponde con la mitraglia, il knottt, la forca alla richiesta del popolo. La pace all'estero gli è imposta dalle circostanze e dalla forza e dalla volontà altrui; la pace ali' interno dipende soltanto dalla sua volontà, ma questa pace egli non la vuole; egli vuol rimanere, in Russia, l'autocrate, sia pure mascherato; il tiranno anche a costo di essere bandito, come un appestato, dalla vicinanza delle popolaziori. Questo ha voluto significare egli, col suo silenzio a proposito della Duma, nel brindisi di Cowes. li popolo Russo, ha avuto una volta di più, confermata la sua lotta e la sua via. + La faccenda Cretese. ·_ Si può stare certi che le potenze Europee, son rermetteranno alla Turchia di schiacciare, come facilmente potrebbe, la Grecia, e di dominare di nuovo a Creta. E' altresl certo che non permetteranno alla Grecia di annettersi Creta, e a Creta di andare alla Grecia. La faccenda è un po' complicata e di non facile soluzione. Cosa fare di Creta? Su Creta la Turchia accampa diritti di possesso. Diritti che le derivano dalla incontrastata secolare dominazione. D'altra parte Creta è - da tutti i lati naturali - un lembo della Grecia. Il pericolo grave è rappresentato dal partito Giovine Turco che ha bisogno assulu to di affermare e consolidare il proprio potere. Ed il partito Giovine Turco è partito principalmente milita.re. Og-g-i la diret,tlva dell'azione governativa non risiede pitì a Costantinopoli, ma sibbene a Salonicco dove i Giovani Tnrchi hanno le loro forze militari, nel corpo d' armata comandato dai loro ed a loro fedele. La dichiarazione d'indipendenza della Bulgaria, l'annessione all'Austria della Bosnia e della Erzegovina scossero nel popolo la fiducia che aveva nel nuovo regine, e g-li aprirono gli occhi sopra un pericolo che non è affat.to imagi.nario, lo smembramento dell'Impero Europeo degli Q:3mauli. E questo timore è avvalorato dal fatto che la Bulgaria armata si t.iene aU' aguato per profittare della prima occasione per cadere su le spalle dell' antica signora. D'altra parte l'azione greca in Macedonia non è affatto rassicurante per i diritti Turchi in quella regione L'isola di Creta sembra il pomo della discordia fatale. I Vecchi Turchi, quantunque ridotti all'impotenza, non mancano di fare osservare che i! nuovo regime s'è tirato dietro parecchi guai, inevitabili si ma che non minacciavano l'antico regime; e che per conseguenza ..... ah f le conseguenze sono molte, ed i Giovani Turchi che le conoscono e le intuiscono cercano di correre ai ripari. I ripari oonsentiti e concessi da un popolo battagliero come l'Ottomano, e da un governo che i militari di Salonicco sospingono. E tuttavia non pare che i~ guaio della situazione, intricata assai, possa es8ere imputato alla Turchia direttamente, o alla Grecia. Osservando bene si vede che, ancora una volta, la imbecillità della diplomazia Europea fa bella mostra di se. Come era. possibile immaginarsi che i Cretesi i quali pensano - ed a ragione - di avere ~ottratta, col loro sangue, l'Isola al dominio Turco, si rassegnerebbero a veder frustrate le_foro speranze col ritiro dei contingenti delle quattro potenze protettrici ? Come immaginarsi cbe essi lasciati liberi di se non avrebbero voluto unirsi alla Grecia? E cbe la Turchia lascerebbe fare ? Da parecchio tempo la diplomazia Europea s'è data a tut,t'uomo a fare i conti senza l' oste, cattivissimo metodo di contare. Ed ora ne raccoglie i frutti al Marocco ed in Creta. Indubbiamente, ora come ora, la Turchia - malgrado la sua ultima minacciosa nota alla Grecia - dòvrà. dimettere, forse, il pensiero della guerra: ma ciò non risolve affatto la questione che rimane apertà come prima, più di priTYlaanzi. Si accusano i Cretesi di leggerezza, ma l' Pccusa è ingiusta. Le potenze li hanno lasciato cullarsi 11ella illusione di una autonomia che, nel pensiero· cretese, si riso! veva come nna preparazione all' unione con la Grecia, ed allora ? E questa illusi one è I' errore più grave della Diplomazia Europea: errore che, vogliamo spera.rare, non sarà forse espiato col sangue; ma che - ce_rtamente - non ha altro risultato che quello di compromettere, e seriamente, gli interessi della pace in Oriente. E dopo ciò battiamo le mani alla diplomazia Europea. + Lo sciopero generale In Svezia. - Le lotte economiche, le quali scoppiando in paesi meno norclici fanno tanto parlare di se, sembra debbono passare qnasi inosservate, quando hanno a lorc, teatro la Svezia. Non sono però meno acute. Lo scioperc generale 1 scoppiato ora, non è che il corollario di una lotta sorda e lnnga che si combatte fieramente in Svezia fra i capitalisti da un)ato e la Federazione del lavoro dall'altro. Già cirlja un'anno fa, la Federazione operaia Svedese, aveva cercato introdurre nel - paese una tariffa di locazione di mano d'opera assai più alta della

396 RIVISTA POPOLARE allora esistente. Cercare trattative, fu minacciato lo sciopero: poi t1itto si accomodò a un concordato di studii, i q nali dovevano essere menati a termine, e lo furono, in Mag~io scorso. La Federazione del lavoro incaricò alcune classi di operai di chiedere l'applicazione delle nuove tariffe. I proprietari tirarono in lungo. La crisi una assai seria crisi della produzione scoppiava intanto in Svezia. I capitalisti pensarono che era giunta l'ora propizia, per rimettere a. posto i lavoratori; e buttando sul lastrjco circa 80 mila operai proclamarono la serrata. La Federazione del Lavoro ba risposto proclamando lo sciopero generale, che è stato seguito, e rispettato dovunque. Naturalmente, vi sono le inevitabili defezioni, ma la massa operaia sciopera, e in generale non è disposta a cedere. Un fatto che è doveroso notare, e che risulta bene in questo sciopero è la calma risolnta degli scioperanti. Non tnmultuano, non battagliano, quasi non fanno neppure riunioni. Scioperano, se!nplicemente; cioè, semplicemente, non lavorano. Come finirà la faccenda? Certo uno sciopero generale non può durare dei mesi e neppure delle settimane: ond' è che da una µarte come dall'altra, dagli operai come dai capitalisti, dietro invito del governo portano degli accenni di trattative: si arriverà all'accordo? ~• pr<.,babile, in ogni modo giova sperarlo; ma intanto questi operai del Nord danno un magnifico esempio di risolutezza e di calma. Lo sciopero generale ha dnrato, senza tumulti, quattro giorni prima che le organizzazioni operaie più necessarie alla vit,a si decidessero a vedere se si può trattare. E trattare col consenso di tutti gli altri scioperanti. Ciò che dimostra essere la classe lavotatrice Svedese matura per più larghe e radicali ronquiste, di quelle cbe a mezzo della propria Federazione oggi richiede. + Il presente fascicolo è uscito con notevole ritardo causa la partenza del Direttore, da Napoli per la Sicilia. NOI + L'ordine :regna ..... a Barcellona. - Dnnque il canncne ha finito per Rvere il disopra su i ribelli. Montjnich, il castello-galera d'infame memoria, è pieno di prigionieri, agli ospedali rigurgitano di feriti : ed ora, grazie alle energiche misure del governo, l'ord.ine regna a Bm·cellona. E naturalmente i reazionari di ogni paese si sono affrettati a vomitare nei giornali il fiele delle loro anime malnate. La rivolta, si è detto, è stato un tentativo sepa• ratista. La prova è che in due o tre piccole città, o grosse borgate, la repubblica è stata proclamata. Dunque nemici della patria! Certo l'::tccusa é grave; ma bisogna vedere se è altrettanto ginsta. Inutile stare a scrivere parole gravi. Le carognette della reazione, invocando che l'opera di vendetta al signor Maura sia energica e pronta e patente, hanno dovuto tirare ,n ballo le monache sgozzate, i frati massacrati e torturati, i .preti insultat.i prima poi uccisi. In verità i rivoluzionari si contentarono di una cosa stupida ma innocente assai, avendole dissotterrate per caso - credevano scuoprire tesori - derisero delie monache morte, e due, che erano vive e belle, furono baciate da alcuni di loro: ciò che in fondo, non deve essere troppo dispiaciuto alle verginelle. E bruciarono chiese e conventi. Il governo intauto annunzia che dentro Montjnich si sono fucilati soltanto 120 ribelli presi con le armi alla mano. Ma questi ribelli sono appunto· i nemici della patria; perché bruciarono chiese e conventi. Ora è opportuno non dimenticare che la Spagna è una nazione poveribsima, ed il popolo Spanuolo uno dei più poveri, anzi il più povero d'Europa. Poca industria, e questa tutto accentrata nella sola Catalogna, piccolo commercio, traffici quasi nulli; il lavoro depresso nei suoi sviluppi e nei prezzi della mano d'opera. Ma il po' di commercio che c'è è nelle mani di compagnie e di aziende nelle q 11ali i frati hanno il ruas, simo potere ed il più del capitale; i conventi erano, e sono, fabbriche, officine, botteghe ed agenzie nelle quali si fa una concorrenza spietata· al lavoro laico, e vittoriosa. Non vittoriosa per superiori qualità. di merce o di fabbricazione, o per puntualità di consegna e rapidità di esecuzione delle ordinazioni ma perché i conventi sono, in Spagna, esenti da tutte le tasse che gravano - e terribilmente - su tutti gli altri cittadini e su tutte le fahbriche, e le officine e le aziende laiche. E' dunq11e in un fattore es •enzialmente economico che dobbiamo cercare una delle ragioni della rivolta e del carattere anticlericale che ha assunto E non è tntto. Il potere pretesco in Spagna é sconfinato. Il prete il frate hanno nelle mani tutti gli ingranaggi del movimento nazionale; il governo e tutti i suoi meccanismi obbediscono ai preti, ai gesuiti i quali vogliano mantenute in Spagna la ignoranza e la miseria perché è appunto su questi due mali che ha salde basi il loro potere. E questo è un secondo punto. Ma ciò an0ora non basta. Il popolo non solo è oberato dalle tasse, sfrnttato dalla concorrenza fratesca, oppresso dalla intransigenza clericale; mà egli solo era chiamato a spargere in guerra il proprio sangue per difenderP gli averi, le colenie, i traffici, i commerci di codesti preti, frati e ricchi i quali - con poche pesetas si potevana liberare dall'obbligo di andare a far la guerra. Povero popolo Spagnuolo gli toccava proprio la parte del somiero che piglia la legnate e porta il vino e beve l'acqua. E questa parte gli toccherà ancora ehi sa per quanto tempo; poichè non sembra ancora giunto il momento in cui gli Spagnoli potranno liberarsi dei loro bastonatori mitrati e coronati. Continuiamo la ennmerazione. La guerra di Cuba, ed il popolo Spagnolo ne sopportò eroicamente i dolori e le nmìliazioni, la guerra di Cuba mise in luce il marcio dell'esercito e della marina; il popolo dovette subire ancor nuovi aumenti di tasse durante la guerra e dopo, e gli sforzi furono vani. Per chi si battette ieri a Cuba, il popolo Spagnolo? Per i capitalisti del suo pae;,e, Per loro soli; la patria nou e' entrava. Ed ecco ora arrivare la g-nerra col Marocco; perché? Perchè certi capitalisti Spagnuoli posseggono una miniera in quel paese. Ed è tutto. Tutto, tntto: poicbè data la . gelosia dell'Europa, la Spagna non può sperare di potersi annettere a guerra terminata una tetta del R,if. Guerra a perdita assoluta, dunque: no; c'è la miniera. La miniera possecluta dai capitalisti Spagnoli che non vanno alla guerra. Per loro dunqne il popolo doveva fare la guerra. La patria non c'entra. Non é il bene del.la patria sperperare uomini e denari per l'interesse capitalistico di poche' persone, e per fare il comodo dell' Europa cavan do per lei le castagne dal fuoco. Ed il popolo disse - e ben disse - che no. Non fu uno scoppio di vii tà colletti va - come certi giornalisti guerci hanno voiuto vedere - che spinse il popolo ad impedire la partenza delle truppe per il teatro della guerra. La partenza delle truppe fu ur.a occasione come un'altra, come qualunque altra favore· vole alla dimostrazione che il popolo e stanco del regitne monarchico - gesuita di Spagna. Delinquenti? ~ quali? Bruciarono i conventi e le chiese dando tempo e pnssibilità a prati, ai frati aile monache di fuggirsene prima.

RIVISTA POPOLARE 397 Si vi sono dei delinquenti, ma stanno dall' altra pa~te, P.erò; non dalla parte ?ei r_ibelli._E sono i gove1_nant1 che per lungo seguito d1 anm hanno immiseri~o, sfruttato, abrutito la Spagna; sono i preti, i frati, le monoche, la corte, gli aristocratici che hanno provocata le guerre sapendo ~Jeneche non essi andrebl>ero al camp?; che hanno reso irrisorio per tutti fuori che per loro Il commercio della Spagna; che hanno perpe_tu_ato le. torture del la inq 11isizione nel castel lo di MontJnt?h (si è ~imentica to forse i I famose Porta.s capo_ dei gendarmi?) ; che hanno impedito in tutti i ?1od1 -:-- an?be con la violenza - il diffondersi della 1struz10ne rn Spagna; che del popolo Spagnolo nobile ~-genero~_o han11;0fo.\tto una nazione di indifferenti e a1 b_r~1ta11q;uesti sono i delinquenti; questi sono i veri n?m1c1 della Spagna, e bisogna cercarli a fianco del S1g°:or ~aura ch~cchè possano dire le carognette deila reazione ~nvocant1 l_a repressione dura e pronta, auche dopo la fine della nvolta. Proprio come i vili che andavono. a col~ir~ c?n l'ombrello i comunardi parigini tratti alla fuc1laz10ne. Ah I le C!\rogoette reazionarie, eguali sempre ! A. AGRESTI Perchè vincoHo i socialisti gi~nger_e com_e ~iò c':.' è cagione di rammarico per gh altri rechi srncero compiacimento a noi. + Quali le cause di questo continuo e allarmante progresso ~ei blo_ccardi dal~e elezioni generali del 1900 a qu~tle ultime, collo 111termezzo del parziale regresso d1 quelle del 1904, sopra tutto dei socialisti? Se nella esposizione dei fatti i conservatori e i liberali - se pur si possano in Italia tenere distinti gli uni dagli altri -- sono stati esatti ed imparziali n_on si sono mostrati acuti e completi nella spiega~ z10ne del fenomeno; e non potevano esserlo non -avendo guardato ai fenomeni analoghi che si svolgono al di là delle Alpi e che pur p~ssono servire a gettare luce non poca sul movimento politico italiano. La ricerca causale del fenomeno è stata fatta con particolarità nei rispetti del partito socialista· non venne estesa ai radicali perchè vivendo c~storo nell'orbita delle istituzioni il loro aumento non desta _grave allar_me;, no_n ai repubblicani, perchè, verso 11 loro part1t0, e d1 buona regola tra i monarchici trattar:li come una quantité 'negligeable. Qua~cuno , a~z1 , come la (!"az.zetta del Popolo di To~·1n_o_, non s~ ~1lar1:11adello incremento rapido dei sociahst1, percne essi non sono contrari alle istituzioni vigenti; mentre la Stampa, non si sa se per discreditarli o per trarne argomento di conforto, I risul_tati delle elezioni di A~bano, Biella. Ge- afferma, che 11 programma del partito socialino:va, F!,~enze, Novara e Ostiglia_ dove il blocco sta va ogni giorno megiio trasformandosi in una dei partttl popolari è riuscito a mandare alla Ca- nebulosa. « Del collettivismo, continua il giornale ~era quattro socialisti, un repubblicano ed un ra- « torinese - che giusto o sbagliato, ri'nchiude una d1cale-e 1~ morta st_agione che_costringe la stampa « grande idealità - si parla solo a quattr' occb_i, di a~ anda~e 1n cerca d1 argomenti da discutere, hanno « rado, e per dirne male. Da quando qualche sociarimesso 111 onore la ricerca delle cause che gene- « lista italiano si è messo, per distrazione, a sturano simili, vi_ttorie ~d hanno pure fatto sottoporre « diare l'economia politica, i se) i ma, le critiche ad es~me l _azwne spiegata dall'Estrema sinistra. << sono andate fioccando. E , perduto il suo conteI giornali conservatori-liberali più autorevoli co- « nuto ideologico tipico -- la socializzazione dei ~e la Tribuna, Il ~orriere della Sera, La Sta:rzpa, << capitali, - il partito socialista italiano si è trasfors1 sono preoccupat1 della graduale ma continua << mato in un radicalismo vero e proprio con la d 1 ecadenza ?e 1 1 proprio partito; essi st~ssi, e qualche « vuotaggine, che ba sempre caratterizzato quest'al-a a·tro, specia mente radicaleau-iante come La v:ta << annbia della Estrema sinistra». h~nno fatto la critica dell' ~p~ra d~lla Estrema ·si: ~'è. u:1 anima di verità in queste parole, che pei mstra, nella qu~le hanno cercato magri contorti socialisti dovrebbero rappresentare una calunniosa a~le sc?nfìtte subite, provocando l'intervento nella insinuazione; ma l'insinuazione, fino ad un ce,·to d1scuss10ne della Ragione e dell' Avanti. punto, sì direbbe col linguaggio delle turlupineide, La I?reoccupazione dei conservatori e dei liberali giova alla diffusione del socialismo. Perciò L' Avar.ti non rigu~rda ~?ì!anto_ ~l. P:·esente e la rappresen- non l'!rn sdegnosamente respinta. Non l'ha respinta tanza dei par11ti pohtic1 111 Parlamento ma si nello rnteresse del partito; non l'ha respinta perchè es~ende anche all'avvenire prossimo e ;lla loro risponde alle intime convinzioni personali del suo azione nei grandi Municipi. Così Vittore Vettori direttore. Ammettendo, l'on. Bissolati, che i socianell~ Stampa, _dichiara - e non a torto ___degna di listi possono arrivai e al governo sotto la monarchia, stu110. la repnse bloccarda, che ha dato le vittorie non si è egli trasformato in un vero ed autentico s?~iahste ~ :epubblicane nelle ultime elezioni po- radicale 'I h_t1che e si e riaffermata trionfalmen:c nella solu- Da parte nostra, memori di una profonda osserz10ne della crisi municipale di Firenze e nella ~azi~n,e ~i Giovanni B?vio, ricordiamo che per grande i:nanifestazione_ di Roma. Egli riferisce il ta~alita d1 cose sar,mno 1 socialisti a fare la repubpare_re d_1un uom<? d1. governo, secondo il quale blica, quando le opportune condizioni si presentela v1tton~ del pa_rt1to _h_berale spesso si è riportata ranno. La pressione socialista in favore delle ria patto d1 sforzi 1naud1-t1 « e che se non interverrà fori:ne eco1~omic.he , che offenderanno sempre più qualche salutare mutamento nella situazione dei gl' 1nteress1 delle artuali classi dirigenti, sospinpa: t~ti , nella legislatura prossima i deputati bloc- gerà queste ultime verso la reazione; e la reazione cardi cresceranno notevolmente di numero mentre imporrà ai socialisti l'azione politica· in senso reg_uadagneranno qualche altro seggio i cattolici con- pubbli_cano. D'altra parte gli uomi,n1 come Bissolati, t~nuando_ ad indebolire le forze del partito liberale Turati ~ Treves, ed ora anche Enrico Ferri, che srno a ridurlo a non poter tenere più a lungo si sentono maturi pei governo, ma che non osano nelle proprie mani il governo dello Stato ». per vari _motivi i_ndossare apertamente la casacca Qu~ste le previsioni melanconiche dello scrittore mona~ch1c_a, funz10neranno, bon grè mal gr-è, da redel gwrnale di 'Torino, che, in fondo, concordano pubblican1. colle .altre che si possono legge!·e tra le linee del; i . ,. . . + . . . C rr_iere della ~era e de;la. Tribuna, e contro le l J Mentre I monarçh1c1 constatano i progressi dei quah non ~rediamo che c1 sia alcun che da obbiet-~ .socialisti, e se ne allarmano d'altra parte ii sottotare, ~erche esse rappresentano ur:ia esatta induzionei pongono a ~ritìche bene spiegabili, e che non sempre dal p1esente e dal passato prossimo. Superfluo ag- sono sbagliate, dal punto di vista dell'attLlalità.

398 RIVISTA POPOLARE La Stampa, ad esempio, nota che l'azione del partito socialista si è ridotta all'anticlericalismo ed alla richiesta del suffragio universale, attribuendogli un merito che non gli spetta in particolare: l'anticlericalismo è comune a tutto il blocco; è anzi uno dei pochi punii comuni ai radicali, ai repubblicani ed ai socialisti, che sono entrati ultimi nel movimento. Non si dimentichi che i socialisti-per anni ed anni - han considerata la religione (come un affare privato, privat-sache, di cui si disinteressarono. L'iniziativa del suffragio universale e della riforma elettorale, come dimostrammo nel numero precedente, spetta ai repubblicani e sopratutto a Roberto Mirabe1;i. Lo stesso giorc.ale rileva che « gli ardenti tribuni « socialisti con un nonnulla si soddisfano e si pla- « cano: basta una leggina ideologica, che porti il (< nome di legge sociale in cui si riconosca che ve- « rificandosi le opportune circostanze, il governo (< non ha nulla in con trar io a che i lavoratori prov- <( vedano a un loro interesse - magari coi propri ccdenari-; basta una qualsiasi concessione con la « quale gli est1·emi possano dimostrare ai proletari ccelettori , che si sbracciano per il loro benessere, « perchè il Governo se li veda dinnanzi buoni, do- « ciii, inoffensivi. Già questo a Roma è risaputo: « nessuno consuma le scale dei Ministeri per rac- « comandazioni , quanto il deputato di Estrema; « nemmeno gl'impiegati ! » Qui la verità della prima parte viene deturpata dalla bassa insinuazione della seconda. In cio che ci può essere di vero sulle raccomandazioni dei deputa ti di Estrema giustizia vuole che non si dimentichi che il fenomeno dipende essenzialmente dalle istituzioni accentratrici vigenti, dalla negligenza dei ministri e dalla loro burocrazia, che non provvedono sollecitamente a ciò ch'è giusto e doveroso, se non quando c'è la raccomandazione del deputato. Raccomandano i clericali , i conservatori, i liberali - e raccomandano spesso cose sporche-in favore dei loro elettori. O perchè mai gli Estremi non devono cooperarsi anch''essi in favore dei propri? Peggio pei ministri se anche a qualche Estremo fanno concessioni illecite I Ma la stessa Stampa imbrocca nel segno quando constata che i socialisti, in questa sessione parlamentare, all'unica grande e memorabile battaglia ~ulle convenzioni foro rio trascinati loro malgrado. Però non si p11ò sanare in mod0 alcuno la contraddizione tra lo allarme pei progressi del socialismo, desunti dalle vittorie elettorali e l'affermato distacco -crescente tra i· socialisti e i lavoratori: nemmeno l'antinomia si attenua distinguendo trapaese legale e paese reale - il comodo rifugio di tutti gli sconfitti e di tutti i malcontenti - perchè le re - gioni che hanno dato la vittoria ai socialisti sono quelle nelle quali l'elettorato é larghissimo. Del resto questo distai..:co i conservatori lo vedono dapertutto, in Francia, in Inghilterra, in Germania ec. anzi in Francia, per le sue comodità polemiche contro Clemenceau, il fatto venne malinconicamente segnalato dallo stesso capo del partito socialista - da Jaurés - ma dappertutto i socialisti crescono di numero nel paese e nei Parlamenti. + Il punto essenziale rimane sempre questo: perchè vincono i socialisti ? E su questo punto i giornali monarchici italiani non avvertono che il lato esteriore del fenomeno. La comparazione internazionale avrebbe dovuto illuminarli, ma essi non vi accennano nemmeno di sfuggita. Monarchici conservatori e progressisti, nelle qualità estrinseche e diremmo formali degli altri, e nei difetti proprii, trovano i motivi dell'ascensione dei socialisti. Dicono per bocca del Corriere della Sera , della Stampa, della Tribuna e dei minori loro organi, che i socialisti sanno fare una meravigliosa propaganda han no un forte sentimento di solidarietà; dann•J affidamento di serietà colla loro temperanza - e dire che Rigola e la Confederarione del lalJot·o li accusarono aspramente d'intemperanza!... - ; traggono giovamento dalla tattica del blocco -- e dire che proprio i socialisti sono quelli che per molto tempo, e in molti punti, di blocco non vogliono sa• perne I... D'altra parte riconoscono che ì liberali mancano di disciplina, di attività e di solidarietà. Di queste deficienze si dolse amaramente il Garlanda per la sconfitta subìta a Biella contro il socialista Quaglino e arrivò ad accusare i monarchici di tradimento. Ma queste spiegazioni sono formali, superficiali, e, come bene ha rilevato l'Avanti, da un perchè rimandano ad un altro perché. Infatti viene spontanea la domanda: perchè i monarchici sono fiacchi, mancanti di disciplina e di solidarietà, n-.entre hanno copiosi i mezzi materiali per potere comodamente e senza sacritìzi notevoli esercitare tali qualità? I vantaggi che trag,;ono dai socialisti i blocchi non sono negabili e La Tribuna specialmente pensa che essi siano accresciuti dalla ripugnanza che suscita in molti mot1archici sinceramente democratici l'alleanza dei conservatori e dei liberali coi clericali, poichè nell'ora presente essi ritengono che la indica zione più urgente sia appunto quell:1 dell'anticlericalismo. Dunque questa non è una trovata rettorica e giacobina dei partiti estremi, e con questa confessione cade la sciocca accusa che agli estremi si rivolge di fare dell'anticlericalismo solo pel malvezzo di scimiottare ciò che si fa in Francia. Oh I no. E' la identità delle condizioni, che sospinge alla identità delle indicazioni; ed in questa identità di condizioni domani si dovrebbe anche trovare la ragione di una politica anticlericale nella Spagna , e di cui si sono avuti i prodromi tumultuosi e violenti a Barcellona. Si penetra meglio e più nel midollo della questione quando si riconosce dai monarchici che i successi socialisti derivano dalla immobilità dello Stato italiano e dei partiti monarchici , che non hanno saputo rinnovarsi e trasformarsi mentre tutto intorno a loro cammina e si muove e si rinnova; quando si riconosce che tale immobilità ha cagionato il grande disagio morale e materiale dello Stato presente e che in mancanza di un programma positivo di rinnovazione, che dovrebbe rimuovere o attenuare il disagio le masse si volgono ai socialisti, che sono la più recisa negazione dello Stato presente. + ~Noi non intendiamo oggi discutere sui rimedi i che i monarchici studiano e propongono per riparare ai propri mali e rimandiamo ad altra volta lo esame di due rimedi, principali: - uno politico: il distacco dei liberali e dei conservatori dai clericali, e l'altro economico, la riforma tributaria - colla speranza di dimostrare che essi sono irrealizzabile se non corroborati da altri più radicali , dai quali per una specie di fatalità essi sinora hanno sempre mostrato di rifuggire. Intanto vogliamo ferma rei, nel conchiudere, su quella comparazione internazionale, cui non hanno posto mente i Geremia dei partiti monarchici italiani, e che pure salta agli occhi con faciltà oltremodo suggestiva. Altrove non ci sono i vantaggi che i socialisti

RlVISTÀ i?OPbi..ARB 399 ttaggono in Italia dalla tattica del blocco; i blocchi si organizzano anzi contr0 di loro, altrove; e specialmente in Germania e in Inghilterra non si può rimproverare ai monarchici l'inerzia, la mancanza di solidarietà e di disciplina; altrove il pericolo clericale non crea il bisogno ~ell'anticlericalismo, nè questo bisogno, perciò, sospinge alcuni monarchici a disertare le· proprie fila; altrove lo Stato non é immobilizzato e si è proceduw e si procede alle grandi riforme tributarie, come nella stessa Germania e in Inghilterra. Ciò nonostante il socialismo vi guadagna terreno ogni giorno ed anche molto più rapidamente che in Italia. Come, e perchè ? Egli è che nell'intima compagine delle società umane si verificano delle trasformazioni, che sospingono le masse verso il socialismo o verso una azione di governo informata al socialismo generico, e diciamo socialismo generico per distinguerlo da quella forma speciale, che mira alla organizzazione collettivista. Nel mondo contemporaneo decade il sentimento religioso e con tal decadenza gli uomini non potendo più sperare compenso nella vita futura cercano assicurarsi il massimo di godimento e il minimo di sofferenza in questo mondo. Nella società moderna, collo sviluppo della grande industria e col ravvicinamento delle grandi masse lavoratrici, la conoscenza della comune condizione ha creato il sentimento della solidarietà, che va divenendo una forza morale, ma che è stata generata primitivamente da condizioni materiali. Nella società moderna, infine, il precedente fattore, coadiuvato fortemente dalla diffusione dell'istruzione, ha fatto avvertire alle masse lavoratrici la iniquità della distribuzione dei prodotti, eh' é in ragione inversa del merito e del contributo apportato nella produzione dai vari L.1.ttori,ed ha dato ad essa non solo la coscienza dei prnpri diritti , ma anche quella della propria forza. In tutte queste circostanze sta la ragione intima profonda, immanente dello sviluppo del partito socialista; il resto non è che contorno accidentale di importanza molto secondaria. Ora siccome nessuna forza umana, nessuna energia di partito o di governo può arrestare o eliminare le condizioni che favoriscono la genesi del socialismo, ed essendo esse dei fattori la cui azione deve fatalmente crescere col tempo, l)Oi assistiamo ed assisteremo ai progressi continui del socialismo, non ostante le colpe, gli errori, le deficienze dei socialisti. La Rivista Lecon~izioni futur~ell~ao~olazione (i) Un demografo dei più autorevoli, il Westergaard, nell' XI sessione dell' Istituto internazionale di statistica tenutasi in Copenhagen ( 26 agosto-1 ° Settembre 1907 ) presentò una memoria dal titolo seducente : L' oroscQpo della popolazione (2), ma il cui contenuto si riduceva alla esposizione di alcune previsioni demografiche basate su ciò che si è osservato sinora; cioè sulla probabilità statistica, che consente di stabilire la tendenza dei fenomeni demografici. (1) Questo è l'ultimo capitolo della 2' Ed. dei mio Manuale di Demografia. (2) Bulletin de l' Inst. Int. de stat. Tome XVII. La Flaye 1908. Le tendenze principali, dalle quali altre derivano, sono quelle relative alla natalità e alla mortalità, che da circa qu1.rantanni diminuis~ono quasi dapertutto e con rapidità alquanto 111aggioreper la seconda ; d' onde la tendenza del pari quasi generale di vedere aumentare la quota di accrescimento annuo della popolazione nonostante la forte diminuizione della natalità. Questa tendenza alla diminuizione nella mortalità naturalmente determina l'altra alla elevazione della vita media. Il Westergaard esaminò poi che- cosa si ridurrebbe la sopravvivenza dei nati in base alle tavole della sopravvivenza calcolate sulla mortalità del 1881-91 qualora venissero meno, come pare che egli speri, tre cause di morte tra le più micidiali : la diarrea che fa strage tra i fanciulli , il cancro e la tubercolosi tra gli adulti. Le modificazioni che avverrebbero risultano dal seguente confronto : Su 10,000 nati Se si eliminasse la mortalità ·sopravvivono attualmente per diarrea, cancro e tubercolosi a 5 anni » 25 )) » 55 )) » 85 )) » 95 )) 7,515 6,938 4,630 299 8 sopravviverebbero: 7,801 7,377 5,595 506 35 Come si vede il guadagno va crescendo dai pnm1 agli ultimi anni della vita : a 5 anni sarebbt. del 3,80 % ; si eleverebbe a 69,23 ad 85 anni ; al 337,50 °/0 a 95 anni. La tendenza generale quindi sarebbe aU' aumento degli adulti e(l alla diminuizione dei fanciulli. Attualmente, senza che eutri in giuoco la scomparsa delle tre cennate cause di morte la diminuizione nei gruppi di età sotto 15 anni è da 25 a 35 °/ 0 e l'aumento in quelli al disopra di 65 anni dal 5 ali' 8-9 °/0 • Dall'-aumento •nell' età degli adulti s' indurrebbe la tendenza ad un maggiore equilibrio nel numero dei maschi e delle femmine, all'aumento nel numero dei coniugati ed alla diminuizione degli apprendisti e degli. impiegati giovani ecc. In quanto al movimento estrinseco della popolazione il Westergaard si limita a preconizzare la tendenza all'aumento dell'urbanismo; ma inducendo dall' osservazione degli ultimi cinquant'anni, anche tenendo conto della fortissima diminuizione tra i Tedeschi dell'Impero e della stazionarietà tra Inglesi e Scandinavi si può ammettere la tendenza all' aumento della emigrazione e quindi a quello della densità di molte parti del mondo, che attualmente l'hanno tanto esigua , che si potrebbero considerare come disabitate. Il vVestergaard osserva che per gli economisti e pei sociologi del secolo XX i problemi sorgenti da queste tendenze, che costituiscono i' oroscopo della popolazione, saranno tanto gravi qu 1•1 LO quelli che al principio del secolo XIX preo..:. uparono Malthus e i suoi discepoli. Ma a mio a 1v1so sarebbero meno paurosi. + I fenomeni demografici osservati non sono soltanto quelli profilati dall'illustre demografo danese; le conseguenze delle tendenze ammesse, poi, sono di ordine svariatissimo e tutte di una importanza veramente capitale.

400 . RIVISTA POPOLARE Ne discutono da tempo non solo i demografi, ma anche gli antropologi e i politici; alcune sono di natura essenzialmente politica e fanno capo alle maggiori preoccupazioni di qualche 1iazione, come la Francia. Jacobi , Decandolle, Pearson , Gal ton, Fahlbek ecc. se ne sono intrattenuti. Alcuni problemi sorgono dalla sperequazione che c'è tra le varie nazioni e tra le varie classi sociali nella rispettiva qt1ota di accrescimento annuo della popolazione. In base al movimento della popolazione Europea nel secolo XIX si ve<le che il primato che prima tra i gruppi etnici - uon mi pare che si possa parlare di razze, essendo tanto vari i caratteri antropologici delle popolazioni della Germania , del1'Austria-Ungheria e dell'Impero Russo - spettava ai germanico-latini ; nel secolo XX apparterrà ai gruppi germanico-slavi. Aggiungo, che se si mantenessi:! l'attuale natalid slava e continuasse l'iniziata diminuizione nella mortalità il predominio tra cento anni sa"rebbe assolutamente del mondo slavo. Ma giudicando dal passato si può argomentare che anche tra gli Slavi, a misura che aumenterà il loro benessere e la loru civiltà vedremo fortemente diminuire la loro natalità. La difierenza, dice Fahlbeck, nell' accrescimento naturale dei diversi popoli dipende solamente dai differenti stadi in cui essi si trovano e tutti seguono il cammino in cui la Francia li ha preceduti (1). Ciò venne ampiamente dimostratv nei capitoli XXI e XXIV della mia Demografia. Si sottrarranno gli Slavi a questa legge tendenziale, che non subi sinora alcuna smentita? Non pare probabile, per..:hè già ìa natalita degli Slavi, che sono entrati nel circolo della nostra civiltà, come quelli della Polonia , delia Slesia ecc. •hanno iniziata la loro discesa. La verificazione della legge diminuira o eliminerà il pericolo, che potrebbe sorgere dal grande predominio di un gruppo etnico; pericolo che sotto l'aspetto politico viene reso improbabi!e dagli a1Jtago11ismi che esistono nel seno dello stesso gruppo et11ico slavo; ad esempio tra gli Slavi della Polonia e della Russia, dell' Impero Austro-Ungarico e dei Balcani. La potenza slava, del resto potrebbe essere una garanzia di pace e di sicurezza per le altre popolazioni di Europa, che in essa troverebbero, come prevedeva il generale Marselli, un formidabile antemurale contro l' invadenza dei Gialli , il cui risveglio da vari segni si deve ritenere assai probabile. Il Fahlbeck dubita se gli Ariani si sottrarranno a questa malattia dell'avanzata civiltà, cioè alla dirninuiziooe delle nascite. 11 dubbio non è possibile, perchè il fenomeno demografico in discorso, è già avanzato tra gli Anglo-sassoni - gli Ariani più puri - della Svezia, dell'Inghilterra, della Australia, degli Stati Uniti. Coghlan in Australia e Roosevelt in America tuonano co~ tro il suicidio della razza I Questa legge empirica della diminuizione della mortalità e della natalità, intanto, riuscirà all'equi- ·11brio delle nascite e delle morti, dal quale verrebbe la diminuzione del pericolo sorgente dalle due progressioni maltusiane? Vi crede il Rauchberg. Il quale contro il timore di W estergaard sulla prevalenza crescente degli.adulti, che, a suo avviso, con- (1) La decadence et la chute des peuples. Nel Bulletiri de l'lnst. lnt. de Statistique. Tome XV 2.e livr. durrebbe ad una minore appanz1one d'idee nuove, che più facilmente e più co:-,iosamente germogliano nelle menti giovanili, affaccia il confortante risultato che si avrebbe da un massimo di esperienza degli adulti conseguito col minimo sforzo demografico. All' equilibrio tra le nascite e le morti non presta fede il Fahlbeck (op. cit. pag. 382). Ma si è quasi raggiunto in Francia ; e data la volontarietà del fenomeno della diminuit:1 natalità esplicitamente ammessa da lui , da Bertillon , .ecc. non e :iflatto improbabile. Se la Francia volesse-e lo potrebbefar discendere la mortalità al livello di quella inglese, mantenendo l' attuale natalità o anche vedendola diminuire più lentamente delle mortalità, non solo si raggiungerebbe l'equilibrio preconizzato da Rauchberg; ma avrebbe una lieve eccedenza di nascite sulle morti. Ma la diminuizione della natalità è la conseguenza di una causa biologica , di una vera degenerazione; o è un fenomeno essenzialmente volontario? (1). Ho escluso· 1a prima ipotesi occupandomi della influenza della razza sui fenomeni demografici; come nel Socialismo (Cap. IX paragr. 25 e 26) ho oppugnato l'ipotesi di Sadler, di Doubleday, ripresa da Carey più sistematicamente formulata da Speucer nella legge biologica, secondo la quale la crescente funzione dei centri nervosi e della intelligenza avverrebbe a spesa delle funzioni sessuali e dell'istinto genesiaco. D' onde l' automatica eliminazione del pericolo sorgente dalla realizzazione delle due progressioni maltusiane, poiche col crescere della cultura e del benessere, senza sforzo, senza astinenza dei godimenti sessuali, senza sacrifizio la natalità diminuirebbe spontaneamente. Qnesta diminuizione delle nascite non è una conseguenza della degenerazione biologica; ma è un fenomeno essenzialmente volontario. Tale lo qualificai sempre in tutti i precedenti miei scritti; tale lo riconoscono i principali demografi e particolarmente quelli francesi, che con particolare intensità ne sono colpiti: Levasseur , Arsène Dumont, Bertillon (2) ecc. Il Fahlbeck, che pur parla di una malattia della ci·viltà avanzata la considera come una malattia .... volontaria. Egli scrive: << L' uomo in questo caso è vittima délla sua opera. Egli si eleva al di sopra della natura e ne diviene il padrone; ma egli fa un cattivo uso della sua potenza e la volge contro se stesso. Siccome questa potenza è fondata sull'intelligenza, è questa, in ultimo , la responsabile del male. La vecchia leggenda dell' albero della scienza ha un senso più profondo di quello che ordinariamente gli si attri• buisce. E' pericoloso essere troppo sapiente , si dice nell' antico poema nordico dell' Havamàl. L' uomo sostituisce la sua saggezza all'ordine naturale delle cose e la natura si vendica ! ». Se la diminuizione della natalità è fenomeno essenzialmente volontario - volontarietà non exlege, (1) Un antropologo come il Sergi molti anni or sono, pre • cedendo il Lapouge, nmmise che le nascite francesi diminui · vano per degenerazione della razza e che perciò il popolo francese potrà scomparire, come scomparirono i Tasmaniani. (Critica sociale, 16 ago~to 1893). (2) Bertillon insiste sulla volontarietà del fenomeno in un Rapport général alla Commission de la Depopulation pub· blicato nell' ultimo numero della Revue po/itique et parlementaire ( 1 o luglio 1 ~09).

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