292 RIVISTA POPOLARE III) Si assicura alla Società, per quanto possibile, il monopolio delle linee concessele. A tntela del commercio si stabiliscono bensl limiti di tariffe, ma questi sono alti, specie per le linee dell'Adriatico dove convergono i nostri mag~iori interessi anche di ordirrn politico. IV) Si riconosce alla Società un capitale di venti milioni, e se ne garantisce l'integrazione, senza accertare l'effettiva consistenza del capitale stesso, e senza nemmeno difendersi dal pericolo che perdi te di esercizi precedenti, ancora. non liquidate, vengano a gravare sull'azienda dopo che, iniziato i1 nuovo regime, lo stato dovrà pagare tutto. V) Le linee sono male congegnate. Troppo preoccupazioni elettorali e di altro genere, estranee all' in teresse economico della nazione pesano ed hanno pesato. Vi sono linee inutili, o almeno di utilità sproporzionata alla spesa ; altre cbe, per riuscire più efficienti, dovrebbero avere itinerari diversi, e così via. E l'elenco delle deficienze potrebbe continuare. Ma quanto si è detto basta a dare un'idea di questo contratto; e per completare il quadro noteremo solo che esso è redatto, specie nei punti più importanti , in termini vaghi, imprecisi, d'ingannevole significato, che rappresentano un grave pericolo per l'avvenire. + Ma forse anche questa volta si potrà ripetere che à quelque chose malhewr est bon. Noi speriamo che queste disastrose convenzioni servano a mostrare tutta la fallacia del sistema seguito, e a richiamare l'atten• zione dell'opinione pubblica, sui pericoli che presenta la china sulla quale ci siamo incamminati. Moltiplicare linee ed approdi può ac~ontentare piccoli interessi elettorali , ed interessi grossi di pochi armatori. Ma il contribuente ne paga le spese, ed esso deve convincersi che le sovvenzioni non servono nè alla marina nè al commercio , e che le linee le quali non sono o non sarebbero esercitate dalla marina libera, pur presentando un'utilità commerciale o politica, di valore non trascurabile, sono scarsissime e richiedono una spesa di pochi milioni. Lo scadere delle convenzioni al giugno 1910 più che preoccupare deve far piacere, perchè esso può dar modo allo Stato di liberarsi da un'inutile passività, sopprimendo i sussidi per tutte le linee ( eccettuate quelle con le isole) o limitandoli a pochissime linee d' interessè politico e commerciale. L'interruzione dei servizi dimostrerebbe sperimentalmente il nessun vantaggio di questo sistema di convenzioni , già c~l costoso , e la cui spesa si vorrebbe ora , con cosi grave leggerezza, raddoppiare. NANTA Nota. -- All'articolo del nostro Nanta, crediamo opportuno aggiungere una nota sulla discussione in seno della Commissione perchè il grave argomento lo merita, alla vigilia della discussione innanzi alla Camera. ,. L' on. Pantano che - insieme cogli on. Nitti e Salandra e da altri autorevoli parlamentari di ogni parte dell11Cameradiede il più deciso e formiJabile attacco contro le Convenzioni Marittime - eletto Commissario -- continuò in seno alla Commissione la sua serena, tenace e demolitrice critica - compito arduo e difficile inquantochè come è notorio - se la ' Commissione ha fatto un minuto esame dd progetto - ciò è dovuto alle quistioni sollevate dall'on. Pcintano sopra i numerosi punti lesivi agli interessi dello Stato. E fu dopo che !'on. Pantano mise in piena evidenza come gli articoli 13 e 14 facessero obbligo allo Stato di garentire non solo l' interesse, ma il capitale del Lloyd e costituissero un pericolo incalcolabile per le finanze ..:elio Stato, che le vive preoccupazioni della Commissione trascinarono il Ministro a modificare , di accordo col Lloyd quegli articoli, limitando il rischio dello Stato ed eliminando quello di spese grnvissime che un calcolo modesto non può valutare a meno di 60 milioni. Questo compito che l'on. Pantano ha compiuto e segue a compie1'e tenacemente gli è stato tanto più difficile in quanto non ha potuto contare nemmeno sull'ausilio - salvo che su punti d'importanza non sostanziale - dell'altro rappresentante dcli' Estrema in seno alla Commissione, on. Agnini, che chiaritosi favorevole in massima al progetto del Governo , ai è perduto dietro la fisima dell'esercizio semipubblico - e preoccupato dei possibili appetiti della Navigazione Generale, ha dimenticato quelli pur più poderosi del Lloyd italiano tradotti nel progetto di legge - come se soltanto la Navigazione Ge • nerale fosse una Società speculatrice e il Lloyd italiano una istituzione pubblica meritevole di ogni riguardo e di ogni fi duda. E sotto questa visione, ha lasciato cadere senza appoggiarla la proposta veramente socialista dell'on. Pantano - il quale , per cercare di rimediare al pericolo imminente per lo Stato e l'economia pubblica, affacciò la formale proposta che allo scadere delle Convenzioni si affidasse temporaneamente ad un' azienda speciale di Stato l'esercizio delle linee politicamente ed economicamente più indispensabili : cosa che sarebbe stata facilmente attuabile specie nelle sue limitate proporzioni - potendo lo Stato - allo stesso modo come ha fatto per le ferrovie -- reclutare il personale per le Compagnie. Abbiamo accennato all'on. Agnini e alla sua azione in parziale dissenso coll'on. Pantano; aggiungiamo che noi dopo la sua intervista coll'Avanti sull'offerta Peirce Parodi, che migliora di tanto, anche nell' interesse del personale , le condizioni dell'offerta del Lloyd credevamo ~h, avrebbe appoggiato la proposta del!' on. Pantano per la riapertura dell' asta ; ma egli invece si lasciò persuadere dai sofismi del Presidente del Conaiglio. La rivista A propositodelCongressdoi Pisa per la difesa dell'istruzione classica Dopo il voto dei capi d'istituto che nell' estate scorsa vollero anch'essi fare il loro congresso accademico-scolastico forse come diversivo alle troppo lunghe o troppo noiose vacanze, dopo quel voto il quale, come ricorderanno i lettori di questa Rivista dove anch' io ebbi a discorrane, fu contro l' insegnamento del latino nella. tanto discussa e ancora discutibile « scuola unica », sorse un coro prolungato di voci discordi intorno alla vexata ei vexanda quaestio, che, come scrivevo, risorge di quando in quando senza levar mai un ragno da un buco, se non forse per volgere al peggio la in vocata riforma generale degli studi nostri. Ma delle due fazioni, ( diciamole così senza idea di spregio), levò più stridula se non più acuta la voce quella dei sostenitori del latino nella detta scuola. Questi furono concordi in tutto fuori che nei buoni argomenti: più concordi furono di certo nell' accanimento -- che non manca mai in simili dispute - contro i pretesi denigratori o violatori della scuola sclassica , i quali , si sa, non possono essere che i « tecnici », povera gente « utilitaria » che ha corto il vedere e che con quel voto malaugurato non fece che scoprire anche meglio la sua profonda ignoranza della classica lingua di Cicerone e di Livio. E, a dir vero, se ne dissero, e se ne dicono e diranno ancora, di cotte e di crude contro questi depauperatori delle .nostre più gloriose tradizioni, i quali non possono l e non devono vedere più in là delle officine meccaniche e degli uffici di banca o di ragioneria. Della ·nostra famiglia scolastica, che il detto voto ha scissa,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==