). / i RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Oirettort,: Prof. NAl'OLEONJiJCOLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt;tlia ; anno li r~ H; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. ao A mrninistrazione: Co1·so Vitt01·io Emanuele, n. 0 lt5 - NAPOLI A 11110 XV - Num. 11 ABBONAMENTO POSTftLE Uoma, lo Giugno 1H09 SOMMARIO: Gli avvenimenti e gU uomini: Noi : (Il tempo fa rendere giustizia a Giuseppe Mazzini .... anche dai socialisti italiani - Significativo - Ancora I' Università Italiana in Austria - I nostri emigranti - Kaiser e Tsar - La. preoccupazione Inglese) - La Rivista: Verso l'Abisso (la follia delle spese militari) - Nanta: Il protezionismo marittimo e le nuove convenzi0ni - Prof. GiuseppeChecchla: A proposito del Congresso di Pisa per la d:iesa dell'istruzione classica - Sperimentalismo sociale (Le finanze dei comuni francesi) - InnocenzoCappa: Le crisi religiose e il paesaggio (dopo la elezione di don Romolo Murri) - Pio Vlazzi : Le gioie della deputazione (Seconda portata) - Rivista delle IUvist;e: Mutamento d'indirizzo (So,rialistische Monatshefte) - La relativa importanza dei fatti economici nell' evoluzione storica (Rivista di Scien,ra) - La fine della crisi nord-americana (L'economiste francais) - La decadenza delle nascite negli Stati Uniti (North American Review) - Scuola per adulti e flotta (Die Flotte) - Feste e Follie in America (Forum). GLI Pr VVENI/vlENTI e GLI UO/vlINI Il tempo ra rendere giustizia a Giuseppe Mazzini ... anche dal socialisti italiani. - Ci fu tempo in cui u socialista italiano non poteva acquistar credito tra compagni. se non scaraventava qualche calunnia, qu :che insolenza contro il grande genovese. Mazzini veì •1e sinanco considerato come un prete, come una spia: come un nemico del proletariato. Da parecchi anni , 1,crò , ciò che c'è di meglio nel socialismo iutellettuale italiano ha mutato avviso. Renzi, Momigliano, Salvemini ed altri minori ne hanno riconosciuto la grandezza politica , intellettuale e morale. In questi giorni e in occasione delle feste commemorative della guerra franco piemontese del 1859 anche Tommaso Monicelli, il simpatico letterato socialist,a, ha degnamente ricordato l'opera di Mazzini,-dimenticato tanto volentieri dagli storici cortigiani,-che colla sna lettera a Carlo Alberto nel 1851 fu il profeta del 59. Egli cosi conclude il suo bell' articolo sul deriso profeta: « Egli fu veramènte il profeta. (Povero. contristato, scher nito sognatore) ebbe a dire di lui il Bovio. Sognatore, anzi malo e tristo sognatore , chè quella lettera a Carlo Alberto - in cui profetava il cinquantanove, cioè la cacciata dello straniero ad opera di tutta {a nazione armata al seguito del re piemontese - lo mise al bando , via per le terre d' esilio, con la morte alle calcagna. Allora sognava l'Italia del cinquantanove, offriva la corona italica a un re e questi lo dannava al capestro. Ma non si sgomentò egli : « Se la mia fede poggiasse nel Vero, dirà il futuro 11. Sa che tutta la sua vita sarà votata a una misaione di sacrificio e si dispone a dare un addio « si calcoli, ai conforti, a tutte quante le gioie». Ormai ha disperato della vita contemplata individualmente , e per questo ei si sente più forte nella predicazione del pensiero rigeneratore. Si consacra a un'idea: I' idea è l'Italia. Egli le darà una coscienza : la coscienza d'una vita rispledente di libertà nei secoli, « Accompagniamu il scrger dell'uomo, vediamone la generazione dalla corruzione dei cittadini e dell' individuo e rendiamoci innanzi al secolo non inventori o artefici dell'umanità, ma interpreti e apostoli ,. « Nel carcere di Savona medita la Giovine Italia, l'organizza a Marsiglia, la sperimenta nelle spedizioni di Savoia, la glorifica di martirio e di esperienza civile a Roma, crea la vita spirituale degli italiani prima che l'Italia sia. Sparisce nell'ombra dove raccoglie nella bianca mano femminea ie mille fila delle cospirazioni, Lancia i primi veliti, concepisce i primi tentativi, copre tutta la penisola d'una fitta rete di congiure: prepara il quarantotto. « Anno dei portenti, primavera della patria 11, cantò il Carducci. Il quarantotto lo vede soldato, portabandiera in mezzo ai volontari, umile, triste e febbroso. Poi tutto s'oscura di nuovo e sopravvengono i dieci anni in cui altri maturano semi da lui sparsi, cogliendone i frutti fecondi ai fiammei soli di messidoro , nella grande estate del cinquantanove 11. « E così tutto risale a lui, in lui si ricongiunge, e con lui s'infutura e s'india. Squillino le fanfare in questi giorni santi dell'an• niversario, s'elevino band;ère tricolori con lo stemma del re, si gridino i nomi del ministro glorioso e dei monarchi vincenti , si giuri d'amarla questa cara Italia degli indotti , degli immemori, dei procaccianti. Passerà il clamore festajolo. Tutti hanno avutì tutto: egli no: niente. Ma, nella sua luce divina, sogguardt:,.. ancora il Profeta melanconico e amaro ai più veri, ai migliori destini della patria. E noi con lui 11. ♦ Significativo. - Che i clericali, ligi al Papa, malgrado- le commemorazioni Cornaggiane e le dichiarazioni del giornale dell'on. Meda, _non intondano affatto accettare ciò che ormai è irrevocabile - Roma Italiana - sapevamcelo, ma ciò che disgusta sommamente è il loro tergi versare , e quel voler parete ciò che non sono , e voler far pensa.re quello che non é. Non è questione di monarchia o di repubblica o d'altra qualsiasi forma da dare alle stato italiano, è questione di unita della patria - a proposito della quale, è doveroso notarlo, si è, in Italia, d'accordo tutti. Meno i clericali. Meno i clericali i quali però non hanno il coraggio della loro opinione. Poichè essi si sforzano a nascondere il loro vero animo ed a fai· credere che al disopra d'ogni lotta ed interesse partegiano essi pongono l'unità della patria ; essi cercano si di farlo credere, ma su la questione di Roma nè si pronunciano, nè vogliono pronttnciari:1 i: anzi sono felici che le circostanze offrano loro comode scappatoie a pronunciarsi chiaramente in proposito. Questo non è onesto. Non è onesto, politicamente intendiamoci, che quanto al resto i deputati clericali sono persone rispettabili quanto tutti gli altri Italiani. E ci piace rilevare proprio la dichiarazione chian.. di questa loro disonestà politica. in una breve risposta
282 RIVISTA POPOLARE del!' on. Micheli: Togliamo dal resoconto stenografico: On. Treves - Vi aspettiamo a cemmemorare Mentana: On. Bocconi - E il venti settembre. O_u. ~ic~eli - A quell'epoca la Camrrar é chfosa. . S1g-nific_at1vo_non è vero? La Catne1·i1.é chi mia q nindi 1 deputat1 cler10ali non sono al ca o di potersi pro• nnnzia~·e. E l'equivoco continua; essi posr,;ono dirsi rispettosi al Papa ed alle :::;nepretese, ed anche devoti alla unità Italiana: tanto la Camera é chi,1sa e quando é aperta ci sono semrre da fare e da discutore cose diverse : q 11anto a pronunziarsi non si può perchè la Camera é chiusa. Può essere comodo ma, torniamo a ripeterlo, non é onesto, politicamente s'intende. + Ancora l'Uulversltà Italiana In Austria. D_uuque i deputati Italiani votando per il ministero B1en_er~hlo ?anno sa~·vato dalla caduta, mentre per opera deglt Czech1 e Slav1 stava per essere messo in minoran~a ~sso!ut~. Ha vinto per cinque voti, i voti degli Itaham. 81 dice che il voto deo-li Italiani sia At::tto ottenuto col compromesso della O università It-aliana a Trieste. Se ciò fosse il voto deo-li Italiam sarebbe stato assai abile. Il ministero affogava o-li Italiani sub cond~tione gli _hanno sporto il rasoio' al qnale ag~ grappars1. Ma arrivato in porto vorrà il ministero non avei: fatto una promessa di marinaio? E q11esta nostra_ d1manda non ci é dettata da spirito di maligna avversità a.li' Austria, ma poichè abbiamo più voi te dovuto con8tatare le reticenze , la mala-fede , e la nessuna volontà di rironoscere il diritto deo-li Italiani del governo Austriaco su la questione dell'Università a Trieste. Certo i voti degli Italiani non bastano a tener su il ministero: con rinq ue voti di maggioranza, sia qualun~ue la questione di cui si tratta, con soli cinque voti_ contro l'opposizione non si governa. Si parla. <li a~g1or~a'-?en_to d~lla Camera, e qualche giornale persrno d1 rin v10. Gu\ 1rn ministro-attaccato è vero su ' l • h ' ' un a tra quest10ne - a dovuto dare le dimissioni. Rimarrà il Bilinski il solo dimissionario dell' attuale g~bioetto Aust_riaco? ~ se altri lo seguono, ed il mimstero dovrà d1metters1 vorranno i snccessori accettare le scadenze o gli impegni dei predecessori? E se il Bienerth ottine di prorogare la Camera chi assicura che al la ripresa egli vorrà ricordarsi della promessa e mantenerla? Tutte 9-uestioni alle quali solo il tempo potrà dare adeguata r1sposta Certo la Università Italiana a Trieste sarebbe. oltre che un derivato dalla imperiosa necessità, anch~ un atto di fine politica. visto che l'Università a Trieste calmerebbe molto lo spirito dei giovani Italiani sotto il dominio Austriaco· sarebbe fra le tante sgarberie fatte a noi dalla car; alleata, un'atto di cortesia e di giustizia insieme. Ma forse, proprio per ciò, gli Italiani avranno male impiega~o il l~ro voto. Ci_òche - essendo patente mani festaziono d1 colossale rngenuità dei deputati Itafo1.11i alla Camer~. Austriaca - sarebbe doppiamente spiacevole e per il voto, e per il fatto. MP., giova sperare, per una volta tanto, che un governo Anstriaco manterrà fede al le proprie promesse , anche se fatte con l'acqua alla gola, a favore di una istituzione che fu dal governo stesso, fino ad ieri, ostinatameute nega t.a. + I nostri emigranti. - E o-iacc·hèsiamo in tema d . M 1 cose Ital_iane, restiamot:i. Si é discustio, pochi giorni fa, su una rnterpellanza de]l'ou. Lnciani, il diritto alla indennità per infortuuio al lavoro, di Italiani morti in America. E' noto il caso. Alla famiglia residente in ltRlia dell'operaio Maiorano, morto sul lavorn in Peusylvania si é negata l'indennità. La q1iestione è µiù che un~ sem_Plic~ questione di diritto, essa coinvolge e racchiude. 10 se molte altre questioui commerciali, poiché il principio, una volta posto, può avere estensione anche foori del puro mercato della mano d'opera Sta in fatto che tre soli Stati, degli Stati Uniti, PenBylvania, Wisco1ulin e Washington non hauno riconosciuto il diritto '1egli stranieri alla indennità, che è rico110:::1ciutoin tutti gli altri Stati : ma è doveroso not-tre che é appunto in questi tre Stati - oltre clie nell' Illinois, nel Massachussetts, nello Stato di New-York - dove affluisce la mano d' opera Italiana. Fabbriche, miniere, pozzi di petrolio, grandi officine ferroviarie attirano iu questi Stati il lavoratore Italiano, il q11ale poi si trova assolutamente alla mercè dell'industriale. Bisogna non dimenticare che agli Stati Uniti la ma- ~istratura, non é incorrotta, tutt'altro; il magistrato. 1-1glìStati Uniti è il servitore del grand~ industriale. L' indmitri::t è ri111scitafino ad oggi, ad impe-iire q U!\.- 111111 ue Heria forma di legislazione a favore àei lavoratori, il capitalista - che è padrone a8soluto del governo, tanto cue parecchi nomini politici e ministri <legli Stati Uniti sono notoriamente infeudati ai Trusts quando non ne sono direttameu te azionisti - il capitalista é rinscito ad impedire ogni azione efficace contro la Compagnia per infortnni tiul lavoro. Questo stato di co!:!enon da og~i dura, non é nuovo ma é lo stato delle cose normale agli Stati Uniti, da che in qnel paese l'indu::itrial1!-lwo ha preso il piede che tutti sanno. L' on. Ti ttoni notò che agli Btati Uniti tutti i lavoratori indistintamente, americani, o no, si trovano nelle stesse conriizioni disarmati dinanzi alla ferncia dell'egoismo capitalista. Ed é vero. Ma ciò che è altrettanto vero è che a proposito d' Italiani la Madre Patria troppo facilmente e volentieri si disinteressa dei suoi emigrati. Non si fa alla Consulta, ciò che si dovrebbe perché i nostri emigrati sieno tutelati come si conviene. Il numero dei consoli italiani agli Stati Uniti è insufficiente, le somme messe a, loro disposizione per la tutela degli Italiani sono derisorie, ma ciò che é peggio, è la a'-lsoluta deficienza di abilità dei consoli stessi. Ora a. questo bisogna rì µarare presto, poichè a questo doveva essore provveduto già da molto tempo. L' azi011e dei consoli di uu paese é s~mprc efficace, e ries~e quasi sempre ad ottenere che i regni coli siene indenn izat i, q uaudo l'azione del console è oculata, e dal paese d'origine è sostenuto. Que::ito riescono ad ottenere i Tedeschi e gli Inglesi. Certamente, si ha da lottarf> con molte difficoltà; ma i consoli nazionali sono aµpnnto là per questo, e se i pelle rossa male imbiancati che popolano gli Stati Uoiti si adattano al regime di ..,frnttamento feroce che é loro imposto dalla ingordigia capitalista, non significa affatto che u0mini di pae8i più progrediti, più civili - e perciò più umanicome l' Italia debbono sottostare alle medesime barbariche condizioni. L'on. Tittoni volle far capire alla Camera, che in materia di tutela per i nostri emigrati, si é disarmati dinanzi a~li Stati Uniti; ora la cosa é vera soltanto in parte: noi siamo disarmati perché non abbiamo voluto provvedere prima, bisogna riparare presto, ecco tutto. + Kaiser e Tsar. - La mossa dell'Imperatore Guglie! mo è, ora, tanto abile, qnanto fu disgraziata - politicamente - la precedente con la q11a!e fu imposto a Iswoh1kj l'ultimatum nella questione della annesaioue della Bosnia e dell'Erzegovina. Naturalmente i giornali tede1:1chi ed anche il Woij Bureau smentiscono la notizia che l'invito alla visita :::1iapartito dal lato tedesco ; ma fanno altresi notare che questa visita é la 1·estituzione di quella che lo Tt1ar fece a Guglielmo nel 1907 a Swinernunde. Ora chi restituisce la visita non è mai invitato a farlo; lo fa, se gli piace , ed avverte che desidera
283 farla. D'altra parte dopo lo scacco subito dalla pro- Soltanto a prima vista, però, poiché i giornalisti delpria politica lo Tsar non doveva essere troppo desi- l'Impero sono convenuti a Londra per trattare degli deroso di stringere la mano al, diplomaticamente, interessi dell'Impero. E fra gli interessi c' è anche fortunato avversario. Comunque sia la visita ci sarà, quello della difesa; ed é tanto imperioso che ha preso il ci saranno le solite colezioni, con gli a.nche più soliti posto di ogni altra trattazione. Del resb questa della brindisi ; questo per la galleria. I resultati seri? Si difesa é la maggiore preoccupazione dell'Inghilterra, era detto i::1upl rincipio che Bulow avrebbe accompa- La rivalità della Germania, non appare agli occhi ingnato l'Imperatore di Germania, e Iswolsky lo Tsar: glesi una pura rivalità commerciale ed industriale, ora Biilow fa annunziare di essere troppo occupato~una lotta economica, che non può essere combattuta agli affari interni dopo che Stolypine ha accusato uu con efficacia altro che su i campi del lavoro, c su i peggioramento in quella malattia di nervi che da dopo mercati mondiali; essa appare ed é veramente, una 1' attentato lo tormenta cosi che pare probabile che·;, lotta politica a substrato economico. La conqulsta clel Stolypine non accompagnerà lo Tsar. Iswolskj andrà : mercato mondiale é condizionata alla padronanza dei a congratularsi della bPlla parte che il governo tedesco mari: questo il concetto della Germania, della Inghilgli fece fare all'epoca del tira e molla Balcanico? terra, in fondo di tutte le potenze industriali. StuE' lecito dubitarne. In ogni modo , anche se non ac- diando bene la questione si vede che una parola docompagnati dai rispettivi ministri, i due sovrani cer- vrebbe essere sostituita a padronanza; ma questa cheraono - ognun per conto proprio - un risultato parola, neutralità, non si riesce a capirla nel suo pratico all'intervista. L'imperatore Guglielmo tenterà, retto significato: onde l'Inghilterra dice: « anche a costo questa è del resto la sua costante politica, di staccar@ del nostro ultimo scellino del nostro ultimo uomo, noi la Russia dall'Inghilterra: e certamente egli ha nelle dobbiamo mantenere il two powers standard, che ci ha mani la buona carta dell' apparente mancato aiuto resi forti e rispettati fin qui>. E :a Germania di ridell' Inghilterra alla Russia nella questione dell' an- mando e di ripicco: « bisogna fare tante navi quante nessione. Lo Tsar , cui non conviene forse troppo la- ne occorrono per essere nel mondo la potenza più tesciare l'Inghilterra cbe gli ha fatto credito, tenterà mut,a >. Queste due dichiarnzioni fatte per mantenere di persuadere il Kaiser che egli e la sua politica non la pac~, hanno entrambe il significato terribile, di un sono diretti al la Sia vizzazione dei· Balcani. Perchè, avviamento alla inesorabile fatalità della guerra. questo é, veramenle, il punto pericoloso di tutto l'an- Questo in Inghilterra lo si sente chiaramente; ed i da.mento della politica Russa. E ne è al tempo stesso discorsi al Congresgo della Stampa coloniale hanno anche il punto debole. La Russia non può disinteres- tutti rispecchiato questo sentimento. Dalle nette disarsi delle popolazioni Slave dei Balcani , né può la- chiarazioni del primo Lord del!' Ammiragliato, Mac scia.re che l'Austria proceda essa per conto proprio, Kenna, a qnella di Sir Edoardo Grey, ai discorsi di parte come dominatrice, parte come protettrice, alla Littleton, Cromer, e :finalmente a quella di Lord egemo1~_iaSlava dei Balcani. L'Austria è, nella. mag- Rosebery, che nou può essere passato sotto silenzio, gioraoza delle sue attuali popolazioni una potenza tntti hanno manifestato questa terribile preoccupazione Slava. Se 1..,ggil'elemento tedesco è - politicamente- di una pace che arma febbrilmente e furiosamente preponderante, si scorgono evidentissimi i segni di rendendo cosi inevitabile - a scadenza più o meno una tendenza a. mettere a partito l'enorme elemento lontana - la guerra. Slavo cbe, nei Balcani , e nella espansione Balcanica Dove andiamo a finire? si domandano gli uom1m troverebbe ragione di essne e di agire. Può la Russia di stato Inglesi. Non lo si sa. Ma intanto armiamo, lasciarsi togliere, sell7a reagire, quella preponderanza armiamo, armiamo. morale che fin' ora fu sua, e per conseguenza abban- Si potrebbe obbiettare cbe arriverà giorno in cui le donare tutte le speranze già dal tempo di Alessandro I, finanze esauste dal tanto armare, imporranno esse fondate su i Balcani? Certamente no; e tuttavia la stesse la guerra: o che si arriverà ad una furiosa Russia é, attualmente nella impossibilità materiale ribellione di popoli stanchi di vedere sprenate in ordigni assoluta di opporsi all'azione costante dell'Austria la d1 morte, le migliori e più vive ricchezze della naquale come, tutte le potenze ancora barbariche - ed zione. Ma intanto il fatto brutale é questo: si profonessa la é pienamente, non misura, nè sente, le respon- dono pazzamente tesori, in armamenti pazzeschi. sabilità gravi che risultano dal mettersi nelle condi- E a questa terribile pace non si trova altra convezioni d1 provocare conflitti. Lo Tsar di Russia cer- niente soluzione che una sempre più terribile e costosa cherà dunque di ottenere dal Kaiser che l'azione del- preparazione alla guerra. E questa preparazione dà l' Austria sia limitata. Riuscirà ? Questo é ciò di luogo in Inghilterra a preoccupazioni molto più gravi cui ci permettiamo di dubitare. Certamente se sarà che presso ogni altro paese, perché una grande parte posta uua. condizione sarà questa: raffreddamento di dell'Inghilterra é fuori dell'Europa. simpatia da parte del la Russia per l'Inghilterra. Ciò Il discorso terribile pessimista, ma perfettamente gioverà certamente alla Germania. Se gioverà altret- inglese nello spirito, di Lord .Rosebrry ha perfettatanto alla Russia é cosa da vedersi. Intanto la stampa men~e lumeggiato questa situazione. Ed ha concluso Inglese ha detto la sua. parola - e rispecchia eviden- che bisogna tener conto dei progres8i navali di ogni natemente l'opinione del pubblico e del governo Inglese: zione per sorpassarli sempre, ad ogni costo. e Il Kaiser, é stato stampato, vnol fa:-e dimenticare Ora questo é perfettamente logico quando ci si é a:llo Tsa.r l'aiuto dato dalla politica Tedesca alla Au- messi su la via per la quale da venticinque anni ad striaca, e nell' interesHe della pace questo é bene, ma oggi si é messa l'Europa: ma é questa la strada mila Russia non si la.~ci troppo ingannare dalle appa- gliore per la civiltà, il benessere, e la ricchezza dei renze: i suoi interessi sono l'opposto preciso degli popoli? E a questa dimanda noi sentiamo di poter interessi di due delle potenze della triplice>. E questo rispondere francamente no! Ma tanto più che è proprio è chiaro assai. la natura di questa pace, il suo carattere, il suo costo che finiranno per obbliga.re alla guerra, per fare accettare la guerra come il male minore. + La preoooupazlone Inglese. - In Londra si è, da qualche giorno, rinuito il Congresso della Stampa Imperiale. Inghilterra e Colonie hanno qui i loro rappresentanti convenuti per trattare del mantenimento della supremazia dell'Impero. Questione cbe a prima visLa appare assai lontana dalle prevedibili in un congrestto della Stampa. Il che é deplorevole, dopo tanta pena a. conser:vare la pace. NOI Si pregano tutti quelli a cui è scaduto l' abbonamento a volerlo subito rinnovare.
284 RIVISTA POPOLARE Verso l'Abisso (La follia delle spese militari) _Q_uando sarà pubblicato questo numero della Rivista la Camera dei Deputati avrà già votato con una. enorm_e maggioranza le nuove ~pese per l' eserc1to. e vtrtuamente saranno approvate quelle per la Manna. La maggioranza che si è rivelata pletorica nelle diverse occasioni, che si sono presentate si1;-C:ra.. sarà ~ncor~ più schi_acciante nelle spese m1htan perche tutti 1 radicali, non ostante la motivazione schiacciantemente contraria dell'on. Alessio e le riserve malinconiche dell'on. Fera, si stacchera~ no dall'Estrema su questo voto; e dai repubblicani si ~taccherà pure Barzilai per unirsi alla maggioranza ed ai radicali. (1) • ·~ Noi rimaniamo.fermi, come pel passato. nel combattere questi aumenti di spese militari· che costringeranno il ministero attuale o quell~, che g-]i ~uccederà: ad a1:1me:!_tareil car_ico tributario, di già rntollerab1le, e 11 pm sproporztonato che ci sia in Europa colla potenzialità economica della nazione. Le ragioni che c'inducano a combattere le nuove spese militari son~ mol:,epl~d e forse non le esporremmo. se non fosstmo s1cun, che domani - proprio domani, come con lodevole franchezza hanno detto gli on. generali Pistoia e MazzitelH - nuovi aumenti saranno richiesti dall'insaziabile Mo1och • non le esporremmo tardivamente se non fosse oo: P?rtuno chiarire bene e separare le responsabiÙtà d1 coloro che le voteranno e di coloro. che .. le negheraano. + Nessuno ootrà sospettare, che deploriamo que~to nuov~ salasso ai contribuenti per la pregiudiziale herve1sta. In Italia l' herveismo non ha attecchito· ha conquistato per fanatismo sciocco qualche gio~ane che crede acquistare importanza distin~uendosi co~unq~e, dagli a_ltr~ compagni Socialisti, ma n~n è rius~It? ~ co_stttmre un g-ruppo. Anche i giovani soc!altst1 che nei loro congressi hanno accennato più nsolutamente all'avversione profonda contro il militarismo e contro le spese militari, li abbiamo visti da recente a Milano partecipa re entusiasticamente alla commemorazione patriottica della guerra di liberazione del t859. . Per noi qu~st~ manife~!azione spontanea, impulsiva, ha un s1g-n1Gcato orn profondo delle dichiarazioni di Pietro Chiesa, e deg-li altri socialisti autorevoli, che ammettono la patria - non neoata mai da un sano internazionalismo - e il dove~ e la necessita di difenderla dallo straniero che volesse assalirla. • ' Se non è sospettabile di herveismo la massa socialista italiana, molto meno possono esserlo i repubblicani; i quali hanno saputo sempre far tacere le loro convinzioni politiche quando si è trattato dell'interesce della nazionf!. I repubblicani tra noi inspi:a?dosi. Rl !' esempio e ai consig-li di Giusepp~ Mazzrnt e dt Gmseppe Garibaldi, sono stati sempre e sono prima It:i liani; e poi repuhblicani. Le ragioni, ?dunque, che ci inducono a combattere l'incremento dei bilanci della guerra e della marina, non scaturiscono da alcuna' pregiudiziale. Nel criterio generale della nostra polica estera (I) Le nostre previsioni si sono verificate. La maggioranza fu enorme. Tra i repubblicani il solo Barzilai votò in favore· ed egli fu coerente colla. sua ori~ine e coi suoi precedenti: Non _c'è_da n:1erav\glh1rsene1 nè da muovergliene rimprovero. Tra 1 d1scors1 dcli Estrema fu magnifico quello di Turati. noi t:oviarno il primo mcvente per non lasciarci trascinare dalla follia militaresca. Noi amiamo la pace; noi crediamo fermamente che più di tutte le nazioni di Europa l'Italia abbia bisogno di pace. Più che i nemici esterni l'Italia ha bisogno di combattere l'analfabetismo, la delinquenza la miseria, il clericalismo, che la insidia e ;he si fa forte da un lato coll'analfabetismo e dall'altro col malessere morale profondo e generale derivante soprattutto dal forte disquilibrio tr:-i l'innegabile incr~me?-te d_ella ricchezz~ e il più rapido incremento det b1so~m. e del desiderio di elevare il proprio tenore d1 vita-· lo standard of li/e - a livello dei popoli più civili e più ricchi. L'Italia, tra 1~ più povere tra le nazioni europee - solo la Russia e la Spagna stanno in nostra compagnia - ha bisogno di strade, di ponti di risanamenti, di rimboschimenti, di scuole e ~on solamente elementari. ' Ora per provvedere alla lotta ::;contro la delinquenza, contro l'analfabetismo, èontro la miseria occorrono centinaia di milioni. occorrono miliardi Sinora le centinaia di milioni e i miliardi per in~ traprendere sul serio tale lotta veramente civile non si sono trovati e le dotazioni nei relativi bilanci sono meschine, irrisorie; rappresentano anche uno spreco inutile, com'è inutile qualunque spesa qualunque sforzo inadeguato allo scopo. ' Ma se. 1101;1 si ~ono trova ti i mezzi a tal i scopi quando 11 b1lanc10 era in floride condizioni e le spese militari erano contenute entro i limiti antichi s~ p_otranno t_rovare ~uando il bilancio procede a pa_ss1g1gantesch1 verso 11 deficit e sarà certamente sosprnto al precipizio dall'ulteriore incremento nelle spese militari? Questo contrasto tra le condizicni economiche intellettuali e morali e la potenzialità militare, che si vuole raggiungere, d'altronde rende vani oli stessi sf<;>rzidi coloro che racco~andano e, ;ur troppo, 1_mpongono i nuovi sproporzionati sacrifizi pe~ la chfesa _della patria. Le armi numerose e perfezionate falllscono nel momento in cui devono essere adoperate, se coloro che devono maneogiarle sono fiacchi per malcontento, tarlati dal malessere economico. e r.n?ral~. Nel n:ioment? decisivo, poi, occorron~ 1 mtltardt; e questi non s1 trovano perchè sperpera~1 precedentemente. Le spese eccessive e sproporz10nate p('r la difesa, quindi, fanno fallire lo scopo, che esse si propongono. • Prima di pensare a spese nuove coloro che stanno a capo dei dicasteri militari avrebbero dovuto pensare alle riforme per rendere l'esercito efficace ed alle economie, che a tali riforme all'occorrenza si ' , potrebbero consacrare. . I partiti avanzati giustamente e da tempo predicano la necessità delle riforme e delle economie nell'esercito: riforme ed economie che assicurando al paese una difesa più sicura. se non allevierebbero la spesa, certamente non la farebbero cre:- scere. Sono possibili le riforme e le economie? . In quanto alle prime, come sostanziali, noi abbiamo sempre propugnato sopratutto l'ordinamento completamente territoriale dell'esercito e la ferma ri_dot,ta al~e~o a ~.ue anni, P,er avvicinarci quanto p11 e poss1b1le all ideale dell ordinamento elvetico. Non esitiamo a confessare che contro la adozione ~omplet:3- dP.ll'ordinamento elvetico ci produsse viva 1mpre_ss10ne un articolo del generale Perrucchetti (C?rnere della Sera), nel quale si metteva in grande evidenza la inferiorità militare che viene all'Italia dalla _sua _configurazione geografica; configurazione che at fini della difesa, impone di mantenere a
KIVISTA POPOLARE 285 confini alpini forti nuclei di esercito permanente, sempre pronti ad una prima resistenza e che dessero. temp~ ad ac.:orrere su[ campo della guerra ai cont111gent1 lontani del Mezzogiorno, della Sicilia e della Sardegna. Quelli semplicemente regionali, ad esempio del Veneto o del Piemonte, non sarebbero sutticienti per una valida resistenza contro un ese rei to invasore. L'obbiezione del Perrucchetti indubbiamente ha il suo valore; ma siccome nessù.no s'illude sulla possibilità di vedere trionfare iliico et immediate il sistema elvetico, di• questo si dovrebbe e potrebbe prendere tanto quanto è conciliabile colla necessità di una difesa immediata ai contini e che riuscirebbe detìcien te se aHìdata soltanto ai contingenti milttari locali. Su questo terreno delle riforme, del resto, <lue dei nostri postulati fondamentali, che sino a poco tempo adJietro ,enivano considerati o come utopistici o come pericolosi, l'ordinamento territoriale -tale era già il reclutamento in te in po di guerra- ~ la riduzione della forma . saranno tra poco un ±ano compiuto. Il primo è stato espllc1tamente consigliato dalla Commissione d'rnchiesta per la guerra; e la seconda consigliata dalla sola minoranza di essa é stata già formalmente promessa dal ministro generale Spingardi nel suo J1s..:0r.,o a difesa delle spese mil:tan, che oratoriamente e tecnicamente - cioé astraendo dalle considerazioni politiche ed economiche, che non sono d1 sua competenza, come egli stesso opportunamente dichiarò - e stato un vero e grande successo promettente per le sorti dell'esercito. ln quanto alle economie, che esse siano possibili lo hanno . esplicitamente dichiarato i competenti, come i generali Dal Verme, Marazzi e Pistoia. 11 secondo 10s1ste su questo tasto da circa venti anni! Che si possa assicurare 1a difesa dello Stato nei limiti attuali Jel bilancio, lo mostra il paragone, ripetutamente fatto da noi e da tanti altri, coll'Austria. La nostra alleata con una spesa minore della nostra raggiunge risultati che i nostri militaristi esaltano tanto d.a chiedere altre centinaia di milioni per poterli fronteggiare. Sulìe due necessilà abbinate e cne si completano reciprocamente, inhne, noi vogliamo riprodurre alcuni dei giudizi di altro compecentissimo, che da recente ha scritto: gli autori esotici, dettati per uso e consumo degli eserciti dei loro Paesi, sono divenuti legge anche per noi. La compagnia Jt:vi:: essere di 250 uomini, pi::rchè tale è la compagnia tedesi:.a : più piccola se così piacerà ai tedeschi, e la batti::ria Jovremo farla di quattro pezzi, pèrchè così è in Germania e in Francia. Battaglioni, Reggimenti, brigate, divisioni, corpi d'armata : tutto dev'essere come nell'esercito tedesco ». « E così gli stessi ortodossi dell'ordinamento, sotto le strdto e del bilancio sempre affermando che le ferme brevi sono e3iziali all'esercito non hanno esitato a ridurre tacitamente la ferma ben al disotto di quella vigente in Germania e in Francia, pur senza aver ricorso a provvedimenti .speciali per ovviare al ptincipali inconvenienti da essi imputati al sistema : purchè rimanesse salva la forma dell' ordinamento alla re - descc1. ». (< Or bene: io 110nvoglio menomamente discutere se il Paese possa o debba mettere a disposizione del biiancio della guerra maggiori mezzi finanz1an che non attuai mente (per conto mio sono del parere che si debba ridurre al minimo indispensabile quanto di mezzi finanziari si deve dedicare all'organismo militare, che è destinato solo alla prote 1 ion.e della ricchena n.a 1 ionale, per lasciare la maggior somma possibile di tali mezzi agli enti creatori della ricche 11 a e c10è all'agricoltura, all' mdustria e al commercio) bensì affamo decisamente che, se noi vogliamo avere non un esercitJ moJi::llato come un figurino di ceramica sopra un campione pri::stabihto , ma un Paese mtlitarmente forte, che possa in qualsiasi circostanza sostent:re i propri diritti e proteggere i propri interessi occorre che in qualsiasi maniera tutte le forze valide del Paese stesso siano utilizzate e che a questo scopo supremo siano rivolti i nostri ordinamenti militari , sacrificando eroicam::nte aforismi e pregiudi°zi, e sfruttando nel miglior modo possibile quei qualunque mezzi finanziari che il Paese può o crede aJibire all'uopo ». ((Tenendo presente che l'esercito è un organo indispensabile, bensì al1a vita del Paese, ma che 9uesta vita deve proteggere . non esaunre assorbenJo per conto proprio troppa parte del nutrimento che deve andare ad altri organt non meno ind1~pen:.abili, l' orJinatore non Je.,e già comp11ars1 un progetto artistico e presentar:;1 poi al Paese dicendogli: la sua attuazione costa tanto; bensì colla somma che il l-'aese stabilisce, egli deve trovare la formula che permetta di utilizzare i1 massimo di forza disponibile ,, . · ~ Dove coi mezzi finanziari a di.;posizione non gli sarebbe possibile arrivare, l'ordinatore deve sopperire facendo opportuno assegnamt:nto, sia fin oal tempo d1 pace, sia nel solo caso di guerra su tutte le risorse di vario gènere che il Paese può offrire i.n altro rnoJo (industrie varie, scuole , società di sport, servizi pubblici ecc.) e che 11 Paese stesso i.on deve e non può esttare a mettere a disposiz:one del suo organismo militare : perchè bisogna ben stabilire come principio assoluto, che le guerre debbono essere fatte dal Paese e non dal solo esercito propriamente detto, nel senso che a tale vocabolo si dava in passato •. , E dopo tutto, l' ordinato,-e deve saper far·~ sacrificio di «- L'esercito attuala è difettosissimo sotto molti aspetti : lo h tutto quanto poti-ebbe essere solamente utile, pe,- assicu,-are anno ormai assento tuni I parL1t1; lo ha asserito lo stesso , , la dispon.ibzlita di tutto cio che e invece in.dispensabile n. governo, e sarebbe ora vano voler sostenere il contrario. «- Molli d1fett1 dell'esercito, e torse n~mmeno gli essenziali, L'autore di queste pagine nelle quali si afferma: furono segnalati al Paese, la cui tìducia nel suo esercno, è 1° la necessità delle riforme; 2° la possibilità alquanto scossa. Urge che 1 difetti si ehminmo, pt!rchè la fi. delle economie; 3° la commisurazione dell'ordinaduc1a del Paese possa rinascere. Guai ail'eserdto che non fosse mento militare alla potenzialità economica della sostenuto da tale fiducia I , • nazione - ton frasi che l'autore stesso, non noi, • Dalla gazzarra cl1e si è fatta e che si continua a fare ha messo in corsivo _ è un militare in attività di intorno all'eserc1lo, il Paese ha ormai ricavato la convinzione • 1 che per l'esercito si spende troppo e si spende male. Occorre servizio, che appartiene allo Stato maggiore : 1 adunque fare ogni sforzo per poter ridurre il bilancio della maggiore Emilio Balzarini (I). guerra, o almeno per mantenerlo nei limiti attuali e per raf. Ora il concedere centinaia di milioni, senza che torzare la potenzialità 1rnliti,re del Paese. Due scopi da rag- ne sia dimostrata la necessità, equivale lo stesso a giungere che sembrano in stridente contraddiz10ne tra di loro dare un premio all' organismo mili tare che sinora ma che nella conv1nz1one d1 molti possono invece essere pro- ha sciupato miliardi venendo meno al suo compito. seguiti di pari passo . .Ed io sono appunto convinto che I due Si sa che il bisogno è la molla più poJerosa ed efscopi si possono proseguire e raggiungere conter._poranea- tìca~e per indurre alle econ_omie ed alìe_ tr_asfo_rma_- mente ,. d ~ La Prussia, dopo Iena, nelle specialissime condizioni im- zioni; ora la concessione d1 altre cent111a1a 1 m1postele da r apoleone a 1iguardo del suo esercito, trovò modo lioni sopprime tale mollia con danno grave dello operando arditamente una rivoluzione nel sistema delle ferme erario e senza vantaggio della difesa. d1 prepararsi t:gualmente alla riscossa e di farsi così una base Chi sa dirci a che cosa servirono le parecchie pe1 fut.in successi del 1866 e del 1870-71 ~- centinaia d.i milioni in più sui precedenti bilanci • Noi, nelle speciali cond1z_ioni fatteci dalle risorse_ econo: spese da Crìspi ? miche del Paese , non abbiamo trovato e non troviamo di . ' • "1· meglio che rinunciare a gran parte della forza di cui potremmo -~\ --- disporre, pur di mocteliare il nostro esercito a immagine e so- i~ (1) Il Problema militare per l'Italia - Roma - Centemiglianza di quelli degli Stati piu ricchi I Gli assiomi di tutti Wl, nari e C.i 1908.
286 RIVISTA PUPOLAR.t. Furono 400 circa in due soli anni rispetto al bilancio normale 1880-87 e non resero più forte l'esercito. Si consolidò la spesa alcuni anni or sono in 265 milioni e la difesa non venne meglio assicurata I Dal passato inducendo al fu.turo se ne può conchiudere, che i nùovi gravi sacrifìzi, con tanta rettorica e conta unanimità di voti, imposti al paese non le assicureranno la difesa, cui essa ha diritto. + Ma occorre prepararsi febbrilmente per la difesa? E contro eh i ? Il nemico probabile che si designa senza à"mbagie e senza eufemismi è oggi per lo appunto la nostra alleata, l'Austria, come ieri fu la Francia, che pur ci aveva efficacemente aiutati nel 1859 a risorgere ed aveva reso possibile la leggendaria spedizione dei Mille e.on tutti i successivi avvenimenti, che riuscirono alla costituzione dell'odierno Stato italiano. Oggi per lo appunto si segnala come assai probabile la guerra coll'Austria. come ieri la si riteneva sicura colla Francia. Chi non ricorda (;li allarmi pazzeschi del primo Ministero Crispi contro la Francia, e il famoso . raid della flotta francese contro l'arsenale della Spezia annunziato imminente da Crispi all'Inghilterra, che si affrettò a far partire la flotta del Mediterraneo per Genova? E chi non ricorda che questo allarme e la sicurezza dell' aggressione da parte della Francia continuarono nel secondo Ministero Crispi, che vide scioccamente lo zampino della Francia in ogni minimo incidente e arrivò sino al ridicolo inverosimile prestando fede all' umoristico trattato di Bisacquino, mercè il quale Colajanni e De Felice si erano messi di accordo colla repubblica e con un granduca di Russia per distaccare la Sicilia dal resto d'Italia per mezzo del movimento dei Fasci, che dovea riuscire alla guerra di secessione coll'a iute delle armi, che doveva dare la repubblica per mezzo di Amilcare Cipriani? E chi non ricorda, che come corollario di quellearmi e di quelle preoccupazioni misogalliche tra spese per l'esercito e per la marina, ordinarie e straordinarie, in cifre tonde si passò da 352 milioni nel bilancio 1886-87 a 433 nel 1889-88; a 553 nel 1888-89? E la guerra per fortuna d'Italia non venne. Noi non neghiamo che i segni del malvolere delle sfere della Corte, dell'Imperatore e dell'arciduca eredirio in Austria siano evidenti ed anche marcate. La preparazione alla guerra ed ali' invasione al nostro confine orientale sono certe, innegabili. Si assicura, però, che l'invasione non avverrà sino a tanto che l'Italia farà parte della Triplice alleanra; ma che sarà immancabile alla scadenza del terzo périodo nel 1912 che bisogna trovarsi pronti per quel momento per uscire dalla Triplice, che non dà sicurezza all'Italia e non le procura vantaggi, nè materiali nè morali. Su questo punto bisogna intendersi francamente. La Triplice come riparo contro le minacce della Francia fu grave errore; tanto grave che oggi ci troviamo a doverci preoccupare non contro i presunti nemici di una volta, ma contro la nostra ..... alleata attuale. L'errore fu lumeggiato sempre dalla parte democratica, che sino a ieri venne denunziata come nemica della patria, come venduta alla Francia, perchè diceva che la Triplice era stata con• chiusa sopratutto a scopo dinastico. Ma giacchè la Triplice c'è e riusci, bene o male, a mantenere la pace, perchè mostrare tante·ardente desiderio di romperla? Per noi, e lo abbiamo altre volte= dette e dimostrato, non ci preoccupano gli affari balcanici. L'azione che vi spiega l'Austria è brigantesca certamente; e non desta la nostra ammirazione. Ma perchè noi , proprio noi, che siamo i meno preparati ad una guerra; che abbiamo tutto l'interesse ad evitarla, per le ragioni precedentemente esposte, dobbiamo farci i paladini della Serbia, del1' Erzegovina e della Bosnia quando la Russia per la sua tradizionale politica, per le affìnita di razza e di religione non si muove e lascia fare? L'Austria mira a Salonicco I Può essere. Non sarebbe il fini mondo per l'Italia se l'avvenimento si avverasse. In nome della giustizia e del principio di nazionalità noi vorremmo che ciò non fosse; ma se ciò si avverasse non sarebbe vero, come dimostrammo confutando le previsioni dell'Amadori Virgili che all' Italia verrebbe tolto l'ossigeno e tolta la possibilità di ogni espansione economica. La ragione morale che ci può indurre a distaccarci dalla Triplice o dall'Austria, la sola vera, va cercata nella sua ostilità malvagia, quasi capric · ciosamente ostentata, contro gl' Italiani irredenti di Trieste, dell'Istria, di Trento, della Dalmazia. E noi che siamo stati sempre fautori di una intesa coll'Austria più che colla Germania, confessiamo che non riterremmo dignitoso rimanere alleati coll'Impero vicino se esso continuasse nella denega-: zione della giustizia e nella persecuzione co_ntro 1 nobilissimi campioni della italianità al di là delle Alpi, dell'Isonzo e dell'Adriatico. Però per debito di lealtà si deve riconoscere che, a parte l'antipatia che il clericalismo anacronistico dominante tra gli Absburgo fa spiegare verso l'Italia, non è piccola la responsabilità di certi italia~i nel suscitare i sospetti dell'alleata sulle nostre aspirazioni irredentistiche. A dissipare i sospetti dell'Austria che furono concretati nel Res ltalicae di Heimerle non potero• no servire da recente· nè le spacconate di Fortis - benchè rimangiate l'indomani - nè i brindisi del Presidente della Camera on. Marcora, eh' è cugino del Re attreverso il Collare dell'Annunziata, nè le tenerezze della nostra Corte per il Montenegro, eh' è un pruno negli occhi per l'Austria; nè le retoriche imprudenze di alcuni repubblicani, che negano le spese militari è che pure vorrebbero venire alle mani coll'Austria. Noi diamo lode, perciò, all'onorevole Artom, che ha portato una nota giusta e prudente nella discussione presente, affrontando quella impopolarità nella Camera, che tante volte abbiamo affrontato anche noi nel paese. Noi siamo convinti, che senza gli accenni alle aspirazioni irredentistiche degli Italiani del Regno, i sospetti dell'Austria si sarebbero attutiti. e _con grande probabilità avrebbero avuto un m1ghore trattamento gl' Italiani che fanno parte dell'Impero Austro-Ungarico. + Qualcuno vorrà coglierci in contraddizione perchè abbiamo dichiarato di non volere rinnovare la Triplice se l'Austria non muterà contegno verso gl'Italiani irredenti e non vogliamo in pari ,tempo votare le nuove spese militari per prepararci alla guerra alla scadenza dell'alleanza. Contraddizione non c'è. La non rinnovazione dell'alleanza non condurrà aJla guerra, se noi mostreremo di non volerla; se noi non commetteremo imprudenze e provocazioni. Una aggressione gratuita e senza che noi vi dessimo motivo al principio del secolo ventesimo ci sembra inverosimile, impossibile; anche l' Austrja, se la commettesse, potrebbe trovarsene pentita e punita. Si dirà e si è detto che per iinpedire l'ingiusta, la brigantesca aggressione noi dobbiamo essere
RIVISTA POPOLARE 287 forti e preparati e si ripete sino alla nausea vi si pacem,pa1'a bel/um. Nè mancano, con sjtuazioni e condizioni tanto diverse, i rievocatori del solito Campo formio. La giustificazione degli armamenti, per impedire la guerra, la si è voluta lumeggiare anche con un articolo recente di Emilio Olivier sulle origini della guerra franco - germanica del 1870 7r. Con quell'articolo si è voluto dimostrare che il famoso schzajJ'o assestato malignamente, diabolicamente, da Bismarck alla diplomazia dell'Impero francese per rendere inevitabile la guerra, venne dato perchè Moltke e il Cancelliere di ferro sapevano che la Francia non era preparata e che della impreparazione si doveva immediatamente profittare. Ma si dimentica con leggerezza, se non con malafede, che precisamente lo stesso Olivier àà la prova chiara e lampante che Bismarck potè assestare il diabolico schiaffo perchè la diplomazia francese pazzamente provocò la Germania e volle umiliare il Re di Prussia chiedendogli burbanzosamente per mezzo del famoso e non mai abbastanza maledetto ambasciatore Benedetti, una formale promessa che giammai pel futuro il pri n.cipe di Hohenzollern avrebbe aspirato al trono di Spagna. Che la richiesta fosse imprudente e provocante non siamo noi n dirlo; . ma lo dice esplicita men te, a lettere di scatola, l'Olivier, che ci fa sapere che su di ciò erano c,rncodi lui, il ministro degli esteri Duca di Grammont e il ministro della guerra Maresciallo di Le Boeuf. La burbanza e la provocazione dell'Impero francese rendevano avverti ti i politici e i generali del Regno di Prussia del malvolere della Francia e della manifesta intenzione dell'impero napoleonico di spiare il momento opportuno per aggredire la Germania. Bismarck e Moltke allora colsero l' occasione propizia di muover guerra alla Francia senra darle tempo di prepararsi. Dalla Francia si partì la prima e vera provocazione ; se ne accorsero tardi Napoleone 3° e i suoi ministri, stando alle confessioni odierne di Olivier; e la Francia ebbe la terribile punizione, eh<: tutti sanno. Ora se Fortis, Marcora, e tanti retori dell' esercito e del Parlamento, facessero verso l'Austria la parte <lei Benedetti, dei Grammont, degli Olivier, ci sarebbe da sorprendersi se gli Asburgo, che ardono dal desiderio di prendersi la rivincita del 1859 e del 1866 e di toglierci la voglia di pensare alle pro vincie irredente, imitassero Bismark. e assestassero lo schiaffo diabolico sulle nostre guance? Bismarck e Moltk.e precipitarono gli avvenimenti, perchè sapevano impreparata la Francia; non vollero lasciarle la scelta del momento e vennero alla guerra quando sapevano di avere per loro tutte le probabilità della vittoria. E le probabilità stavano per la Germa·n ia non solo per le armi e per gli ordinamenti migliori; ma anche perchè aveva possibilità di scagliare contro il nemico più grossi battaglioni : da Wohrt e Weissembourg sino a Sedan il fattore principale delle vittorie tedesche, fu la forza numerica. Perchè mai l'Austria non dovrebbe scegliere essa il momento più favorevole e lasciarci il tempo alla preparazione, tanto più che generali, dep_utati e giornalisti con una fatuità veramente imperdonabile dichiarano esplicitamente che essi si vogliono meglio preparare alla guerra per la scadenza della Triplice alleanr_a nel 1912? . Data la ostentata manifestazione dei nostri sentimenti supporre che l'Austria ci dovrebbe dare il tempo per la preparazione equivale ad ingannarci grossolanamente supponendo in essa una ingenuità ed una cavalleria superlative. L'Austria al primo passo falso di un qualsiasi Maocrra-Benedetti, o F rJ rtis-Benedetti ripeterebbe il giuoco della Prussia nel 1870: sapendoci impreparati e sapendo che essa potrebbe disporre contro di noi di più grossi battaglioni, creerebbe una di quelle situazioni dalle quali non si esce, che o battuti materialmente u distrutti moralmente. Rileviamo questa ultima circostanza, alla quale ecssu no ha accennato: l'Austria - Ungheria è un Impero di circa 50 milioni di abitanti e l'Italia ne conta appena 33: gl' Italiani a parte tutte le inferiorita di ordinamenti, geografiche, ferroviarie ecc. si troverebbero in 2 cont,·o 3 I Nè varrebbe la pena di discutere sul signiGcato, che avranno le nuove spese mili tari, se in un discorso insolitamente bislacco Leonida Bissolati non avesse annunziato la paradossale ipotesi che si potesse sospettare che esse sarebbero volte contro la Francia o contro l'Inghilterra. Ah! no. L'ipotesi è semplicemente ridicola. Nessuno in Europa vedrà altra tinalità ai nostri maggiori armamenti che l' Austria; e meno Ji tutte cadrà in equivoca la nostra alleata. + Non è assolutamente necessario che l' Au~tria precipiti gli avvenimenti e provochi e assalga l'ltali;,1, mentre la sa impreparata e pìù debole; essa può seguire altra via e mantenere la propria superiorità. All'aumento delle nostre spese essa può rispondere con un altro aumento, che serva a mantenere immutata la situazione attuale; e può riuscirvi con sacrifìzio minore, poichè sappiamo che essa spende meno di noi a parità di efficienza. Come conseguenza della nostra maggiore spesa, si può essere sicuri oramai, che anche l'Austria, se ci darà il tempo della preparazione, spenderà dì più. La corsa agli armamenti, quindi, rassomiglierà a quella tra la Germania e l'Inghilterra, per la costruzione di Dreadnoughts. Ad ogni nuovo mostro marino che la prima imposterà in cantiere, la se onda ne imposterà due: E siccome ciascuno di questi mostri costa circa 75 milioni, tra pochi ::inni il bilancio della marina cbf! attualmente è di 8; 5 milioni all'anno in In;hiltern, e di 415 in Germania si può essere sicuri che sarà raddoppiato. Senza che l'Italia rispetto all'Austria abbia quella superiorità che l' Inghilterra possiede rispetto alla Germania, è certo che noi sul •narc attualmente siamo più forti della nostra alleala e presunta nemica. Ma questa non si è rassegnata alla propria inferiorità ed ha già a~segnati altri 400 milioni per costruzione di mostri ,_-arini; e l'Italia immediatamente si affretta a seguirne i movimenti. D'onde l'assegnazione di altri 168 milioni, oltre i 150 che furono votati pochi anni or sono e che fanno intravvedere imminenti nuove richieste. Nessuno, quindi, oserà credere che noi esagerian10 affermando che i due bilanci della guerra e della marina in Italia raggiungeranno per lo meno i 600 milioni all'anno e che in Austria si avrà lo stesso i ncremento. Sarà una vera follia, la corsa verso l' abisso a tutto benefizio dell'anarchismo, che s'infiltra sempre più negli eserciti e finirà collo spezzare nelle mani di coloro, che vorrebbero adoperarlo lo strumento della disastrosa pace armata ( 1). + Noi crediamo di avere dimostrato sin quì: 1° che la concessione delle nuove spese mili tari non farà sentire il bisogno de.te riforme organiche e delle economie; (1) In quali terribili cifre si traduca il sistema della pace armata lo mostreremo nel numero prossimo.
288 RIVISTA POPOLARE 2° che le spese militari arresteranno necessariamen te i provvcdimentì indispensabili per mettere l'Itali~ a livello degli Stati civili; 8° che le spese militari non sono proporzionate alla potenzialità economica della nazione ed aumentandone il disagio possono per altra via far venire meno lo scopo che esse vorrebbero proporsi; 4° che le nuove spese militari italiane possono riuscire pericolose in quanto possono precipitare gli avvenimenti, inducendo l'Austria ad assalirci prima che sia compiuta la nostra preparazione evidentemente rivolta contro di essa; 5° infine, che esse sono per lo meno inutili in quanto serviranno soltanto a sospingere l'Austria a seguirci nelle spese per mantenere la superiorità attuale. Le conseguenze economicamente disastrose della attuale pace armata e della corsa folle verso l'abisso dello incremento delle spese militari diventano un non nulla di fronte alle eventualità di una guerra, che sospingerebbe i vinti e i vincitori a continuare come pel passato nel tentativo di mantenere o di conquistare la superiorità militare. Ciò che co::,tercbbc una guerra, che con molta probabilità se oggi S(Oppiasse nel vecchio continente diverrebbe generale, europea, si può argomentare da ciò che è costata alla Francia la guerra colla Germania nel 1870-71. Il bilancio del disastro è stato da recente esposto dallo storico .Hanotaux e l' on. Luzzatti lo ha sinteticamente riprodotto nel Cordere della Sera (23 aprile). Ecco le cifre spaventevoli : Tributo ai tedes bi . . Interessi di quesc) tributo. Spese d,~i Prestiti . L. Disavanzi degli anni 1870 e 1871 Spese di guerra pagate da bilanci posteriori al 187 I • Disavanzi degli anni 1872-73-74, conseguenza della guerra . Primo conto di liquidazione . Secondo conto di liquidazione . Indennizzi ai d,partìmenti invasi non li li )I )l )) compresi nsi , onti di liquidazioni. , Canalizzazione dr il' Est. » Perdita dell'antico materiale di guerra , Premi dei prestiti . , Indennizzo alla Compagnia dell' Est. . » Perdita materiale dell'Alsazia Lorena . » Perdite non riparate dei dipartimenti invasi . Risorse create dai Comuni per saldare le spese d1 guerra . » 5,ooo,ooo,000,- 301 , r45,078,44 2 75,564,.2°3,56 2,762, 109,591,81 191,264,128, 18 8 2 9,34 1,479, 2 7 1,104, 161,086,04 34o,53 I ,639,- 89,5co,coo,- 369,000,000,- I ,678, l 67 ,03 I ,46 I co,ooo,ooo,- l ,659, 75o,ooo, - 400,000,000,- Totale L. r 5,311,402, r 19,44 L'imprudenza e la provocazione dell'Impero Bonapartesco, i cui Ministri erano convinti, che le richieste dell'Ambasciatore Benedetti erano realmente tali, provocanti alla sola Francia, che gridava: à Ber/in I à Ber/in I costarono oltre quindici miliardi e trecento milioni ... La quarta parte della ricchezza totale privata dall'Italia I Ma oggi, come osservò lo stesso Luzza tti, gli eserciti sono più numerosi, le armi più micidiali. le ricchezze maggiori; e in una guerra futura europea vorrebbero parlare i mostri marini, ciascuno dei qqali costa 75 milioni e che possono sai tare in aria con tanta facilità, come ha insegnato la guerra Russo-Giapponese. Le potenze europee, per quanto parzialmente trascinate nel vortice della pace armata sentono la tremenda responsabilità, che assumerebbero provocando una guerra; perciò spesso fanno di necessità virtù e preferiscono di adattar~i a qualche umiliazione diplomatica ,.ome quella subita dalla Francia nell'affare di Fashoda o da Guglielmo 2° ad Algesiras o dalle tre potenze della Triplice entente negli affari balcanici - anzichè venire alla guerra. Sicchè nelle conseguenze finanziarie - le perdite di vite umane non preoccupano i deplomati ! - veramente spaventevoli di una guerra, non interamente cd esattamente misurabili da quelle della guerra franco-germanica , forse oggi risiedono gli argomenti plù efficaci in favore del mantenimento della pace. Noi non sappiamo se tutti i Fortis e tutt.i i Marcora e tutti i possibili Benedetti dell' Italia conoscano le su esposte cifre del bilancio del disastro. Probabilmente le ignorano: non hanno, per quello che ne sappiamo, alcuna dimestichezza colla statistica. Ma noi, a compimento della nostra manifestazione contro la follia militaresca abbiamo voluto sottoporle all' attenzione degli amici lettori della Rivista affinchè essi meglio e più detestino la pace armata e vedano a quali terribili conseguenze possa condurre la guerra. La rivista Il protezionismo marittimo e lenuoveconvenzioni I disegni di legge per le r.onvenzioni marittime e pei premi alla marina mercantile , presentati dal Governo con t,anta tardiva sollecitudine, importano che, nell'afa canicolare, dovrebbero app1·ovarsi, dopo un'affrettata discussione, le norme che regolano il regime della marina mercantile. L'argomento è complesso ed è ormai oggetto di pregiudizi che associano, in amorevole e singolarissimo connubio , giornali ed nomini dei precedenti più disparati. La materia mal si presta ad essere esaminata nei brevi limiti di un articola della Rivista, e quindi il nostro sereno esame sarà assai rapido. + Con questi nuovi disegni di legge, l'Italia s'ingolfa sempre più nel protezionismo marittimo. Le spese che si sostengono oggi per la marina mercantile, in forza del regime vigente, ammontano: a) per sovvenzioni ad un gruppo compagnie marittime . . L. 12,066,926 b) per premi di costruzione e navigazione (media di sei anni 1902-1907 , da che é in vigore la legge del 1901. " 6,772,083 Totale L. 18,839,008 Secondo il nuovo regime, la spesa aumenterebbe notevolmente. Infatti, in forza della legge 5 aprile 1908 n. 111 fu deciso dì affidare le linee con le isole maggiori , finora esercitate dalle compagnie sovvenzionate, all'azienda ferroviaria di Stato. Per queste linee è prevista una spesa annua (che assai porbabilmente sarà sorpassata) di L. 2,700,000 Le linee da Ravenna per Trieste e Fiume, affidate a una compagnia privata in forza delia detta legge, hanno uua sovvenzione annua. di. , 60,000 Il nuovo progetto di convenzioni richiede una spesa annua minima di . , 21,237,000 Il nuovo progetto di premi importa che si spende all'anno una cifra consolidata di . ,. 8,000,000 Totale L. 31,997 100 O
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