Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 10 - 31 maggio 1909

RIVISTA POPOLARh 261 dovrebbe co1?ch_iudf.re presentando un disegno di legge che restituisse la personalità giuridica che alle corporazioni religiose venne tolta dallaleao-e del 1866! Parimente disgraziata ci parve lR te~~ia del ministro guardasigilli, che ritenne di non potere impedire l'istituzione patrimoniale e la trasmissione dei beni di una associazione per interposta persona concludendo che contro la frode pia e contro le frodi che si potrebbero commettere in barba ad una legge di là da venire e che rassomigliasse a quella Valdeck-Rousscau del 1901, non dovrebbe essere lo Stato a provocarne l'applicazione, ma i privati· i quali se credono di poter fare annullare un atto u~a disposir_ior1.e,una istituzione testamentaria lesiva dei loro diritti, hanno facoltà di farlo. Indarno Eugenio Chiesa interruppe: Ma é la frode di una leg~e ! « Sì, rispose il ministro, ma la difesa contro la frode della legge è affidata per necessità ali' inir_iativa privata. Quest'ultima affermazione ebbe la critica esauriente nelle parole di Giulio Alessio, che svolgendo l'ordine del giorno dell'Estrema sinistra saviamente osservò: « Il ministro, nei riguardi dei poteri dello Stato, ha confuso una questione di diritto pubblico con una questione di diritto privato. Tutto quanto riguarda la politica ecclesiastica è questione di diritto pubblico. Perchè la chiesa è una formazione storica, a cui non può applicarsi quella libertà di competizione che si consente. ad ogni ente e ad ogni associazione esistente nello Stato e che lo Stato riconosce. La Chiesa è in aperto conflitto con lo Stato , e di ciò va tenuto conto regolando e vigilando le sua condotta e il modo di e~plicarsi della sua autorità. D'altronde le leggi si devono esegnire, ed il pubblico ministero esiste ed ha funzioni per tale ufficio. Ora in Italia la legislazione ecclesiastica vieta alle corporazioni religiose di costituirsi e di esistere ; quindi ogni atto di rinnovazione , vero o palliato, deve essere combattuto. E qui si incontra la seconda obiezione • . « Il ministro guardasigilli, con una certa abilità, ha cercato di spostare la questione e l'ha posta ~ ul diritto di assoc:azione. La questione non va posta sul diritto di associazione; ma sul diritto di possedere. Noi non siamo contrarli a che si or ganizzino nuove associazioni anche a scopi religiosi; noi siamo contrari a che si ricostituisca la manomorta. • Questa è la spiegaz.ione ! Questo il punto su cui ~ noi insistiamo, perchè la manomorta consente poteri economici, poteri politici, poteri sociali che noi non riteniamo legittimi, nè compatibili con l'indole dello Stato nostro ,. Ora quando la manomorta sorge per interposta persona, lo spirito' della legislazione nazionale è violato. Ed è contro tale rinnovamento che noi dobb;amo agire. Secondo alcuni autorevoli giudicati . la legislazione nazionale consentirebbe la proibizione della manomorta quando questa hll luogo per interposta persona. Ebbene si eseguisca I Ovvero si opina che non sia sufficiente I' autorità , che deriva dalla legge· e allora ai crei una nuo·;a legge •. « Noi abbiamo l'esempio di .uno Stato dove il partito cattolico è potente ed è al Governo: il Belgio >l, « Nel Belgio esiste una legislazione che vieta alle corpora- ;:ioni religiose di possedere, anche per interposta persona. Si produca il concetto della legi~lezione belga; e si renderà alla poiitica ecclesiastica un vero servizio I • E cosi gl'Italiani avranno appreso che il Belgio clericale e che nulla ha da temere sotto l' aspetto della esistenza della nazione si premunisce contro la invadenza delle corporazioni religiose e l'Italia liberale la cui vita nazionale è insidiat3 dai clericali, p;r bocca del suo governo deve rimanere buddisticamente colle mani in mano! E noi amaramente concludiamo, senza speranza di essere ascoltati dai governanti attuali, che l'on. Orlando fa mostra di un ottimismo pericoloso che confina coll'accecamento affermando che la nostra legislazione ecclesiastica si chiud~ col 1?70. Egli può credere sinceramente; ma egli non s1 accori:;e che alla fase terminata colla breccia di Porta Pia ne succede un' altra colla entrata attraverso alla stessa porta del pericolo clericale. La Rivista Sulla tendenzaali'aumento del prezzo del grano Caro Collega, Nell' al'ticolo che citate nell'ultimo fascicolo della Rivista Popolare io avevo cercato di dimostrare : 1) che i prezzi del grano i quali avevano avuto la tendenza a diminuire dal 1871 al 1894, avevano invece una tendenza al rialzo dal 1894 al 1908; 2) che queste tendenze opposte potevano spiegarsi la primH. coll'inizio della formidabile concorrenza delle vergini sterminate terre nord-americane e la seconda con la diminuita importanza degli Stati Uniti come paese esportatore. 3) che i nuovi paesi, i quali si sostituiscono agli Stati Uniti nel compito di provveditori del c1·escente consumo mondiale, sono paesi a costi più alti; 4) che quìndi ora e finchè le condizioni attuali non mutino (il corsivo è mio ed è dell'articolo del Co1·1·ie1·edella Sera) la tendenza dei prezzi del grano è nelle grandi linee al sostegno e all'aumento. Voi affermate cbe, con ciò, io faccio il profeta. Nulla mi spiace tanto come la mania del profetare e , se v1 fossi incappato, ne chiederei moltissima venia. Ma non mi pare davvero che io sia colpevole di profezia. Ho affermato soltanto che nelle condizioni attuali e finchè queste non mutino la tendenza dei prezzi al rialzo. Ed ho aggiunto anzi: < Il che non < vuol dire che l'aumento debba essere eterno ed :ne definito. Sarebbe assurdo voler segnare dei confini « all'attività inventiva dell'uomo, iJ quale potrà trovare e in futuro nuovi mezzi di produrre cereali od alie menti a costi bassissimi•. Se voi od altri mi indicherà quali 8iano i territorii nuovi da sfruttare a prezzi bassi o i nuovi metodi di produzione granifera che possono far discendere i costi marginali io sono pronto a riconoscere che e essendo mutate le condizioni, i prezzi non hanno una tendenza all'aumento ma potranno anche durevolmente ribassare•. Nulla d'impossibile che l'Africa ci riservi qualche . ::-orpresa e che il futuro abbia ad assistere a qualche nuova discesa di prezzi pari a quella culminata negli anni 1893-96. Ma per ora non se ne sa nulla. Dal contesto della vostra critica sembra che io abbia affermato che nei nuovi paesi graniferi (Argentina , Canadà, Russia ecc.), la produzione a costi crescenti non consentirà il ribasso dei prezzi al disotto di lire 25 al quintale. Ho invano scorso il mio articolo per leggere questa mia pretesa atfermaz one. E' vero che in un punto per spiegare la legge dei prezzi crescenti, parlo di un consumo di 900 milioni di quintali, di un costo minimo di 5 lire per il primo centinaio di milioni, di un costo marginale di 25 lire per l'ultimo centinaio per concludere che è quest'ultimo costo marginale di lire 25 q1iello a cui si livellano i prezzi. Ma è chiarissimo che quelle sono cifre ipotetiche. In vece di 900, 5,25 potevo seri vere benissimo 1000, 4,10 ed il ragionamento correva lo stesso. Io volevo dire che è il costo marginale quello che determina i prezzi. Ma che sia esso di 10 o di 15 o di 25

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